Abbiamo detto che viviamo in un’epoca
critica. L’umanità
è al bivio. L’uomo
può schierarsi tanto dalla parte di Arimane, quanto dalla parte
di Michele.
Si mette dalla parte di Arimane colui
che pensa o con i vuoti schemi concettuali della logica o con l’intrusione
della simpatia e antipatia personale.
Schierarsi coscientemente con Michele
è assai piú
difficile. Abbiamo detto
in precedenza che l’Io
umano è sottoposto all’alternanza
del ricordo e dell’oblio.
Nel ricordo è avvolto dalle passioni
dell’anima, nell’oblio
ritrova se stesso. Chi
vuole cooperare con Michele deve saper innalzare il suo Io al di sopra
dell’astralità torbida
e corrotta: deve, in altre parole, saper realizzare un oblio cosciente
del suo mondo interiore.
Dice il Dottor Steiner nelle già
citate Leitsätze: «Michele
viene facilitato nella sua missione, se alcuni uomini – i veri rosacrociani
– indirizzano la loro vita terrestre esteriore in modo che essa non
influisca per niente sulla vita interiore dell’anima».
Queste parole, cosí semplici
nel loro suono, sono estremamente dense di significato. Per
la maggior parte degli uomini, il contenuto interiore non è che
il riflesso della vita quotidiana. Le
gioie, i dolori, le simpatie, le antipatie, gli stessi ideali, le stesse
speranze e aspirazioni degli uomini sono tolte dall’ambiente
nel quale essi vivono. L’esistenza
dell’uomo oscilla tra la
vita esteriore e la vita interiore. Durante
l’attività esteriore
l’uomo indirizza i suoi
pensieri nel modo piú
materialistico possibile, durante il raccoglimento interiore cova i suoi
sentimenti personali, le simpatie, i suoi amori, i suoi odi, sospira sulle
sue delusioni e accarezza i suoi ideali.
Verso questo modo di vivere Michele
rivolge uno sguardo pieno di rimprovero. Egli
vuole che i suoi uomini, i rosacrociani, gli antroposofi, vivano
in modo diverso.
Chi vuole seguire l’appello
di Michele, chi vuole schierarsi al suo fianco nella prossima lotta decisiva,
deve, almeno per qualche momento del giorno, sgomberare la sua anima da
ogni riflesso del mondo esteriore, spogliarla di tutte le simpatie e antipatie
personali, di tutti i desideri, di tutte le passioni, di tutti gli egoismi.
Avverrà allora che dal profondo
dell’anima sorgerà
non piú il pensiero concettuale arimanico colorito di tutte le passioni
personali, ma il pensiero vivente, che, secondo la sua natura, opera come
ispirazione. E nel pensiero
vivente, nel pensiero ispirato, ci sarà Michele.
Il pensiero vivente è nello
stesso tempo personale e cosmico, è nello stesso tempo concetto
e ispirazione. In esso
1’uomo è libero,
ma inserito armonicamente nell’universo.
Con questo pensiero l’uomo
può trovare il Cristo, può vedere nella natura non piú
le leggi arimaniche della materia, ma l’opera
degli Dei.
Con questo pensiero vivente può
comprendere la realtà spirituale. Tutta
l’antroposofia è
un’ispirazione di Michele.
L’antroposofia
non si trova nei cicli di conferenze e nei libri del Dottor Steiner.
Si trova nelle nostre stesse anime.
Perciò il Dottore dice: «Riconosce
l’antroposofia soltanto
colui che in essa trova ciò che vi è spinto a cercare dal
suo sentimento».
…Abbiamo detto che in seguito al
peccato originale l’Io,
il corpo astrale e il corpo eterico sono stati caricati di grandi pesi
e che hanno dovuto svolgere un’attività
supplementare. Gli arti
dell’essere umano senza
loro colpa sono passati attraverso una dura prova.
Il Cristo Gesú
però, con il suo sacrificio, li ha liberati: essi da ora in poi
possono risalire alla loro altezza originaria, portando seco il frutto
della loro attività nelle sfere inferiori.
Con ciò nel cosmo, attraverso
la discesa dell’umanità
nel peccato originale e la redenzione per opera del Cristo, è sorta
una nuova sostanza dell’Io,
una nuova astralità, un nuovo etere. Le
stesse basi del cosmo sono rinnovate. L’uomo
avrà in futuro un Io che sarà nello stesso tempo individuale
e cosmico, un corpo astrale che gli darà nello stesso tempo il pensiero
e l’immaginazione; un corpo
eterico che sarà portatore nello stesso tempo del sentimento e dell’ispirazione;
un corpo fisico che sarà nello stesso tempo lo strumento della volontà
e dell’intuizione.
L’uomo
avrà un pensiero, un sentimento e una volontà strettamente
personali, ma queste sue facoltà saranno in perfetta armonia con
l’ordinamento divino del
mondo. Nel cosmo entrerà
con ciò un elemento nuovo, sconosciuto alle Gerarchie Spirituali:
la libertà. Per mezzo della libertà, l’uomo
diventerà il carpentiere dei cieli e costituirà un nuovo
universo, la Gerusalemme celeste, meta dell’evoluzione
umana.
Il peccato originale ci ha dato la
libertà. Il Cristo
ci ha dato l’avvenire.
Arimane ci toglie la libertà,
Lucifero ci nega l’avvenire.
Entrambi vogliono mantenerci in perpetuo nella schiavitú
del peccato originale.
Volgiamo uno sguardo sul mondo.
L’umanità
è schiava delle piú
oscure ideologie e delle piú
mostruose tirannie; l’umanità
non ha avvenire, non ha dinanzi a sé che la prospettiva di guerre
sempre ricorrenti, senza scopo e senza risultato. Tutto
ciò è l’immagine
storica del peccato originale. Non
ci sarebbe alcuna speranza per l’umanità,
senza la certezza che Michele si prepara alla lotta e che ha già
inviato in Terra i suoi uomini. Michele combatterà per dare all’essere
umano la libertà e per condurlo verso il Cristo, cioè verso
il progresso, verso l’avvenire.
Nel tempo in cui i nemici dell’uomo
gioiscono per il loro provvisorio trionfo, nel tempo in cui il mondo è
maggiormente prostrato sotto il peso del materialismo e accecato dalle
piú caotiche allucinazioni,
noi vogliamo celebrare Michele con cuori pieni di speranza e di fede nel
destino spirituale e nella meta celeste dell’umanità.
In un mondo schiavo e disperato, in un
tempo oscuro e calamitoso, noi vogliamo assumere un sacro impegno interiore:
per quanto deboli possono essere le nostre forze, anche noi vogliamo partecipare
alla prossima gigantesca battaglia di Michele contro Arimane, anche noi,
senza paura dei sacrifici che ci attendono, vogliamo combattere fin da
ora per la libertà e per l’avvenire
dell’umanità.
Fortunato Pavisi
(4. Fine)
Immagine: J. Valentin Andreae, La città
ideale di Christianopolis, Strasburgo, 1619
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