Un bel giorno di maggio – fioriva il
mondo e le rondini erano tornate a inseguire la luce – un giovane scudiero
che desiderava diventare cavaliere, vide il vecchio re Artú percorrere
la strada che andava dal villaggio al castello. Siccome anche lui si stava
recando a quella volta per cominciare la sua giornata a pulire corazze
e ingrassare stivali, prese tutto il suo coraggio ed avvicinò il
suo cavallo a quello del re.
«Sire – gli disse cercando di
darsi un contegno che dentro non sentiva – Sire, desidero tanto servirvi
come cavaliere, ma molte sono le cose che non so. Come si fa a vincere
una battaglia?» L'aveva detto ed ora si sentiva intimorito e fiero
di sé.
Artú rivolse il suo sguardo severo
verso di lui, poi si addolcí, e rispose:
«Mio giovane amico, prima di vincere
una battaglia devi sapere che tre sono i campi nei quali dovrai combattere.
Il primo si trova nel tuo cuore, sei tu stesso. Per vincere su questo campo
dovrai per prima cosa conoscerlo bene. Dovrai conoscere te stesso, osservarti,
capire ogni piccola cosa di te. Attento però! Conoscersi, guardarsi,
lo sanno fare molti, eppure non sono guerrieri! Essi semplicemente si compiacciono
delle loro qualità e del fatto che sono capaci di riconoscere i
loro difetti, con ciò aggiungendone uno nuovo. Quello che importa
è che, osservandoti, tu possa un giorno accorgerti che c'è
chi osserva, e che colui che osserva non è nulla di quello che conosce.
Allora saprai d'essere Tu. Questo ti farà vincere, perché
Colui che sei Tu in quel campo si muove velocemente e non viene afferrato
da quanto prima pensava fosse il suo vero essere, che lo imprigiona e irretisce
in mille inganni. Quando
avrai vinto sul primo campo di battaglia allora dovrai affrontare il secondo.
È questo il campo dei sogni, è il mondo della vita fluente
che crea. Forze immense lo percorrono e qui il Nemico se ne impadronisce
per volgerle contro gli uomini. Allora tu dovrai sottrargliele! Ma nulla
potrai fare se non conoscerai l'immobilità. Questo permanere fermo
ti sarà dato dalla tua prima vittoria, poiché colui che sa,
chi conosce se stesso, possiede tutta la fermezza e domina le forze della
vita che trascorrono in infinite pose senza sosta, come le onde del mare.
Quando avrai vinto anche questa battaglia scenderai sulla Terra e affronterai
la terza battaglia. In questa tutti ti sono amici e tutti nemici, e la
tua spada dovrà colpire solo ciò che in ognuno di loro ti
è nemico mentre amerai quanto si manifesta come amico. Come Excalibur
trarrai la tua spada dalla roccia perché avrai vinto le prime due
battaglie, e allora la Fermezza impugnerà la Forza. Ora rifletti
bene, mio giovane scudiero. Ciò che permette di conoscere è
il giusto pensare, ciò che permette di essere saldi è il
giusto sentire e quanto di tutto ciò viene recato alla Terra come
tuo dono è il giusto volere».
Detto questo Artú spronò
il suo cavallo, uscí dalla strada e si allontanò nei campi
poiché, dopo aver pronunciato parole di saggezza, si sentiva stanco
e voleva stare da solo in silenzio.
Immagine:
Arthur A. Dixon, «Re Artú», da:
D. Ashley, King Arthur and the Knights of the Round Table, Raphael
Tuck & Sons Ltd., Londra 1921
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