I due amici avevano deciso da tempo di tornare
all’altare. Il clima non era dei piú favorevoli e non prometteva
nulla di buono. Da una settimana pioveva incessantemente e le previsioni
e l’aspetto del cielo lasciavano pensare che anche in quel giorno avrebbe
continuato. Tuttavia salirono verso l’altopiano e presto si trovarono immersi
nei colori autunnali: i gialli e i rossi dei faggi che parevano aver imprigionato
qualcosa di solare per ridarlo nella stagione morente e rendere la giornata
meno triste ed uggiosa; e il verde perenne dei pini che sembrava conservare
un’eterna vitalità.
Anche questa volta non c’era nessuno, se
si esclude qualche temerario che andava a funghi. Il cielo era annuvolato
ed una pioggia minuta scendeva in modo irregolare. La pianura padana era
là sotto, ma un sipario sul fondo lasciava solo intuire Venezia,
il Friuli e forse Trieste in lontananza. Ormai si trovavano in cima all’altopiano,
fuori della foresta; vennero accolti da un raggio di sole che riuscí
a squarciare la cappa grigia, un saluto di benvenuto. Poi lasciarono l’auto
e s’incamminarono verso la lama dove sta il masso, nutrendo un misto di
curiosità e aspettativa: chissà cos’era accaduto dal giugno
precedente? Chissà cosa avrebbero trovato dopo quattro mesi e mezzo?
Man mano che si avvicinavano si andavano riproducendo le condizioni dell’altra
volta quando si ruppero i normali argini spazio-temporali e per un certo
periodo si trovarono in un luogo-nonluogo, fisico e non fisico. Il panorama
tutt’intorno sparí alla vista, nascosto dalle nuvole basse, come
se fosse stato steso un velo protettivo inducente al raccoglimento.
Erano arrivati: lo sapevano perché
s’incominciava ad intravedere il laghetto-abbeveratoio, questa volta colmo
d’acqua per via delle piogge abbondanti di quei giorni. Poi dalla foschia
di umido emerse la sagoma della pietra.
Notarono subito con meraviglia le differenze:
la prima cosa che li colpí fu che sul lato che dava verso di loro
l’altare presentava veramente un bassorilievo, questa volta non era solo
un’impressione data dalla conformazione del macigno. Un’immagine piena
di forza, volitività e vigore, scolpita seguendo le linee originarie
della roccia ora ornava quella faccia dell’altare: la figura rappresentava
un uomo dall’espressione decisa ed energica con una sorta di elmo, e che
stringeva nel pugno alzato sopra la testa quella che poteva essere una
fiamma addomesticata, resa docile. Accanto era stata incisa la dedica all’Associazione
Volontari Antincendi dei boschi, un sodalizio civile di generosi. Notarono
la bandiera italiana issata sul palo affianco all’altare e le pietre disposte
in circolo intorno, come fossero sedili: fu loro evidente che era stato
celebrato qualche altro rito, una messa probabilmente. Si avvicinarono
sorpresi e videro che il piano dell’altare era stato anch’esso scolpito:
pure qui la mano sensibile dell’artista aveva tracciato alcune linee ed
una croce. Era come se qualcuno, con la percettività dei semplici,
avesse raccolto e dato forma a quanto avevano operato la volta precedente.
Per prima cosa cercarono di dare al vento
la bandiera: la fecero scendere, la baciarono e provarono ad innalzarla
nuovamente. Purtroppo, resa fradicia e pesante dalle avverse condizioni
atmosferiche, tornò ad appiccicarsi all’asta. Poi iniziarono la
loro cerimonia. Consumarono parte dei biscotti e bevvero un sorso dell’acqua
che avevano comprato per la bisogna: poi Martino distribuí i dolci
lungo gli assi della croce e versò il liquido. Cosí facendo
si resero conto che quella croce che non si elevava in verticale era la
croce degli elementi, i quali in quel momento erano tutti presenti intorno
a loro: terra, acqua, aria, e pure il fuoco-calore rappresentato dal sole
che aveva vinto la sua battaglia con le nubi. E mentre Martino continuava
il rito, Giacomo si volse verso il sole e lo salutò alla maniera
degli antichi. Tornarono brevemente a raccogliersi in un silenzio che potesse
cogliere quanto era presente se pur invisibile.
Ormai l’orizzonte andava allargandosi e
da quel balcone aperto sull’Italia sottostante una schiarita consentiva
la visione sul meraviglioso paesaggio circostante, costituito da monti
e colline e valli e laghi e pianure e città, in parte illuminati
e in parte coperti da una specie di nebbia di nuvole basse, “l’alito del
drago” per cosí dire.
All’improvviso, accadde qualcosa che, ancora
una volta, sembrò un gesto di approvazione: un raggio di sole toccò
le goccioline in sospensione nella valle tra l’altura dove si trovavano
e quella di fronte, ed apparve uno splendido arcobaleno.
Venne loro confermata un’impressione che
già avevano avuto: in quel luogo erano presenti le forze dello spirito
del popolo italiano, nel suo duplice aspetto maschile e femminile.
Adesso la giornata stava mettendo al bello
e i raccoglitori di funghi meno impavidi stavano per giungere; quindi Martino
e Giacomo salutarono la bandiera e lasciarono quel posto col loro bagaglio
di consapevolezze, emozioni e pensieri.
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Il primo resoconto è
stato pubblicato nel numero di agosto 2000
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