Al centro di un giardino c’era una vasca larga e molto bella: era piastrellata in turchese e, attraverso un piccolo canale di pietra, vi penetrava di continuo acqua sempre fresca, acqua che usciva attraverso una grata dal lato opposto. In essa vivevano molti pesci grassi e soddisfatti e un piccolo pesce rosso. I grassi pesci mangiavano tutte le mosche e gli insetti, e occupavano tutte le grotte piú fresche e ombrose formate dalle foglie di loto, invece il povero pesciolino rosso aveva ben poco da mangiare e non aveva dove dormire al riparo dei raggi infuocati del sole. Non poteva trascorrere il suo tempo mangiando o oziando nell’ombra, perciò doveva passare il tempo pensando continuamente, per non essere troppo triste. Esso esplorò ogni punto della vasca finché seppe quante mattonelle vi erano sulle pareti e quale bocciolo di loto si sarebbe aperto per primo. I pesci grassi diventavano sempre piú voraci mentre il pesciolino rosso diventava sempre piú magro e sottile, finché un giorno, mentre stava nuotando vicino alla grata, si rese conto di essere abbastanza sottile da poter passare nuotando attraverso di essa: faticò e perse parecchie delle sue scaglie nel passaggio, ma finalmente si trovò libero.
Nuotò lungo i canali sinché arrivò al grande fiume: e continuò a nuotare sinché arrivò al mare. Là egli scoprí molte cose splendide ma anche una quantità di cose che erano molto spaventose. Vide un pesce cosí grosso che avrebbe potuto bere tutta la sua vasca nativa per colazione ed essere ancora assetato. Il grande pesce nuotava con la bocca aperta ingurgitando la sua colazione come un pescatore che tira su la sua rete e il povero piccolo pesce rosso fu inghiottito e finí nella sua gola fin giú nella terribile oscurità della sua pancia. Allora il pesciolino rosso pregò con grande ardore il Dio dei pesci perché lo aiutasse ed egli lo udí, nonostante che esso fosse in un posto cosí oscuro: e il Dio dei pesci fece sí che il grosso pesce avesse il singhiozzo e in un singulto il piccolo pesce venne ributtato di nuovo nel mare. Poi il pesciolino rosso trovò una bellissima dimora di corallo nelle chiare verdi profondità del mare e piccoli pesci punteggiati d’azzurro e oro gli portavano i piú bei vermi grassi su piatti di madreperla; egodeva talmente di tali bellezze che avrebbe potuto rimanere là per tutta la sua vita. Ma volle ritornare alla sua vasca e raccontare ai grassi pesci di tutte le cose strabilianti che perdevano essendo troppo grassi per passare attraverso la grata. Cosí lasciò il mare e nuotò, risalendo il fiume, verso la sua vasca.
Durante il tragitto ebbe molte altre avventure ed alcune furono cosí belle come il palazzo di corallo ed altre cosí terrificanti come essere inghiottito dal grosso pesce. Nuotò e nuotò su per il fiume e per i canali verso la sua vasca, sinché giunse alla grata: era ora cosí esile per tutte le avventure vissute, che non fece nessuna fatica a passarvi attraverso. Egli pensava che tutti sarebbero stati molto sorpresi nel rivederlo, invece nessuno si era neppure accorto della sua assenza: andò da un grasso pesce che era il Re della vasca e gli disse: «Smettila di mangiare e di far bolle e ascoltami, tu grasso e sciocco pesce! Sono tornato per raccontarvi di tutte le bellissime cose che mi sono accadute dall’altra parte della grata e vi insegnerò a diventare magri cosí da poter passare dalla grata e fare il viaggio che ho fatto io e diventare saggi come me!» Il pesce grasso nuotò sino alla grata e quando vide che le sbarre erano cosí vicine una all’altra e che nemmeno una delle sue pinne avrebbe potuto passarvi attraverso, fece due bolle e, lentamente e con disprezzo, disse: «Sciocco pesciolino rosso, non disturbare le mie meditazioni con le tue stupide chiacchiere, io sono molto piú sapiente di te, poiché sono il Re di tutti i pesci; come hai potuto passare attraverso la grata quando io non posso far passare neppure una pinna attraverso di essa?» E il grasso pescione ritornò nuotando all’ombra delle foglie di loto. Il pesciolino rosso era molto triste poiché nessuno voleva ascoltarlo, cosí guizzò attraverso la grata e ritornò verso il mare.
Poco tempo dopo venne la siccità e i canali cessarono di gettar acqua: il livello d’acqua nella vasca diveniva sempre piú basso e i grassi pesci erano sempre piú spaventati, finché giacquero boccheggianti nel fango sul fondo della vasca e poi morirono. Ma il pesciolino rosso viveva molto, molto felice nella dimora di corallo nelle profondità del mare.

dalle Fiabe Egiziane, traduzione di Fanny Podreider, Varese, Agosto 1978

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