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Nella mitologia greca le
“Ore” sono deità femminili figlie di Zeus e Temi, la dea garante
dell’ordine sacro di tutte le cose. Esse provvedono al giusto succedersi
delle stagioni e regolano l’ordine dell’anno. Nella lingua latina il greco
“Ora” diventa “Hora” e va ad indicare le ore del giorno. Questo slittamento
dall’anno al giorno, ovvero dalla stagione all’ora cosí come noi
la intendiamo, è resa possibile dalla equivalenza facilmente intuibile
tra il ciclo dell’anno con i suoi 12 mesi e il ciclo del giorno nelle sue
24 “ore”. Tuttavia spingendosi oltre nel paragone tra il corso del giorno
e quello dell’anno, la coscienza comune incorre in un equivoco: quello
di assimilare il periodo solare del giorno con l’Estate, il mattino con
la Primavera, la notte con l’Inverno. L’errore di valutazione è
comprensibile: è naturale paragonare il calore meridiano al calore
dell’Estate e il risveglio mattutino dell’uomo con il risveglio della natura
a Primavera. Tuttavia l’antroposofia porta ad una evidenza diversa: seguendo
i sentieri dell’antroposofia si giunge ben presto alla conclusione che
l’Estate rappresenta il “sogno della natura”, mentre l’Inverno la vita
diurna dell’anno; l’Autunno si presenta come una fase di risveglio, mentre
la Primavera come un “abbandonarsi al sogno cosmico” da parte della natura
intera e dell’uomo che in essa vive.
Tra la fine dell’Estate
e l’arrivo dell’Autunno, molte attività destinate a protrarsi per
mesi hanno inizio: l’anno scolastico, il campionato di calcio, la stagione
politico-parlamentare… esordiscono in un momento in cui il cambiamento
del clima invoglia l’uomo ad agire e ad utilizzare le facoltà individuali
del pensare e del volere. L’attività sociale e lavorativa degli
uomini prosegue in maniera alacre lungo la stagione autunnale, invernale
sino alle vacanze estive, ma già alle soglie della Primavera qualcosa
comincia a segnare il passo nella marcia lavorativa. Il fiorire della Primavera,
soprattutto in luoghi dove il cemento non ha ancora del tutto zittito la
natura, favorisce un assopimento delle capacità lucide di veglia
e una maggiore propensione alla fantasia, all’immaginazione, ovvero al
sogno.
Il luogo comune vuole che
ci si innamori a Primavera, ovvero che la Primavera sia l’ora propizia
all’innamoramento romantico, e non a caso. Come nell’equinozio di Primavera
il giorno e la notte giungono ad un equilibrio perfetto, cosí le
facoltà di veglia (il pensare individuale, l’agire, il progettare)
vengono bilanciate da altre facoltà piú “sognanti”. Ma all’avvicinarsi
dell’Estate la bilancia si squilibra dalla parte del sogno: nella calda
atmosfera dell’Estate l’anima umana tende all’abbandono, la ricettività
dei sensi raggiunge la massima intensità e l’uomo si apre alla luce,
ai colori, ai suoni del Kosmos, a vivere in questi elementi come
in un sogno. Ancora una volta, non a caso uno dei sommi autori della nostra
civiltà, William Shakespeare, ha scritto una commedia intitolata:
“A Midsummer Night’s Dream”, ovvero “Sogno di una notte di mezza
Estate”.
Nell’atmosfera estiva, durante
tutto il giorno si produce un fenomeno di combustione che è al contempo
fisico e spirituale. Il calore avvolge gli alberi, portando a maturazione
i frutti, e gli uomini, che immersi nell’aura estiva diventano spiritualmente
rilucenti. Gli effetti benefici dell’esposizione al Sole, anche cosí
come avviene sulle spiagge, si riversano sul corpo e sulla psiche. La pelle
attrae i caldi raggi del Sole e se ne nutre, la potenza aurea della luce
agisce beneficamente sul cuore placando le agitazioni e l’ondeggiare dei
pensieri. È noto che dopo una lunga esposizione al Sole ci si rialza
come in uno stato di “coscienza vuota”, in cui il ronzio dei pensieri individuali
è placato. Talora si dà il caso che l’esposizione al Sole
produca effetti dannosi alla salute, ma ciò è dovuto alla
moda sorta nel nostro secolo di “diventare neri”. L’esposizione alla luce
solare, spiega Steiner in uno dei suoi corsi di medicina antroposofica,
ha lo scopo fondamentale di suscitare la “produzione di luce interiore”
attraverso lo stimolo della luce esteriore. Invece si comincia a “diventare
neri” quando l’eccessiva esposizione al Sole richiede all’organismo una
difesa: questa difesa è appunto la “melanina”, vale a dire l’ormone
delle popolazioni nere; la sostanza che rende nera la pelle e la cui azione
è polarmente opposta alla “melatonina”, l’“ormone degli svedesi”
e delle popolazioni di stirpe nordica, che rende la pelle rosea e influisce
beneficamente sullo stesso temperamento, stimolata dall’influsso animico
del Sole.
Nella calda atmosfera dell’Estate,
dicevamo, l’attività dei sensi giunge alla massima intensità:
la Terra estiva si apre come un fiore alle bellezze del Kosmos e
l’uomo può goderne in pieno. In piena Estate si può contemplare
in tutto il suo fascino la distesa delle stelle sulla distesa delle acque.
Allora con tutta evidenza ciò che è in basso appare come
specchio di ciò che è in alto e un rapimento siderale coglie
le anime piú sensibili. Il rischio dell’Estate è quello di
perdersi nella splendida maya dei sensi, di perdere la lucidità
che è propria agli uomini nello stato di veglia e diventare una
specie di “sognatori cosmici”.
L’aspirazione ad una vacanza
senza fine nei “paradisi tropicali”, spesso propagandata dalla televisione,
è l’espressione piú ingenua di questa insidia. Molte persone
non riescono a sopportare la responsabilità e le tensioni della
esistenza individuale, piuttosto che sviluppare le forze del pensare e
del volere autonomo esse sognano di sprofondare in un mondo dove l’Estate
non abbia mai fine, in cui l’uomo diventi tutto senso e niente pensiero.
Questo desiderio nella sua essenza è desiderio di abdicare alla
dignità umana e di evolversi verso forme subumane, animali. La si
potrebbe definire in senso poetico la “seduzione dell’Estate”. Contro questo
impulso all’abbandono e al deliquio, lo stesso corso dell’anno apporta
un correttivo. A partire da Agosto, quando sciamano nel cielo gli stormi
meteorici, e piú intensamente a Settembre con le piogge che preannunciano
l’Autunno nel mondo umano, si inseriscono nuove forze, che tendono a svegliare
l’individuo dal sonno estivo e a dargli forze per nuove realizzazioni individuali.
Nell’atmosfera dell’Autunno sono operanti le energie cosmiche che trasmettono
all’uomo l’impulso all’azione, la volontà libera, il coraggio della
decisione e la forza della realizzazione. Immediatamente dopo l’equinozio
di Autunno la Chiesa Cattolica ha posto la festa di San Michele Arcangelo,
il dio solare-guerriero della tradizione cristiana, il cui culto nel corso
dei secoli è stato però completamente abbandonato dalle popolazioni
di confessione cristiana. Cosa è accaduto all’equinozio di Autunno?
Le notti hanno preso nuovamente il sopravvento sui giorni e la natura si
avvia a declinare. A Primavera, quando la natura era fiorente e germogliante,
dominata dalle forze di crescita e forma, l’uomo si è unito ad essa
animicamente. Ora deve distaccarsene, nel momento in cui essa rinsecchisce
e si spegne. Dinanzi allo spettacolo della natura che declina, l’uomo comune
può provare un disagio e un fastidio, lo stesso fastidio di chi
vede svanire un bellissimo sogno come una bolla a contatto con la realtà
materiale del risveglio. L’uomo consapevole della propria spiritualità
compie invece un moto di distacco, dal momento che il suo Spirito eterno
ed olimpico non può rimanere unito a ciò che invecchia e
muore. Se nella Primavera e nell’Estate era giusto “vivere fuori”, immersi
nell’incanto sensibile della vita naturale, ora è “giusto” distaccarsi
e volgersi all’azione individuale. Ecco perché, quando in Autunno
si spegne l’incanto dei sensi, sorge piú impetuosa la facoltà
della volontà individuale, quella che per cosí dire compie
una iniezione di ferro nel sangue e nell’organismo.
L’Autunno rappresenta l’occasione
piú propizia per potenziare le forze volitive. Per tutto l’Autunno
la capacità di creare e di progettare si fortifica, mentre la natura
esteriore perde progressivamente i colori che aveva assunto in Primavera.
In Primavera la Terra è germogliante e afroditica, ha la bellezza
e la sensualità che le conferisce Venere. In Inverno essa è
casta e materna, come Iside. Il paesaggio ricoperto di neve dà la
immediata percezione della castità della Terra Mater invernale.
In questa atmosfera di purezza nasce sulla Terra lo Spirito Interiore.
Mentre all’esterno tutto è freddo e tenebra nel cuore degli uomini
come un Fanciullo nasce lo Spirito Solare, che vive non nella esteriorità
della natura, ma nella interiorità degli uomini.
Al Solstizio d’Inverno le
tradizioni spirituali pongono la nascita del Fanciullo Solare. Allora la
tenebra prevale nella natura ma nell’uomo si accende lo Spirito Olimpico-Solare.
Ora è il Dio-in-noi a illuminare il mondo. Quando il Sole divenuto
ormai flebile sembra morire si verifica questa nascita interiore, a testimonianza
della invincibilità della luce. E a partire dal Solstizio, impercettibilmente
dapprima, anche nella dimensione esteriore si afferma l’essenza indomabile
del Sole. Il Natale cristiano è una festa in cui si impongono i
buoni sentimenti di mitezza e di fratellanza; un candore fanciullesco sembra
essere il sentimento piú apprezzato in queste circostanze. Tutto
ciò va bene, ma non bisognerebbe mai dimenticare il significato
piú profondo del Natale, come festa in cui si celebra la vittoria
del Sol Invictus, quel Sole che si accende nel cuore degli uomini
e che nella natura riprende il suo cammino espansivo sino a fecondare una
nuova Primavera. Dopo la rinascita del Sole il corso dell’anno procede
verso una nuova primavera. Nell’atmosfera ai venti freddi dell’Inverno
succedono le brezze primaverili, nelle quali è operante un impulso
di risanamento. Nell’aria di primavera, sottolinea Steiner, agiscono con
particolare efficacia le forze cosmiche di risanamento: le forze di Hermes.
Tuttavia nella natura primaverile anche la brama, il tumulto delle emozioni
incontrollate e delle passioni ritorna ad essere particolarmente minaccioso;
è nelle possibilità dell’anima conseguire la vittoria su
di esse congiungendo la sua azione a quella del Logos Solare.
Estratto
dall’articolo Ritmi nell’uomo e nell’universo pubblicato da “Quaderni
di Kultur” n° 5/6 del 1999
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