Tra i comportamenti attualmente piú condizionanti, si segnala una crescente inclinazione a ricercare situazioni di svago, distrazione, evasione, raramente idonee a propiziare momenti costruttivamente ricreativi. Le occasioni non mancano, anzi. La settimana lavorativa (per quei fortunati che hanno comunque un’occupazione) tende ad accorciarsi, i week-end fuori città si allungano, l’offerta di sempre nuovi intrattenimenti si moltiplica: dalle due ore serali di “Lascia o raddoppia”, mitica trasmissione a quiz sull’unico canale esistente agli inizi della televisione, si è giunti a 24 ore di programmazione continuata da parte di emittenti locali, nazionali, internazionali, via etere, cavo, satellite; e già si delinea un incremento dell’offerta consentito da nuove, piú sofisticate tecnologie. E poi discoteche, spesso permissive verso pericolosi stimolanti, night piú o meno promiscui, e, per chi può permetterselo, crociere che promettono di tutto o ammiccanti vacanze esotiche, da consumare anche a costo di una valigia di cambiali. E naturalmente altro ancora. In proposito occorre anzi sottolineare, non senza rammarico, che la circostanza di possedere una buona istruzione o di esercitare professioni culturalmente impegnate e gratificanti, raramente costituisce una discriminante, un impulso verso orientamenti diversi, quasi che la descritta inclinazione ad una comune condotta ricreativa scaturisca da un condizionamento "etologico" trasversale.
Tutto ciò senza naturalmente nulla togliere ai non pochi concomitanti e indubbiamente rimarchevoli progressi, evidenti soprattutto negli orari di lavoro piú dignitosi, nelle ampliate opzioni ricreative, nella rapida diffusione di notizie e informazioni, nell’accesso alla conoscenza di latitudini e tradizioni diverse. Tuttavia, pur constatando, fortunatamente, il persistere a vari livelli di luminosi esempi di impegno e abnegazione, è davvero impossibile ignorare che è in atto un silenzioso scivolamento delle coscienze: sempre piú l’esistenza tende ad essere “filosoficamente" concepita come una irripetibile occasione da vivere privilegiandone l’aspetto edonistico, anche a costo della vita, come testimonia, tragicamente, il ripetersi delle “stragi del sabato sera”. Evidentemente, se il momento ricreativo si limitasse alla giusta, misurata ristorazione dopo il lavoro, indispensabile recupero delle forze, o ad un naturale e legittimo godimento dei doni della vita, la presente dissertazione non avrebbe ragion d’essere, ma cosí non è. Preoccupa soprattutto la constatazione che si tenta sempre piú di aggirare l’impegno, estendere e innalzare la soglia delle gratificazioni egoiche, la quale, naturalmente, appena sfiorata si sposta in avanti, instaurando un subdolo circolo vizioso. E questa mentalità sta già producendo, al di là degli oltraggiosi comportamenti registrati dalla cronaca quotidiana, orientamenti etici quanto meno discutibili. Capita, per esempio, di ascoltare genitori mentre consigliano ai propri figli di “godersela finché si è giovani”, irresponsabilmente dimenticando che una gioventú in cui impegno e ricreazione non siano saggiamente distribuiti, sarà quasi sicuramente seguita da una vita adulta insoddisfacente, sterile: i “venti talenti” frutteranno poco, se non saranno sprecati del tutto.

Nicholas Roerich
«Il tesoro della montagna»
1933, Nicholas Roerich Museum, New York, USA

La situazione delineata, la cui pericolosità ha già dato luogo a molteplici approfondimenti, è evidentemente determinata da un articolato coacervo di motivazioni, in ultima istanza riconducibili alla progressiva perdita del livello spirituale originario(1), ormai totale da parte dell’uomo dell’era tecnologica. Acquista però una ulteriore dimensione esistenziale alla luce di una toccante rivelazione di Rudolf Steiner(2), relativa a un particolare aspetto del consolidamento del nostro pianeta, la quale, superato un comprensibile smarrimento iniziale, può diventare un prezioso sviluppo della nostra consapevolezza: «…tutto ciò che si condensa, si cristallizza e si consolida produce dolore. Nel dolore si è venuta solidificando l’ossatura della nostra Terra, si sono venuti formando i minerali e le rocce su cui dimoriamo… Ben sapeva San Paolo, l’Iniziato, che i corpi terrestri si sono solidificati con dolore e che sospirano verso il loro dissolvimento, là dove disse: “Tutta la natura sospira nei suoi dolori, aspettando l’adottazione”».
Dunque, noi possiamo evolvere su un pianeta solido, grazie all’immane, ininterrotto sacrificio del Mondo Minerale anelante alla propria liberazione, che non potrà che coincidere con il raggiungimento da parte dell’uomo delle mete per lui stabilite sulla Terra. Ne consegue che, ogni qualvolta si devia dal sentiero evolutivo non coltivando o disperdendo le potenzialità migliori, oppure indugiando nelle inevitabili manchevolezze, si agisce in senso negativo verso la propria evoluzione e nei confronti dell’“adottazione” del Mondo Minerale.

Arcady

(1)M. Scaligero, Graal, Perseo, Roma 1969, p. 28
(2)R. Steiner, Natale, Pasqua, Pentecoste, Atanor, Roma 1981, p. 18

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