A
firma Alexander, leggo sul numero di febbraio della vostra rivista un articolo
di estremo interesse sul “Pensare l’Uno”, riferito al pensiero neo-platonico.
Vorrei sapere dove è possibile riscontrare nella filosofia attuale
una ideale prosecuzione delle tesi espresse al riguardo.
Non è la filosofia che attualmente può affrontare il tema
trattato nell’articolo citato, un pensiero che realizza «l’unione
dell’Io individuale con il Logos eterno, l’Uno». L’uomo odierno deve
compiere un percorso di formazione interiore, che dall’astratto cerebralismo
lo riconduca a quel pensiero vivente capace di ritrovare «l’identità
tra l’Io e l’Universo» di cui parla Plotino. L’intera opera di Massimo
Scaligero, del quale proprio sul numero di febbraio, nel Supplemento a
lui dedicato, trova pubblicata una dettagliata bibliografia, è volta
alla rinascita di tale pensiero. Secondo l’insegnamento del Maestro d’Occidente,
quando il pensiero riesce a essere totalmente se stesso, è l’intero
mondo, ma non come astrazione idealistica, bensí come realtà:
perché è l’organo con cui lo Spirito assume come vero quello
che conosce. E quello che non conosce non è fuori di lui, ma è
lui stesso a proiettarselo come non conosciuto, estraneo, altro, inarrivabile:
principio di dolore, perché ostacolante il moto dell’idea. Conosciuto
e inconoscibile sono entro il pensiero in cui potenzialmente è interna
tutta l’essenza del creato, e dunque di ogni cosa, o ente, apparentemente
isolato nel sensibile. Questo “pensiero uno” è la conquista elevata,
la piú elevata, del pensiero liberato, che è conquista di
sé: in sé afferra l’oggettività del mondo.
Vivo
una vita in perenne corsa dietro alle necessità quotidiane, complicate
da difficoltà che a volte sembrano insormontabili. Il mondo esterno
mi appare degradato, ormai privo di valori reali, tutto dedito all’accaparramento,
alla carriera, all’istintività. Vorrei riuscire ad attingere alle
forze di cui parla l’antroposofia, e non per egoismo per restaurarmi fisicamente
come fanno alcune mie colleghe d’ufficio, che seguono corsi di ginnastica
yoga ma per poter donare agli altri un po’ di quella serenità che
tutti cercano e pochi trovano.
Stiamo vivendo un periodo decisivo per l’umanità, in alto come
in basso. Si manifestano le conseguenze esteriori della perdita d’orientamento
interiore, in senso totale: dai vari indirizzi religiosi, o pseudo-religiosi,
che si moltiplicano all’infinito, meccanicamente riproponenti una vuota
ritualità e la vieta ipnosi delle coscienze, alle politiche che
hanno distrutto le strutture economiche della società e obbligano
tutti a una lotta per vivere e per continuare a soddisfare i propri istinti
privi di controllo. Perciò occorre essere piú che mai chiarocoscienti
e forti, saper vedere quale è il senso reale delle difficoltà
che si attraversano. È necessario un serio lavoro dello Spirito,
oltre ogni approssimazione. Un’opera senza soste e senza momenti di facilità,
che era prevista per i tempi della “intensificata oscurità”. Attraverso
un’assoluta fedeltà all’insegnamento del Maestro dei Nuovi Tempi,
una diuturna dedizione nel compimento degli esercizi da lui indicati come
formativi per un sano sviluppo dell’interiorità, si giunge a una
comunione astrale divina con l’essere animico-eterico: è la riascesa
dell’Io, che può essere realizzata grazie al collegarsi con l’Arcangelo
Michele. Il dono del Logos nella Pentecoste diviene ciò che l’Arcangelo
può trasmettere a colui che liberamente si elevi alla sfera eterica
mediante la meditazione: la connessione con la zona di luce trascendente
da cui emana ogni potenza creatrice, ogni forza realmente restauratrice.
Ho
letto che gli esercizi di respirazione yoga, da me sempre ritenuti salutari
e ristrutturanti, non sono consigliati dalla Scienza dello Spirito. Vorrei
brevemente conoscerne il perché.
Secondo l’insegnamento del Maestro d’Occidente, un tempo era l’Io spirituale
che respirava mediante il corpo, ora è il corpo che respira tenendo
a sé soggetto l’Io. Ecco perché gli esercizi di respirazione
yoga non valgono piú. Ma colui che cominciasse a rivivere nell’Io
indipendente dal corpo esperienza rara e lucida riavrebbe il respiro spirituale:
è questa la via che viene chiamata, nella Scienza sacra, la “Pietra
filosofale”, la via adamantina, per cui il carbonio del corpo viene assunto
dal corpo eterico e trasformato in diamante. Ma questo, nell’epoca attuale,
è realizzabile solo da rarissimi esseri: appartiene alle epoche
future della Terra, quando tutta la storia dell’uomo si svolgerà
traendo la sua sostanza vitale dall’amore delle creature, purificato, portato
al massimo della donazione e della fedeltà.
…In
questi ultimi tempi nella letteratura antroposofica e nei siti Internet
che, in vari modi, si richiamano a Rudolf Steiner si parla molto della
possibile prossima incarnazione terrena del Principe delle tenebre. Fra
le varie ipotesi che circolano non mi sembra di aver visto riferimenti
ad un fatto abbastanza macroscopico. E che cioè dietro i tentativi
di clonazione “umana” – dato e non concesso che gli attuali procedimenti
di laboratorio possano arrivare a tale risultato – si potrebbe celare proprio
il tentativo di Arimane e delle sue schiere di trovare in questo tipo di
manipolazione, che sembra quasi un caricaturale ed artificiale “concepire
senza peccato”, il veicolo per incarnarsi. Che ne pensate?
Valentina Brunetti e Andrea
Franco
Il sogno di ricreare la vita è da sempre nell’anima dell’uomo,
come l’ambizione di autoriprodursi, di ripetersi in un proprio doppio o
multiplo, capace di elevare alla potenza facoltà intellettuali e
fisiche. Progetto questo utopico, che fatalmente sconfina nel mito. Rudolf
Steiner vi accenna nel suo commento al Faust di Goethe, laddove l’insoddisfatto
studioso di scienza e magia con l’aiuto di Mefistofele riesce a realizzare
Homunculus, un essere riprodotto in un’ampolla di vetro. Goethe
tratta la difficile materia dello scienziato che vuole sostituirsi a Dio
nella creazione di un suo simile attraverso procedimenti che esulano dai
naturali meccanismi di riproduzione. È infatti al di fuori della
natura che nasce Homunculus, ingabbiato in una chiusa provetta,
nella quale si dibatte protestando per uscirne. Se ne libererà solo
quando, infiammato d’amore alla vista della splendida Galatea, durante
la notte di Valpurga classica, si fonderà con la magica figura emersa
dalla spuma del mare. Dal connubio dell’uomo in provetta e dell’arcana
visione sorta dalle acque, nasce la donna-mito per eccellenza, la bella
Elena. E dal sogno dell’uomo-scienziato è persino possibile che
Elena, in un ideale paesaggio arcadico, dia alla luce un figlio: Euforione.
Ma questi, spinto da un’esigenza estrema, quella di “raggiungere il sole”,
non riuscirà a restare a lungo sulla terra: salirà sulla
rupe piú alta per precipitarne poi disastrosamente. A Faust ed Elena
accorsi in suo aiuto non resterà che constatarne il dissolvimento:
non troveranno in terra che un lembo di veste. Elena seguirà allora
il richiamo del figlio, tornando al regno delle Madri da cui Faust l’aveva
tratta.
Cosí sarà per le opere umane che si vogliono spingere oltre
le leggi naturali. E ciò perché per l’uomo attuale non cristificato
il segreto della vita è impenetrabile: egli può operare esclusivamente
sulla materia preesistente. Pur ipotizzando quindi che il progetto di clonazione
umana abbia un esito, si tratterebbe in definitiva solo di manipolazione
da parte dello scienziato di un patrimonio genetico già costituito,
replicato in un gemello con uguali caratteristiche fisiologiche della persona
clonata, ma dotato di un’entità animica e spirituale assolutamente
unica. Per cui, le individualità che dovessero nascere e svilupparsi
da simili sperimentazioni sarebbero soggette, esattamente come coloro che
sono stati generati in modo naturale, a cadere vittima delle entità
ahrimaniche e luciferiche soltanto qualora si aprissero per propria scelta
alla loro influenza. Processo già evidentemente attivo in coloro
che, preda di delirio d’onnipotenza, tentano di manipolare attraverso la
materia anche il karma degli individui.
Quanto all’incorporazione di Ahrimane, prevista per il presente periodo
storico, essa dovrebbe invece avvenire secondo le modalità che ricalcano
appunto quelle del Verbo: in un individuo adulto di trent’anni all’uopo
preparato. Sarà talmente carismatico che “sedurrà molti”.
Il Maestro dei Nuovi Tempi, il Grande Precursore, ci ha avvertiti del ritorno
del Cristo in veste eterica cosí come dell’arrivo del Principe di
questo mondo: sta a noi essere dèsti e metterci in relazione con
il primo, individuando lo zoccolo caprino nascosto sotto le ricche vesti
del secondo.
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