In
un giardino dipinto dalla notte
va, solo, l’ospite straniero
ogni forma lo pervade nel cuore
ogni azione passata lo conchiude.
Straniero, perché pensi?
È il tuo andare pensiero. Se non vedi
poiché attendesti il buio per venire
ascoltaci dal vento che all’ostacolo
vibrando confida segreti;
questo splendore esiste per parlarti
questi profumi sono la parola,
tu lo comprendi. Era per te il giardino.
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Un
soffio arido brucia le stanze
vuote d’estate. Rivedo il sole
rosso di roccia, i dolci prati aperti,
l’argento e il rosa, luce delle pietre
violente, e ancora sento il vento
freddo che ci sospinse nella corsa
giú per la valle. Ora è finito il tempo
delle libere sere, dell’estate
propizia. La vita ci riprende
nei nodi quotidiani del lavoro,
nel silenzio del tempo, nell’autunno
che ancora ci separa.
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POETA: |
«Oh Memoria, Memoria,
or so che m’hai
come animal feroce
carcerato
nella gabbia d’Argento
del mio Pensier Pensato.
Se dei Sensi io tolgo
il supporto
sarà il Pensier mio Puro,
e da Uomo
Libero – Io Son – farò
d’Oro il Mondo futuro».
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ASCETA: |
«Certo – parlò l’Asceta –
senza dubbio
tutto questo è Verità;
ma il Nemico
d’ogni Vera Esperienza
con Dialettica pensa:
tienila sí presente,
ma Poeta,
puoi vincerne l’Incanto.
Se il Riflesso
invertirai suo Raggio
davver sarai tu Saggio.
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