Caldo
fiume veloce, scorre il tempo,
are consuma, brucia tabernacoli,
troni e glorie cancella, turbinando
fulmini aurati da lontani cieli
incalzanti discioglie. Si disgregano
in pietrose rovine austeri templi:
i naos violati, le favisse colme
dei nostri ripudiati simulacri
ed effimeri voti. Ma spontanee,
sui calcinati sassi, per incanto,
tenaci fioriture invigorisce
una segreta forza, semi nutre
e profonde radici, stilla miele
dall’agave, dai triboli dei rovi.
E ai ritorni di vento ancora parlano
nelle foglie riarse antichi numi,
rendono mormoranti vaticini,
oracoli pietosi proferiscono.
Per noi che risalendo la corrente,
aspro tumulto d’ore, superiamo
la grande fiamma che ci può dissolvere.
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