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Incamminiamoci
su un sentiero che percorre monti e vallate. E abbandonando i pensieri
superflui accendiamo la vita dei sensi. I nostri piedi battono il passo
sulla solida terra e i polmoni si riempiono di aria. La vista e l’udito
inseguono mille suoni e colori.
Il corpo umano
è lo strumento che ci permette di avere queste molteplici sensazioni.
Le
sensazioni penetrano nel corpo umano come l’acqua che beviamo, come la
luce che dilata le pupille degli occhi; esse vengono accolte dall’anima
che risuona con un moto di piacere o di dispiacere, di simpatia o di antipatia.
L’aria frizzante dei boschi viene inspirata con un sentimento di piacere
perché dona il vigore e la salute all’organismo.
La purezza azzurrina
delle vette, accolta dagli occhi, si riversa nell’interiorità con
un sentimento di gioia immacolata.
Ma se in un angolo
del sentiero sono rovesciate immondizie, la visione di queste risuona nell’anima
come un accordo stonato. Suscita ripugnanza ed anche un moto di antipatia
per quegli uomini che nella loro volgarità hanno sporcato la bellezza
del paesaggio. Tutta l’anima reagisce a tale sensazione.
Ma
nell’anima vi è qualcosa che sovrasta le oscillazioni di piacere
e dolore, simpatia e antipatia. È lo spirito, che si innalza
al di sopra dei sentimenti dell’anima come la testa del nuotatore emerge
dal mare per respirare. La vista di un ammalato suscita un sentimento di
compassione non solo nei familiari, ma in ogni persona che abbia un cuore.
Il medico curante deve però andare oltre la pena e la commozione,
perché solo la calma dello spirito può fargli comprendere
la natura del male e la medicina necessaria.
Cosí in tutte
le cose, il corpo vede; l’anima “sente” e reagisce; lo spirito — nella
sua calma divina — comprende ed agisce.
Dalle
sensazioni che il corpo fisico ci permette di avere, bisogna partire per
arrivare alle conoscenze piú alte: partendo da ciò che è
noto e conquistando l’ignoto; sempre camminando alla luce dell’esperienza.
Perché nelle cose di minore importanza ci si può anche abbandonare
a credenze non dimostrate, ma per le cose piú importanti non si
può brancolare nel buio: è necessario acquistare quella sicurezza
che deriva dall’ esperienza individuale.
Cosa vedono anzitutto
i nostri sensi fisici?
Essi vedono il mondo
minerale, toccano la dura materia delle rocce e dei metalli. Le pietre
tondeggianti e levigate sul fondo dei ruscelli, l’oro luccicante come il
Sole, il rame con le sue sfumature verdi e rossicce. Tastiamo il nostro
corpo fisico all’altezza del polso: sentiremo che in esso vi è qualcosa
di duro e roccioso, come le sostanze del regno minerale. Sono le ossa,
è lo scheletro umano.
Quando l’uomo muore
e la vita si ritira da Lui, il corpo fisico, divenuto cadavere, si discioglie
nel regno minerale, che è inerte, senza vita.
La
pianta affonda le radici nella terra ed assorbe le sostanze minerali per
alimentare la sua vita. Il regno vegetale – in cui la vita sboccia
come purissimo fiore – è il secondo mondo di cui possiamo fare esperienza.
Entriamo in un giardino ed osserviamo le piante che vivono al Sole come
in un sonno beato, senza sogni.
La pianta nasce come
tenero bocciolo; cresce e i suoi fiori si aprono lentamente ruotando. Dopo
il fiore c’è il frutto e nel frutto c’è il seme. La vita
che si era sviluppata da un seme si concentra nuovamente in un seme, che
permette la rinascita.
Cosí di anno
in anno, il regno vegetale muore e risorge, fiorisce, fruttifica, muore
e risorge mentre inverni e primavere si muovono in cerchio.
Ferma
con le sue radici legate alla terra è la pianta, in movimento l’animale
per soddisfare i suoi impulsi.
Osserviamo i movimenti
degli animali che ci circondano: i movimenti piú sottili, come il
muovere gli orecchi, o quelli piú energici, come la corsa e il salto.
Ci accorgeremo che ogni movimento fisico è impregnato di desiderio,
di brama. L’animale non pensa, ma “desidera” intensamente, e per questo
nella sua coscienza sognante gioisce e soffre. È però importante
osservare come gli impulsi interiori dell’animale siano regolati dal grande
ordinamento kosmico.
Nei movimenti del regno
animale la saggezza divina che governa il mondo si rivela in natura.
Un giovane ufficiale
dell’Aeronautica, scelto tra cento altri, ha dovuto frequentare l’Accademia
per leggere una carta nautica e muoversi nello spazio aereo.
Ma il figlio dell’aquila
non ha dovuto studiare alcunché per diventare signore dei cieli.
Lungo le rotte migratorie
mani divine indicano il cammino agli uccelli.
E cosí l’ape
costruisce la sua dimora.
E il lupo riconosce
nel branco superiori ed inferiori.
Di generazione in generazione
l’animale ripete i movimenti che l’evoluzione ha assegnato alla specie.
Nel
regno degli uomini vive una scintilla creativa.
Cosa faceva un gorilla
cinquemila anni fa? Nulla di diverso dal suo discendente di oggi.
Nell’uomo invece sempre
si accende la scintilla divina di nuove creazioni. Dal l’ascia di battaglia
all’astronave risplende la forza creativa dell’uomo nella fondazione degli
stati e delle civiltà, nelle raffigurazioni dell’arte, nei prodotti
della tecnologia.
E un dio sorride dall’alto
quando l’uomo abbellisce la terra di nuove creazioni.
Ammiriamo un aereo
che si leva da terra con il ventre metallico scintillante di luci.
Cosa è un aereo?
È ferro, è
lega di metalli si potrebbe rispondere. Sennonché, gli stessi metalli
potrebbero formare un ponte o una ferrovia.
È un insieme
di metalli uniti tra loro in una forma. Questa risposta è già
piú precisa. D’altra parte una forma non nasce senza un pensiero
creatore. Perché in natura tutto ciò che nasce senza un’idea
ed è lasciato alle mutazioni del caso evolve verso il disordine,
il caos e la morte. Cosa è dunque l’aereo che vediamo e tocchiamo?
È un pensiero dell’uomo.
Le grandi creazioni
della tecnica sono pensieri degli uomini, cosí come le piante, i
fiori, gli animali sono i pensieri pensati dagli dèi.
E se dietro l’aereo
c’è il pensiero del suo creatore, allo stesso modo dietro l’intera
natura c’è un grande pensiero divino che i Greci chiamavano Logos.
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