«Arriva un nuovo
farmaco contro gli attacchi di panico», con questo titolo un esauriente
articolo sul Messaggero(1) introduce la
descrizione delle proprietà di un recente prodotto di sintesi ritenuto
in grado di controllare la menzionata sindrome ansiosa – della quale si
afferma aver individuato il meccanismo cerebrale scatenante – che sempre
piú massicciamente, a quanto si rileva nel testo, assale gli italiani.
Due giorni dopo le
cronache sono costrette a registrare un evento particolarmente crudele:
«Stuprata e insultata dai passanti»(2):
una povera disgraziata viene non solo selvaggiamente violentata per strada,
ma brutalmente percossa, riportando la frattura di uno zigomo; alle grida
disperate della vittima due ragazzotti (poi arrestati) scendono da un furgone
e anziché soccorrerla soddisfano le loro funzioni biologiche escrettive
contro un muro adiacente, contemporaneamente insultando volgarmente la
poveretta, mentre lo stupratore se ne va indisturbato fumando (essendo
un pregiudicato, sarà poi individuato e catturato). Finalmente sopraggiunge
una vettura dei carabinieri, avvertiti da un residente.
In un crescendo di
violenza che sembra inarrestabile, mentre ancora si indaga febbrilmente
sul “serial killer” di Padova, i telegiornali cominciano a riferire di
una rapina con duplice omicidio a Novi Ligure, che ben presto si rivela
un’agghiacciante tragedia familiare: per l’efferata dinamica, la giovanissima
età dei due giovani coinvolti e di una delle vittime, e per i rapporti
di parentela intercorrenti, l’opinione pubblica si mostra giustificatamente
sconvolta, attonita di fronte a quest’ulteriore tragica dimostrazione di
progressivo, e apparentemente inesorabile, “imbestialimento” delle coscienze;
titubanti e superficiali sono apparsi anche i commenti dei non pochi specialisti
intervistati.
Il rilevato proliferare
delle sindromi da panico e il moltiplicarsi di gravi e gravissimi delitti
contro la persona – che ci colpiscono piú di analoghi crimini del
passato soprattutto per la totale futilità o scelleratezza dei moventi
– per quanto a prima vista possano apparire non collegati, ulteriormente
approfonditi ci rivelano un comune retroscena originario. Il panico, evidentemente,
è la degenerazione di una paura ormai parossistica che angoscia
l’esistenza, ben oltre la comprensibile preoccupazione per la propria incolumità
e sopravvivenza che la critica situazione dell’ordine pubblico induce,
e le presenti difficoltà economiche, insieme ai crescenti pericoli
per la salute, giustificherebbero. A loro volta, la violenza ultronea e
gratuita dell’aggressione sessuale descritta, e l’incredibile mostruosità
della strage ligure, testimoniano, sia pur a diversi livelli di gravità,
una carica d’odio cosí disumana e folle, che né le ricorrenti
teorie criminologiche né il consueto sterile ricorso all’inconscio
riescono in qualche misura a classificare.
Rudolf Steiner ci
rivela la sorgente comune di paura e odio, individuandone il collegamento
con la struttura umana attuale, configuratasi a partire dall’epoca greco-romana.
L’affermazione della coscienza egoica e l’evoluzione del pensiero razionale
conseguono ad un’attività potentissima e misteriosa che ha luogo
nell’intimo del nostro essere, al di là della soglia dei ricordi,
inaccessibile alla coscienza ordinaria, ove la materia viene completamente
disintegrata, unica eccezione al principio della Fisica, universalmente
valido al di fuori di noi, secondo il quale «nulla si crea o si distrugge,
tutto si trasforma»(3). All’annientamento
della struttura materiale sino al livello del kaos in questo misteriosissimo
focolaio, consegue un vacuum indispensabile per il radicamento della
coscienza dell’Io e lo sviluppo del pensiero ad opera di altissime potenze
spirituali: «Questo focolaio è necessario perché soltanto
in esso Dio può consolidarsi. ….Senza quel focolaio saremmo degli
sconsiderati privi di pensiero»(4).
Se dunque nella sfera individuata non si producesse incessantemente il
totale annullamento di tutte le leggi naturali, non si determinerebbero
le condizioni indispensabili per l’intervento delle menzionate entità
e l’uomo sarebbe un automa totalmente dipendente dai ferrei ritmi cosmici
che sostengono l’esistenza materiale (vedi «L’Archetipo» di
marzo): un essere privo di autocoscienza, autonomia di pensiero, facoltà
di emancipazione. L’antico adepto dei Misteri greci, conosciuta la potenza
distruttiva della sfera in questione, veniva assalito da un terrore che
gli ierofanti riuscivano a placare solo rivelandogli il retroscena animico
complessivo; oggi, smarrita ogni conoscenza a riguardo, quella paura si
è trasferita nel subconscio umano dove continua a svilupparsi
indisturbata, come si è visto sino al panico, emergendo poi
«con i piú vari camuffamenti»(5).
Come per l’antico
discepolo greco, anche per l’uomo contemporaneo, sempre piú condizionato
dal modello occidentale a livello planetario, l’unico antidoto è
la conoscenza della reale essenza interiore umana, rivelazione ormai inefficace
nelle forme tradizionali mitologiche od orientali, ed oggi unicamente proponibile
nell’ambito di una rigorosa Scienza dello Spirito. Lo stesso sistema economico
troverà crescenti ostacoli, se al perseguito intensificarsi illimitato
dei rapporti commerciali non si accompagnerà un concomitante sviluppo
della fiducia tra gli operatori, grazie alla cosciente risoluzione della
descritta paura inconscia, altrettanto indispensabile per promuovere rapporti
sociali finalmente equilibrati, non piú ottenibili moltiplicando
all’infinito i cavilli di una burocrazia rivelatasi paralizzante piuttosto
che garantista.
Né la soluzione
per la dilagante insicurezza interiore, sino al segnalato “panico”, può
scaturire dal farmaco alla moda, che, utile forse in rari traumi estremi,
finisce per velare ulteriormente la vera sorgente del problema, ancorché
non dirotti la sindrome ansiosa su diversi e piú gravi livelli patologici.
«Perché gli uomini sono diventati materialisti? Perché
vollero attribuire valore soltanto all’apparenza, al dato dell’esistenza
materiale? Perché ebbero paura di scendere nelle profondità
della loro anima!»(6) Sono pertanto
inevitabili i limiti dei pur meritevoli tentativi finalizzati a contenere
il dilagare di comportamenti sempre piú aggressivi e violenti, sintomatici
dell’attuale caoticità, tramite il progressivo inasprimento delle
pene o il potenziamento degli organici delle forze dell’ordine, provvedimenti
che, pur se nell’immediato appaiono inevitabili, nessuna comunità
è in grado di sopportare impunemente oltre un certo limite. Se dunque
la cultura dominante non sarà fecondata dalla conoscenza spirituale,
le nostre interiori caotiche forze distruttive, permanendo ignote, continueranno
a dilagare sempre piú disastrosamente intorno a noi: «Il Male
non è altro che il caos necessario all’interno dell’uomo, gettato
all’esterno»(7).
Non sembra pertanto
esagerato affermare che il destino della civiltà dipenderà
dalla nostra capacità di confinare il caos interiore nel menzionato
focolaio e conquistare la correlata paura inconscia, approfondendone il
retroscena spirituale secondo la praxis noetica che, disvelandolo,
ha dimostrato di conoscerne pienamente essenza e dinamica: «Se infatti
continuasse ad esistere soltanto l’intellettualismo sviluppatosi dalla
metà del secolo XV, il declino dell’umanità sarebbe totale.
…Dobbiamo di nuovo sapere che cosa siamo e come siamo»(8).
(1)
«Il Messaggero», Roma 16.2.2001, p. 13
(2) idem, p.
10
(3) R. Steiner, Cosmosofia,
I, Ed. Antroposofica, Milano 1999, p. 16
(4) idem, pp.
24 e 25
(5) idem, p.
18
(6) idem, p.
18
(7) idem, p.
21
(8) idem, pp.
27 e 30
Immagine:
J.J. Becher «Potenze del Caos disvelate», 1703
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