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Scriveva
Hegel: «Un popolo senza metafisica è come un tempio senza
altare».
Ma quali sono le due colonne del tempio? Scienza e arte.
Il pensiero che cerca la ragione delle cose visibili,
il sentimento che si inebria delle bellezze del mondo,
sono le colonne poste all’ingresso del tempio.
Il tempio greco era una
casa, la dimora del Dio che al centro di essa prendeva corpo nella statua
dalle perfette proporzioni. Il Dio dal volto umano attraverso la perfezione
della forma artistica si rivelava agli uomini: era il presente.
La cattedrale gotica non
era invece una casa in sé conchiusa, ma quasi la materializzazione
di un anelito. Le sue guglie salivano fino al cielo e portavano in alto
il sospiro dell’anima medievale cristiana, protesa verso l’ “aldilà”.
Il tempio della nostra civiltà
deve tornare ad essere la dimora di un essere divino: l’Uomo Cosmico. Al
centro del tempio troveremo l’immagine dell’Uomo Solare, che nella sua
figura concentra tutto ciò che nell’universo si dispiega: la luce
del Sole nei capelli, il fuoco nel colorito sano della pelle, la volta
celeste nella forma del capo, la forza dei metalli nella robusta ossatura,
le distese marine e le praterie nelle sfumature dell’iride. Commosso dalla
bellezza dell’Uomo-Dio, l’individuo sarà spinto a coltivare il divino
che ha in sé. E a cercare in sé tutto il Kosmos.
È necessaria una
robusta conoscenza delle scienze naturali, cosí come si sono sviluppate
nella civiltà occidentale moderna.
Perché la natura
è Spirito, e la civiltà moderna ha dentro di sé le
forze per diventare una civiltà dello Spirito.
Chi sa parlarci di un metallo
che fonde o della fotosintesi di una pianta o di uccelli che migrano è
vero Sacerdote.
Perché la parola
divina si imprime nel libro della natura.
La tecnica deve diventare
arte.
Un’automobile, una stazione
ferroviaria, un trapano elettrico devono essere forgiati artisticamente.
E la società come opera d’arte totale.
Casanova e il monaco penitente
rappresentano due eccessi, entrambi discutibili; ma dei due il piú
comprensibile è l’eccesso “veneziano”.
Perché attraverso
le sensazioni il divino si rivela.
I capelli sciolti di una
ragazza, il profumo della rosa, il preludio al Parsifal di Wagner svelano
la forza divina che ad ogni istante crea il mondo.
Il materialismo occidentale
distrugge la capacità dei sensi di percepire il divino, cosí
come il rumore delle discoteche distrugge i timpani, e l’ubriacatura impedisce
di distinguere i sapori.
Bisogna educare la sensazione,
con una opportuna disciplina.
L’uomo libero prega in piedi
la divinità, per un senso di rispetto.
Affinché non si dica
che il suo è un dio di schiavi.
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Nell’acqua
Io sono il sapore,
sono l’irraggiare
nella luna e nel sole,
il suono vibrante nell’etere,
la virilità negli uomini.
Il profumo nella terra,
lo splendore ardente nel fuoco,
in tutti gli esseri sono la vita
e negli asceti sono la calda volontà.
lo sono il seme originale
di tutti gli esseri,
l’intelligenza degli intelligenti,
la potenza dei possenti.
Sono anche la forza dei forti,
forza esente da desiderio e passione,
e negli esseri sono il godimento
che non si oppone all’ordine.
L’essenza luminosa e calma,
quella forte e turbolenta,
oppure quella inerte,
sappi che procedono da me.
Io non sono in loro,
ma loro in me.
Tutto l’universo
di esseri mobili o immobili
è sviato da questi modi di esistenza.
Esso non mi riconosce
come il Trascendente e l’Inesauribile.
Poiché questa mia magia
è imperscrutabile,
coloro che si abbandonano a Me
vanno al di là di tale magia.
lo sono la volontà sacrificale,
Io sono il padre di questo mondo di viventi,
sua madre, il suo fondamento, il suo avo.
Io sono il fine, il sostegno, il condottiero,
Io sono il rifugio e 1’amico piú caro.
Io sono la creazione e la dissoluzione.
Io dono il calore
e trattengo o riverso le piogge.
Io sono l’Immortalità
e la morte in persona,
sono l’essere e il non essere.
Né le schiere degli Dei né i grandi veggenti
conoscono le mie origini
perché sono Io ad essere,
sotto tutti gli aspetti,
l’origine degli Dei e dei grandi veggenti.
Colui che mi conosce come non nato,
non avente principio,
come il grande Signore dell’universo, |
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questi, libero da ogni smarrimento,
è sbarazzato da tutti i suoi errori.
Io sono lo Spirito divino
situato nel cuore di ogni essere,
tra le sorgenti di luce sono il Sole,
tra gli astri notturni la Luna.
Tra le facoltà l’anima cosciente,
e negli esseri la forza senziente.
Tra i sacerdoti sono il pontefice,
e tra i condottieri sono il cesare,
tra le distese d’acqua l’oceano,
tra gli uomini il re.
Tra le armi sono la folgore,
Eros tra i fecondatori.
Il leone tra gli animali selvaggi,
l’aquila tra gli uccelli.
Io sono il vento tra i purificatori.
Io sono l’inizio, la fine,
il mezzo di ogni essere,
sono la scienza dello Spirito
tra le scienze,
e di ogni enigma sono la soluzione.
Delle lettere sono la A.
Io sono l’Evo Eterno
e il fondatore che ha ogni volto.
Sono la morte che tutto porta via
e la sorgente di ciò che verrà.
Tra gli esseri femminili
sono la Gloria,
la Fortuna, la Parola,
la Memoria, la Sapienza.
Tra le stagioni la Primavera.
Tra gli ingannatori
sono il gioco d’azzardo,
sono lo splendore
degli esseri splendenti,
la vittoria e la decisione audace,
sono l’aura dei luminosi.
Sono il rigore della legge
e il senso etico dei conquistatori.
Dei Misteri sono il silenzio,
e la conoscenza dei conoscitori.
Sono il seme di ogni creazione,
non vi è essere mobile o immobile
che esista al di fuori di me.
Non vi sono limiti
alle mie manifestazioni divine,
e tutti questi non sono che esempi
della espansione della mia potenza.
Ogni essere dotato di una manifestazione
di grandezza, di bellezza, di gloria,
riconoscilo come sorto
da una particella del mio splendore.
Tratto dai capitoli VII-IX-X della
Bhagavad Gita
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