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Parole
sulla carta, segni diversi
simboli di un suono forse non eterno,
vivi di nulla e di tutto, di luce
e d’ombra, di certezza e mistero.
Non riesco a gridare, a travolgere
l’ombra,
a rovesciare l’ostacolo di ferro
antico e duro, che qui mi costringe
alle parole ancora tremanti di suono.
Non
so se voglio sognare, o vivere
nell’azione che sforza alla veglia tesa.
Amo e conosco il mio pensiero
d’aria
libero e senza freni nella quiete.
E temo a volte il pensare
voluto
che mi stringe diretto nella scelta
del sentiero piú stretto, nella luce
piú densa del lavoro limitato.
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Il Maestro,
parlando, scalda il cuore
e versa entro le coscienze amore.
Insieme a lui non senti piú gli affanni,
lieve ti è ormai il correre degli anni.
Per un attimo torni al tempo antico
d’un solitario paesaggio apríco,
ma subito qualcosa ti riporta
a celebrar non una cosa morta,
segno certo di un logoro passato,
ma addirittura ciò che hai sempre amato:
la dolce festa del Verbo vincitore,
la gioia pura del meditar d’amore.
E quando misteriosa vien la sera,
nel momento in cui il cuore s’apre e spera,
è emozionante ritrovar l’accordo
con ciò che per alcuni è sol ricordo
e che il mondo rifiuta di vedere.
Maestro, tu m’accogli nel sapere
in cui sull’onda di ritmi celestiali
sfolgorano paesaggi senza eguali,
dove io, che ho a cuor la conoscenza,
sento vibrare in Te cuore e sapienza.
Per questo incontro, che è la mia vita,
vale la pena vincer la partita
del destino, che vuol esser vincitore.
Se la posta che è in palio è il tuo calore,
corro, Maestro, libero al tuo abbraccio,
è tanta la passione: prego e taccio.
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Parole libere di dire l’irreale
e mascherarlo d’alto ideale,
di proclamare un mondo di apparenze,
parole che non sono che parvenze
di verità che sfumano lontane;
parole che disegnano un ciarpame
di sentimenti e istinti conflittuali;
parole ed espressioni culturali
vuote di contenuto, anzi letali;
parole d’odio; parole “immortali”
che esprimon tutto: pace, libertà,
amore, vita, onore, lealtà,
fiducia somma nello spirito ardente,
ma dentro il cuore non risuona niente
se non un senso di diffuso tremore.
Messaggi d’odio o espressioni d’amore?
Guardando dentro, su fino all’essenza,
strizzando a fondo ogni conoscenza,
verrà spontaneo dir: non s’è mai visto
un verbo che risana senza il Cristo! |
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E con il Cristo la parola ascende,
s’innalza verso ciò cui l’uomo tende,
acquista referenza immateriale,
diviene Verbo, Verbo universale
a cui introduce con sacra emozione
la folgore-pensiero a dimensione
di una luce splendente, consacrata,
sempre nell’interiore ricercata,
che porta in alto lungo quella via
in cui il pensiero è nobile poesia,
musica celestiale e forza alata
che purtroppo è soltanto radicata
in una zona, ahimè, d’extracoscienza
con cui l’umano non ha confidenza,
ma che in futuro, e forse nel presente,
condurrà l’uomo, sempre piú potente,
con la sua Guida, essendo egli cosciente,
a raggiungere un nuovo continente
di cui egli sarà il dominatore
col pronunziare la parola “Amore”. |
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«Satiro in blu»
personaggio del mondo elementare
nato dal sogno di una nostra lettrice
la pittrice Graziella De Marco
del Gruppo «Iside-Sophia» di Cosenza
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