Il primo passo del cammino consiste nel
conquistare un pensiero perfettamente chiaro.
Per conseguire questo risultato, è
necessario applicarsi a un esercizio molto semplice: soffermarsi su un
oggetto comune, una cosa inventata dall’uomo, e concentrare su di
esso tutti i pensieri per pochi minuti – meglio ancora se di piú
– sgomberando la mente per propria volontà da tutte le
preoccupazioni della vita quotidiana, liberandosi cosí dal
vagabondaggio del pensiero.
Questa semplice cosa – una matita, uno
spillo, una vite – deve stare al centro dell’anima dall’inizio
alla fine con la stessa vivacità e su di essa si deve unificare la
nostra energica attenzione.
Bisogna dire a se stessi: io ora prendo le
mosse da questo pensiero e per una spontanea iniziativa interiore
collego ad esso tutto quello che può oggettivamente avervi attinenza.
Bisogna chiedersi di che materiale è fatto, perché ha quella forma e
colore, in che modo le parti si combinano tra loro, e porsi altre
semplici questioni riguardanti il suo funzionamento.
Un oggetto tecnico, per quanto semplice e
insignificante, è pur sempre un riflesso della scintilla divina dell’intelligenza
che si accende nella fronte dell’uomo, e le sue parti combinate tra
loro secondo un preciso disegno, secondo una ragione, lo dimostrano.
Ogni oggetto inventato risponde a un bisogno, e prima ancora di essere
una cosa materiale esso è un’idea nella mente dell’uomo. Dobbiamo
risalire a quella scintilla dell’intelligenza che precede l’apparizione
della cosa nel mondo materiale. Per concentrare la mente è meglio un
pensiero poco interessante, perché un oggetto importante affascina la
mente e la trascina come la corrente trascina un tronco. Meglio allora
pensare a uno spillo che a un Napoleone. È meglio soffermarsi su un
oggetto semplice, tratto dalla esperienza quotidiana, affinché la
mente possa con sicurezza metterlo a fuoco, aprirlo e comprenderne il
significato senza perdersi in ipotesi e fantasie. Per i nostri fini,
un accendino ha lo stesso valore di un’astronave, se riesce a
suscitare nella mente la scintilla del pensiero.
Alla fine, sullo specchio interiore non si
avrà piú l’immagine materiale dell’oggetto, ma un breve pensiero
che sia la sintesi dell’oggetto e del suo funzionamento, o una serie
di linee, come lo schizzo di un progettista.
È importante che il pensiero scelto stia
dinanzi all’anima dall’inizio alla fine con la stessa brillantezza
e vivacità.
Ogni giorno, per almeno un mese,
concentrarsi su un oggetto. Si può scegliere ogni giorno un pensiero
nuovo o soffermarsi piú volte sul medesimo.
Concentrare il pensiero con energia per
almeno cinque minuti. Non è necessario molto tempo: questo esercizio
è concepito per rafforzare, non per ostacolare la vita attiva. È
necessaria invece la forza di ricondurre continuamente i pensieri ad
un unico argomento – la piccola cosa a cui si sta pensando – come
il pastore riconduce le pecorelle al recinto.
Le condizioni esteriori non sono importanti.
Si cerchi un ambiente calmo e tranquillo, ma ogni rumore, ogni
interferenza che venga dall’esterno, non è che un ostacolo per
saltare piú in alto.
Comprendere un semplice oggetto tratto dalla
vita quotidiana rafforza il pensiero, soffermare il pensiero su quell’oggetto
potenzia la volontà. Ben presto si può osservare nell’anima
un interiore sentimento di fermezza e sicurezza. Nasce
quella sicurezza che non ti abbandona nella tempesta. Quando lo stesso
pensiero chiaro e distinto si volge intorno a guardare la vita e a
dirigere con fermezza le proprie azioni allora un obiettivo importante
dell’esercizio può dirsi raggiunto. Ma esso ha profondità
insospettate.
Al termine della concentrazione, avvertendo
in sé il sentimento di fermezza e sicurezza, lo si concentri in un
punto interno della fronte, all’altezza dello spazio tra gli occhi.
Da quel punto sorge una corrente eterica che avanza fino alla fronte e
si divide in due linee, che cerchiano il capo verso destra e verso
sinistra e si ricongiungono alla nuca per ricadere dietro la schiena,
lungo la spina dorsale. A questa corrente che discende in maniera
opposta a come talvolta salgono i brividi della paura, collegare le
parole fermezza e sicurezza.
Sappiano coloro che intraprendono con
impegno questo esercizio, che l’espressione “Luce del pensiero”
non è soltanto un modo di dire.
L’uomo si misura dalle azioni che compie. Ciò
che la mente dispone, dopo aver maturato consiglio, sia ciò che la
volontà realizzi.
Non c’è spettacolo più bello sotto il sole, di un uomo forte, dal
pensiero luminoso e dalla volontà che abbatte ogni ostacolo.
La forza di volontà può essere liberata. Per cominciare, occorre
insistere nel secondo mese su un semplice esercizio. Si decida di compiere
un’azione, che normalmente non si sarebbe fatta. Una piccola azione che
non porti utilità, non porti danno, non dia all’anima particolare
piacere.
Ci si imponga spontaneamente – come un dovere – un semplice atto che
possa essere ripetuto ogni giorno per un lungo periodo. Ad esempio,
innaffiare una pianta, o altre cose senza importanza.
Aggiungere dopo qualche tempo una seconda azione, una terza e così via,
senza però disturbare le occupazioni della giornata.
Nel frattempo si ripeta di tanto in tanto l’esercizio della
concentrazione del pensiero, per evitare di ricadere nell’indolenza e
per impedire che il pensiero torni ad essere la scimmietta che salta di
ramo in ramo.
Fissare ai vari punti della giornata, come obblighi assoluti, questi
semplici gesti che liberamente si sono scelti. Imprimere nella memoria il
dovere di compierli, e compierli qualunque sia l’animo del momento. Sia
che si rida sia che si pianga, quelle azioni debbono essere compiute.
Da una sottile osservazione dell’anima, a un dato momento si avvertirà
come una conquista il sentimento interiore di impulso all’azione. Questo
sentimento scorre nel corpo lungo il torrente di una corrente eterica: dal
capo discende nel cuore e da lí si irradia in tutto il corpo. Dall’interno
della fronte – dal Centro del Comando – ogni volta che compiamo una
energica azione, la corrente eterica discende verso il muscolo del cuore e
dal cuore si irraggia ai muscoli, alle ossa, alle membra. Con questo
esercizio afferriamo la corrente di forza e col nostro sguardo le diamo
potenza.
L’obiettivo del secondo esercizio è donare energia alla vita
quotidiana. Da sempre gli uomini aspirano alla forza, da sempre la forza
affascina gli uomini. Ed è giusto. Una forza compenetrata di saggezza –
come il ferro si compenetra di carbonio nell’acciaio – è quanto di
meglio si possa chiedere e conquistare. Perché senza forza non si
compiono azioni, e l’uomo si giudica dalle azioni che compie.
Per il mondo spirituale hanno valore le azioni concrete, piccole o grandi.
Ordinare una stanza; mantenere pulita una strada; l’azione del giovane
poliziotto che blocca un criminale: tutto ciò che nasce dalla volontà
illuminata dal pensiero, che fiorisce con energia e fruttifica in azioni
terrene, luccica in tutto il mondo e risuona fino ai confini del cosmo.
Alfonso Piscitelli (5.)
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