Questa mattina,
verso le quattro, ho subíto un vero attacco, molto pesante. Mi sono
svegliato, infatti, improvvisamente preda di pensieri non miei e terribilmente
potenti, devastanti. Essi mi dicevano di tradire. Tradire perché
gli Dei non mi amano, perché quello che penso sia bene è
contro la mia umanità, perché mi chiedono un sacrificio usandomi
per i loro fini superiori. E mi invitavano, quelle voci terribili, a considerare
che invece dall’altra parte si ama l’uomo come uomo, e che tutto quanto
ci risulta immorale in realtà è la vera libertà, e
che se avessi abbandonato gli esercizi e la nostra Via avrei potuto avere
tutto quello che voglio, perché il Mondo sarebbe stato mio.
Detta cosí
la cosa suona quasi ridicola, una caricatura faustiana. Eppure la potenza
era incontenibile. Mi sono alzato ed ho reagito affidandomi alle Gerarchie
mediante la nota meditazione, usata anche da Massimo Scaligero, «L’uomo
è la meta delle Gerarchie».
Lentamente
tali pensieri sono arretrati, e allora è sorta in me quella che
chiamerei «La preghiera del Templare». Cosí m’è
venuta, ed ha fugato tutte le nebbie. Ridarla è difficilissimo e
va considerata, perciò, come una traccia. Inoltre, va tenuto presente
anche che questa sorta di preghiera l’ho vissuta come un déjà
vu; come se fosse di un Templare piagato e torturato, dolente e in
balía dei suoi torturatori, prigioniero in un oscuro carcere in
attesa del certo martirio. Eccola:
«Mio Signore!
In queste ore ho conosciuto l’abisso della mia anima e nel dolore ogni
sorta di demoni è uscita da me urlando e maledicendo. Essi vestivano
il mantello della disperazione e dell’ingratitudine, nel loro volto di
mostri si leggeva il mio errore, i miei tradimenti quotidiani e la mia
povera debolezza.
Mio Signore!
Ora sono davanti ai miei nemici disarmato. Non c’è spada nel
mio pugno, non c’è scudo, non c’è maglia di ferro a proteggere
le mie membra. Io sto di fronte a loro e loro disporranno di me. Ma io,
mio Signore, io non arretrerò di un solo passo! Essi mi trascineranno,
essi mi spingeranno, ma nel mio cuore non muoverò.
Mio Signore!
Non ci sono attorno altri Templari in armi, pronti a morire con me:
io sono solo davanti al nemico, solo e inerme, solo e senza speranza. Né
mi affido a Te, poiché non sono degno del Tuo aiuto. Tu non mi aiuterai
perché aiutando me aiuteresti anche loro, e proprio col Tuo aiuto
io Ti tradirei. Eppure sono qui, immobile, come se la battaglia potesse
avere luogo, come se potessi combattere ancora.
Mio Signore!
L’ora giungerà e il nemico verrà a prendermi. Allora
io Ti chiedo: entra nella mia anima e prendi il mio posto, cosí
che quando il nemico irromperà possa trovarsi al Tuo cospetto».
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