POESIA


*«Allontana il fuoco!»: formula magica degli Etruschi, usata poi anche dai Romani, incisa sugli edifici per preservarli dagli incendi.
Aspro un incenso dalla terra al cielo sorge, si estende, nega l’orizzonte,
un soffio occulto lo alimenta e spinge,
divampa mentre l’anima scongiura:
«Arse verse».* Non basta la preghiera
incisa da una mano sconosciuta
sul tenace archivolto a esorcizzare
la febbre solstiziale. Brucia stoppie
per zolle e solchi la campagna, ovunque
reste dorate in roghi si consumano.
Sbaragliati manipoli, superstiti
alle cruente mischie nei canneti
e ai rovi acuminati, si disperdono,
messi in fuga caotica, i papaveri,
disseminando sangue in larghe strie
nei fossi, tra le spighe, lungo gli argini.
Fiorire è zolfo e magma, l’acre linfa
che fomenta la vita, ne consacra
le ardenti liturgie. Cosí il candore
che la magnolia effonde si dilegua
arso alla fiamma di ginestre e cardi.
Ali combuste cercano planando
tregua all’incendio. Sola pace è il vento
e quella via scavata tra colline
irte d’antenne e croci e aduste chiome
e pire d’erba cui s’immola il giorno.
Oltre, nel mare, forse, è la salvezza:
dal crogiolo che fonde sole e nembi
un domani sottratto ad ogni fuoco.

Fulvio Di Lieto

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