TESTIMONIANZE

Chi ha avuto la fortuna di conoscere il Maestro del pensiero, Massimo Scaligero, avrà senz’altro avuto l’opportunità di prendere un appuntamento con lui e di andare a colloquio nel suo studio di Via Cadolini.
Ricorderà le ripide e faticose scale per giungere alla torretta, la verde porta dell’ingresso con le scritte “PAX ET BONUM” e “SILENTIUM”, e la stanza dello studio.
La stanza si presentava allo sguardo con una serie di finestre ad arco chiuse da tapparelle di colore bianco e con una scrivania, spostata leggermente a destra, sormontata da pile di fogli scritti, da una lampada e da un telefono a colonna.
Di fianco alla porta dello studio, sempre a destra, troneggiava una poltrona di colore verde antico, mentre lungo la parete vi era una stufa, un tavolinetto con sopra una macchina per scrivere meccanica e una bottiglia con colature di cera prodotte da una candela che ne sormontava la sommità e che conferiva all’insieme un certo senso artistico.
A sinistra della porta dello studio, tramite uno scalino, si accedeva ad un secondo ambiente, nel cui centro spiccava un cavalletto da pittura con a fianco tutta l’attrezzatura necessaria.
La cosa che colpiva di piú erano i suoi quadri che, insieme alle foto del Buddha, di Rudolf Steiner e di Giovanni Colazza, tappezzavano le pareti, giungendo su quella di destra fino al soffitto.
Questi dipinti, non inquadrabili nelle conosciute correnti pittoriche poiché non vi rientrano, sono pieni di una bellezza particolare, non facilmente comprensibile, frutto della conoscenza e della pratica iniziatica. Essi sono indiscutibile biglietto da visita per i ricercatori attenti, poiché raffigurano aspetti del mondo eterico, astrale e spirituale come descritto sia nei testi di occultismo sia nei libri e nelle conferenze di Rudolf Steiner.
I quadri, dunque, rappresentano la traduzione grafica sul piano fisico di scenari e correnti di mondi sottili, anzi si può rintracciare in ognuno di essi il piano corrispondente a momenti particolari di apertura interiore e di ascesi, tramite il colore di base, lo sfondo, le forme, il movimento del colore e le impressioni del sentire animico.
In un certo senso Massimo Scaligero, pur non parlando direttamente nei suoi scritti dei mondi spirituali, ne parla nei suoi quadri tramite forme e colori. In essi si può rintracciare lo stesso contenuto, la stessa metrica e lo stesso ritmo dei suoi scritti, anche se portati in senso pittorico. D’altronde non può essere altrimenti, giacché è connaturato e spontaneo per i grandi Maestri manifestare e mostrare in ogni loro attività lo Spirito, portando il ricercatore che si apre alle rivelazioni del mondo spirituale, a respirarlo tramite il concetto, la metrica e il ritmo.
Questo “accogliere” e “respirare” spirito stimola e prepara ad una futura crescita interiore, e all’esperienza di tali mondi, coloro che non si soffermano solo sul significato simbolico e letterario. In particolare nelle espressioni grafiche si dà al ricercatore, sia pure utilizzando uno strumento inadeguato, una prima percezione di tali mondi, ottenibile in modo pieno quando si giunge, tramite esercizi spirituali, alla percezione, all’idea e al concetto puro. Questi elementi sono indispensabili per percepire, attraverso la contemplazione, le correnti eteriche ed astrali, nonché, unitamente al sentire puro, all’immaginazione creatrice e al pensiero vivente, per avere esperienze di natura sottile quale lo sciogliersi del proprio Essere e della propria Anima nello spazio, entrare in determinati momenti in questi piani e partecipare all’Ordine delle Gerarchie Spirituali.
Certo, per arrivare a vivere tutto questo e a comprendere fin nel profondo gli scritti e le espressioni artistiche dei Grandi Maestri è necessaria la disciplina iniziatica, che permette, con lo sviluppo e la formazione degli organi sottili, la visione dei mondi superiori. Visione possibile quando si opera la catarsi, la trasmutazione e la crescitainteriore, aiutati e coadiuvati in ciò dall’atteggiamento interiore nel porsi, tramite il pensiero libero, di fronte alle cose, alla natura, ai concetti e alle idee, come indicato in Filosofia della libertà da Rudolf Steiner, e dalle relative pratiche che vanno sotto il nome di “Via del Pensiero” e “Scienza dello Spirito”. Pertanto la disciplina consiste nell’eseguire gli esercizi dati principalmente in Iniziazione e in Scienza Occulta da Rudolf Steiner, e conseguire tramite la concentrazione il pensiero vivente, dopo essere passato nelle varie fasi della via del pensiero come descritto e indicato da Massimo Scaligero in Manuale pratico della meditazione e in Tecniche della concentrazione interiore, operando cosí la trasmutazione della materia in Spirito. Trasmutazione che ha come fine ultimo la reintegrazione dell’Io umano quale Atma nell’Ordine delle Gerarchie spirituali e partecipare cosí alla vita universale dello Spirito.
Questa possibilità trasmutatoria inizia quando si congiunge l’essenza del pensiero puro, che è luce, col sentire puro dell’anima; ossia tramite il saper congiungere la forza della corrente solare con quella lunare nel punto cruciale di intersezione dell’asse di luce con la linea delle scapole, cioè dietro il cuore. Tale capacità scaturisce dal poggiarsi, immergersi e donarsi incondizionatamente all’Io Superiore, il quale provoca il vuoto e proietta la coscienza pura, o Spirito, al centro della zona ritmica, aprendo cosí la via del cuore.
La presa di coscienza in questa sede del congiungimento di queste forze permette al sentire di ritrovare la sua connessione superindividuale, quale Vita della Luce, e l’instaurarsi di un respiro non fisico, ossia la sua inversione. È tale respiro il regime necessario per la creazione della Pietra Filosofale e per la resurrezione. Pertanto, la coscienza cruciale nella zona ritmica è essenziale per dare vita al pensiero, trasformare la forza in “Forza-Pensiero” o “Forza-Logos” e la luce in “Luce-Pensiero” o “Vera Luce”; ciò permette la conoscenza del Cristo e, risvegliando l’etere del cuore, permette la conoscenza della Iside Sophia. È in questa sede che viene ricostituita la struttura androginica, tramite la chiusura nel centro del cuore del circuito della circolazione dell’energia trasmutatrice coinvolgente l’eros, il pensare, il sentire e il volere, ed è sempre in questa sede che viene realizzato il corpo di resurrezione o Plèroma, utilizzando le forze di cui è portatore il Cristo, per spiritualizzare la materia.
A questo punto ci si rende conto che l’aspetto essenziale per la realizzazione è conoscere e percepire il pensiero vivente con i suoi aspetti quali il Fuoco, la Forza, la Luce e il Suono; pensiero vivente che comunque prima o poi si manifesta, se la pratica è eseguita con un profondo anelito verso lo Spirito e le sue realtà. Inoltre, si comprende che esso segue sempre la direzione indicata dall’Io Spirituale, e che contiene in sé la capacità di formare e di attivare ogni organo sottile, o chakra, e pertanto si può dire che esso è il chakra per eccellenza, da cui tutti gli altri sono attivati e sviluppati. Infatti, è sufficiente conseguire il pensiero vivente per avere la possibilità di accorgersi del loro funzionamento, pur non avendo praticato alcun esercizio specifico per formarli e attivarli. Infine è ancora il pensiero vivente che, oltre a condurre progressivamente lo sperimentatore alla continuità di coscienza e alle tre forme di conoscenza superiore, consente di collegarsi con i vari piani, siano essi eterici, astrali o spirituali, permettendo con i suoi aspetti di agirvi, sentirli, percepirli e vederli.
In particolare riguardo alla luce che dà la possibilità della visione dell’eterico, dell’astrale e dello spirituale, si possono riconoscere tre momenti basilari indicanti gradi di coscienza diversa nella percezione della luce.
Il primo avviene durante il lavoro interiore, dopo che le correnti eteriche partenti dal centro della testa, passanti per le tempie e giungenti prima al centro della gola e poi a quello del cuore, hanno risvegliato ed energizzato tali centri, ossia quando la luce si manifesta attraverso la sensazione e percezione di un cerchio luminoso di color blu reale chiaro con sfumature di indaco, che con l’intensificazione della pratica si dinamizza. In altre parole esso, partendo da un punto di fronte l’occhio della mente, va in forma di circonferenza ingrandendosi, mentre nello stesso istante si avvicina allo sperimentatore, lo supera e si perde nello spazio dietro l’occhio interiore, dando la sensazione di penetrare nella luce. Questa luce, indicata in genere come la stella a cinque punte, o tersa luce, si manifesta esclusivamente durante la pratica, e tende a cessare al termine del lavoro interiore, dopo aver energizzato l’operatore. Il secondo si manifesta tramite una luce abbagliante al centro della testa del corpo astrale, di colore bianco elettrico piú risplendente del Sole fisico, percepibile quando si volge all’interno lo sguardo dell’occhio spirituale. È in definitiva la manifestazione della rosa bianca, la cui visione, non essendo legata direttamente agli esercizi ma alla crescita interiore, accompagnerà sempre lo sperimentatore fintanto che egli sarà in grado di polarizzarsi verso lo spirituale.
Questa luce, dunque, contemplandola con l’occhio spirituale, potenzia le capacità immaginative di percezione dei mondi sottili, e permette quindi di sperimentare il mondo astrale sia durante la meditazione sia nel sonno con sogni, sia nei momenti in cui si lascia agire lo Spirito, dando l’esperienza della centuplicazione dell’intensità della luce. Questa centuplicazione dell’intensità della luce indica l’entrata in funzione della seconda vista, essenziale per percepire esseri e correnti che operano sottilmente nella natura, come indicato nel libro Iniziazione di Rudolf Steiner, nonché per la percezione dell’aura con i suoi molteplici colori.
Queste luci e colori sono presenti anche nella musica delle sfere in cui, unitamente al suono di base a volte dissonante e alla melodia fondamentale non discordante di ciascun corpo nell’infinità delle sfere, si manifestano in un irraggiare di luci individuali all’unisono del suono di base di ciascun corpo e come esplicazione di corrispondenze di colore con le note della melodia fondamentale di ogni sfera, musica aprente l’animo alla grandiosità delle Gerarchie Spirituali, dell’universo infinito e di tutto il creato, permettendo cosí di assaporare nello spirito il divino.
La percezione della rosa bianca e della tersa luce non è da confondere con la forma piú alta della luce o luce del pensiero, terzo grado di percezione della luce. La luce che qui si intende è luce stessa del pensiero vivente: è sostanza delle idee creatrici e degli archetipi. Essa non ha niente a che vedere con l’idea che comunemente si ha con l’equivalente fisico, o intellettualistico, di pensiero chiaro, o di luce del mondo onirico, immaginativo e astrale, e neppure si avvicina lontanamente al sentimento che suscita nell’anima la percezione della luce fisica: essa è molto di piú e di radicalmente diverso. Essa è luce del pensiero folgore, capace di squarciare qualsiasi tipo di tenebra e di penetrare fin nei piani del sonno senza sogni. Luce-Pensiero che permette di percepire e vedere dietro ogni cosa o essere il Pensiero Divino Creatore, e che nel suo donarsi è amore puro, essendo capace di congiungere il pensare con l’etere del cuore: presenza del Cristo e della Vergine Sophia. Questa luce, dunque, è un’energia luminosa del pensiero, percepibile nella sua piena realtà con il pensiero stesso attraverso l’occhio spirituale.
Luce che è essenza adamantina del pensiero vivente, imprigionata e coinvolta nel pensiero riflesso, riaffiorante nella sua gloria quale risultato della spiritualizzazione della materia tramite la Forza-Logos del pensiero. Questa spiritualizzazione già avviene nell’interiorità dell’uomo che segue la Via del pensiero, tramite il pensiero pensante il quale, con il suo vuoto mentale, distrugge sia gli elementi grossolani del sistema nervoso, sia le forze vitali e cerebrali e, come antimateria, li restituisce alla dimensione spirituale sotto il segno dell’Io Superiore, come pensiero vivente e vera Luce. Lo sperimentatore potrà altresí rendersi conto che questo processo, che avviene interiormente, si ripercuote anche esteriormente, poiché sorgeranno nella struttura dei suoi corpi segni indicanti l’operare della Forza-Logos, del pensiero vivente e della vera Luce nel processo di eterizzazione della testa, del sangue e del cuore. Questa spiritualizzazione della materia già avviene nel cosmo tramite il Sole, essendo esso un vortice vuoto di forze abissali che assorbe e distrugge la materia e la ricrea emanandola come luce. Processo che in senso sottile si può vedere come la trasformazione e la restituzione della materia in Spirito e Luce. Questo è il motivo per il quale, tramite la Via del pensiero e il relativo conseguimento del pensiero puro, l’uomo compie nel microcosmo un’operazione solare, inizio pentecostale, che il Sole già compie nel macrocosmo.
Da qui risulta chiaro che il Cristo, quale Entità Solare e Signore del pensiero vivente, è la vera Luce, la vita spirituale del pensiero nell’uomo. Egli è il trasformatore e il restitutore per eccellenza, quale Logos, della materia in Spirito, e proprio per questo è il possessore e detentore del potere che vince la morte, le forze arimaniche e luciferiche. Si può comprendere, infine, che tramite il mistero del Golgota e con la donazione del proprio sangue, il Cristo ha iniziato la spiritualizzazione della Terra e, ponendosi nel cuore umano, ha dato la possibilità all’Io dell’uomo di operare, fin nella terrestre mineralità del proprio corpo fisico, la spiritualizzazione della materia e la realizzazione dell’Atma, conseguendo cosí la Resurrezione.

Giotto Pierrogi

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