Puntualmente il consueto
diluvio di oroscopi ha accompagnato gli esordi del nuovo anno, inondandoci
di previsioni, forse piú caute che in passato. A questi livelli
si tratta evidentemente di iniziative superficiali, di puro intrattenimento,
quando non smaccatamente commerciali, che nel migliore dei casi possono
talora offrire un incoraggiamento ad affrontare il futuro, soprattutto
per chi vive un presente difficile e apparentemente privo di prospettive.
Completamente diverso è naturalmente il valore attribuibile a un
serio oroscopo personalizzato, consapevole dei reali rapporti tra uomo
e cosmo e delle variazioni cosmologiche susseguitesi nel tempo.
È comunque riconoscibile
un generico fondamento di verità nelle specifiche tendenze tradizionalmente
abbinate ai nati sotto i diversi segni zodiacali: si tratta delle caratteristiche
riferibili alla nostra dimensione animale; permangono invece intangibili
le potenzialità piú intime dell’Io individuale, estraneo
ai descritti condizionamenti in quanto collegato con le forze cosmiche
situate oltre la sfera dei dodici segni(1).
Il rito dell’oroscopo probabilmente
incarna la mai completamente sopita necessità di conservare un minimo
rapporto personale con gli influssi stellari, ormai prosaicamente ridotti
a pure formule chimico-matematiche dalla moderna astronomia, e rimane uno
degli ultimi residui di quella antichissima conoscenza che ha sempre riconosciuto
la strutturale interdipendenza tra gli astri e l’essere umano, tra macro-
e microcosmo, che Rudolf Steiner è venuto a riproporre in forma
adatta all’uomo contemporaneo: «L’Antroposofia è una via della
conoscenza che vorrebbe condurre l’elemento spirituale che è nell’uomo
all’elemento spirituale che è nell’universo».
È proprio sotto il
profilo delle concordanze matematiche che si rivelano sorprendenti interconnessioni
tra ritmi cosmici e umani. In una persona sana si verificano 18 respiri
al minuto, 1.080 all’ora (18 x 60) 25.920 al giorno (18 x 60 x 24); 18
anni occorrono all’asse della Terra per una nutazione completa e alla Luna
per raggiungere nuovamente lo stesso punto dopo un intero corso celeste
(per la precisione 18 anni e 7 mesi): il numero 18 risulta pertanto unità
di ritmo umana e cosmica; nelle notti coincidenti con tale cadenza e i
suoi multipli (18,7 - 37,2 - 55,9 anni/mesi) la nostra esistenza vive i
suoi momenti determinanti, poiché viene naturalmente a trovarsi
in un irripetibile contatto con potenti forze cosmiche(2).
Se rivolgiamo poi la nostra
attenzione al Sole, che è insieme alla Luna l’astro che piú
influenza noi e la Terra, rileviamo che la durata del cosiddetto Anno platonico,
cioè l’attraversamento di tutto lo Zodiaco da parte della nostra
stella, dura anch’esso 25.920 anni terrestri; inoltre, gli antichi astronomi
egizi furono i primi ad accorgersi che il tempo impiegato dal Sole per
spostarsi di un grado dell’intero circuito (360 gradi) è pari a
72 nostri anni (25.920: 360 = 72), misura che mediamente corrisponde alla
durata “naturale” di una vita umana, che pertanto si rapporta con
un “giorno” – spostamento di un grado del Sole rispetto al circuito
totale di 360 gradi – dell’anno macrocosmico solare(3).
Ritornando al corpo umano, constatiamo che ai menzionati 18 respiri al
minuto corrispondono 72 pulsazioni circolatorie(4),
facilmente misurabili al polso, secondo il rapporto di 1 a 4 (18 x 4 =
72), che risulta pertanto contemporaneamente umano e cosmico in quanto
anche intercorrente, come si è visto, tra ritmo lunare (18) e solare
(72): il nostro respiro è in diretta correlazione con la Luna e
la nostra circolazione sanguigna con il Sole.
Soffermandoci invece sul
nostro calendario, constatiamo come la necessità di articolare lo
scorrere del tempo tra due ritmi, quello giornaliero, dipendente esclusivamente
dalla nostra stella, e quello settimanale – includente, oltre ai due astri
fondamentali per la nostra vita, anche Marte, Mercurio, Giove, Venere,
Saturno – sia in antico derivata fondamentalmente dalla sottile percezione
della circostanza che ciò che accade nel nostro cranio è
7 volte piú veloce di quello che avviene nel resto del corpo: per
cui il cibo mangiato oggi sarà elaborato sufficientemente dal ricambio,
digeribile per la testa, solo fra una settimana.
Parallelamente la prima
dentizione del bambino, che dipende essenzialmente dal capo, avviene nell’arco
di un anno; la seconda, che origina dal restante organismo, impiega 7 anni(5).
La testa in un certo senso non segue le regole terrestri, ma è paragonata
da Steiner a una bussola che, qualunque direzione prenda la nave (tronco
e membra), conserva la sua inclinazione magnetica, potenziale riferimento
per l’individuazione della rotta.
I ritmi cosmico/umani testè
sommariamente individuati tra gli innumerevoli operanti, evidentemente
vieppiú identificabili approfondendone lo studio, non devono indurci
a considerare l’essere umano totalmente dipendente da essi, poiché
il progresso dell’uomo si accompagna proprio al suo graduale svincolamento
dalla natura – ovviamente inteso come superiore trascendimento delle necessità
naturali e non come un loro misconoscimento o degrado – già da tempo,
per esempio, grazie all’illuminazione artificiale, l’uomo si è sottratto
al ritmo veglia/giorno-sonno/notte.
In particolare, proprio
l’accennato contrasto tra il ritmo dell’1 e quello del 7 rivela la presenza
di una corrente stellare tendente ad accelerare, che come si è visto
impronta la testa, ed una polarmente opposta, operante dalla sfera solare
nel restante organismo, impegnata a rallentare: «…Se muovendoci nel
mondo procedessimo con le stelle, ne deriverebbe che soggiaceremmo alle
leggi materiali dell’universo. Ma noi non lo facciamo. Le leggi solari
agiscono in contrapposizione, ci trattengono»(6).
Dobbiamo dunque all’influsso
solare, all’azione dell’Entità che ne è signore, il Cristo(7),
la possibilità cosmica della nostra libera autocoscienza, sublime
meta dell’evoluzione umana sulla Terra. Si comprende pertanto come l’Antroposofia
evidenzi l’urgenza di un rinnovamento delle discipline astronomiche che
torni a includere lo studio dell’essere umano: «Apprendiamo il significato
di certe connessioni che semplicemente leggiamo nelle stelle, se cogliamo
i corrispondenti processi dentro al nostro organismo. Infatti ciò
che si trova nella nostra pelle non è che l’immagine riflessa dell’organismo
cosmico»(8).
Rudolf Steiner ripetutamente
sottolinea come l’attuale scienza naturale, fonte di una cospicua mole
di dati, necessiti dei risultati della Scienza dello Spirito, testimone
fedele dei mondi animico-spirituali, onde orientare le proprie scoperte
in una visione complessiva effettivamente corrispondente alla realtà:
«La scienza non arriva a conoscere l’uomo, appunto perché
egli è inserito nel mondo anche secondo anima e spirito, e nei suoi
processi non si manifesta soltanto ciò che si può indagare
fisicamente…»(9). Contemporaneamente
ammonisce che: «Non ha senso criticare e rigettare in tutto e per
tutto la scienza, come fanno oggi molti che affrontano le cose in modo
dilettantesco. Essa non va rigettata: i materiali da costruzione [le scoperte
scientifiche, n.d.r.] vanno usati pezzo per pezzo, sono molto utili, se
ne possono ricavare cose molto belle…»(10).
(1) R. Steiner, Corrispondenze
fra cosmo e microcosmo, Ed. Antroposofica, Milano 1989, p. 95
(2) idem pp. 52-56
(3) idem p. 187
(4) idem p. 203
(5) idem pp. 108 e
41
(6) idem p. 206
(7) R. Steiner, Il
mistero solare, Ed. Antroposofica, Milano 1996, p. 134
(8) op. cit.
alla nota 1, p. 45
(9) R. Steiner, Corso
di medicina pastorale, Ed. Antroposofica, Milano 2000, p. 88
(10) idem p. 93
Immagine: Robert Fludd «Utriusque cosmi» Oppenheim,
1620
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