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Quando il mio pensiero torna
al passato e alla figura di Massimo Scaligero, Maestro del Pensiero, affiora
nel mio animo un senso d’affetto e di nostalgia. Ricordo il mio primo incontro
con lui nel suo studio a Roma, in Via Cadolini; incontro che come pietra
miliare avrebbe illuminato la mia ricerca interiore, modificando radicalmente
la mia vita.
Vi ero giunto in gioventú,
avevo vent’anni, grazie ad una persona incontrata per caso nella libreria
Rotondi di Roma. Mentre analizzavo quale libro scegliere tra i testi di
esoterismo, mi si avvicinò e affermò che i libri che stavo
spulciando non valevano nulla, lui sí, invece, conosceva uno scrittore
che avrebbe potuto soddisfare la mia ricerca. Ci incontrammo altre volte,
e un giorno lo convinsi a telefonare al misterioso scrittore di cui mi
aveva parlato e a concordare per me un incontro con lui.
Era una bella giornata mentre
assorbivo nel mio spirito la personalità di Massimo Scaligero in
quello studio dell’ultimo piano di Via Cadolini. Il tempo concessomi, un’ora,
mi parve scorrere troppo velocemente mentre, dopo aver narrato per sommi
capi l’iter della mia ricerca interiore, ci si conosceva. Egli mi ascoltò
con interesse, intervenendo nel frattempo qua e là per allargare
l’orizzonte delle mie vedute. Poi mi parlò affermando che nella
ricerca interiore la chiave era la disciplina del pensiero, essendo essa
il punto di partenza, sia per la via iniziatica, sia per la liberazione
dell’Io da forze ostacolatrici. Mentre ascoltavo con la massima attenzione
ciò che mi stava dicendo, il mio essere godeva della sua presenza;
avvertiva, come scoprii piú tardi, la sua personalità interiore
in cui albergava in modo continuo la presenza dello Spirito.
Continuai ad incontrare Massimo
nel suo studio ogni settimana per un’ora per molti anni, assorbendo nella
mia mente e nel mio spirito i suoi insegnamenti e i suoi consigli nelle
pratiche spirituali. M’indirizzò in modo particolare verso la concentrazione
del pensiero, dicendomi essere l’esercizio chiave, fondamentale, e in sé
sufficiente per l’intera disciplina iniziatica, tanto che concludevamo
i nostri incontri, cosa a me particolarmente gradita, con la concentrazione.
Ricevetti molti suoi libri in regalo, un fascicoletto dattiloscritto con
la spiegazione dei cinque esercizi fondamentali ed alcune conferenze di
Rudolf Steiner.
Rammento l’iniziale difficoltà
a comprendere i suoi libri, i quali, mentre davano l’impressione di essere
afferrati nell’atto di leggerli, subitaneamente sfuggivano quando si cercava
di sintetizzarli. Ricordo il costringermi a rileggerli lottando contro
l’impulso di metterli da parte, e la soddisfazione quando li percepivo
in tutta la loro bellezza e profondità d’esperienza vissuta.
Negli incontri si parlava anche
di molti altri argomenti a sfondo esoterico, come scuole e religioni o
di persone legate alla sua vita, il che stimolò in me, non per mancanza
di fiducia ma per spirito di verifica, la ricerca e la conoscenza del mondo
esoterico del tempo. Lessi cosí molti libri e frequentai molte altre
scuole anche se mantenni come aspetto unico e fondamentale i suoi insegnamenti
e quelli antroposofici.
Grazie alla mia dedizione e
agli insegnamenti del Maestro si stavano operando nel mio essere dei profondi
cambiamenti coinvolgenti la crescita interiore, la struttura sottile e
la sfera energetica. Di tali cambiamenti non me ne rendevo pienamente conto,
tanto da farmi attribuire quello che mi stava accadendo, piú a fattori
psichici o fisici che metafisici. Un giorno, tuttavia, quando l’oscuramento
dell’animo mi fece sentire inutile e perso il tempo dedicato alle discipline
interiori, decisi di parlarne a Massimo. Gli comunicai che, pur seguendo
scrupolosamente la via del pensiero in particolare, e l’Antroposofia in
generale, sentivo di aver fallito o, forse, di non essere idoneo alla via
iniziatica. Mi rispose che quello che stavo dicendo era un assurdo, poiché
la via iniziatica è aperta a tutti, la via del pensiero è
la strada maestra dei nuovi tempi, e che era la mia mente che stava in
realtà creando dei limiti che in effetti non esistevano. Mi disse,
inoltre, che avvertiva che stavo procedendo nella giusta direzione e che
quindi era impossibile che ancora non avessi delle esperienze sottili che
m’indicassero i cambiamenti interiori. Ciò nonostante, a prescindere
da tutto questo, era disposto ad aiutarmi direttamente. Mi propose di praticare
la concentrazione con lui. Mentre lavoravo avvertii in modo forte ed intenso
il Pensiero Vivente, il Fuoco, la Potenza, la Luce e il Suono caratteristico
dello spirito. Divenni cosciente che il Pensiero Vivente con i suoi relativi
aspetti mi accompagnava da molti anni. Mi resi conto che la loro presenza,
anche se con intensità minore e a livello embrionale, è in
ogni uomo, che segua o non segua la via spirituale, grazie all’azione del
Cristo e dell’Arcangelo Michele. Compresi che il Pensiero Vivente è
in grado di ridare vita ad ogni tipo di pratica, da qualsiasi scuola si
provenga.
Da quel giorno si era instaurato
tra noi, o piú esattamente ne ero divenuto cosciente, un collegamento
diretto. Questo mi stimolò a dedicarmi con maggiore abnegazione
allo spirituale, permettendomi di sperimentarne, tramite la dynamis
del pensiero vivente, molti aspetti, tra cui il Fuoco Sacro, il Graal
e la Pietra Filosofale. Compresi che l’esperienza del Graal è la
realizzazione del Sacro Amore, risplendente come Sole nel cuore, e che
permette con la sua luce e il suo calore di dissipare le tenebre dell’ignoranza
che opprimono l’anima. Essa fa sentire che tutte le preoccupazioni, di
qualsiasi specie siano, non hanno senso e fondamento, e che servono solo
per incatenare l’Io affinché non si liberi dalle forze luciferiche
e arimaniche. Se tutti gli uomini partecipassero al Sacro Amore, sarebbe
possibile il superamento d’ogni problema sia in senso fisico, tramite il
miracolo, sia in senso sociale, con l’applicazione dei princípi
enunciati nella triarticolazione sociale steineriana, sia ancora, in senso
sottile, con l’entrata nell’era cristica. Con il manifestarsi del Sacro
Amore le barriere che ci sepaparano da tutto il creato si sbriciolano,
ed è possibile sperimentare la comunione delle anime e il superamento
della solitudine attraverso la presenza della Vergine Sofia.
Si comprende, in modo profondo,
l’espressione paolina «Non Io ma il Cristo in me» e si è
consapevoli nello stesso tempo che ogni cosa che si chiede o desidera si
può ottenere. Si è, in definitiva, dinanzi alla fonte della
vita e alla sorgente del miracolo, ma si è altrettanto coscienti
di potervi ricorrere solo in momenti particolari e se autorizzati, poiché
ogni cosa o essere segue il suo divenire.
Per quanto riguarda la Pietra
Filosofale, si sperimenta la potenza dell’Arcangelo dell’Aria nello svincolamento
del pensiero dalla cerebralità, l’inversione del respiro fisico,
l’atarassia animica, il potere della Croce, la forza dell’eros con
i relativi vortici delle correnti eteriche e astrali, il sentirsi immerso
nella sede ritmica al di fuori del tempo e dello spazio, e la conoscenza
del corpo eterico. Si partecipa in modo sostanziale alla trasformazione
del corpo eterico nel cosiddetto corpo immortale: corpo che è il
presupposto per la resurrezione.
Si percepisce e si comprende
che questa trasmutazione avviene tramite il fluire del Fuoco Sacro, o Volontà
Solare, che come colonna di fuoco scende dall’alto attraverso i centri
della testa e, percorrendo il canale assiale, si posiziona, quale elemento
del Logos, nella zona ritmica. Da qui si sente che richiama, riportandolo
nella sua forma originaria, il Fuoco del Profondo o Volontà Pietrificata,
risiedente nelle ossa dello scheletro, suo simbolo di morte: tale volontà,
se liberata, partendo dai centri inferiori e attraversando lo stesso canale,
ascende al torace. In questa sede viene ristabilita l’unicità e
accesa, tramite l’Energia Cristica, l’energia pervadente e trasmutatoria
del cuore, suo simbolo di vita, che irradiandosi agisce fin nelle profondità
dell’essere umano, trasformando lo scheletro da simbolo di morte in simbolo
di resurrezione.
È necessario ed essenziale
che la forza del Fuoco del Profondo, o Volontà Pietrificata, sia
liberata, trasformata e purificata dall’Energia Cristica, altrimenti essa
mantiene il suo carattere tellurico. Carattere imposto da forze cosmiche
avverse all’uomo che, assoggettandola e usandola, la rendono spaventosa
nel suo ascendere attraverso il canale assiale, irruente come fiume in
piena e pericolosa per la coscienza umana. Solo l’Arcangelo Michele può
salvaguardare l’uomo dal divenirne schiavo, impedendone l’accesso nella
zona del cuore e relegandola al disotto del diaframma. Unicamente dunque
seguendo la disciplina sicura della via del pensiero e la Scienza dello
Spirito si può essere certi di giungere alla liberazione e alla
resurrezione, le quali partono dal pensiero vivente. L’aver quasi toccato
fisicamente gli insegnamenti ricevuti mi fece, da un lato, comprendere
la missione dell’Antroposofia, l’importanza, la veridicità e l’autenticità
della via del pensiero, via maestra della realizzazione iniziatica, e dall’altro
lato mi fece fare un ulteriore passo nella trasformazione delle esperienze
in elementi di vita.
L’incalzare di queste esperienze
e il loro relativo inquadramento nella mia vita animica e spirituale mi
spinsero ad essere alquanto invasivo nella vita di Massimo: quando ritenevo
di aver bisogno d’aiuto e di immediata risoluzione riguardo ad un problema
interiore mi presentavo nel suo studio un’ora prima dell’inizio dei suoi
incontri pomeridiani, senza aver concordato un appuntamento. Approfittando
della sua connaturata disponibilità e prontezza nell’aiutare gli
altri quando si trovavano in difficoltà, gli illustravo il problema.
Lui mi ascoltava e poi lo affrontava, dandomi conforto e consiglio. Questo
col tempo lo portò a chiedermi sempre, quando telefonavo per prendere
un appuntamento, se esso avesse carattere d’urgenza. Spesso, quando vedeva
che quel problema mi appesantiva troppo l’anima, era pronto a scenderne
in profondità, e quando si toccava il fondo, con un’immagine o con
una battuta scherzosa sdrammatizzava tutto il contenuto, pur mantenendo
la serietà nella linea spirituale. A causa di questo mio modo d’essere,
il mio rapporto con lui non poteva che essere a carattere esclusivistico
e diretto. Immagino in ogni caso di non essere stato il solo ad essere
guidato in modo cosí profondo nella realizzazione spirituale. Sono
certo che l’unica differenza possibile nella sua guida era da attribuire
all’essenza del discepolo che aveva di fronte.
Per questo non fui indirizzato
verso i suoi collaboratori, che comunque conobbi quando frequentai le riunioni
del mercoledí e del sabato, o incontrandoli talvolta alla fine dei
miei appuntamenti allo studio. Mi sconsigliò di legarmi al suo gruppo,
pur acconsentendo, sia pure in modo forzato, la mia partecipazione alle
sue conferenze. Di questo non riuscii a comprenderne immediatamente il
perché, a causa della mia gioventú bisognosa di rapportarsi
e confrontarsi con gli altri. Col tempo dovetti riconoscere di avere una
natura prettamente solitaria, anche se pronta ad aiutare gli altri: aveva
letto il mio animo meglio di me.
Come tutte le cose sulla Terra
nascono, si sviluppano e muoiono, cosí il bel periodo trascorso
con il mio Maestro ed amico stava volgendo al termine. Me n’aveva parlato
proprio nel nostro ultimo incontro, quando accennando al Gruppo di Ur ricordò
i personaggi del suo tempo quali Evola, Reghini, Parise, Colazza ed altri
con cui aveva condiviso la vita, e con serenità disse «Sono
rimasto solo io».
Quelle parole mi toccarono nel
profondo, rattristandomi; subito però le allontanai dalla mia coscienza:
avevo paura di riconoscerne l’autenticità o l’implicazione. All’epoca,
era impossibile per me concepire che persone cui tenevo non dovessero restarmi
sempre vicine e presenti.
Mancavano solo pochi giorni
al nostro successivo incontro, quando ricevetti, nel primo pomeriggio del
26 gennaio 1980, la notizia della dipartita proprio in quella mattina di
Massimo. Fui colto da profondo dolore e dal desiderio di vedere per l’ultima
volta il mio Maestro, e poiché non conoscevo la sua abitazione,
anche se ne immaginavo la zona, cercai di mettermi in contatto con quelle
poche persone del suo gruppo di cui avevo il telefono. Nessuno rispose
alle mie telefonate, perciò decisi di andare ugualmente. Sarà
stato il caso o forse una forza occulta che mi guidava, ma riuscii a giungere,
come se già lo conoscessi, esattamente al suo indirizzo. Vidi alcune
persone del gruppo uscire da un cancello e immediatamente mi avvicinai
per chiedere e farmi indicare esattamente la casa. Entrai con una stretta
nel cuore. Notai l’arredamento parco, ma pieno di libri a sfondo spirituale,
sia nella libreria sia in ogni posto disponibile. Guardai la serenità
del volto dell’amico e Maestro, e sentii la necessità di lavorare
per lui interiormente. Mi sedetti e incominciai, avvertendo dopo un po’
la presenza del suo essere e lo sciogliersi della stretta nel mio cuore,
che si trasformò in un confortevole calore. Ebbi la certezza che
Massimo, in un modo o nell’altro, aveva chiamato intorno a sé tutti
i suoi discepoli per confortarli e per un ultimo saluto, e che la meditazione
era il miglior mezzo per averlo vicino, sia pure in spirito.
Uscii con maggiore serenità
di quando ero entrato, ma col timore che il movimento scaligeriano fosse
abbandonato a se stesso nella ricerca interiore. Fortunatamente questo
non è avvenuto grazie a persone qualificate come Mimma Benvenuti,
quando era in vita, di Romolo Benvenuti e di Alfredo Rubino, a Roma, cosí
come vari discepoli in diverse città d’Italia, i quali con profondo
spirito di sacrificio dedicano la loro vita ad aiutare altri ricercatori
a trovare la via dello spirito. Nelle riunioni dei gruppi antroposofici
scaligeriani ho potuto notare che tuttora scorre possente la forza del
pensiero vivente, o pensiero micaeliano.
Ormai sono passati molti anni
da quando il mio Maestro non è piú su questo piano d’esistenza,
e a volte vorrei che fosse ancora possibile la sua presenza fisica per
ricevere in forma tangibile i suoi consigli e i suoi insegnamenti. Tuttavia,
considerando la sua molteplice produzione letteraria, è possibile
ad ogni serio ricercatore spirituale ricevere le giuste istruzioni per
la disciplina interiore, e quindi immettersi, tramite la concentrazione,
nella corrente del pensiero vivente. Pensiero che è il presupposto
per ricongiungersi con il proprio Io e rapportarsi con i Maestri dell’Io
quali Rudolf Steiner e Massimo Scaligero, ricevendone il necessario aiuto
nei momenti difficili della vita. Momenti in cui occorre richiamare le
forze piú profonde dell’essere, potenziando in tal modo il rapporto
sottile dell’Anima e dell’Io con i Mondi Spirituali.
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