Il progressivo inasprirsi
degli scontri tra dimostranti e forze dell’ordine in occasione di recenti
“vertici” internazionali ha indotto gli organizzatori a condensare in due
sole giornate i lavori dell’ormai prossima riunione del Fondo monetario/Banca
mondiale a Washington; altri meeting in programma sono oggetto di allarmati
ripensamenti. In merito alle tematiche in discussione (per il cui approfondimento
v. «L’Archetipo» 10, VI, Agosto 2000, p. 16), pur risultando
giustamente sempre piú condivise non poche delle denunce o delle
preoccupazioni formulate a carico della “globalizzazione” – soprattutto
in materia di ingiustizie sociali, sfruttamento dei soggetti piú
deboli, imposizione culturale, insensibilità ecologica – appaiono
diffusamente sottovalutate le reali dimensioni delle problematiche coinvolte,
come efficacemente sottolinea un commento al “G8” genovese sul quotidiano
«La Nazione» del 22.7.2001, p. 19: «...Non si tratta
di cavarsela con quattro soldi elargiti al Terzo Mondo… In discussione
c’è ben altro. Sono le nostre automobili, i nostri telefoni, le
nostre fabbriche, il biotech... È il nostro modello di sviluppo
che è in discussione ...non riusciamo piú a tollerare la
spaventosa accelerazione che ha imposto alla nostra esistenza questo meccanismo
tecnologico, industriale, economico… Ogni tentativo di razionalizzare il
nostro modello di sviluppo …non fa che renderlo piú angoscioso,
spietato e disumano». In poche righe l’autore evidenzia come i comportamenti
denunciati dai manifestanti già a Seattle, sede della prima contestazione
“antiglobal”, scaturiscano organicamente dal modo di vivere e concepire
l’esistenza che dall’Occidente si sta diffondendo ovunque, di cui il sistema
commerciale è solo una componente, e definisce inoltre addirittura
controproducenti i rimedi sinora tentati.
Difficile negare in proposito
le limitazioni delle attuali prospettive d’intervento che, soprattutto
a causa del loro esasperato materialismo, non appaiono in grado di riconoscere
le radici ultime dei comportamenti umani responsabili delle problematiche
menzionate, i quali ad un approccio meno superficiale si rivelano prevalentemente
conseguenti all’ormai secolare frattura tra dimensione spirituale e materiale:
quasi sempre chi anela al Trascendente trova in sé scarso interesse
verso la quotidianità, o è comunque incapace di trasfondervi
la propria spiritualità; d’altra parte il tipo dinamico, “ben inserito”,
si conferma spesso del tutto refrattario ad ogni considerazione sovrasensibile.
La descritta dicotomia deriva soprattutto dall’azione incessante di due
fra le numerose entità spirituali collegate alla nostra esistenza,
identificabili soprattutto per una spiccata tendenza “ribelle” al disegno
divino, causa determinante della loro irregolare evoluzione.
Rudolf Steiner ci rivela
in proposito che nel primo dei due atteggiamenti umani tratteggiati – quello
che anela ad una spiritualità malsana – agiscono schiere angeliche
fedeli a Lucifero(1), che solo allontanando
l’uomo da ogni interesse alla vita terrena se ne possono servire per raggiungere
l’agognata meta di una sfera cosmica in loro esclusivo potere: «Gli
esseri angelici luciferici hanno infatti tutto l’interesse a distogliere
l’uomo dall’agire [esteriore n.d.r.]... Vorrebbero mantenerci nella
contemplazione interiore. Ci seducono con la mistica… ci portano a contemplare
invece che ad agire: ci rendono esseri meditabondi che preferiscono… almanaccare
su ogni sorta di enigmi... ma che non vogliono trasferire nella realtà
esterna quel che vive nel loro spirito...»
L’altra tendenza, quella
che conduce ad un totale oblio del mondo spirituale attraverso un eccessivo
coinvolgimento terreno, deriva dall’alacre attività di specifiche
entità, seguaci di Arimane, che solo velando all’uomo ogni presenza
sovrasensibile, “intellettualizzando” tutta la Terra, possono sperare di
impadronirsi della sua coscienza, loro massima aspirazione: «Le entità
arimaniche vorrebbero trattenere completamente l’uomo nell’esistenza terrena.
Pertanto si premurano di lasciarci agire con tutta l’intensità possibile,
solo che tutto deve procedere secondo schemi, secondo un programma… Arimane
è impegnato a farci pensare solo con le gambe, a riversare tutto
nelle gambe [nel dinamismo esteriore, n.d.r.]» (2).
Proprio in quest’attività forsennata e sempre piú codificata
è ben riconoscibile l’impulso disumanizzante denunciato nell’articolo
riportato.
L’uomo si trova dunque al
centro di una lotta spirituale titanica, peraltro indispensabile per la
sua evoluzione: infatti i nostri creatori hanno ammesso l’intervento luciferico
ed in seguito quello arimanico affinché fossimo dal primo allontanati
dai mondi spirituali attraverso la seduzione descritta nel mito biblico
dell’Eden, al fine di incamminarci in una nostra crescita autonoma verso
la meta finale della piena libertà consapevole; dal secondo inseriti
profondamente nella terrestrità minerale da lui stesso condensata
– «Perciò chiameremo qui arimanici gli esseri che effettuano
questa materializzazione del mondo dei sensi»(3)
– per sviluppare autocoscienza nell’urto contro la dura materia e le leggi
del sensibile, metamorfosi evolutiva della precedente chiaroveggenza naturale.
La circostanza che le entità in questione risultino ritardatarie
in rapporto alla propria evoluzione – «…gli spiriti divini… hanno
consentito che quelle entità rimanessero indietro...»(4),
permette loro di incidere con particolare intensità sull’uomo e
sull’elemento minerale, come sarebbe impossibile a Gerarchie regolarmente
progredite a gradi sublimi di perfezione: Lucifero forma in noi le forze
che organizzano sangue e muscoli, Arimane l’elemento osseo. Inoltre, nel
perseguire i loro fini verso l’uomo seducendolo o ingannandolo come accennato,
i due “Ostacolatori” stimolano in lui la crescita di qualità superiori
importantissime. Per esempio, al descritto impulso luciferico antimaterialistico
consegue in noi lo sviluppo della fantasia e conseguentemente, del talento
artistico; l’azione arimanica, viceversa, intensificando il nostro rapporto
con la materia, è la plasmatrice dell’intelletto legato al sensibile
e delle correlate potenzialità scientifiche(5):
«Le entità che definiamo arimaniche e luciferiche sono presenti
nel mondo, hanno il loro compito entro l’ordine cosmico e non le si può
cancellare... come i due pesi sui piatti della bilancia devono mantenere,
pareggiare i loro impulsi... ponendosi [l’uomo n.d.r.] in un giusto
rapporto con esse»(6).
Pertanto non si tratta di
perseguire un’impossibile separazione dagli impulsi esaminati, come si
è visto profondamente contessuti con la nostra struttura, ma di
posizionarci equilibratamente nei loro confronti. Per giovarcene senza
diventarne succubi, oltre ad un’approfondita conoscenza del loro modus
operandi, è per noi vitale collegarci secondo una praxis
adatta all’attuale costituzione umana – riconoscibile nell’Antroposofia
da ogni onesto ricercatore non superficiale – con un forza spirituale che
li domini.
Il gruppo ligneo scolpito
personalmente da Rudolf Steiner presso il Goetheanum a Dornach, Basilea(7),
ci indica la direzione da perseguire: la figura centrale trattiene saldamente
in alto gli spiriti luciferici e con vigore respinge in basso quelli arimanici:
rappresenta il «vincitore di Lucifero sulla Terra»(8),
il Dio incarnato, vittoriosamente risorto dal Regno della morte fino ad
allora dominio incontrastato di Arimane quale signore della mineralità
che riempie e condiziona i corpi terrestri. È il Cristo.
(1)
R. Steiner, La scienza occulta nelle sue linee generali, Editrice
Antroposofica, Milano 1969, p. 201
(2) R. Steiner, Cosmosofia II, Editrice Antroposofica,
Milano 2000, pp. 52-55
(3) R. Steiner, Sulla via dell’Iniziazione, Editrice
Antroposofica, Milano 1977, p. 149 (v. anche pp. 178-180)
(4) R. Steiner, La direzione spirituale dell’uomo e dell’umanità,
Editrice Antroposofica, Milano 1975, p. 35
(5) R. Steiner, La missione di Michele, Editrice Antroposofica,
Milano 1981, p. 12
(6) R. Steiner, I segreti della soglia, Editrice Antroposofica,
Milano 1990, p.29
(7) R. Steiner, Risposte della Scienza dello Spirito a problemi
sociali, Editrice Antroposofica, Milano 1974, p. 104
(8) M. Scaligero Graal. Saggio sul mistero del sacro amore,
Perseo, Roma 1969, p. 96 |
Immagine: Rudolf Steiner «Il rappresentante dell’umanità»
scultura lignea
|