IL VOSTRO SPAZIO

“Globalizzare” è gran bella parola,
sa di termine colto, di gran scuola,
ed ha anche il profumo misterioso
di un’azione dal tocco silenzioso,
di una bacchetta che sa dove esplorare,
sembra importante, sí, “globalizzare”.
Non si sa niente – come, quando, quanto –
basta però globalizzare tanto,
e a voler rinnovare l’espressione
diciamo pure: “mondializzazione”.
Cosa globalizzare è marginale:
un istinto, un sospiro, un temporale,
non di quelli che manda il buon Signore,
Lui che di certo è un grande creatore,
ma di quei temporali caserecci
che smuovono gli istinti pecorecci,
spingendoci, travolti da passione,
in un unico, grande calderone
condito di emozioni sensuali,
di corpose dinamiche ancestrali,
dove quel che par giusto non è vero
e tutto ciò che è bianco sembra nero.
Globalizzare dunque le passioni,
i nostri sentimenti da babbioni
stregati da dolciastre marmellate
di misticanze e gioie a mani armate?
Globalizzare l’uomo del passato,
sentimentale, sempre innamorato
di fantasmi e di frivole illusioni
dalle cui brume nascono alluvioni
di speranze e ferite lancinanti?
Possibile che uomini rampanti,
adoratori di miraggi infranti,
debbano appartenere tutti quanti
a ciò che attiene solo all’irrealtà?
Globalizzare, allora, dove sta?
Universalizzar l’economia:
che disastro, che orrore, mamma mia!
Il denaro, come una dannazione
va a gonfiare le tasche del riccone
e per gli altri sappiamo che ci sta
la miseria di questa civiltà.
Meglio essere “homeless” e “piedi neri”
piuttosto che aver squallidi pensieri.
In conclusione, cosa fare in tanti?
Innanzi tutto chiudere in contanti
la maggior parte del debito creato
da un’esistenza in tono disperato,
poi capire, impegnando molto amore,
che globale non è solo il dolore
ma globale è su tutto la speranza
di liberarsi dalla sudditanza
di un potere che è maledizione
– il potere del dollaro arraffone –
ed entrare in un ambito piú desto
dove vivere è bello, non funesto.
Ci siamo accorti, forse, con sconcerto,
che il globale è pur sempre un campo aperto
a quello che è diritto, economia,
religione, civismo, sinergia.
È andato perso, quindi, come tale
l’autentico collante universale:
lo Spirito che è grande, è fondamento,
che non può esser solo condimento.
È lo Spirito, unione del totale,
che fa dell’Uomo singolo il Globale.
È il Cristo il vero Globalizzatore!
Vorremmo forse escluderlo dal cuore
eterico, non fisico, s’intende?
Se cosí fosse leverem le tende
da Colui che, divin Resurrettore,
ha dato impulso al Cosmo dell’Amore.
Vogliamo diventar degli “euroschiavi”
senza gioia di vita, esseri ignavi,
o andare dritti verso il Redentore?
La risposta risuona qui nel cuore:
siamo per Cristo, in Cristo nostro amato,
per rinnovare un mondo che è sbagliato,
in sudditanza armonica e amicale
del Cristo che è Monarca sí solare
che il Sole, al suo confronto, è oscurato.
Uomo, sii forte, ché il Cristo adorato
ti attende fiducioso, risplendente,
vivo, nella dolcezza del suo ambiente.
E se a Lui rivolgiamo l’attenzione
senza esitare, senza distrazione,
sembra dire: ti invito ad osservare
i comandi dell’Io da realizzare.
Perché il Cristo è vivente nell’Amore
presente nel profondo del tuo cuore.
Potrà sembrarvi forse aberrazione,
ma solo questa è globalizzazione!

Ettore Reale

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