Nell’autunno del 1991, una missione
archeologica dell’Università di Heidelberg ha scoperto nel Sud-Est
della Turchia, presso la città di Urfa, l’antica Edessa dei Sabei
adoratori della Luna, un tempio la cui costruzione si perde nella notte
dei tempi.
Alla eccezionalità cronologica
della scoperta, si unisce la rarità di alcune figure scultoree incise
sulle quattordici colonne che originariamente sorreggevano il tetto. Le
immagini di pietra rappresentano varie entità divine alate, ritenute
tra le prime raffigurazioni umane di un essere angelico.
Da sempre, nella quasi totalità
delle tradizioni religiose e misteriche, esseri alati hanno portato agli
uomini messaggi degli dèi, e le stesse ali erano l’attributo di
emanazione del sovrannaturale, di un mondo che si collegava alla realtà
immanente librandosi vittoriosa- mente sulla materia grave e caduca.
Nel tempo queste figure di messaggeri
divini si sono presentate in forme assimilabili all’umano e hanno assunto
la generica denominazione di angeli, con la suddivisione in nove Gerarchie.
La loro natura rende tali Gerarchie guide sicure per gli uomini, segnali
di protezione e veicoli di luce nelle tenebre, di armonia nel caos. Ogni
epifania degli Angeli nell’immanenza fisica manifesta all’uomo il favor
Dei, poiché essi sono essenziati di pura bontà, assoluta
fedeltà al Divino e alla causa di sublimazione dell’uomo. A questo
fine opera da sempre L’Arcangelo Michele, reggente dell’attuale epoca dell’anima
cosciente. L’iconografia tradizionale ce lo mostra con la spada sguainata
in una mano, mentre schiaccia sotto il tallone Satana, in figura umana
o di drago. Questa raffigurazione vuole ricordarci la sua vigile tutela
contro l’insidia luciferica in alto e quella ahrimanica in basso.
Cosí Rudolf Steiner ci
parla di lui: «Dalla fine dell’ultimo terzo
del secolo scorso, gli uomini possono incontrare lo spirito chiamato Michele
in modo cosciente. Michele è un’entità del tutto particolare:
un’entità che, in sostanza, non rivela nulla da sé, se non
le si porta incontro, dalla Terra, qualche frutto di uno strenuo lavoro
spirituale. Michele è uno spirito taciturno, chiuso. Mentre gli
altri Arcangeli dirigenti sono spiriti loquaci (spiritualmente parlando,
s’intende), Michele è uno spirito chiuso, taciturno, che dà
tutt’al piú poche, scarse direttive, poiché quello che si
riceve da Michele non è veramente la parola, ma lo sguardo (se è
lecito dir cosí), la forza dello sguardo. Ciò è dovuto
al fatto che in fondo Michele si occupa soprattutto di quanto gli uomini
creano partendo dallo spirituale. Egli vive negli effetti di ciò
che gli uomini hanno creato; gli altri spiriti invece vivono piuttosto
con le cause. Michele vive essenzialmente con gli effetti. Gli altri spiriti
immettono nell’uomo gli impulsi a ciò ch’egli deve fare; Michele
sarà il vero eroe spirituale della libertà. Egli lascia fare
agli uomini, ma accoglie poi ciò che dalle loro azioni deriva, per
portarlo piú oltre nel cosmo, per proseguire nel cosmo l’azione,
l’attività che gli uomini non sono ancora in grado di compiere.
Di fronte
ad altre entità della gerarchia degli Arcangeli, si ha il senso
che da esse provengano, in grado maggiore o minore, gli impulsi a compiere
azioni diverse. Michele invece è lo spirito dal quale non derivano
impulsi diretti, perché nell’attuale periodo della sua reggenza
gli eventi scaturiscono dalla libertà umana. Quando però
l’uomo, mosso unicamente dalla sua libertà, stimolato dalla lettura
della luce astrale, compie coscientemente o incoscientemente questo o quello,
Michele trasferisce nel cosmo l’azione umana terrena, affinché divenga
azione cosmica. Egli si preoccupa dunque delle conseguenze, altri spiriti
piuttosto delle cause.
Michele
però non è solamente uno spirito chiuso e taciturno: egli
si accosta all’uomo con una chiara ripulsa di molte cose in cui questi
vive oggi ancora sulla Terra. Per esempio, tutte le cognizioni riguardanti
la vita degli uomini, degli animali o delle piante, che mirano a dare importanza
alle qualità ereditate, a ciò che si trasmette ereditariamente
nella natura fisica, si ha l’impressione che Michele le respinga con disapprovazione.
Con ciò vuol mostrare che quelle cognizioni non possono fruttare
nulla all’uomo per il mondo spirituale. Michele può trasportare
nel cosmo soltanto ciò che l’uomo trova nel mondo umano, in quello
animale o in quello vegetale, indipendentemente da quanto è soggetto
all’ereditarietà. Di fronte a questo genere di conoscenze, non ci
viene incontro, da parte di Michele, l’eloquentissimo gesto della mano
che respinge disapprovando, bensí il consenso dello sguardo che
dice: “Questo è pensato giustamente, agli occhi della direzione
del cosmo!” Ecco infatti ciò che s’impara sempre piú a voler
conseguire: meditare per raggiungere la luce astrale, per poter contemplare
i misteri dell’esistenza, allo scopo di presentarsi poi a Michele onde
riceverne lo sguardo di approvazione, che dica: “Questo va bene, questo
è giusto agli occhi della guida del cosmo”»(1).
Il culto michaelita, originato
nell’area mediorientale, partendo dal Monte Carmelo, in Palestina, ha attraversato
le regioni mediterranee soggette all’influenza bizantina, diffondendosi
poi in Occidente secondo una linea immaginaria di luoghi eletti dedicati
alla venerazione dell’Arcangelo, per lo piú posti in altura, come
in Italia San Michele al Gargano e Sant’Angelo di Spoleto in Normandia
Mont Saint Michel, per toccare poi la Cornovaglia e, superato il mare d’Irlanda,
terminare il suo percorso sulle sponde irlandesi dell’Atlantico.
Quasi ovunque i santuari dedicati
all’Arcangelo si sono sovrapposti a preesistenti templi e sacelli pagani
votati al culto solare. Cosí è stato in Inghilterra, dove
la celebre St. Michael’s line, partendo dall’East Anglia e passando
da Glastonbury e St Michael’s Mount, tocca molte località di celtica
memoria.
(1)R.
Steiner, Sedi di Misteri nel Medioevo, VI conferenza: “L’essenza di Michele”,
Editrice Antroposofica, Milano 1984, pp. 90-91
Immagini:
– Figura alata rinvenuta in un ipogeo nell’area di Urfa, l’antica Edessa
– Allineamento dei santuari di San Michele dal Medio Oriente, attraverso
Grecia, Italia e Francia, sino alla Gran Bretagna e all’Irlanda (disegno
di L. Richer per il volume La tradizione e il vivente di Michel
Random, ed. ECIG, Genova 1989)
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