…Sono
alla continua ricerca di una vera Guida spirituale, ma ogni volta vengo
delusa da tanti sedicenti maestri che si rivelano, quando non volgari truffatori,
semplicemente rielaboratori della farina dell’altrui sacco. Ora seguo –
confesso, solo sui libri e in maniera discontinua, non attiva – l’antroposofia
di Rudolf Steiner, ma sono frenata dal fatto che reputo determinante l’incontro
personale con lui, in questo caso impossibile…
Rudolf Steiner ci insegna che questa è l’epoca dell’Anima cosciente,
nella quale non dobbiamo continuare a cercare all’esterno i Maestri, perché
quello che nelle epoche antiche operava dall’esterno oggi opera dall’interno
di chi segue la Via spirituale. I libri sono un valido aiuto, ma essi non
fanno che esortarci a operare, attraverso gli esercizi, alla formazione
dei nostri organi spirituali. Solo cosí potremo verificare personalmente
quanto descritto nei testi. Scopriremo allora che il vero Maestro è
dentro di noi: è l’Io superiore, portatore della luce del Logos,
luce del Divino Maestro, che è il Cristo. A quel punto può
divenire realizzabile anche l’incontro con una “Guida spirituale”, che
verrà da noi, come abbiamo detto in altri casi, quando saremo veramente
pronti.
…Benché io sia convinto di molte affermazioni contenute nella Scienza
dello Spirito, che ho avvicinato da poco tempo, non riesco ad accettare
l’idea del karma come via pretracciata e della sua inesorabilità…
Non c’è enunciato della Scienza dello Spirito che parli di “inesorabilità”
e tanto meno di “via pre-tracciata”. La conoscenza del karma può
essere considerata la missione michaelita del periodo attuale. Ciò
che sembra incombere sull’uomo, il quale appare schiavo del proprio karma,
è destinato a essere indagato dal discepolo della Via spirituale
attraverso lo sviluppo delle proprie facoltà animiche. Esaminando
gli avvenimenti esteriori del nostro karma passato, potremo percorrere
il nostro processo evolutivo e riconoscervi il vero soggetto, che è
l’Io. In tale lavoro di riesame del vissuto, appariranno chiare le connessioni
del nostro destino con quello di molte altre persone presenti stabilmente
nella nostra vita, o che nel tempo sono venute in contatto con noi. Tali
nessi karmici sembrano farci subire dall’esterno la volontà altrui,
l’altrui decisione. Una piú attenta sperimentazione attraverso la
disciplina spirituale ci farà invece comprendere come ogni evento
che pare giungerci dall’esterno sia invece la conseguenza di nostre disposizioni
animiche, di nostre intime decisioni, che si sono presentate come eventi
esteriori ma che in realtà sono state da noi stessi provocate. Compito
del discepolo della Via spirituale è raggiungere, attraverso la
disciplina interiore, la possibilità di sperimentare in maniera
vivente il proprio karma, sino a riuscire ad agire su di esso con piena
e costruttiva autocoscienza. Signore del karma è il Cristo, in grado
di mutare il destino di ogni singolo uomo. Dobbiamo meritare di collaborare
con Lui all’edificazione del karma collettivo dell’umanità.
Trovo che la vostra crociata contro il regime carneo sia quanto di piú
inopportuno: ci sono giovani che leggono la vostra rivista e che potrebbero
essere indotti a cibarsi in maniera squilibrata, senza in ogni caso conseguire
risultati degni di nota in campo spirituale…
Anna Maria Salerno Refici
Non crediamo di aver promosso una crociata, semmai abbiamo portato
all’attenzione dei lettori un argomento altrove assai raramente dibattuto,
in quanto lasciato alla coscienza del singolo individuo. Sappiamo però
che in molte occasioni Rudolf Steiner è tornato sul tema dell’alimentazione,
in questo sollecitato dai suoi discepoli piú diretti. Durante il
ciclo di conferenze tenute all’Aja nel marzo 1913, da noi già citato,
il Dottore afferma che l’uomo, cibandosi di carne, «…si lascia togliere
dall’animale parte del lavoro che egli dovrebbe compiere se mangiasse un
vegetale. Il benessere di un organismo non consiste nel compiere meno lavoro
possibile, ma nel fatto di esplicare realmente l’attività di tutte
le proprie forze. Quelle forze che sviluppano attività organiche
quando l’uomo si nutre solo di vegetali, rimangono inutilizzate quando
l’uomo mangia l’animale. È come se egli dicesse: rinuncio al mio
braccio sinistro, lo lego in modo da non poterlo piú adoperare.
Cosí l’uomo, quando mangia l’animale, vincola interiormente le forze
che altrimenti si risveglierebbero se egli mangiasse il vegetale. Condanna
quindi una determinata quantità di forze all’inoperosità.
Tutto ciò che nell’organismo umano viene condannato in quel modo
all’inattività, produce subito la conseguenza che i relativi organi
– che altrimenti sarebbero attivi – rimangono oziosi, si paralizzano, si
induriscono; ne deriva che l’uomo uccide una parte del suo organismo, o
per lo meno la paralizza, quando si ciba dell’animale. Questa parte dell’organismo
che l’uomo in questo modo indurisce al proprio interno, egli la porta con
sé nella vita come un corpo estraneo. Ma quando l’organismo diventa
interiormente mobile, ed i sistemi della sua organizzazione corporea diventano
fra loro piú indipendenti – come succede nella vita antroposofica
– allora il corpo fisico, che del resto, come abbiamo descritto, comincia
a sentirsi a disagio, si sente ancor piú a disagio perché
ha ora in sé un corpo estraneo».
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