- Subito dopo
la fondazione della Sezione tedesca della Società Teosofica
mi parve necessario avere una rivista mia propria; allora
Marie von Sivers ed io fondammo la rivista mensile
«Lucifer». Il nome non ha naturalmente alcun rapporto con
quella potenza spirituale che piú tardi ho caratterizzato
come Lucifero, polo opposto di Arimane. A quel tempo il
contenuto dell’antroposofia non era ancora sviluppato al
punto che si potesse parlare di quelle potenze; il nome da
noi dato alla rivista doveva significare semplicemente
«Portatore di luce».
- Sebbene da
prima la mia intenzione fosse quella di lavorare d’accordo
con la direzione della Società teosofica, avevo però sin
da principio la sensazione che, nell’antroposofia, dovesse
sorgere qualcosa che si sviluppasse dal suo proprio germe,
senza porsi in alcun modo, riguardo al proprio contenuto, in
dipendenza da quanto s’insegnava nella Società Teosofica.
Solo una simile rivista mi dava tale possibilità; infatti
da quello che vi scrissi allora si è sviluppato ciò che
oggi è l’antroposofia.
- …Marie von
Sivers rese possibile tutto ciò, non solo grazie ai
sacrifici materiali che, secondo le sue possibilità, ella
faceva, ma dedicando all’antroposofia tutta la sua forza
di lavoro. E davvero, sul principio, il lavoro poté
svolgersi soltanto nelle condizioni piú primitive. Io
scrivevo in massima parte il testo di «Lucifer», Marie von
Sivers ne curava la corrispondenza. Quando un numero era
pronto, facevamo noi stessi le fascette, scrivevamo gli
indirizzi, attaccavamo i francobolli ed entrambi, di
persona, portavamo i plichi alla posta nella cesta del
bucato. Presto «Lucifer» s’ingrandí in seguito alla
proposta fattaci da un certo signor Rappaport di Vienna (che
pubblicava una rivista intitolata «Gnosis»), di fondere le
due riviste. «Lucifer» uscí da allora in poi col titolo
«Lucifer-Gnosis», e per un certo tempo Rappaport si
assunse una parte delle spese.
- «Lucifer-Gnosis»
prese un andamento quanto mai favorevole; si diffondeva in
modo davvero soddisfacente; molti numeri esauriti si
dovettero ristampare. Infatti, la rivista non “morí”
mai. Ma la diffusione dell’antroposofia assunse in tempo
relativamente breve una forma per la quale io venni chiamato
personalmente in molte città a tenere conferenze; poi le
conferenze singole divennero spesso dei “cicli” interi.
Da principio cercai di sobbarcarmi la redazione di
«Lucifer-Gnosis» accanto alla mia attività di
conferenziere, ma i numeri non potevano piú uscire in tempo
debito e talvolta subivano ritardi di mesi. Cosí si ebbe la
singolare situazione che una rivista, la quale con ogni
numero vedeva aumentare i suoi abbonati, non poté piú
continuare a uscire, semplicemente per eccesso di lavoro del
suo direttore.
- In
«Lucifer-Gnosis» potei pubblicare per la prima volta ciò
che divenne il fondamento dell’attività antroposofica:
anzitutto, quanto avevo da dire sugli sforzi che l’anima
umana deve compiere per giungere ad afferrare la conoscenza
dello spirito per visione propria. Come si consegue la
conoscenza dei mondi superiori (in italiano col titolo L’Iniziazione)
uscí in capitoli continuati di numero in numero. Ivi fu
posta anche la base della cosmologia antroposofica nella
serie di articoli Dalla cronaca dell’Akasha.
- Mentre,
insieme con Marie von Sivers, si andava organizzando l’attività
esterna, io elaboravo i risultati della mia visione
spirituale. Se da un lato avevo la facoltà di vivere
completamente nel mondo spirituale, e dal 1902 circa, e per
molte cose anche durante gli anni seguenti, avevo anche
immaginazioni, ispirazioni, intuizioni; tuttavia solo
gradatamente queste vennero a collegarsi in ciò che ho poi
presentato al pubblico nei miei scritti.
- Sorse anche,
da piccolissimi inizi, per l’attività di Marie von
Sivers, la Casa editrice filosofico-antroposofica. La sua
prima pubblicazione fu un opuscolo contenente gli
stenogrammi di conferenze da me tenute nella Libera
Università di Berlino. Il secondo passo fu imposto dalla
necessità di acquistare la mia Filosofia della libertà,
che il suo editore d’allora non poteva piú diffondere, e
di curarne noi stessi la diffusione; comprammo infatti gli
esemplari ancora esistenti e i diritti di pubblicazione.
Tutto questo non fu facile per noi, dati gli scarsi mezzi
finanziari di cui disponevamo.
- Tuttavia il
lavoro andò avanti, probabilmente appunto perché non
poteva appoggiarsi a nulla di esteriore, ma era sorretto
unicamente dall’intimo nesso spirituale.
- …Quando,
con Marie von Sivers, cominciammo a viaggiare per l’antroposofia,
mi si presentarono dinanzi agli occhi i tesori dei musei di
tutta Europa. Cosí dall’inizio del secolo in poi –
cioè nel quinto decennio della mia vita – feci una alta
scuola nello studio dell’arte, e, in connesso con questo,
nella visione dello sviluppo spirituale dell’umanità.
Dovunque Marie von Sivers era al mio fianco; con la sua
penetrazione piena di gusto, in ogni visione d’arte e di
cultura che mi era dato sperimentare, ella stessa prendeva
parte, completandola squisitamente. Ella comprendeva come
esperienze simili fluissero in tutto ciò che rendeva poi
mobili e vive le idee dell’antroposofia. E infatti le
impressioni artistiche che la mia anima accoglieva
pervadevano quanto dovevo rendere fecondo mediante le
conferenze.
- …E qui
sento come un destino, particolarmente pel movimento
antroposofico, il fatto d’aver avuto a collaboratrice
Marie von Sivers; la quale dalle predisposizioni piú
profonde del suo essere, seppe coltivare con piena
comprensione questo elemento artistico, portato, sí, dal
sentimento, ma non sentimentale.