- Dobbiamo
una volta porre chiaramente dinanzi ai nostri occhi un fatto
semplicissimo ma di vastissima portata riguardo alla luce
che nasce dal fuoco. È assai probabile che molte persone,
alla domanda: «Vedi la luce? rispondano: « Sí, certo che
la vedo ». Eppure questa risposta è falsa quanto mai,
perché realmente nessun occhio fisico scorge la luce; è
assolutamente erroneo il dire che si vede la luce. Per mezzo
della luce si vedono gli oggetti solidi, liquidi, aeriformi,
ma la luce stessa non si vede. Immaginiamo per un momento
che tutto lo spazio sia illuminato e che la sorgente della
luce sia dietro a noi, in qualche punto dal quale non
potremmo vederla; se guardassimo nello spazio illuminato
dalla luce, vedremmo forse la luce? Non vedremmo
assolutamente nulla. Vedremmo qualcosa solo quando un
qualsiasi oggetto venisse introdotto nello spazio
illuminato. Non si vede la luce, ma solo il solido, il
liquido e l'aeriforme, per mezzo della luce. In realtà la
luce fisica non viene veduta con gli occhi fisici. Questo è
un fatto che si presenta con speciale chiarezza dinanzi all’occhio
spirituale. Perciò la Scienza dello Spirito dice: la luce
rende sí tutto visibile, ma essa stessa è invisibile.
Questa è una parola importante: la luce è impercepibile.
Non si può scorgerla per mezzo dei sensi esterni; si può
percepire un solido, un liquido, un gas; come ultimo
elemento si può ancora percepire esteriormente il calore, o
fuoco. E lo si può già cominciare a percepire
interiormente; ma la luce stessa non si può piú percepire
esteriormente. Sbaglia chi crede, vedendo il Sole, di vedere
la luce! Vede un corpo fiammante, una sostanza in
combustione dalla quale scaturisce la luce. Se la esaminasse
vedrebbe ch’è composta di gas, di liquido e di solido. Ma
la luce non si vede; si vede ciò che arde.
- Salendo
dalla Terra passiamo dunque (cosí dice la Scienza dello
Spirito) attraverso l’acqua e l’aria, al fuoco e poi
alla luce; passiamo da ciò che è esteriormente
percepibile, visibile, all’invisibile, all’eterico-spirituale.
Si dice anche: il fuoco sta al confine tra il mondo
esternamente percepibile, materiale, e ciò che è eterico,
spirituale, che non si può piú percepire esteriormente.
Che cosa fa dunque un corpo consunto dalla fiamma, dal
fuoco? Che cosa accade quando un oggetto brucia? Quando un
oggetto brucia vediamo da un lato sorgere la luce, la prima
cosa non esteriormente percepibile che già opera nel mondo
spirituale. Se il calore è tanto forte da divenire una
sorgente di luce, esso produce qualcosa che non è piú
materiale, cede qualcosa all’invisibile, a ciò che non
può piú essere percepito esteriormente; ma deve
acquistarlo a prezzo del fumo, deve cioè lasciare che da
quanto prima era trasparente, illuminato, si sviluppi l’opaco,
il fumo. Cosí vediamo come si differenzi di fatto il calore
o fuoco, come si bipartisca. Una parte diviene la luce, con
la quale il fuoco si schiude la via al mondo soprasensibile;
in compenso, della parte che invia come luce nel mondo
soprasensibile, deve abbandonare qualcosa al mondo
materiale, al mondo dell’opaco, ma visibile. Nulla nasce
unilateralmente nel mondo. Tutto quanto nasce ha due lati:
se dal calore si produce luce, dall’altro lato si
sprigiona oscurità, materia caliginosa. Questo insegna l’antichissima
dottrina spirituale.
- Ma il
processo finora descritto è solo l’aspetto esterno, il
processo fisico materiale. Alla sua base sta qualcosa di
essenzialmente diverso. Se dinanzi a noi sta un oggetto che
irradia solo calore, ma non ancora luce, allora in esso,
sotto un certo aspetto, il calore stesso col quale veniamo
in contatto sarà l’elemento esterno fisico; ma esso
contiene inoltre un elemento spirituale. Se ora il calore
diviene tanto forte da produrre luce e formare fumo, allora
una parte della spiritualità che era nel calore deve
penetrare nel fumo. Ma la spiritualità che stava nel
calore, che trapassa ora nel fumo, in materia aeriforme,
dunque in uno stato che è al di sotto del calore, rimane
ora chiusa come per incantesimo nel fumo, in ciò che appare
piú opaco. Esseri spirituali che stanno nel calore, sono
per cosí dire costretti, come per incantesimo, a passare in
ciò che si condensa, che diviene fumo. Cosí tutto quello
che procede dal calore, come un intorbidamento, come una
materializzazione, è collegato con l’incantesimo di
esseri spirituali. Possiamo dirlo in modo ancora piú
evidente. Immaginiamo, cosa che oggi è già possibile, di
portare l’aria allo stato liquido. L’aria per se stessa
non è altro che calore condensato; è nata dal calore
quando si è prodotto il fumo. Quello che di spirituale
vorrebbe esistere nel fuoco è stato chiuso per incantesimo
nel fumo. Esseri spirituali, che si chiamano anche esseri
elementari, sono come stregati in tutta l’aria, e vengono
stregati sempre piú, e sempre piú esiliati in un’esistenza
ancora piú bassa, quando l’aria si tramuta in acqua.
Perciò la Scienza dello Spirito vede in ciò ch’è
esteriormente percepibile qualcosa che è derivato da uno
stato originario di fuoco o di calore; cosí prima il calore
divenne aria o fumo o gas, perché si condensò fino a
trasformarsi in gas; questo si trasformò in liquido, e il
liquido in solido. Guardate all’origine, cosí parla lo
scienziato occultista, considerate qualsiasi oggetto solido:
una volta era liquido, e solo nel progresso dell’evoluzione
è giunto allo stato solido; il liquido fu una volta
gassoso, e il gas si è formato come fumo dal fuoco. Ma con
questa condensazione, con questo divenire gassoso e solido,
va sempre congiunto l’incantesimo di esseri spirituali.
- Se
dunque gettiamo ora uno sguardo sul mondo che ci circonda,
se guardiamo le pietre solide, i fiumi che scorrono, se
consideriamo quanto si condensa dall’acqua e s’innalza
come nebbia, se guardiamo l’aria, e tutto il solido, il
liquido, l’aeriforme e il fuoco, in realtà in tutto ciò
non abbiamo null’altro che fuoco. Tutto è fuoco, solo
appunto fuoco condensato: oro, argento, rame, sono fuoco
condensato. Tutto era fuoco in origine; tutto nacque dal
fuoco. Ma in tutta questa materia solidificata vi è un
mondo spirituale che è incantato in essa.
- Come
possono dunque le entità divino-spirituali che ci
attorniano far sí che si produca il solido, il liquido, l’aeriforme,
quali esistono sul nostro pianeta? Esse inviano giú i loro
spiriti elementari che vivono nel fuoco e li imprigionano
nell’aria, nell’acqua, nella terra: sono i messaggeri
elementari degli spiriti creatori, degli architetti
spirituali. In origine gli spiriti degli elementi vivono nel
fuoco. Nel fuoco essi si trovano ancora a loro agio,
figuratamente parlando, ma poi vengono per cosí dire
condannati a vivere nell’incantesimo. E noi, guardandoci
intorno, diciamo: «Questi esseri, ai quali dobbiamo tutto
quel che ci circonda, hanno dovuto scendere dall’elemento
del fuoco; essi sono magicamente confinati nelle cose che
vediamo intorno a noi».
- Possiamo
noi come uomini fare qualcosa per questi spiriti degli
elementi? Questa è la grande domanda che si ponevano i
santi Risci. Possiamo fare qualcosa per scioglierli dall’incantesimo?
Sí, lo possiamo, perché anche ciò che noi uomini facciamo
qui nel mondo fisico non è altro che l’espressione
esterna di processi spirituali. Tutto quel che facciamo ha
al tempo stesso il suo significato nel mondo spirituale.
Immaginiamo che un uomo si trovi di fronte, diciamo, a un
cristallo di rocca, o a un pezzo d’oro o ad altro. Egli lo
guarda. Che cosa accade se un uomo guarda, semplicemente
fissa coi suoi occhi fisici, un qualsiasi oggetto fisico?
Che cosa avviene? Avviene un continuo scambio tra l’uomo e
lo spirito elementare imprigionato. Ciò ch’è
imprigionato nella materia e l’uomo hanno dei rapporti
reciproci. Poniamo il caso che l’uomo si limiti a fissare
l’oggetto e ne percepisca solo ciò che cade sotto gli
occhi; qualcosa di quello spirito elementare passa
continuamente nell’uomo. Di continuo, da mane a sera,
qualcosa degli spiriti elementari incantati passa nell’uomo.
Mentre percepiamo gli oggetti che ci circondano, una schiera
di spiriti elementari, che fu condannata all’incantesimo e
che continuamente viene resa prigioniera a causa dei
processi di condensazione del mondo, passa senza posa in
noi. Consideriamo ora l’uomo che, fissando gli oggetti,
non provi alcuna inclinazione a riflettere su di essi, a far
vivere nella sua anima lo spirito delle cose. Egli se la
prende comoda: vive sulla Terra, ma non produce alcuna
elaborazione spirituale, né con le idee, né coi
sentimenti, in nessun modo; rimane per cosí dire semplice
spettatore di quanto materialmente incontra nel mondo. In
tal caso gli spiriti elementari entrano in lui e rimangono
nel suo interno; sono in lui, ma nel processo cosmico non
hanno guadagnato altro se non d’essere penetrati dal mondo
esterno nell’uomo. Poniamo invece che l’uomo sia tale da
elaborare spiritualmente le impressioni del mondo esterno,
che con le sue idee, coi suoi concetti, si formi delle
rappresentazioni sulle basi spirituali del mondo, che non si
limiti a guardare un pezzo di cristallo, ma rifletta intorno
alla sua natura, ne senta la bellezza e spiritualizzi la sua
impressione. Che cosa fa allora? Egli libera col suo
procedimento spirituale lo spirito elementare che dal mondo
esterno affluisce in lui, lo risolleva a ciò che era, lo
scioglie dal suo incantesimo. Con la nostra
spiritualizzazione, noi cosí possiamo liberare, oppure
invece rendere prigionieri nel nostro interno, senza
trasmutarli, gli spiriti che sono incantati nell’aria,
nell’acqua e nella terra; per mezzo della nostra crescente
spiritualizzazione possiamo salvarli, renderli liberi,
ricondurli al loro elemento. Durante tutta la sua vita l’uomo
assorbe in sé, dal mondo esterno, spiriti elementari. In
quanto si limita a guardare gli oggetti esterni, lascia
semplicemente entrare in sé gli spiriti senza mutarli; se
cerca invece di elaborare le cose del mondo esterno nel suo
spirito, per mezzo di idee, concetti, sentimenti di bellezza
e cosí via, egli salva e libera quegli spiriti elementari.
- Che cosa
accade ora degli spiriti elementari che sono per cosí dire
passati dalle cose nell’uomo? Che cosa avviene di essi?
Restano intanto nell’uomo; anche quelli da lui liberati
devono a tutta prima rimanere nell’uomo, ma solo fino alla
sua morte fisica. Quando l’uomo passa la soglia della
morte, allora si manifesta una differenza tra gli esseri
elementari che sono solamente penetrati nell’uomo, ch’egli
non ha ricondotto a un elemento piú alto, e quelli che con
la sua stessa spiritualizzazione egli ha riportato al loro
precedente elemento. Gli esseri elementari che l’uomo non
ha modificati non hanno per ora guadagnato nulla nel loro
passaggio dalle cose all’uomo; gli altri invece hanno
guadagnato la possibilità di far ritorno, alla morte dell’uomo,
nel loro mondo originario. Nella sua vita l’uomo è come
un punto di transito per gli spiriti degli elementi. Quando
poi, compiuto il suo soggiorno nei mondi spirituali, egli
rinasce in un’incarnazione successiva, lo accompagnano
nella sua rinascita tutti gli spiriti elementari ch’egli
non ha liberato prima, e con lui ritornano nel mondo fisico;
invece quelli che ha liberati non deve piú riportarli con
sé quando ridiscende; essi hanno fatto ritorno al loro
elemento originario.
- Vediamo
cosí come sia posto nelle mani dell’uomo, attraverso la
sua evoluzione e secondo il modo in cui egli si comporta di
fronte alla natura esteriore, di liberare gli esseri
elementari necessariamente imprigionati per l’esistenza
della nostra dimora terrestre, oppure d’incatenarli piú
ancora di prima alla terra. Che cosa fa dunque un uomo che
guarda un oggetto fisico e, purificandolo, libera lo spirito
elementare racchiuso in esso? Spiritualmente compie l’azione
contraria a quella che era avvenuta prima. Mentre prima dal
fuoco si era formato il fumo, ora l’uomo rigenera
spiritualmente dal fumo il fuoco spirituale; sprigiona però
quel fuoco solo dopo la sua morte. Da ciò si può avere un’idea
dell’immensa profondità e spiritualità degli antichi
sacrifici, considerati alla luce dell’antichissima
sapienza spirituale. Figuriamoci il sacerdote dinanzi all’altare
delle offerte, ai tempi in cui la religione si fondava sulla
vera conoscenza delle leggi spirituali. Immaginiamo che il
sacerdote accenda la fiamma e se ne sprigioni il fumo, e che
quel fumo venga realmente offerto in sacrificio, vale a dire
venga accompagnato da preghiere. Che cosa avviene in tali
sacrifici? Il sacerdote sta dinanzi all’altare sul quale
si produce del fumo. Là dove un elemento piú denso si
sprigiona dal calore, viene incatenato uno spirito, ma al
tempo stesso, per il fatto che si segue con le preghiere
tutto il processo, quello spirito viene accolto dagli uomini
e penetra in essi, affinché, dopo la loro morte, possa
risalire nel mondo superiore. Che cosa diceva quindi il
seguace dell’antichissima sapienza a coloro che dovevano
intenderla? Diceva: «Se consideri il mondo esterno cosí
che il tuo processo spirituale non rimanga attaccato al
fumo, allora liberi, dopo la tua morte, lo spirito incantato
nel fumo». E allora, l’uomo che aveva comprensione per
gli spiriti incatenati nel fumo e passati negli uomini,
aggiungeva: «Se hai lasciato lo spirito tal quale si
trovava nel fumo, esso deve rinascere con te, dopo la tua
morte non può far ritorno al mondo spirituale; ma se lo hai
liberato, se lo hai ricondotto al fuoco, allora, dopo la tua
morte, risalirà ai mondi spirituali e alla tua rinascita
non dovrà piú far ritorno alla Terra».
- Abbiamo
cosí il significato di una parte di quei versi profondi
della Bhāgavād-Gīta …che non parlano affatto dell’Io umano, parlano
degli spiriti della natura, degli spiriti degli elementi che
passano dal mondo esterno nell’uomo, e dicono: «Guarda il
fuoco, guarda il fumo, guarda ciò che con la sua attività
spirituale l’uomo muta in fuoco; quelli sono gli spiriti
ch’egli libera alla sua morte. Invece, ciò ch’egli
lascia tal quale sta nel fumo; alla sua morte deve rimanere
a lui congiunto, e deve rinascere quand’egli rinasce».
- Con
questo ci è dunque anzitutto spiegata la sorte degli
spiriti elementari. Mediante la saggezza che l’uomo
sviluppa in sé, egli libera continuamente gli spiriti degli
elementi all’epoca della sua morte; con la sua ignoranza,
rimanendo attaccato solo agli oggetti dei sensi, egli lega a
sé gli spiriti elementari e li costringe a far sempre
ritorno con lui su questa Terra, a rinascere con lui.
Rudolf Steiner
Da Gerarchie
spirituali, O.O. n° 110, Editrice Antroposofica,
Milano 1995, pp. 26-33. |
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