Tripartizione

All’effettiva sfera statale deve contrapporsi la sfera spirituale, l’amministrazione dei problemi culturali e spirituali, e dall’altro lato gli si devono contrapporre i puri fatti economici, la terza componente dell’organismo sociale.
Non vi sarà una vita sana se non quando l’attività scientifica sarà restituita all’autoamministrazione, in breve quando subentrerà la Triarticolazione di cui parlo spesso.

Rudolf Steiner

Da La questione sociale: un problema di consapevolezza, O.O. n° 189, Ed Antroposofica, Milano 1992, pp. 105, 65.

Il grande guaio dell’attuale vita sociale è che esistono cerchie chiuse entro cui si sviluppano interessi particolari, in sostanza inaccessibili agli altri.

Rudolf Steiner
(op.cit. p. 109)

Stranezze editoriali

V’era allora l’usanza di leggere pagine cartacee di grandi dimensioni chiamati Stampa Quotidiana. Tali pagine riportavano le peggiori nefandezze della giornata. A parte gli intrighi, le guerre e le catastrofi, queste pagine cartacee riportavano l’andamento dei giochi circensi del Calcius ed aspetti personali della vita privata di personaggi noti.
Altre pagine, a noi incomprensibili, raccontavano l’andamento dei titoli in Borsa e quello finanziario che tutti credevano fosse guidato dagli spiriti dell’Orso e del Toro, ma che in realtà era guidato dalle lobby della Corte Imperiale.

Come funzionava la censura del politicalis correctus

Tutti i fogli della Stampa Quotidiana delle varie Province erano controllati dai direttori, i direttori nominati dagli editori, gli editori consigliati dai lacchè dell’Impero, i lacchè erano alle dipendenze della corte imperiale, la corte imperiale asservita alle Lobby nascoste.
Era concessa licenza alle fatuità, purché asservite alle categorie del Politicalis Correctus. Un pensiero che non fosse Politicalis Correctus era guardato con sospetto dai direttori della Stampa Quotidiana. Il giornalista dissenziente veniva eliminato.
Chi appariva sui nominati fogli e nella Scatola Ipnotica Televisivis generalmente apparteneva al Patriziato Imperiale degli Eletti, ma su tali mezzi di informazione era però concessa la presenza ai cosiddetti criminali fuoricasta da additare al pubblico ludibrio. In tal modo, assassini efferati, maniaci sessuali, terroristi e nemici dell’Impero, venivano accomunati in questa sorta di gogna mediatica. I mezzi di informazione però dovevano celebrare soprattutto le Aristocrazie dominanti.

Aristocrazie anticristiane

L’Impero d’Occidente era sorretto da aristocrazie anticristiane. Le aristocrazie anticristiane erano riconoscibili in quanto tendevano ad attuare esattamente il contrario dell’Idea di Tripartizione: i tre mondi – l’economico, il giuridico e lo spirituale – per costoro erano unificati. Essi si ritrovavano e concentravano i loro poteri attraverso il reciproco appoggio e lo spirito di casta. Queste cerchie chiuse sviluppavano interessi particolari, inaccessibili agli altri. Le aristocrazie anticristiane erano quindi al servizio della Tripartizione Inversa.

Del Patriziato imperiale degli Eletti

Un implacabile amalgama di mezzi economici e di potere si frapponeva tra il Patriziato Imperiale degli Eletti e coloro che stavano fuori dai giochi economici. Il Patriziato Imperiale degli Eletti era una casta privilegiata. Gli Eletti consideravano il mondo diviso in due metà: coloro che facevano parte del Sistema Imperiale e coloro che dovevano adattarsi a servirlo. Il Patriziato degli Eletti disprezzava profondamente chi era fuori dalla propria cerchia. Le cerchie del Patriziato degli Eletti erano tendenzialmente chiuse e, man mano che si saliva di grado, esclusive.

Un popolo cosmopolita

Il Patriziato degli Eletti si sentiva a tutti gli effetti un popolo cosmopolita aristocraticamente posto al di sopra della volgare umanità.
Gli eletti frequentavano, nei periodi deputati al riposo, luoghi internazionali come Cortina d’Ampezzo, Montecarlo, Miami o Saint Moritz. Nei periodi lavorativi avevano spesso rapporti con le città di New York o Londonis. Le loro società di comodo ed i depositi di ricchezza erano custoditi in luoghi giuridicamente protetti come il Lussemburgus, l’Elvezia, le isole Caimanus.
Al di sotto del Patriziato c’erano i Sottoposti. La casta dei Sottoposti poteva appartenere alle varie Province e vi erano quindi Alemanni, Arabis, Franchi, Russi o Esperi; il Popolo Aristocratico si sentiva semplicemente al di sopra degli altri popoli, una nazione sopra le altre nazioni.
Gli appartenenti al Patriziato Imperiale beneficiavano di immensi privilegi economici, giuridici e culturali. Frequentavano le migliori scuole e gli ambienti raffinati formati solo dai propri pari grado. Dovevano innanzitutto eccellere nel campo finanziario, essere capaci di fare soldi con i soldi. Secondariamente potevano eccellere nella carriera proconsolare o imperiale, volgarmente detta politica. In terza istanza potevano essere presenti nelle arti della comunicazione e del consenso.

Della legge dinastica dell’accumulo

Vigeva fra gli Eletti del Patriziato la legge dinastica dell’accumulo e gli antichi rapporti di sangue erano considerati sacri. Sacro era il principio d’eredità della ricchezza posseduta. Per questo motivo l’Aristocrazia imperiale aborriva il decumulo del denaro proposto dalla Tripartizione. Nel decumulo, nella perdita di valore del denaro, si attuava un principio esattamente opposto al loro credo: quello dell’accumulo e della stratificazione della ricchezza attraverso le generazioni. Sangue e denaro per il Popolo Aristocratico erano un tutt’uno. E l’accumulo di quel denaro esigeva che si continuasse a versare sangue nel mondo.

 

Nella nostra epoca, anche i bambini apprendono i princípi su cui si fonda una società capace di evolvere in senso cristiano. Purtroppo agli albori del Terzo Millennio, prima della caduta dell’Impero d’Occidente, la corruzione spirituale intossicava il mondo e tali princípi non trovavano sufficiente applicazione.
Dobbiamo fare uno sforzo per comprendere la barbarie di quel mondo intossicato dalla Tripartizione Inversa e tenere conto che per i nostri contemporanei è sempre difficile capire come potesse funzionare quel sistema malvagio e rovesciato.
Noi siamo abituati alla Tripartizione e abbiamo ottimizzato i rapporti fra le tre sfere sociali con ogni mezzo. Ad esempio, per educare alla Tripartizione le menti piú semplici e le anime piú giovani ci siamo dati (da tempo immemorabile) delle regole legate ai colori delle nostre vesti e dei nostri abiti.
Naturalmente queste regole non sono rigide, tant’è che i giovani fino alla maggiore età hanno il diritto di abbigliarsi con le fogge piú estrose e i colori che suggerisce loro la fantasia.
Il nostro corpo sociale però sa che è bene, dopo una certa età, conformarsi cromaticamente all’idea Tripartita.
Quando insegniamo a scuola o andiamo ad un concerto indossiamo i gialli ed aranciati abiti del sole spirituale in tutte le infinite gamme concesse dalle diverse mode e culture del mondo.
Quando invece trattiamo l’acquisto d’uno stock di merci o partecipiamo ad una riunione che riguarda l’amministrazione della Cassa Prestiti Sociali, indossiamo gli azzurri, verdi e marroni abiti dell’operosità.
Quando infine partecipiamo alle solenni deliberazioni legislative della comunità, le nostre vesti virano dal vermiglio al porpora.
Naturalmente noi sappiamo che questa millenaria moda degli abiti che variano colore a seconda del ruolo esercitato non è piú cosí essenziale come un tempo. La Tripartizione che ci donò Rudolf Steiner in quell’epoca lontana è ormai radicata nel mondo.
Dobbiamo inoltre sforzarci di ricordare che gli antichi non disponevano delle attuali tecnologie capaci di modificare liberamente il colore degli abiti a seconda della circostanza. A quell’epoca la moda non seguiva il Pensiero ma un vago oscillare tra stravaganza e conformismo al servizio dell’industria. Anche da questo punto di vista gli antichi erano obiettivamente svantaggiati.

Salvino Ruoli

Il pensiero è l’arto immediato dell’Io. Dominando il pensiero attraverso il corpo astrale, le potenze corporeo-istintive s’impongono all’Io. Liberando il pensiero dalla soggezione al corpo astrale, l’Io riprende i comandi dell’anima e perciò del corpo, controlla e trasforma le potenze corporeo-istintive.
Colui che aspira all’Iniziazione nel presente tempo, deve anzitutto sperimentare il pensiero come forza pura, indipendente dall’oggetto o dal tema mediante cui si manifesta, epperò come attività estra-psichica: in tal modo egli apre il varco alla potenza trascendente l’Io.

Massimo Scaligero

Da “Della concentrazione interiore”, Appendice al
Trattato del Pensiero Vivente, Ed. Tilopa, Roma 1979.