Digressioni sul vero rapporto tra Lucifero e Cristo

Esoterismo

Digressioni sul vero rapporto tra Lucifero e Cristo

Torniamo di nuovo allo studio della genesi degli avvenimenti di cui abbiamo trattato in prece­denza (conferenza del 23 agosto 1909, O.O. N° 113), per poterne riconoscere, poi, le implicazioni: «Quando ci si era immersi profondamente nell’anima mediante la disciplina dei Misteri antichi, discendendo alle divinità infere, si trovava Dioniso; e questo non è che un nome diverso per il vasto mondo delle divinità luciferiche. Ma la coscienza veggente scomparve nella tenebra (se non era sviluppata fino ai gradi piú elevati), mentre il Cristo si andava avvicinando alla Terra in tutta la Sua potenza: il mondo luciferico andò scomparendo. Solo agli Iniziati di grado piú alto era ancora possibile discendere fino alle divinità luciferiche.

 

Coppo di Marcovaldo «Lucifero e i dannati» Mosaico ‒ Battistero del Duomo di Firenze

Coppo di Marcovaldo «Lucifero e i dannati»
Mosaico ‒ Battistero del Duomo di Firenze

Agli altri uomini invece si doveva dire: se discendete impuri e immaturi, le entità luciferi­che vi appariranno solo in immagini contraffat­te, come demoni selvaggi, che vi seducono a ogni azione malvagia. Da ciò derivano tutte le tremende descrizioni date di quel regno sotter­raneo e anche la paura che, in un certo periodo, si aveva del nome stesso di Lucifero. …Quella paura del nome di Lucifero vive ancora oggi in chi abbia ereditato quei sentimenti. Senonché, le cose stanno cosí: dopo che il principio-Cri­sto fu penetrato per un certo tempo nelle ani­me umane, il mondo luciferico riemerse, dap­prima per l’uomo dotato di veggenza. Quan- do il Cristo ebbe agito per un certo tempo sull’anima, essa diventò matura, essendosi compenetrata della sostanza del Cristo, per penetrare nuovamente nel regno delle entità luciferi­che. Per primi gli Iniziati della Rosacroce furono in grado di compiere quel passo. Essi si sforzavano di comprendere e di vedere il Cristo che aveva preso dimora come Cristo mistico anche nelle loro anime: il Cristo viveva in loro, essi acquistavano forza grazie alla presenza in loro della sostanza del Cristo, che li premuniva contro ogni tentazione. In tal modo la sostanza del Cristo divenne in loro una nuova luce, una luce astrale interiore che li illuminava tutti. Il fare l’esperienza storica del Cristo nella sua verità getta luce nelle nostre esperienze animiche, sí da restituirci la possibilità di penetrare nel regno luciferico. Per primi, come si è detto, vi riuscirono gli iniziati della Rosacroce; e a poco a poco essi porteranno fuori, nel mondo, quanto avranno sperimentato del principio luciferico. Sarà allora effusa nel mondo quella grande unione fra la sostanza del Cristo penetrata nell’anima umana e la sua comprensione, dovuta alle facoltà spirituali maturate grazie all’irrompere del principio luciferico nello spirito del singolo uomo, in modo nuovo. Osserviamo un iniziato della Rosacroce. Egli comincia a prepararsi indirizzando i propri sentimenti e pensieri alla grande figura centrale del Cristo, per esempio meditando sul Vangelo di Giovanni: egli apre la propria anima, e in tal modo si nobilita e si purifica, all’immagine grandiosa e infinitamente significativa che del Cristo ci dà il Vangelo di Giovanni. In realtà tutto cambia nella nostra anima, se essa guarda con profonda venerazione alla figura descritta nel Vangelo di Giovanni. Se accogliamo in noi ciò che emana da quella figura, come la delinea il Vangelo di Giovanni, la nostra anima si compenetra del Cristo, il Cristo mistico può destarsi in noi. …Cosí si acquista la maturità per poter essere introdotti, come veggenti iniziati della Rosacroce, in quei mondi che nell’antichità erano chiamati dionisiaci, e che adesso chiamiamo luci­ferici. Quale effetto ha una tale introduzione nei mondi luciferici per un odierno iniziato della Rosa­croce? Se il sentimento si riscalda, riempiendosi di entusiasmo per il divino, se esso è compenetrato dell’impulso cristiano, d’altro lato le rimanenti facoltà spirituali, mediante le quali comprendiamo e conosciamo il mondo, vengono a loro volta illuminate e rafforzate dal principio luciferico. In tal mo­do l’Iniziato della Rosacroce ascende al principio luciferico; mediante l’Iniziazione le sue facoltà spi­rituali sono elaborate, perfezionate, sí che egli può non soltanto sentire il Cristo mistico nella propria anima, ma anche descriverlo. …Sperimentare il Cristo come sostanza animica è possibile concentran­dosi sulla figura del Cristo quale si presenta nei Vangeli. Descrivere e comprendere il Cristo come gli altri fenomeni ed esperienze del mondo, e riconoscerne solo in tal modo la grandezza e l’importanza per il mondo, il suo valore causale non solo per il divenire universale, tutto questo riesce possibile so­lo se l’Iniziato alla mistica cristiana ascende piú in alto, fino a raggiungere i regni luciferici. Soltanto Lucifero dunque ci consente di descrivere, di comprendere il Cristo entro la sfera della Rosacroce».

 

Ogni antroposofo dovrebbe avere un bagaglio di conoscenze, tali da poter sostenere, di fronte a queste ultime parole di Steiner, un confronto con i propri pregiudizi e le proprie paure: «Soltanto Lucifero dunque ci consente di descrivere, di comprendere il Cristo entro la sfera della Rosacroce». E dovrebbe divenir capace di sostenerne la verità di fronte a un qualsiasi altro uomo che, nulla sapendo di Antroposofia, gliene chiedesse ragione. È per questo motivo che, nell’intento di renderci «capaci di fronte a noi stessi e di fronte agli altri» (conferenza del 18 luglio 1916, O.O. N° 169) di poter testimoniare questa affermazione, si presenteranno altri brani tratti dall’opera di Rudolf Steiner atti a illuminare, ancor piú, la figura di Lucifero e la qualità del suo impulso, in relazione con la Rosacroce e con il Cristo.

 

Stella CristoIl 23 agosto 1909, a Monaco, il giorno dopo che i convenuti ebbero assistito alla rappresentazione del dramma I figli di Lucifero, di Edouard Shuré, Rudolf Steiner tenne una conferenza dalla quale prendiamo il brano che segue (O.O. N° 113): «La pazienza e il coraggio che ci vengono dal principio-Cristo rettamente compreso sono i veri frutti di uno degli aspetti della vita spirituale quale vogliamo coltivarla. Ma non basta. Il coraggio, la costanza, la fede da soli non sono sufficienti; c’è un’altra cosa che è necessaria e lo sarà sempre piú in avvenire. È questa: dobbiamo essere capaci, se abbiamo riconosciuto la giustezza di un’idea, di non lasciarcene distogliere da nulla. Anche se dovremo riconoscere innumerevoli volte che essa è per ora irrealizzabile, dobbiamo attendere con pazienza e perseveranza finché la sua realizzazione sarà possibile. Anche se crediamo che nel progresso umano sia la forza del Cristo a far maturare ogni cosa al momento giusto, nondimeno dobbiamo formarci un fermo giudizio sulla validità indubbia dei nostri contenuti spirituali. Se saremo capaci di attendere il successo, saremo sempre meno costretti a limitarci ad attendere, quando si tratti di ri­conoscere ciò che è vero, giusto e saggio. La croce da sola dona fede e coraggio per una giusta comprensione; ma chi in ogni momento può illuminarci sulla giustez­za, sulla indubitabilità del nostro contenuto spirituale è la “stella”: la stella che un tempo era stata di Lucifero, del portatore di luce che l’ha perduta per cederla al prin­cipio-Cristo.È questo l’altro punto di forza sul quale dobbiamo poggiare saldamente. Dobbiamo saperci ap­propriare di una conoscenza che penetri nei sostrati dell’esistenza, oltrepassandone gli aspetti esteriori e materiali; una conoscenza che getti luce anche là dove per l’occhio e l’intelletto umani, per la percezione este­riore regna la tenebra. …Era necessario che questa tene­bra cadesse per un certo tempo sull’umanità come ci in­dica profondamente il Vangelo di Giovanni al suo inizio (1,5). In questa tenebra portò luce Colui che chiamiamo il Cristo. …Ma la vita procede sempre oltre. Coppa del GraalUna stupenda leggenda racconta che quando Lucifero precipitò dal cielo sulla Terra una gemma cadde dalla sua corona. Da quella gemma, ci dice la leggenda, fu fatta la coppa usata dal Cristo e dai suoi discepoli nell’Ultima Cena. Nella stessa coppa fu raccolto il sangue del Cristo crocifisso, e gli Angeli la portarono in Occidente. Qui, nel mondo occiden­tale, essa fu accolta da coloro che vogliono progredire ver­so una vera comprensione del principio-Cristo. La gemma della corona di Lucifero è divenuta il San Graal. Che cos’è il San Graal? …Sappiamo che nel corso del progresso umano l’Io deve andare incontro a una perfezione sempre maggiore, che deve ascen­dere sempre piú in alto. Lucifero, caduto, che aveva regnato in Oriente, perdette la gemma della sua corona, e sotto un certo riguardo quella gemma non è altro che la piena forza dell’Io umano. L’Io umano deve prima prepararsi nelle tenebre, per poter far rifulgere in modo nuovo e degno la stella di Lucifero nella luce del Cristo. Questo Io dovette educarsi con l’aiuto del principio-Cristo, dovette maturarsi per divenire la gemma che non è piú di Lucifero poiché è caduta dalla sua corona; dovette cioè maturare grazie alla sapienza, per riacquistare la facoltà di sopportare la luce che ora non proviene piú dall’esterno, ma splende se siamo noi stessi a compiere il cammino necessario. Il lavoro scientifico spirituale è quindi lavoro rivolto all’Io, per farne una coppa nuovamente capace di ac­cogliere la luce: quella luce che si trova dove oggi, per gli occhi materiali, per l’intelletto ordinario, regna la tenebra. …Se però noi ci riempiamo della luce che può accenderci, purché si comprenda la stella perduta da Lucifero, il portatore di luce, l’altro Spirito, allora la notte diverrà per noi giorno. …L’intelletto viene meno quando si tratta di penetrare dietro alla natura esteriore delle cose. La stella che risplende quando parla l’indagine spirituale, che è limpida e buona al tempo stesso, getterà luce su quanto solo in apparenza è notte, trasformandola in giorno. …Se da un lato sapremo attendere a far maturare le nostre intenzioni, e dall’altro conserveremo la salda certezza interiore dell’esistenza dell’eterno, dell’imperituro, della luce che illumina le tenebre dell’intelletto, allora possederemo le due forze che ci portano avanti. Avremo allora compreso che è missione dell’avvenire il congiungere i due mondi e avremo compreso il significato dei segni dei due mondi congiunti nell’amore, che stanno davanti alla nostra anima e al nostro spirito. Comprenderemo cioè la croce del Cristo e la stella di Lucifero che rifulge nella luce del Cristo. Dobbiamo dunque riconoscere chiaramente che è nostro compito non solo il comprendere la “stella”, quale rifulse nel passato dell’umanità, prima che la gemma sfuggisse alla corona di Lucifero; dobbiamo comprendere e accogliere anche ciò che è nato da quella gemma, il San Graal, dobbiamo cioè comprendere la croce nella stella. Dobbiamo com­prendere con profonda venerazione la sapienza dei tempi piú antichi, dei tempi precristiani, ma dob­biamo integrarla con tutto quanto il mondo ha ricevuto dalla missione della Croce. …Volgiamo il no­stro sguardo a Phosphoros, al portatore di luce, e riconosciamo anzi in questo possente portatore di luce l’entità che ci aiuta ad afferrare tutto il profondo significato del Cristo; ma a fianco di Phosphoros vediamo il Christophoros, il portatore del Cristo, e cerchiamo di comprendere che la missione della Scienza dello Spirito potrà realizzarsi solo se i segni di questi due mondi “si uniscono in amore”. Se comprendiamo cosí questa missione, la “stella” ci guiderà alla certezza di una luminosa vita dello Spirito, e il Cristo ci guiderà all’intimo calore dell’anima, nella fede e nella fiducia che l’eterno nasce­rà dal perituro. …Per mezzo del nostro movimento creeremo in seno all’umanità un piccolo seme, sí che la luce dell’Oriente possa trovare il suo poderoso riflesso nel principio-Cristo dell’Occidente. Riconosceremo allora che c’è anche una luce dell’Occidente, la quale risplende per illuminare ciò che proviene dall’Oriente, per renderlo ancora piú luminoso di quanto sia per forza propria».

 

Cerchiamo di renderci piú umanamente comprensibili le parole appena lette che, nella loro tersità e altezza, hanno piú dell’angelico che dell’umano.

 

La “stella” di Lucifero, da lui persa quando è stato precipitato, è stata ceduta al principio-Cristo. Quando e come avviene questo? Il Cristo nell’ultima cena unisce il Suo Io a questa gemma forgiata a coppa, a questa “luce stellare” di conoscenza, di saggezza di Lucifero. Per questo essa diviene il Graal, che può contenere e dare forma al sangue di Cristo, al veicolo fisico dell’Io del Cristo. La missione di perpetuare nella memoria futura questo mistero del Graal fu affidata dal Cristo ai suoi dodici discepoli, scelti da Lui stesso, ma sappiamo anche che, oltre loro, c’era il “discepolo amato”, quell’essere umano che il Cristo stesso iniziò per avviarlo ai suoi grandiosi compiti spirituali. Dopo varie vicende, il mistero del Graal venne ereditato da Parsifal, poi da quest’ultimo fu fatto fluire nella corrente centrale cristica della Rosacroce. E Rudolf Steiner, come fondatore della corrente antropo­sofica e come discepolo piú diretto di Michele, è il piú degno portatore e Maestro attuale della sag­gezza rosicruciana sulla Terra. Egli poté dire, riferendosi ai misteri degli impulsi del Cristo e di Luci­fero collegati al mistero del Graal: «…per mezzo del nostro movimento creeremo in seno all’umanità un piccolo seme, sí che la luce dell’Oriente [cioè, l’impulso della stella di Lucifero] possa trovare il suo poderoso riflesso nel principio-Cristo dell’Occidente».

 

Rudolf Steiner e Christian Rosenkreutz sono, attualmente, i piú potenti messaggeri umani che, incarnati o disincarnati, ammaestrano gli uomini su questo sacro Mistero del Graal nel quale, fra l’al­tro, sono compresi quelli fondamentali della Libertà e dell’Amore. Egli molte volte volle significarci che il contenuto del libro Scienza occulta in particolare, e tutta l’Antroposofia in generale, è saggezza del Graal, ridata agli uomini nella forma piú adatta al nostro tempo, il tempo di Michele.

 

Riprendiamo per l’ultima volta il tema dell’impulso di Lucifero da un’altra conferenza, che rin­salderà le conoscenze sin qui acquisite (conferenza del 22 febbraio 1906, O.O. N° 54): «Deve dunque essere chiaro che sia gli dèi che le forze luciferiche costituiscono la grande legge che vive e opera in ogni evoluzione. Osservate ora la natura che vi circonda. …La pianta trae la saggezza e le leggi del mondo dal regno minerale. Per questo noi diciamo che la saggezza, la regolarità, si trovano nel regno minerale: il regno minerale è saggezza incarnata. Esso sarebbe però povero, cristallino e morto no­nostante la saggezza, se non vi si fosse aggiunto il mondo vegetale e non avesse risvegliato nella saggezza assopita il principio vivificante, la vita germogliante. Amore e saggezza si scambiano le forze là dove piante e minerali si trovano in relazione di influenza reciproca. Qualcosa di simile av­viene anche tra uomini e dèi. Nell’uomo, quale egli era allorquando ebbe inizio la sua evoluzione sul­la Terra la vita era inizialmente assopita; gli dèi la risvegliarono per una nuova evoluzione terrena. Ma a cosa si ricollega questa evoluzione terrena? Ancora una volta il regno umano e il regno divino, se messi a confronto, sono in relazione tra di loro come la saggezza e l’amore. Per questa ragione l’occultismo e tutte le dottrine religiose piú profonde (anche il Cristianesimo) affermano che Dio o gli dèi sono l’amore, il principio vivificante e germogliante. Tale principio introduce inizialmente l’amo­re dei sensi ed è questa la ragione per cui Geova è rappresentato, nella religione ebraica dell’Antico Testamento, come colui che dona gli istinti dei sensi, la facoltà di crescita e di riproduzione. Nel­l’istinto dei sensi si trova il principio evolutivo che conduce dall’imperfezione alla perfezione, e che consiste nell’evoluzione dallo stadio animale verso l’altro, dove l’amore crea i suoi regni. In questo amore, nell’amore che esorta in un certo senso gli uomini a unirsi in comunità e che richiama alla vita quanto nell’umano si è indurito, come fa la pianta con la pietra, ritroviamo manifestata la divinità ori­ginaria. …L’uomo doveva sempre considerare come un dono, come manifestazione di un principio divino, ciò che lo spinge a procedere e che lo eleva. Tra gli uomini e gli dèi si frappone il principio luciferico, in tal modo l’uomo diventa capace di afferrare in modo autonomo il principio divino che vive in lui inconsciamente, che vive nel suo inconscio istinto di procreazione e di sviluppo. Cosí nella sua evoluzione egli potrà elevarsi all’indipendenza e alla libertà. Perché accade questo? Perché ciò che vive in Lucifero gli è piú familiare, è, in un certo senso, un fratello piú giovane del principio divino. In una fase piú antica dell’evoluzione, gli dèi stessi si trovavano al gradino dell’umanità. …Ora che essi si sono evoluti, l’uomo è una creatura loro inferiore; ora essi regnano su di lui e in lui agiscono. A questo punto subentra il principio luciferico, che ha con l’uomo un rapporto piú intimo e familiare, e che non ha ancora superato del tutto la fase per cosí dire “umana”. Si tratta di qualcosa che si eleva al di sopra dello stadio attuale dell’umanità, ma che ha un rapporto intimo con l’uomo, tanto da fondersi con lui e agire in lui come suo istinto e procedere nell’evoluzione. I tre gradini che operano nell’uomo come sue forze di evoluzione sono dunque la sua umanità, il principio luciferico e la divinità. …Colui che pratica una vera osservazione di se stesso impara a riconoscere l’altro princi­pio, quello luciferico; questi non anela alla divinità semplicemente, in totale dedizione e dimenticanza di sé, ma proprio grazie a un piú profondo interesse del sé, lotta, seppure con entusiasmo, per raggiun­gere gradini di maggiore perfezione. …Se nell’uomo non vi fosse il principio luciferico, egli verrebbe guidato e condotto alla perfezione dagli dèi, rimanendo egli stesso in parte passivo, inattivo. Sarebbe cioè completamente abbandonato all’infanzia divina: alla perfezione aspirerebbe non il suo essere, bensí il Dio che è in lui. Ecco la ragione per cui subentra l’altra forza che definiamo luciferica, che trasforma tale aspirazione in qualcosa di assolutamente personale. Adamo ed Eva…Adamo ed Eva sono stati creati dalle mani degli dèi e destinati ad essere condotti alla perfezione divina dalle potenze divine, senza po­ter intervenire essi stessi, poiché li guida il Dio che è in loro. Ma poi­ché giunge il Serpente che offre la conoscenza e la libertà, e in tal mo­do anche la prospettiva e la possibilità della perfezione, esso porta con sé anche la possibilità del male. Dal momento che ora la decisione tra bene e male spetta all’uomo e alla sua conoscenza, l’istinto, l’amore, diviene portatore di una aspirazione inconscia, ma divina, alla perfe­zione. …Dall’altra parte si presenta la forza che, essendosi impossessata …dell’Io, guida l’uomo e lo risveglia a scegliere egli stesso, illumi­nando la sua conoscenza in modo che possa procedere nella luce ver­so la perfezione. Le vere forze che regnano nell’uomo sono dunque le forze portatrici dell’amore e le forze portatrici della luce …come prin­cipio di Dio e principio di Lucifero. …L’intero svolgersi del Vecchio Testamento ci si mostra come sviluppo in cui Dio agisce quale …amore sensibile e in ciò su cui questo si fonda, ossia la parentela di sangue, la famiglia, la stirpe e via dicendo. L’elemento piú perfetto lo ritroviamo nel popolo ebraico, in Geova. …Come per il sentimento dei seguaci di Geova è vero che Geova stesso costituisce il fonda­mento del mondo umano, la divinità, cosí è anche vero che Lucifero è colui che si indigna e si ribella al dominio della natura, che porta all’uomo la conoscenza e lo esorta a una coscienza chiara. L’uomo si eleva cosí all’indipendenza, si libera dai legami di stirpe e di popolo. Egli diviene a poco a poco una personalità, benché si tratti di una personalità egoista. …Deve ora essere elevato anche il Sé umano e non soltanto ciò che agisce come forza della natura. …La semplice forza dell’amore deve dunque trasformarsi nel principio dell’amore spirituale, e il Geova dei sensi deve tramutarsi nel Cristo, l’amore nobilitato e spiritualizzato, che non agisce piú soltanto nell’istinto naturale, ma in­fiamma e spiritualizza la vita che in precedenza poteva essere governata unicamente dalla Legge. …Là dove impartisce un comandamento, il Cristo dà la forza per agire. Se è Geova che stabilisce ciò che è bene, Cristo, che regna nell’uomo, genera il bene dalla forza insita nell’uomo stesso. Le forze della natura sono elevate a forze dell’anima, quanto costituiva amore sensibile si trasforma in amore spi­rituale, diviene ciò che ha fatto il Cristo. Vediamo cosí il grande progresso: …l’amore sensibile …è nobilitato e spiritualizzato, trasformandosi in amore animico. …L’amore sensibile si nobilita tra­sformandosi in dedizione e disponibilità al sacrificio, e la forza della natura si nobilita trasformandosi in regno morale, divino. Se nel corso dell’Antico Testamento aveva agito l’altro principio, il principio luciferico, in veste di divina forza della natura che guidava l’uomo portandogli indipendenza e libertà, in tempi piú recenti lo stesso principio agisce attraverso l’evoluzione umana come portatore della luce e della libertà. Esso non costituisce l’avversario del principio del Cristo, ma ne è la necessaria inte­grazione. …Anche per mezzo dell’amore animico l’umanità vivrebbe in uno stato di perfezionamento mantenuto piú o meno inconscio; ma poiché l’elemento animico viene impregnato, infiammato e rischiarato dalla conoscenza chiara e nitida, poiché viene infiammato dalla luce dello Spirito, dal momento che nell’uomo vive e agisce il portatore della luce, l’amore cristiano continuerà ad agire anche in futuro per il libero sviluppo dell’uomo. Cosí entrambe queste forze, la saggezza rivelata e la scienza conquistata dall’uomo, si trovano una dinanzi all’altra. Anima e coscienza si trovano l’una dinanzi all’altra in modo tale per cui l’anima arde nell’amore spirituale e la coscienza irradia e illumina l’amore spirituale con il principio della chiarezza e della libertà. …Lucifero ci appare dunque necessariamente come l’elemento che deve integrare nell’uomo un altro principio. Egli dimostra di essere l’intimo amico dell’uomo, gli si presenta come un fratello. …Cosí luce e amore sono neces­sariamente uniti nella regione superiore della vita umana come i due poli dell’esistenza umana. …Nella vita umana i due poli sono costituiti dall’amore e dalla luce, e l’uno non è possibile senza l’altro. …Per mezzo dell’anima e della coscienza l’uomo procede verso la perfezione; se egli fosse soltanto un’anima che sente, procederebbe verso il divino per mezzo di un amore che non sarebbe chiaro, mentre si eleverebbe a una perfezione fredda e puramente razionale se sviluppasse unica­mente la coscienza. …Egli si rivolge all’anima, al suo sentimento e alle sensazioni, ma si rivolge an­che alla coscienza, alla sua luce e alla sua saggezza dicendo a se stesso: “L’uomo cui bisogna aspirare non è quello che vive nell’intorpidimento, bensí quello che prospera nella luminosa chiarezza”. A tutte le altre virtú si devono aggiungere quelle insite nella scienza, nella libertà e nella autonomia. La libertà deve però essere approfondita attraverso l’amore, poiché allora esso si trasformerà in saggezza. …L’autonomia deve unirsi all’amore, per non trasformarsi in cieco egoismo, per non trasformarsi in qualcosa di arbitrario che condurrebbe l’uomo soltanto piú vicino all’istinto. Anche la scienza deve essere approfondita attraverso l’amore, poiché allora essa si trasformerà in saggezza …per non divenire sterile e astratta. Infine anche l’autonomia deve unirsi all’amore, per non trasformarsi in cieco egoismo. …L’amore tramuterà la scienza in saggezza, la libertà in spirito di sacrificio, dedizione e venerazione del divino, e infine l’autonomia in altruismo, nel principio che vince nell’uomo l’essere particolare, che si unisce al tutto divino e raggiunge in tal modo liberamente la divinità».

 

Con queste parole monumentali Steiner concluse questa conferenza. Grazie a esse possiamo comprendere, in forma estremamente determinata, come e perché l’uomo dovrà divenire «l’essere della libertà e dell’amore». Sí, questi due “princípi” dovranno trovare la giusta unione nell’indi­vidualità umana. In essa ora il calore dell’amore, da solo, non illumina la coscienza, e la luce della saggezza, da sola, non riscalda e infiamma l’anima; solo la loro unione, la loro comunione (La porta dell’Iniziazione ‒ Quadro 3°, parole di Benedetto, mantram e risposta, O.O. N° 14) in noi potrà far sorgere e maturare pienamente l’essere che amerà, per libera scelta, l’altro da sé: il vero Anthropos. Perché «nell’amore lo spirituale si desta entro il mondo sensibile» (La soglia del Mondo spirituale, O.O. N° 17). «Se Cristo ci dà l’amore spiritualizzato, il principio luciferico ci dà la forza di conquistarci “la verità che ci farà liberi” (Giov. 8,31-32) perché tutte le conquiste future dell’umano saranno tali se sperimentate in libertà» (ibidem): «Anche la redenzione dovrà nascere nella libertà». Perché (conferenza del 18 aprile 1909, O.O. N° 110): «Questa è la grande differenza tra l’azione del Cristo e quella degli altri fondatori di religioni. Questa differenza non è quasi ancora compresa, ma è l’essenziale. …Nel cristianesimo non si tratta delle dottrine, bensí di ciò che è accaduto; si tratta dell’azione. E l’azione è tale che nessuno la subisce se egli medesimo non si decide da sé a lasciarla operare su di sé, vale a dire se non è conciliabile col carattere assolutamente libero del suo Io individuale. Non basta, infatti, che il Cristo divenga presente nel corpo astrale; per essere veramente compreso Egli deve venire a dimorare nell’Io dell’uomo. L’Io deve liberamente decidersi ad accogliere in sé il Cristo».

 

Mario Iannarelli (7. continua)