Indicazioni sulla spiritualità russa

Popoli

Indicazioni sulla spiritualità russa

Forse per lo spirito dell’Occidente ancor oggi la Russia riveste qualcosa di enigmatico, una specificità difficilmente definibile, ma non per questo incomprensibile. Tempi, distanze e ritmi sono differenti. Anche nell’anima.

 

Per lunghissimo tempo, la Russia ha realmente conosciuto un’evoluzione storica differente da quella del resto d’Europa. Nel proprio arcipelago culturale ha coltivato la sostanza di una percezione di sé, che, se nell’atto, nella sua elaborazione è simile a quella di tutti i popoli, qui ha amalgamato elementi peculiari, principalmente l’antica tradizione cristiano-ortodossa e la piú recente natura imperiale, dapprima zarista e poi sovietica.

 

Kandinskij

Vasilij Kandinskij «Giallo, rosso e blu»

 

Ma al di là di passate e recenti propagande, vive una Russia che appartiene al piú limpido intelletto, che della sua propria interna esistenza ha sempre valutato, da un am­biguo potere, la distanza, ricercando con­nessione a quanto, come respiro di libertà, riconosceva proprio nel volto migliore dell’Europa. Tuttavia non si può certo dire che questo anelito sia stato realmente riconosciuto e portato a coscienza nei popoli europei. Si è dovuto attendere il meraviglioso fiorire di figure artistiche come quella di Vasilij Kandinskij o, piú recentemente, di Andrej Tarkovskij, per­ché nei piú attenti potesse sorgere, al di là di continue e note, prosaiche vicende politiche, un pensiero circa la complessità e la vastità della visione russa riguardo all’esistenza.

 

Andrej Tarkovskij «Andrej Rublëv»

Andrej Tarkovskij «Andrej Rublëv»

 

Si potrebbe dire, in merito, che l’Eu­ropa inconsapevolmente perpetui, nella indifferenza, la naturale vocazione russa all’esilio, a quell’essere esule anche all’in­terno dei propri stessi confini. Questa tensione trasla, anche del tutto interiormente, in questo popolo, come a spostare il baricentro percettivo da una consa­pevolezza sensibile del mondo ad una “voluta” e desiderata realtà, molto piú sottile e spirituale, augurandosi verso di essa il percorso, e dando di quest’ultimo un segno in moltissimi tratti della propria tradizione culturale.

 

Se ciò può apparirci probante, è lecito ammettere ogni dissidio ‒ come la minaccia di una catastrofe ‒ che in conseguenza dell’introduzione del piú esasperato materialismo è stato inoculato in queste regioni quasi a saggiare la forza e la resistenza di quanti, già per questo, sembrano apparire i precursori di un combattimento che dovrà riguardare l’umanità nel suo senso piú vasto.

 

L'uccello di fuoco

Fiabe russe  «L’uccello di fuoco»

 

Se non risultasse paradossale, potremmo dire che in Russia la prospettiva materialista potrebbe essere vinta dalla “fiaba”. Si tratta di comprendere una differente espressione di un piú profondo linguaggio che tipicamente appartiene a questo popolo. Saranno ancora una volta il simbolo, l’immaginare o l’intuire, una giustificazione al vero, che con sottili fili guidi la vita oltre la direttiva di un qualsiasi regime, dando nuova coscienza e ad innestarla alla precedente, ma non senza traumi.

 

Due secoli di dominazione mongola hanno forse lasciato, di là da un leggendario “giogo tartaro”, un’impron­ta piú profonda di quel che i russi moderni amino ammettere. Poi le riforme di Pietro il Grande volute per re-inserirsi parzialmente nel sistema politico e culturale europeo, fino alla Rivoluzione d’Ottobre, permettono di dire con Boris Uspenskij che «non è possibile leggere la storia della cultura russa come un processo di evoluzione naturale ed organica …contrassegnata com’è da continui scossoni rivoluzionari», o, come disse un altro osservatore, Jurij Lotmann, da “esplosioni”. E ciò per il fatto che, rinunciando alla propria coerenza, la Russia si è spesso riferita a modelli stranieri, avviando revisioni e processi che si sono attuati a volte nel generale rifiuto del proprio passato e verso l’assunzione di piú abbordabili modelli. Ciò che non priva affatto la Russia di una propria originalità. La Russia può trasformarsi in crogiolo: le forme altrui qui trasferite, acquisiscono nuove funzioni. Da un’antica icona del Cristo é a una reinterpretazione di é Kazimir Malevič vi è un percorso interiore di cui l’Occidente ignora il tragitto, ma che si può definire come l’elaborazione di un elementare portato senziente attraverso tutte le sue piú alte e future prospettive, sino ad oltrepassare il senso comune religioso o addirittura, al contrario, accettandone la banalizzazione come la vicenda artistica dell’universale Marc Chagall attesta.

 

Sono presenti nella letteratura antroposofica alcuni cicli di Rudolf Steiner molto significativi in proposito, in particolare L’Europa Centrale tra Oriente e Occidente (non ancora tradotto) O.O. N° 174a, Destini umani e destino dei popoli, O.O. N° 157 e Il nesso dell’uomo con il mondo elementare, O.O. N° 158 (non tradotte le conferenze riguardanti il popolo russo).

 

Al ricercatore il compito dell’approfondimento, se a questo si sentisse chiamato. Una ricerca che porterebbe a personaggi in gran parte poco conosciuti fuori della Russia, ma che hanno notevolmente determinato il pensiero spirituale russo. Sarebbe l’occasione per aggiungere nuovi astri a quelli piú noti e luminosi quali Tolstoj e Solov’ëv, costellando il firmamento russo di luci piú ampie e complete. L’Autore s’impegna, da parte sua, a far seguire in futuro, a questa breve premessa, una trattazione piú completa e approfondita.

 

Alberto Avezzú