Oggi vi proponiamo di considerare tre nozioni importanti relative alle parti che compongono la natura umana. Costituiscono, per cosí dire, un filo conduttore attraverso l’intero universo. Sono: l’attività o il movimento; la saggezza, che è chiamata anche il Verbo e come terza la volontà.
Quando parliamo dell’attività, in realtà intendiamo con questo qualcosa di molto generale. L’esoterista, al contrario, vede nell’attività prima di tutto la base dell’intero universo, cosí come ci circonda. La prima forma dell’universo è, per l’esoterista, un prodotto dell’attività. Per il senso ordinario degli uomini, il mondo appare essere qualcosa di finito; l’esoterista, tuttavia, si dice che quanto esiste è un prodotto dell’attività. Quello che è apparentemente finito è un grado di attività continua, un punto di passaggio. L’universo intero è continuamente in attività. In realtà, questa attività è il karma.
Quando si parla dell’uomo, si parla del suo corpo astrale come appartenente al karma, all’attività. In effetti, il corpo astrale costituisce quanto è di piú vicino all’uomo. L’esperienza vissuta dall’uomo, che decide di tutta la sua felicità, delle sue gioie e delle sue paure, parte dal corpo astrale. Amore, passione, gioia, dolore, ideale, dovere, sono legati al corpo astrale. Quando si parla di gioie e di dolori, di pulsioni, aspirazioni e desideri, si parla di corpo astrale. L’uomo fa continuamente l’esperienza del corpo astrale e il chiaroveggente vede la forma di questo corpo astrale, che è in una continua metamorfosi. Dapprima, finché l’uomo non vi ha ancora lavorato, esso è indifferenziato. Ma alla nostra epoca l’uomo vi lavora di continuo. Quando distingue ciò che è permesso da ciò che è proibito, l’uomo vi lavora con il suo Io. A partire dalla metà dell’èra lemurica e fino alla metà della sesta razza radicale, l’uomo lavora sul suo corpo astrale.
Perché? Perché riguardo all’attività, ogni attività provoca un contraccolpo. Ogni colpo provoca un contraccolpo. Se strofiniamo le mani sul piano di un tavolo, questo riscalda. Il calore è il contraccolpo della nostra attività. È cosí che ogni attività ne genera un’altra. Per il fatto che certi animali migrarono nelle caverne oscure del Kentucky, questi non ebbero piú bisogno della loro vista per orientarsi, ma unicamente degli organi sensibili del tatto. La conseguenza fu che il sangue si ritirò dagli occhi ed essi divennero ciechi. Fu la conseguenza della loro attività, del loro migrare nelle caverne del Kentucky.
Il corpo astrale dell’uomo è in permanente attività. È in questo che consiste la sua vita. In senso stretto del termine, questa attività è denominata il karma dell’uomo. Quello che io faccio oggi ha la sua espressione nel corpo astrale. Se colpisco qualcuno, questa è un’attività e provoca un contraccolpo. È la giustizia commutativa: il karma. L’attività è un colpo che provoca un contraccolpo. Bisogna collegare questo alla nozione di causa ed effetto. Nel karma c’è sempre qualcosa che non è compensato, che esige sempre qualcos’altro.
Il secondo elemento nella natura umana e nell’universo è la saggezza. Mentre il karma è squilibrato, la saggezza porta in sé la calma e l’equilibrio. Per questa ragione è chiamata anche ritmo. Grazie alla sua forma, ogni saggezza è ritmo. Supponiamo che ci sia molta simpatia nel corpo astrale. Nell’aura ci sarà dunque molto verde. Ad un certo momento, questo verde è stato denominato colore complementare. In partenza, quello che corrispondeva al verde era un rosso, un istinto egoista. Grazie all’attività, al karma, si è trasformato in verde. Nella saggezza, nel ritmo, tutto è completo, equilibrato. Nell’uomo, tutto ciò che è ritmico, pieno di saggezza, è nel corpo eterico. Nell’uomo, il corpo eterico è ciò che rappresenta la saggezza. Nel corpo eterico regna la calma, il ritmo.
Il corpo fisico, in realtà, rappresenta la volontà. Al contrario della calma pura, la volontà è elemento creatore, produttore.
Abbiamo perciò il seguente movimento ascensionale:
- l’attività, il karma;
- la saggezza, ciò che ha trovato la calma;
- la volontà, un’esistenza tanto debordante da dedicarvisi interamente.
Dunque, attività, saggezza, volontà: ecco le tre componenti di ogni esistenza.
Guardiamo da questa visuale come l’uomo si presenta al nostro sguardo. Prima di tutto, l’uomo ha il suo corpo fisico. Come è attualmente, l’uomo non ha alcuna influenza sul suo corpo fisico. Quello che l’uomo è fisicamente, è fatto dall’esterno, dalle forze creatrici. Non può regolare lui stesso il movimento delle molecole del suo cervello, e nemmeno può padroneggiare da sé la circolazione del sangue. Ciò vuole semplicemente dire che il corpo fisico è stato prodotto senza l’uomo, e anche che sono altre forze che lo mantengono. In un certo modo, esso gli è stato soltanto prestato. L’uomo è incarnato in un corpo fisico che è stato costruito per lui da altre forze.
In qualche modo, anche il corpo eterico è stato prodotto per lui da altre potenze.
Invece, il corpo astrale è stato formato in parte da altre potenze e in parte dall’uomo stesso. Ciò che del corpo astrale è stato formato dall’uomo stesso diventa il karma dell’uomo. Ciò che ha lui stesso elaborato deve avere un’azione karmica. È d’altronde, ciò che in lui è immortale, imperituro. Il corpo fisico risulta dal karma di altri esseri, ma la parte del corpo astrale dell’uomo nella quale egli fa il suo lavoro dall’èra lemurica, è il suo karma. Egli arriverà allo stadio della libertà solo quando avrà penetrato con il suo lavoro l’intero corpo astrale. Allora tutto il corpo astrale sarà trasformato dall’interno. L’uomo sarà allora interamente il risultato dell’attività del suo karma.
Se prendiamo un qualsiasi stadio dell’evoluzione, l’uomo ha un corpo astrale che è in parte lavoro suo. Ma questo lavoro, che è dunque il suo, vive in un corpo eterico e in un corpo fisico. Ciò che l’uomo ha fatto di se stesso, vive in un corpo fisico e, per questo corpo fisico, ciò vive nel mondo fisico. L’uomo non potrebbe arrivare a dei concetti relativi al mondo fisico se non lavorasse in questo mondo con i suoi organi. Quello che egli vive come esperienza nel corpo astrale, egli lo introduce grazie al lavoro in se stesso. Per quanto egli osserva nel mondo fisico, l’attività è resa dai suoi tre involucri. Se, per esempio, vede una rosa, tutti e tre gli involucri entrano in azione. Prima vede il rosso. È il corpo fisico che agisce. In un apparecchio fotografico, la rosa fa la stessa impressione. In secondo luogo, questa rosa è catturata dall’uomo nel corpo eterico sotto forma di rappresentazione vivente. In terzo luogo la rosa dà gioia all’uomo ed è il suo corpo astrale che allora entra in gioco. Ecco i tre livelli dell’osservazione umana.
Attraverso i tre corpi, l’interiorità dell’uomo fa il suo lavoro per penetrare nel mondo esterno. Quello che l’uomo riceve dal mondo esterno lo riceve per mezzo di questi tre corpi.
Alla base di tutte queste cose legate all’attività dell’uomo, al karma, c’è il desiderio. L’uomo non avrebbe bisogno di attivarsi se non ci fosse il desiderio. Ma egli ha il desiderio di far parte del mondo che lo circonda. È per questo che chiamiamo il suo corpo astrale il corpo di desiderio.
C’è uno stretto legame fra l’attività dell’uomo e i suoi organi. L’uomo ha bisogno dei suoi organi per le piú basse e per le piú elevate pulsioni. Ne ha bisogno anche nell’arte. Un giorno, quando l’uomo avrà aspirato a quasi tutto ciò che si trova nel mondo, non avrà piú bisogno di organi. Fra la nascita e la morte, l’uomo si abitua a guardare il mondo attraverso i suoi organi. Dopo la morte, occorre che egli si disfi a poco a poco di questa abitudine. Se egli vuole ancora, anche allora, utilizzare i suoi organi per guardare il mondo, si trova nella condizione chiamata Kamaloka. Si tratta di una condizione in cui esiste ancora il desiderio di guardare attraverso gli organi, che però non esistono piú. Se dopo la morte l’uomo arriva a dirsi di non voler piú servirsi di organi, per lui non ci sarà piú il Kamaloka. Allora, nel Devachan, l’uomo vedrà dall’interno, senza organi, tutto quello che durante la vita ha percepito attorno a sé per mezzo degli organi.
Il karma, l’attività che l’uomo svolge con il corpo astrale, è qualcosa in squilibrio; ma la compensazione si fa man a mano che l’attività arriva ad uno stato di equilibrio. Se si dà un piccolo colpo ad un pendolo, esso ritorna a poco a poco allo stato di equilibrio. Ogni attività in squilibrio finisce alla fine per essere qualcosa di statico. Si osservano poche irregolarità, ma se le irregolarità sono molto numerose, l’equilibrio si ristabilisce. Per esempio, con l’aiuto di uno strumento si possono osservare in una città le irregolarità causate dalla circolazione dei tram. In una piccola città, dove i tram circolano di meno, lo strumento oscillerà molto, ma in una grande città, dove la loro circolazione è molto piú densa, piú frequente, lo strumento segnalerà ben meno agitazione, perché le numerose irregolarità si equilibrano. Nel Devachan succede la stessa cosa con ogni irregolarità.
Nel Devachan l’uomo vede all’interno di se stesso, osserva quello che ha assimilato; deve osservarlo fino ad arrivare ad uno stato ritmico.
Un colpo provoca un contraccolpo; ma questa conseguenza viene solo dopo l’intervento di numerosi intermediari. In attesa, l’azione continua ad avere i suoi effetti. Nel Devachan il legame fra il colpo e il contraccolpo è trasformato in saggezza. Quello che l’uomo ha trasformato in saggezza si trasforma in lui in ritmo, in opposizione all’attività. Quello che si è trasformato in ritmo passa nel corpo eterico. Alla fine del Devachan si è diventati piú saggi e migliori, perché si sono elaborate tutte le esperienze. Quello che dalle vibrazioni del corpo astrale è stato integrato con un lavoro nel corpo eterico, è immortale. Quando l’uomo muore, ciò che egli ha trasformato del corpo astrale e del corpo eterico, la piccola parte che egli ha elaborato, viene mantenuta; il resto del corpo eterico si dissolve nell’etere cosmico. Per il fatto che l’uomo ha elaborato questa piccola parte di corpo eterico, essa diviene immortale. È per questo che, al suo ritorno, egli ritrova questa piccola parte di corpo eterico. Ciò che gli occorre per completare quella piccola parte di corpo eterico determina la durata del suo soggiorno nel Devachan.
Quando un uomo è arrivato ad aver trasformato tutto il suo corpo eterico, non ha piú bisogno di soggiornare nel Devachan. È il caso di quando l’allievo di occultismo è evoluto al punto da aver trasformato il suo corpo eterico cosí che l’intero corpo eterico si mantenga dopo la morte senza bisogno di passare per il Devachan. Questo è chiamato rinunciare al Devachan. Si può permettere all’uomo di lavorare sul proprio corpo eterico quando si è sicuri che egli non introduca piú niente di male nel resto del mondo; altrimenti, egli farebbe entrare nel mondo i suoi cattivi istinti.
Nell’ipnosi, è possibile che l’ipnotizzato faccia entrare nel mondo i cattivi istinti dell’ipnotizzatore. Nell’uomo normale, il corpo fisico impedisce che si tiri e si spinga in tutti i modi il corpo eterico. Tuttavia, quando il corpo fisico è in uno stato di letargia, si ha accesso al corpo eterico con il proprio lavoro: quando si ipnotizza una persona e si lavora su di lei introducendole dei cattivi istinti, essi restano presenti anche oltre la morte. Numerose pratiche di maghi neri consistono nell’essersi creati, in questo modo, dei docili servitori. I maghi bianchi hanno per regola di lasciar lavorare sul proprio corpo eterico solo colui i cui istinti siano già passati attraverso la catarsi. Nel corpo eterico regnano il riposo e la saggezza. Per questo fatto, se qualcosa di male vi entra, questo si mette in uno stato di riposo e vi resta.
Prima che un allievo sia condotto fino al punto in cui potrà lavorare con la sua volontà sul proprio corpo eterico, egli deve essere almeno parzialmente in grado di giudicare il proprio karma, di arrivare alla conoscenza di sé. Per questo motivo la meditazione non deve essere praticata senza una continua conoscenza di sé, un continuo sguardo portato su di sé. È in questo modo che si ottiene che l’uomo veda al giusto momento il Guardiano della Soglia: il karma che gli resta da pagare. Se si raggiunge questo stadio in uno stato normale, questo non significa altro che la conoscenza del karma residuo. Se comincio a lavorare al corpo eterico, devo propormi di compensare il karma restante. Può avvenire che il Guardiano della Soglia si manifesti in modo anormale. Ciò avviene quando l’uomo prova una cosí forte attrazione per la sola vita fra la nascita e la morte che non può restare abbastanza a lungo nel Devachan, data la poca attività interiore che ha. Se l’uomo si è troppo abituato a guardare l’esteriore, non ha niente da vedere dell’interiore. Ritorna allora in fretta alla vita fisica. I suoi desideri saranno sempre presenti, il breve Devachan è passato in fretta; quando ritorna, l’insieme costituito dai suoi desideri anteriori è ancora presente nel Kamaloca e lui lo ritrova nuovamente. E s’incarna. Allora, il vecchio corpo astrale si mescola al nuovo: è il karma precedente, il Guardiano della Soglia. L’uomo ha allora costantemente il proprio karma anteriore davanti a sé, questo diventa un tipo particolare di doppio.
Molti papi di un’epoca tristemente celebre, come per esempio Alessandro VI, nell’incarnazione seguente hanno avuto dei tali doppi. Ci sono uomini, e adesso non è affatto raro, che hanno continuamente accanto a sé la loro antica natura inferiore. Si tratta di un particolare tipo di demenza. Questo diventerà sempre piú forte e violento, perché la vita nel materiale si diffonde sempre piú. Molti uomini che attualmente si dedicano interamente alla vita materiale, nell’incarnazione successiva avranno accanto a sé la forma anomala del Guardiano della Soglia. Nel caso l’influenza spirituale non venga ora fortemente esercitata, vi sarà una specie di visione epidemica del Guardiano della Soglia come conseguenza della civiltà materialistica. La nervosità del nostro secolo ne è un segno precursore. È una specie di fusione nella periferia. Tutti i nervosi di oggi saranno braccati dal Guardiano della Soglia nell’incarnazione successiva. Saranno precipitati in una incarnazione precoce, una specie di nascita cosmica prima del termine. Ciò cui noi dobbiamo tendere con la Scienza dello Spirito, è di trascorrere un periodo sufficientemente lungo nel Devachan, per evitare tali incarnazioni precoci.
Bisogna considerare l’entrata del Cristo nella storia universale da questo punto di vista. In precedenza, tutti coloro che volevano arrivare ad una vita in Cristo dovevano necessariamente entrare nei Misteri. Lí il corpo fisico era posto in uno stato letargico ed erano unicamente i sacerdoti, i puri, che aggiungevano al corpo astrale quanto mancava ancora alla sua purificazione. Questa era l’Iniziazione.
Ma per il fatto che il Cristo è entrato nel mondo, è accaduto che chi si sentiva attirato da Lui, poteva ricevere da Lui un sostituto [di questa antica maniera d’Iniziazione]. Grazie al proprio legame con il Cristo è sempre possibile che si ottenga una purificazione del proprio corpo astrale ad un punto tale che, con il proprio lavoro, questa possa essere introdotta nel corpo eterico, senza che ciò sia pregiudizievole per l’universo. Se si tiene conto di questo, la parola della morte propiziatoria assunta per l’umanità prende un tutt’altro significato. È questo che si deve intendere per morte espiatoria del Cristo. Prima, tutti coloro che volevano pervenire alla purificazione dovevano soffrire la morte nei Misteri. Adesso, uno solo l’ha attraversata per tutti, in modo che l’Iniziazione proveniente dalla storia universale ha creato un sostituto dell’antica Iniziazione.
Il cristianesimo ha creato molti elementi comunitari che prima non lo erano. L’efficacia di quella forza si esprime nel fatto che, grazie alla visione interiore, grazie al vero misticismo, la comunione con il Cristo è divenuta possibile. Questo è stato anche impresso nel linguaggio. Il primo Iniziato cristiano d’Europa, Ulfila, ha inserito nella lingua tedesca la possibilità per l’uomo di trovare l’Io nella lingua. Altre lingue esprimono questo legame con l’Io in una forma particolare del verbo, per esempio amo in latino, ma la lingua tedesca ci aggiunge l’ICH, l’Io. ICH è J.C.= Jesus Christ. Se questo è stato immesso nella lingua tedesca non è per un caso. Sono gli Iniziati ad aver creato la lingua. Come in sanscrito c’è l’AUM per la Trinità, noi abbiamo per l’interiorità dell’uomo il segno ICH (IO, JE…). Cosí è stato creato un centro grazie al quale le passioni del mondo possono trasformarsi in ritmo. Esse devono essere ritmate dall’Io. Questo centro è, letteralmente, il Cristo.
Tutte le nazioni occidentali hanno sviluppato l’attività, le passioni. Dall’Est deve venire un impulso per introdurvi la calma. Il libro di Tolstoj Il non agire, ne è già il precursore.
Nell’attività dell’Ovest troviamo ogni specie di caos. E questo caos aumenterà di continuo. La spiritualità dell’Est deve portare un centro al caos dell’Ovest.
Ogni karma vissuto per un lungo periodo perviene alla saggezza. La saggezza è la figlia del karma. Ogni karma trova la sua compensazione nella saggezza. Un saggio arrivato ad un certo livello si chiama Eroe solare, perché la sua interiorità è divenuta ritmica. La sua vita è un< immagine del Sole, che percorre il cielo in orbite ritmiche.
La parola AUM è il respiro. Questo respiro è riferito al Verbo come lo Spirito Santo è riferito al Cristo, come l’Atman è riferito all’Io.
Rudolf Steiner
Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner
Berlino, 27 settembre 1905 ‒ O.O. N° 93a. Traduzione di Angiola Lagarde.