La forma e l’essenza

Attualità

La forma e l'essenza

Graham Greene nel suo romanzo Il nostro agente all’Havana, con la sua abituale caustica ironia, dice che «c’è sempre una buccia di banana sul luogo di una tragedia», intendendo che anche nelle situazioni piú drammatiche c’è sempre lo spiraglio consolatorio di un fatto, di un evento imprevisto che, se pure non elimina del tutto la drammaticità di quanto accade, strappa un sorriso disinnescando la portata distruttiva dei valori civili e umani.

Nel nostro caso, il fattore disinnescante di uno scenario di guerre, intifade, bombe d’acqua e crisi finanziarie aggravate da corruzioni e concussioni, è rappresentato da una notizia che sgonfia e tramuta in assuefazione il pathos da ultima spiaggia del nostro quotidiano.

La casalinga di Voghera

La casalinga di Voghera

È circolata di recente nei media la cronaca della rimozione a Voghera della statua della cosiddetta “Casalinga”, una scultura in vetroresina, donata nel 2006 all’Associa­zione delle casalinghe di Voghera dalla trasmissione televisiva “Il treno dei desideri”.

L’artista, come mostra la fo­to, ha modellato la casalinga sul cliché di una domestica sciamannata e bolsa, addetta ai compiti piú servili della donna delle pulizie, con parannanza, grembiule, piumino della polvere e cuffietta da reclusa delle mantellate. Uno stereotipo bello e buono, anzi brutto e cattivo, della donna di casa, serva e non padrona, gonfia delle umiliazioni sopportate e delle voglie represse, incapace di operare seduzioni sugli altri e di autogratificarsi. Per tutte queste ragioni, la statua non piacque alle destinatarie del dono.

Collocata all’inizio nel cortile di un’azienda municipalizzata, è stata poi rimossa e confinata nell’ex macello comunale, succes­sivamente nei locali della fiera, e ora, in regime di buio mediatico, si vocifera sia finita in un garage. Da quanto si arguisce, nessuno a Voghera ne sentirà la mancanza.

Giovanni Scapolla «La lavandaia di Pavia»

Giovanni Scapolla «La lavandaia di Pavia»

Qualcuno ha insinuato che la povertà del materiale in cui è stata modellata, la resina sintetica, ne abbia svilito l’importanza, insom­ma, dicono, è come una statuina di coccio del presepe, un’allegoria del risparmio e della miseria.

Mentre la Lavandaia di Pavia, colata in bronzo, resta un vanto dei pavesi.

Nessuno, però, vede il significato piú recondito del ripudio della Casalinga da parte della gente di Voghera, il fatto cioè che il modello sia stato letto dallo scultore, o impastatore, in chiave di realismo allegorico di stampo essenzialmente materialistico. La donna di casa vista in funzione di macchina da pulizia e non come celebrante un ruolo sacrale, che è la famiglia, il focolare di Vesta, animatrice di misteri la cui essenza sfugge persino a chi li amministra, trattandosi di forze emananti da un mondo superiore, il cui intervento nelle vicende umane è sollecitato dalla morale.

Dice Steiner, in occasione della conferenza tenuta a Colonia il 12 febbraio 1906 (da noi pubblicata sull’Archetipo del febbraio 2012 www.larchetipo.com/2012/feb12/antroposofia.pdf): «Oggi siamo scesi sul piano fisico con tutte le nostre organizzazioni. Se accanto alla cultura sul piano fisico non esiste anche una cultura etica, le organizzazioni fisiche hanno un effetto demolitore. Sviluppando la morale, l’uomo potrà produrre forze ben diverse da quella che esistono sul piano fisico».

Raffaello «Santa Caterina d'Alessandria»

Raffaello «Santa Caterina d’Alessandria»

E morale e poesia coincidono, allo stesso modo che la bellezza coincide con l’armonia delle forme. Scrive Massimo Scaligero in Dell’Amore immortale: «Nell’essere femminile la luce traspare dalla finità, perché la forma non è compiutamente afferrata dalla mineralità fisica. L’archetipo tende ad affiorare nella forma, animando la struttura corporea del suo segreto calore. Onde la forma femminea, illusoria nell’apparire, è la possibilità di contemplare l’emanazione del calore della vita, come radianza pre-corporea: l’affiorare di ciò che, come calore originario, reca in sé la verità della luce. Trasparendo nella forma. È la forma che emana se stessa dalla sua segreta luce, in quanto veduta, sentita, ideata».

Mentre la Casalinga di Voghera emana dalle sue forme smodate solo fatica, frustrazione, prosaicità. È l’eterno femminino avvilito in un ruolo ancillare privo finanche della dignità e nobiltà di un sacrificio consapevole.

Ingres  «Giovanna d'Arco»

Ingres «Giovanna d’Arco»

Nobiltà che si fa sacralità di vestale della vita, che le viene riconosciuta dal divino anche se non impugna la spada per dedicarsi a un’impresa guerriera, come Giovanna d’Arco, che proprio rivolgendosi alle donne, diceva: «Che siate come me, chiamate da una voce sorprendente a guidare un esercito in armatura di ferro, o che vi consumiate quotidianamente in minuscole imprese di famiglia, con la straordinaria pazienza di una madre, voi sarete sante».

Ecco perché, in essenza, ogni donna è Pulzella.

 

Ovidio Tufelli