Dopo la battaglia di El Alamein e la disfatta delle forze dell’Asse, i prigionieri italiani vennero mandati parte in India, alcuni nei Caraibi, molti nel Regno Unito, particolarmente nelle isole settentrionali, dove vennero organizzati i campi di raccolta dei P.O.W., i prigionieri di guerra. A Kirkwall, capoluogo di Orkney, nelle Orcadi, venne destinato un gruppo di una quarantina di prigionieri italiani. Dovevano costruire il Churchill Wall, una barriera di blocchi di cemento per ostruire l’imbocco del fiordo di Scapa Flow e impedire ai sommergibili tedeschi di penetrare nel bacino dove erano ormeggiate le navi da guerra inglesi. I prigionieri furono allocati sull’isoletta di Lamb Holm, in baracche provvisorie costruite all’uopo, sul terreno di un opificio dismesso di cui restavano alcuni capannoni fatiscenti. Ancora carichi di orgoglio ferito, i membri del gruppo si organizzarono, e in pochi mesi il Campo 60, questo il nome della riserva, era diventato un parco ingentilito da aiuole, sentieri agibili in cemento e protetti da siepi. Le baracche divennero casette curate e vivibili, mentre in uno dei capannoni fu ospitato il circolo ricreativo, con bigliardo e teatrino, e in un altro un abbozzo di chiesa, che però non garantiva le condizioni piú idonee al culto per la contiguità del luogo di svago.
E cosí, incoraggiata dal cappellano, padre Giacobazzi, una delegazione dei convitti, capeggiata da Domenico Chiocchetti, un pittore edile col genio dell’artista dilettante, si presentò al comandante del Campo, il Maggiore T.P. Buckland, chiedendo di poter costruire, in uno spazio piú isolato della riserva, un edificio destinato al culto, una cappella alla cui costruzione avrebbero partecipato tutti i prigionieri, nel loro tempo libero, utilizzando solo i mezzi e le risorse di cui disponevano al campo. A riprova della buona volontà dei postulanti e della loro abilità manuale e figurativa, Chiocchetti e altri modellarono un San Giorgio a cavallo mentre uccide il drago e lo posero nello spiazzo antistante la chiesa. Per l’abside della cappella venne utilizzato il ferro corrugato di un capannone debitamente intonacato. L’altare e le pile dell’acqua santa furono modellate in cemento, il ferro della cancellata del coro, dei due candelabri e il legno del tabernacolo furono recuperati dal relitto di una nave naufragata.
Tra le due finestre di vetro istoriato dietro l’altare, rappresentanti San Francesco e Santa Caterina da Siena, opera di altri prigionieri, Domenico Chiocchetti, ispirato, dipinse un affresco della Madonna della Pace con il Bambino che le tende un ramoscello d’olivo. Il talentoso pittore, per eseguire l’affresco, aveva copiato un’immaginetta che aveva sempre portato con sé durante la guerra, e che rappresentava l’originale dipinto da Nicolò Barabino.
Sempre il Chiocchetti dipinse poi la volta della cappella con i simboli dei Quattro Evangelisti, due Cherubini e due Serafini. Nel centro della volta, la bianca Colomba simbolo dello Spirito Santo.
Il rosone sulla facciata, in argilla rossa, eseguito dal prigioniero Pennisi, mostra il Santo Volto del Crocefisso. Per i primi tempi il lavoro fu opera solitaria dei prigionieri. Poi la gente di Orkney e delle altre isole dell’arcipelago diedero una mano, fornendo materiali e anche denaro. Lavorarono gomito a gomito cattolici. anglicani e protestanti scozzesi. Quando la cappella fu terminata, nel 1945, si tenne una funzione solenne, con la messa cantata resa ancora piú suggestiva da un disco che riproduceva il concerto delle campane e del coro di San Pietro a Roma.
La Cappella di Lamb Holm è ancora oggi meta di visita e pellegrinaggio. Vi convengono gli orcadiani delle isole, gli scozzesi, gente dall’Irlanda e da tutto il regno Unito, e ogni rabdomante del sacro. Nella sua predica di ridedicazione, nel 1960, Padre Whitaker, citando il passo delle Scritture: “E la sua opera sarà manifesta a tutti”, disse: «Delle costruzioni di Lamb Holm restano solo la Cappella e la statua di San Giorgio. Tutte le cose realizzate per bisogni materiali sono scomparse, ma quelle realizzate per i bisogni spirituali rimangono. Nel cuore degli esseri umani il bisogno piú vero e duraturo è la sete di Dio».
Elideo Tolliani