È sempre stato posto l’accento sul fatto che, per avanzare in campo occulto, bisogna essere il piú possibile positivi e il meno negativi possibile, e parlare meno di ciò che non è di quello che è. Incoraggiare questo, nella vita corrente, diventa una preparazione per il lavoro in campo occulto. L’occultista non deve domandare: «È animata la pietra?», bensí: «Dov’è la vita della pietra?» e «Dove si trova la coscienza del regno minerale?». Ecco la suprema formulazione dell’astensione in materia di critica. È proprio in risposta alle domande di contenuto piú elevato che bisogna sviluppare questo stato d’animo.
Nella vita ordinaria i corpi si distinguono in tre stati: solido, liquido e gassoso, o aereo. Non bisogna confondere solido e minerale. Anche l’aria e l’acqua sono dei minerali. Nei testi scientifico-spirituali si aggiungono quattro specie di sostanze ancora piú sottili. In effetti, ciò che è piú vicino, che è piú sottile dell’aria, è l’elemento che la dilata, che aumenta sempre piú il suo volume. Quello che in questo modo disperde l’aria, è il calore; in realtà è una sostanza eterica sottile, il primo grado dell’etere, l’etere del calore, seguito da una seconda specie di etere, l’etere di luce. I corpi luminosi emettono una sostanza che nella Scienza dello Spirito si chiama etere di luce. La terza specie di etere è portatrice di tutto quello che modella le sostanze piú sottili: l’etere modellante, chiamato anche etere chimico. Questo etere fa sí che l’ossigeno e l’idrogeno si combinino. L’etere piú sottile è quello che costituisce la vita: il prana, o etere di vita.
La scienza non differenzia le quattro specie di eteri. Ma le scoprirà comunque poco a poco in questa maniera. I nomi dati da noi seguono gli insegnamenti della Rosacroce, mentre la letteratura indiana parla solo di quattro gradi differenti di etere.
1. Prendiamo prima di tutto ciò che è solido. È apparentemente senza vita. Se si entra nel solido con la vita significa che si vive da svegli nello stato che è chiamato il mondo di sogno ed allora ci si avvicina al solido. Per esempio, se ci si trasporta in spirito in un paesaggio roccioso di montagna, si sentirà la propria vita cambiata, si sentirà scorrere una vita in sé. Non vi si è con la propria coscienza, ma con la propria vita, con il corpo eterico; si è allora in un luogo ad un livello chiamato il piano mahāparinirvāna. La vita del solido si trova su questo piano mahāparinirvāna. Questo piano è l’altro polo del solido. Altre ripercussioni ci permettono di percepire che ci si trovava con la vita sul piano mahāparinirvāna. Quando si ritorna, si sa che alcuni esseri allo stato di mahāparinirvāna hanno agito su di noi. È là che la pietra solida ha la sua vita.
2. C’è il liquido, l’acqua. Se allo stato di sogno ci si trasporta nel mare, come se fossimo noi stessi il mare, si va con la vita del liquido sul piano di parinirvāna. Grazie a questa procedura, si sa qualcosa dei diversi piani.
3. Se in sogno ci si trasporta nell’aria, ci si trova sul piano del nirvāna. Nirvana vuol dire letteralmente spegnere, spegnere nell’aria, come si spegne un fuoco. Quando vi si cerca la vita, ci si trova con la propria vita, sul piano del nirvāna. L’uomo inspira l’aria. Se fa in sé l’esperienza della vita dell’aria, trova il cammino per arrivare sul piano del nirvāna, da cui derivano gli esercizi respiratori degli yogi. Nessuno raggiungerà il piano del nirvāna se non attua veramente gli esercizi respiratori. Sono esercizi di hata-yoga se sono fatti a un basso livello. Altrimenti sono esercizi di rāja-yoga. S’inspira effettivamente la vita, il piano del nirvāna.
4. Sotto il piano del nirvāna, c’è il piano della buddhi o piano del sushupti. È qui che il calore ha la sua vita. Quando nell’uomo è sviluppata la buddhi, ogni kāma è trasformato in altruismo, in amore. Gli animali che non hanno calore proprio sono anche sprovvisti di passione. Ai livelli piú elevati, l’uomo deve nuovamente raggiungere quest’assenza di passione affinché la sua vita acceda al piano di sushupti [o sonno profondo].
5. C’è il piano del devachan, o piano mentale. È qui che ha la sua vita l’etere di luce. La luce del sole vive sul piano del devachan; da questo deriva il legame interiore fra saggezza e luce. Se si vive la luce con la coscienza di sogno, vi si vive la saggezza. Ciò è avvenuto ogni volta che Dio si è rivelato nella luce. È stato nel roveto ardente, vale a dire nella luce, che Jehova è apparso a Mosè per rivelare la saggezza.
6. C’è il piano astrale. È qui che vive l’etere chimico. Quando si è sonnambuli, si percepiscono sul piano astrale le qualità dei prodotti chimici, le qualità chimiche, perché l’etere chimico ha realmente la propria vita sul piano astrale.
7. C’è il piano fisico. È qua che l’etere di vita è nel suo vero elemento. Nell’etere di vita si percepisce la vita. L’etere della vita è anche chiamato etere atomistico, perché sullo stesso piano ha la sua vita propria e anche il suo centro. Ciò che vive su un piano determinato ha sullo stesso piano il suo proprio centro.
Tutto quello che abbiamo attorno a noi contiene effettivamente i sette piani. Esistono realmente attorno a noi. Basta porre la domanda: dov’è il solido, dov’è il gassoso ecc. Dove hanno questi la loro vita?
Dunque, abbiamo detto che il calore ha la sua propria vita sul piano della buddhi o del sushupti. Ci sono dunque legami precisi fra tutte le cose. Quello che colpisce è il legame fra l’orecchio e la parola. L’orecchio apparve nell’evoluzione molto prima della parola. L’orecchio è l’organo ricettore, il linguaggio è l’organo produttore di suono. Queste due cose, l’orecchio e il linguaggio, vanno essenzialmente all’unisono. Il suono, come si manifesta, è la riproduzione di vibrazioni nell’aria, ed ogni suono proviene da una particolare vibrazione. I pitagorici dicevano: «Quando studiate quello che c’è al di fuori, all’esterno rispetto a voi, nel suono, studiate l’aritmetica dell’aria». Se fosse uniforme, lo spazio sarebbe insonoro; lo spazio organizzato aritmeticamente, risuona. Ecco un esempio di sguardo che si può dare nella cronaca dell’Ākāsha. Se ci si può elevare fino a percepire l’aritmetica interna del suono che resta nello spazio, in ogni momento si potrà riascoltare una sonorità emessa da un uomo. Si potrà, per esempio, sentire ciò che Cesare ha dichiarato quando ha passato il Rubicone. L’aritmetica interna del suono continua ad esistere nella cronaca dell’Ākāsha. Qualunque cosa di ciò che si chiama manas corrisponde al suono. Il suono è per l’orecchio quello che la saggezza è per l’universo. Si sente la saggezza dell’universo mentre si percepisce il suono. Mentre si parla si produce la saggezza dell’universo. Quanto vi è di aritmetico nella nostra parola continua ad esistere nella cronaca dell’Ākāsha. L’uomo si esprime direttamente nella saggezza quando sente o parla. Il pensare è la forma per la quale l’uomo può attualmente esprimere la sua volontà nel linguaggio. Oggi noi possiamo esprimere la volontà solo nel pensare. Soltanto piú tardi l’uomo potrà, oltre che nel pensare, manifestare la sua volontà nella parola.
Il livello seguente è in rapporto con il calore. Dobbiamo cercare l’attività dell’uomo in quello che irraggia come calore interiore. Il karma risulta da quanto proviene dal calore: passioni, pulsioni, istinti, brame, desideri ecc. Come l’organo della parola è l’organo parallelo dell’orecchio, il corpo pituitario – l’ipofisi – è l’organo parallelo al calore del cuore. Il cuore riceve il calore dall’esterno come l’orecchio riceve il suono. È cosí che percepisce il calore dell’universo. Il corpo pituitario, situato nella testa, che è solo all’inizio del suo sviluppo, è l’organo corrispondente che dobbiamo avere per poter produrre coscientemente il calore. Come si percepisce con l’orecchio e si produce con la laringe, nel cuore si riceve il calore dell’universo e lo si lascia rifluire fuori dal corpo pituitario situato nel cervello. Una volta acquisita questa facoltà, il cuore sarà diventato l’organo che deve in realtà divenire. Le parole contenute nel libro La Luce sul sentiero si riferiscono a questo fatto: «Prima che l’Anima possa stare in presenza dei Maestri, i suoi piedi devono essere lavati nel sangue del cuore». È allora che il sangue del nostro cuore si espande, come attualmente le nostre parole inondano il mondo. Piú tardi, sarà il calore dell’anima che inonderà gli uomini. Nell’evoluzione, l’organo della vista si situa un po’ piú in basso dell’organo del calore. Nell’evoluzione, gli organi dell’udito, del calore e della vista si sono susseguiti.
L’organo della vista è ancora allo stadio nel quale non può che ricevere. L’orecchio percepisce già l’essere interiore nel suono, per esempio nel suono di una campana. Il calore deve affluirci dall’essere stesso. L’occhio non ha che un’immagine, l’orecchio ha la percezione dell’essere intimo. La percezione del calore è la ricezione di un irraggiamento. Ora, c’è anche un organo che diventerà l’organo attivo corrispondente all’occhio. È attualmente predisposto nella ghiandola pineale, l’epifisi. Quest’organo conferirà una realtà alle immagini che l’occhio produce attualmente. Questi due organi, la ghiandola pineale e il corpo pituitario, devono svilupparsi per aggiungersi, come organi attivi, all’organo della vista, l’occhio, e all’organo del calore, il cuore. La fantasia è oggi il germe dell’ulteriore creazione. Attualmente, l’essere umano ha tutt’al piú l’immaginazione. Piú tardi, disporrà di forza magica. Si tratta della kriyā-shakti. Questa forza si sviluppa nella misura in cui la ghiandola pineale si sviluppa fisicamente.
Il rapporto che esiste fra l’orecchio e la laringe rappresenta un modello. Piú tardi, il pensare sarà penetrato dal calore, e ancora piú tardi l’uomo imparerà lui stesso a creare. Dapprima imparerà a creare un’immagine, poi a creare emettendo un irraggiamento, in seguito a creare delle entità. La massoneria definisce queste tre forze: saggezza, apparenza (bellezza) e potenza (vedi il racconto Il Serpente verde e la bella Lilia di Goethe).
Il calore ha la sua vita sul piano del sushupti. Attualmente l’uomo padroneggia in un certo modo l’aria. Colui che conoscerà e padroneggerà la vita del calore, sarà in grado di utilizzare il calore in modo cosciente. Nell’ambito dell’evoluzione l’uomo deve adesso avvicinarsi alle forze del piano del sushupti (buddhi-manas). La quinta sottorazza (epoca di cultura) ha, come si sa, il compito di sviluppare il kāma-manas. Si trova il manas in tutto quello che è messo al servizio dello Spirito umano. Ma in fondo tutto questo è attualmente al servizio del kāma. La nostra epoca ha messo le forze piú elevate al servizio dei bisogni che l’animale soddisfa senza averle.
Bisogna invece, anche già da adesso, sviluppare il buddhi-manas. L’uomo deve imparare a fare un po’ piú che parlare. Un’altra forza deve legarsi alla parola, come lo troviamo negli scritti di Tolstoj. E non si tratta tanto di quanto egli dice ma del fatto che, dietro ciò che dice, è contenuta una forza elementare che ha qualche cosa del buddhi-manas, che deve entrare nella nostra cultura. Se gli scritti di Tolstoj hanno un tale impatto è perché, in un contrasto cosciente con la cultura dell’Europa occidentale, contengono qualcosa di nuovo, di elementare. Il lato barbaro che resta collegato a questi scritti sarà compensato piú tardi. Tolstoj è soltanto un minuscolo strumento di una forza spirituale superiore che stava anche dietro Ulfila, l’Iniziato goto. Questa forza spirituale si serve di Tolstoj come strumento.
Rudolf Steiner
Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner
Berlino, 30 settembre 1905 ‒ O.O. N° 93a. Traduzione di Angiola Lagarde.