Il grande quotidiano di regime
pubblica un pezzo sull’economia.
La pagina a sinistra dice che
greggio low cost e la domanda scarsa
innescano la crisi in tutto il mondo:
si sgonfiano le Borse, aumenta il rischio
che si ripeta il crollo Wall Street
del Ventinove e del Duemilaeotto.
Ancoraggio sicuro è solo l’oro
o una tela del solito Van Gogh
che quota come e piú di un Raffaello.
Ma sullo stesso foglio ci conforta
una curiosità per cui sappiamo
che il salmone surclassa i gamberetti
non come l’oro o il greggio ma il seafood
nelle sue varie specie, dalla cozza
al riccio, fino ad ostrica e patella,
tiene a bada i capricci del mercato.
Si parla di valori miliardari
in questa gara tra crostacei e pesci,
in cui il salmone vince di misura
dal diciassette al quindici per cento.
Una nota di effimero leniente
che viene ribadita appena dopo
nella pagina appresso, in cui vien detto
che la City è tranquilla nonostante
la Cina freni e la Finanza arranchi.
Ci sono sempre i beni di consumo
selettivi: la fuoriserie, il gadget
firmato e in esemplari limitati,
come le scarpe da seimila euro
e l’orologio personalizzato
incrostato di zaffiri e diamanti.
Nel mare dell’umana società
c’è chi nuota spedito e chi ristà,
spesso all’indietro scivolando, ma
se guizzando e saltando nel torrente
il salmone risale la corrente
e il gambero è costretto ad arretrare
volendo sopravvivere e campare,
è legge di natura, voi direte.
Ma arriva poi quell’inattesa sventola
che ci fa uguali prede nella rete
per cui finiamo tutti nella pentola.
Il cronista