Elementi fondamentali dell'Esoterismo

Antroposofia

Elementi fondamentali dell'esoterismo

Ne La Dottrina Segreta, Helena Petrovna Blavatsky ha qualificato Jahvè come dio lunare. Questo ha una profonda ragione. Per comprendere, dobbiamo avere le idee chiare sull’ulteriore evoluzione dell’uomo. Come egli è adesso, le sue forze superiori sono mescolate. La sua evoluzione superiore consiste nel fatto che il Sé superiore sarà liberato dalle forze e dagli organi inferiori.

 

Cervello

 

Il cervello si divide in tre parti reali: un cervello del pensare, uno del sentire e uno del volere. Piú tardi, queste tre parti saranno dirette dal­l’uomo dall’esterno, come le tre parti del formicaio. Ora, le tre parti, delle quali l’elemento superiore è liberato, non resteranno cosí come sono attualmente, ma scenderanno di un grado. È la ragione per cui alcune persone si deteriorano moralmente in occasione di uno sviluppo spirituale unilaterale. Nella cultura dello Spirito occidentale, il pericolo è minore, perché la scienza occidentale non forza ancora l’elemento spirituale superiore a salire dal corpo inferiore. Con la Scienza dello Spirito, al contrario, l’uomo riceve in effetti una saggezza grazie alla quale l’Io è in parte strappato agli organi che abitualmente lo circondano. Se un uomo che riceve degli insegnamenti scientifico-spirituali è un uomo onesto solo grazie al suo am­biente cui appartiene, l’uomo malvagio che era rimasto celato fino ad allora rischierà effettivamente di manifestarsi. Spesso, la natura malvagia si rivela proprio per il fatto che ci si occupa dello spirituale senza nel contempo fortificare il lato morale. Questo fatto implica un certo aspetto tragico. Anche la Società teosofica ha effettivamente sofferto a questo riguardo. Alcuni eruditi, che hanno fatto un buon lavoro nel campo del sapere occidentale, hanno sofferto per il fatto di essere entrati nella Società teosofica; la natura inferiore è apparsa in loro senza essere dominata dalla natura superiore.

 

Si ritrova la stessa legge a un livello piú esteso. Le entità che troviamo sull’antica Luna non avevano ancora la loro forza di pensiero in un cervello fisico. La forza di pensiero dei Nirmānakāya, dei Bodhisattva, dei Pitri e degli uomini puri della Luna non lavorava ancora in un cervello fisico, ma nella massa eterica che li circondava. Sull’antica Luna, nell’ambiente, non c’era solo aria, ma anche etere impregnato di saggezza. Sull’antica Luna i pensieri non si trovavano nelle entità isolate, ma volavano nell’etere. Per questo, in occultismo, si definisce la Luna anche “cosmo della saggezza”. L’etere di calore e altre forme di etere circondavano la Luna. La comprensione e la ragione vivevano là come vivono nel presente nel cervello dell’uomo. Tuttavia, questo stato di fatto conobbe un’evoluzione.

 

All’inizio dell’evoluzione della Luna, la saggezza appariva ancora sotto delle belle forme. Le entità che non avevano che le parti inferiori dell’uomo, i corpi fisici, eterici e astrali, erano governate dalle correnti di saggezza. Nel quadro dell’ulteriore evoluzione, i tre corpi inferiori scesero piú in basso. Quando l’evoluzione lunare arrivò al suo termine, le entità che erano sagge, ma non avevano la saggezza nel cervello, arrivarono ad un punto nel quale esse poterono abbandonare totalmente questi corpi inferiori. Gli esseri che erano allora diventati dei Pitri e che non avevano piú bisogno di entrare in tali corpi fisici, eterici e astrali, erano le schiere degli Elohim di gradi differenti. Il rango piú basso di questi Elohim è quello di Jahvè. Jahvè è dunque una vera divinità lunare, che ha passato l’evoluzione fisica sulla Luna. Ma sulla Luna, non ha mai potuto assimilare l’ambiente fisico con il pensiero cerebrale. Solo i suoi corpi fisico, eterico e astrale avevano assimilato l’ambiente fisico. Ma lo avevano elaborato sotto forma di immagini.

 

Il pensiero aleggiava al di sopra. Il nome di Jahvè non designa un essere isolato ma un ordine gerarchico. Numerosi esseri possono occupare il rango di Jahvè o accedervi. Eliphas Levi ha sottolineato piú di una volta che, per le denominazioni come quella di Jahvè, Arcangeli, Angeli ecc. si ha a che fare con ordini gerarchici.

 

I primi che, in quanto uomini, ricevettero un insegnamento sulla Terra, lo ricevettero da Jahvè sotto forma di immagini. Per questa ragione la Genesi è simile a un insieme di grandi quadri: le immagini delle quali Jahvè aveva fatto l’esperienza sull’antica Luna.

 

Sulla Luna, mentre l’entità inferiore dell’uomo, cioè i suoi corpi fisico, eterico e astrale, si sviluppava da una parte, dall’altra parte la sua trinità superiore veniva curata e coltivata. Anche questa trinità era maturata dopo che il germe dell’ātman era stato seminato sull’antico Saturno, quello della Buddhi sull’antico Sole e quello del manas sull’antica Luna. Essi poterono in seguito continuare a svilupparsi sulla Terra. Quello che dei corpi fisico, eterico e astrale fu trasmesso dal­l’antica Luna alla Terra, sono gli animali strani delle cui sembianze l’ātman-buddhi-manas poté progressivamente rivestirsi.

 

I Pitri della Luna avevano lasciato la parte meno buona; avevano però preso cura in modo obiettivo dellātman-buddhi-manas. Con le loro cure, hanno permesso che un essere pensante potesse nascere sulla Terra. Quando si guardano le creature esteriori dell’antica Luna, si vedono gli involucri che hanno circondato l’uomo e non gli uomini stessi. Gli involucri erano utilizzabili perché erano stati lasciati per quanto era necessario.

 

…Il resto della materia poté allora agglutinarsi per formare il cervello. Il germe della materia del cervello esisteva già, ma non poté condensarsi che quando i Pitri se ne andarono.

Nascita e morte

 

 

Prima dell’era lemurica, il processo è preparatorio. Il corpo umano è elaborato in modo che lātman-buddhi-manas, essendosi circondato di una massa di kāma, possa discendervi. Immaginiamo adesso un’entità di consistenza gelatinosa che lotta per uscire da quello che è venuto dal­l’antica Luna. Ciò costituisce una base fisica. D’altra parte c’è l’ātman-buddhi-manas e un corpo astrale che questo ha organizzato intorno a sé. Questo principio lavora allora la massa gelatinosa dal­l’esterno, fino a poter prendere possesso di questa massa partendo dall’interno. Lo spirituale finisce per penetrare il fisico. È allora – per cosí dire – che due entità di differente specie si sono unite. Nel momento in cui il cervello è costituito, esse si fondono. Ed è d’altra parte cosí che la nascita e la morte è sono entrate nell’evoluzione della Terra. Una volta, gli uomini stessi edificavano il loro corpo fisico; in futuro sarà nuovamente cosí. Dunque, per il fatto che si sono unite due entità che oramai approssimativamente si accordano l’una con l’altra, noi abbiamo la nascita e la morte, e ogni periodo fra la nascita e la morte è un tentativo permanente di adattare l’una all’altra queste due entità differenti: si crea un movimento pendolare finché, alla fine, appaia uno stato ritmico.

 

Questo continuerà fino alla metà della sesta razza-radicale (èra principale), quando sarà raggiunto questo stato ritmico e quando questi due esseri si saranno completamente adattati l’uno all’altro. Il karma non è nient’altro che la parte della compensazione che l’uomo è arrivato a fornire. In ogni incarnazione, si raggiunge un certo grado di compensazione. Dopo ogni incarnazione, bisogna risalire al Devachan per avere la prospettiva di quanto resta da fare. È soltanto dopo aver ottenuto la compensazione che il karma è superato e che l’uomo può ricevere qualcosa di nuovo, la vera saggezza, la buddhi; fino ad allora, bisogna che essa sia curata e coltivata.

La Parola creatrice

La Parola creatrice

 

 

L’evoluzione futura è da preparare. Quello che l’uomo possiede già a titolo di preparazione dell’uomo futuro è la parola, il linguaggio. Ciò che l’uomo pronuncia resta nella cronaca dell’Ākāsha. È il primo germe dell’uomo futuro. Il linguaggio è la metà della capacità anteriore di riproduzione. Grazie al linguaggio, l’uomo si riproduce spiritualmente. Nell’essere umano ma­schile, il cambiamento della voce è legato a questo. La metà dell’elemento sessuale è stato posto nel linguaggio. La voce sarà l’organo futuro della riproduzione. Nell’antico ebraico c’è una stessa parola per l’elemento sessuale e per il linguaggio. Attualmente l’uomo pensa e il pensiero si esteriorizza attraverso la laringe. Nel prossimo stadio, sarà il sentimento, il calore, che usciranno cosí all’esterno. La parola sarà allora l’espressione del calore interno del corpo. Questo potrà avvenire quando il corpo pituitario (l’ipofisi) sarà sviluppato nel cervello. Lo stadio ulteriore sarà raggiunto quando sarà sviluppata la ghiandola pineale (l’epifisi). Allora, non soltanto uscirà la parola compenetrata di calore, ma questa parola rimarrà e sarà plasmata dalla volontà che allora vivrà in essa. Quando si pronuncerà una parola, essa diventerà un vero essere.

 

“Io sono, penso, sento, voglio” è in rapporto con questo. La parola è, in questo senso, la parola che, partendo dal pensiero, si trasforma in sentimento, poi in volontà. È un triplice processo: prima di tutto la parola è “coscienza” (nel pensare), poi diventa “vita” (la parola compenetrata dal calore) e alla fine “forma” (la parola plasmata dalla volontà).

 

Questa parola è allora una parola diventata oggettiva. È in questo modo che, a quel punto, coscienza, vita e forma si susseguono.

 

Tutto quello che oggi è forma, è nato dal passato attraverso un tale processo. Il corpo piú maturo è il corpo fisico (la forma); il corpo eterico (la vita) e il corpo astrale (la coscienza) sono meno maturi.

 

Rudolf Steiner


Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner

Berlino, 2 ottobre 1905 ‒ O.O. N° 93a. Traduzione di Angiola Lagarde.