Eos

Ode

Eos

DeaAlla fonte solare in catalessi

ti riposavi,

io in un’alba senza tempo

con il cuore dorato

ti contemplavo.

Una stella vespertina

luminosa sulle altre

nel crepuscolo tellurico

scandiva il tuo Nome,

oh deità ellenica…!

Il silenzio si effondeva nell’etere

suoni occulti chiamavano

alla danza del limite,

al saggio del finito

i bianchi cigni nelle fonti.

Ancora, la notte tratteneva

la luce del nuovo inizio,

ma il tuo volto albadorato

comunicava al messaggero

che le armi erano pronte

per il rito solare.

Il sogno irradiava speranza

oltre i confini dei pianeti,

nella latenza quieta

delle stelle fisse.

Quando ti risvegliasti,

onde di ascoso sole

in te si occultavano

che non volli riconoscerti.

Non saprei rammemorare

da quale ignoto tempio

emani il tuo ente

in cui brucia

il cosmico fuoco dell’Essere.

Sulla riva ti distendi meditante,

o meditante corpo di luce,

sgomenta dal fragore,

o violenza sacra,

di onde senza limite

che oscurano

la originaria vita dell’Oceano.

Nell’abisso marino

affondi i tuoi passi

il bianco timore della pelle tua

terrorizza il terrificante

fronte nemico.

Come puoi aver ri-aperto il Sentiero

nella mortale caligine?

È il coraggio del niente? o la follia?

…ad aver riaperto il Sentiero?…

A Eos,

come nuova greca

o greca dei nuovi tempi,

vuoi consacrare le ore

che rimangono

nei giorni del sacro lutto.

È giorno di eclisse,

i fiumi scorrono nel plenilunio,

tutto karmicamente ritorna all’Uno:

è la via piú breve.

Il silenzioso pianto

per sangue innocente

caduto in battaglia

ammonisce l’errante

sul bene ed il male:

non v’è piú parvenza

del miraggio di sensi oscurati

e del regno perituro

in cui tutto il potere del male

si va concentrando.

Tu rammemori in lei

un Sentiero di pura destinanza

che piú non conosce ritorno

o voluttà di demoni.

Misterioso

è questo ignoto cammino

musica mai udita

di trascendenza che si svela.

Arrischiarsi solitaria nel deserto

è l’impresa:

la saga dei nuovi tempi.

Tempi immemori

a parola primordiale

uniti non potemmo udire:

alla tua celeste zolla

io non ebbi accesso.

Quando appari però

nell’alba rutilante

nella contrada in festa,

all’anima vuota di forze,

il sacro mistero

rade impietoso

la magia materiata

dell’ontica immagine

degli universi.

 

.

Astreo