Quando parlando con amici sentiamo che in uno di loro si risveglia lo Spirito, e ci chiede di approfondire quella conoscenza che gli è apparsa dalle nostre parole, possiamo fare qualcosa per lui, sempre stando attenti a non ledere la sua libertà, magari consigliandogli delle buone letture?
Laura S.
Certamente si possono consigliare delle letture, l’importante è però capire quale sia quella piú adatta alla persona. Per qualcuno sarà preferibile L’Iniziazione, per un altro la Tripartizione dell’organismo sociale, per un altro ancora potrebbe non essere il caso, all’inizio, di suggerire una lettura ma piuttosto sarebbe meglio accennare alle basi della disciplina spirituale. Dobbiamo avere fiducia che quando qualcuno che conosciamo, o con cui entriamo in contatto, si interessa allo Spirito, a volte perché ha dei problemi, sapremo aiutarlo ad affrontarli e a cercare di risolverli. Attraverso la meditazione, e in generale per mezzo di tutti gli esercizi eseguiti regolarmente, noi sviluppiamo una forza intuitiva che ci fa affrontare nel giusto modo le richieste di chi si rivolge a noi. La cosa fondamentale da comprendere è che se vogliamo essere utili agli altri, dobbiamo prima fortificare noi stessi.
Non ho ben capito quale sia la differenza tra la psiche e l’Io e qual è il rapporto dell’una con l’altro.
Andrea G.
Si tratta di uno dei primi elementi di base della conoscenza antroposofica. L’uomo è composto di quattro distinte parti: il corpo fisico, che è quello materiale, l’unico che possiamo vedere e toccare; il corpo eterico, o vitale, che presiede alla crescita e allo sviluppo, che è anche sede della memoria; il corpo astrale, ovvero l’anima, o la psiche, che è la sede delle nostre passioni, attrazioni, repulsioni, esaltazioni o depressioni; e infine lo Spirito, cioè l’Io, l’individualità. Tutto il nostro lavoro interiore è volto a stabilire il giusto rapporto tra le nostre parti costitutive, in particolare tra la psiche e lo Spirito. Gli esercizi che svolgiamo affinano il nostro corpo astrale, rendendolo sano ed equilibrato. Un corpo astrale cosí affinato rende sano ed equilibrato l’eterico, che rende sano ed equilibrato il fisico. Con i tre corpi in perfetta armonia, l’Io può esprimersi nel giusto modo e operare al proprio sviluppo personale e allo sviluppo della società in cui vive e lavora.
Mi capita spesso, mentre faccio l’esercizio della concentrazione, di vedere alcune scene nitide del sogno della notte passata. Al mattino riesco a ricordare qualcosa, ma non tutto, mentre quando faccio l’esercizio vedo le scene mancanti. Ripeto è frequente, ma non succede sempre. Può avere un significato particolare?
Pietro S.
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I sogni hanno un linguaggio criptico all’inizio, però man mano che si lavora con gli esercizi, soprattutto con la concentrazione, diventano piú chiari e comprensibili. La nostra disciplina ha come risultato la possibilità non solo di ricordare con maggiore nitidezza quanto si è sognato, ma soprattutto di essere coscienti durante lo stato di sogno, tanto da poterci muovere in esso con libera volontà. Piú oltre si potrà portare coscienza persino nel sonno profondo, in quello definito “senza sogni”, nel quale avvengono le esperienze piú importanti. Si tratta naturalmente di un punto d’arrivo, ma alcuni risultati si possono presentare ogni tanto, per farci capire che stiamo lavorando nel modo giusto. Durante la concentrazione, però, non dobbiamo farci catturare da immagini che sorgono spontanee, che rappresentano un tentativo di distrazione, ma restare fermi all’oggetto prestabilito.
Salve, seguo la vostra rubrica da qualche anno, trovo interessante e stimolante ciò che proponete di volta in volta. Ho letto su un testo di Rudolf Steiner qualche cenno sulle statue di Michelangelo della cappella Medicea, il Dottore ne accenna brevemente dicendo che nelle quattro figure allegoriche il giorno, la notte, il crepuscolo e l’aurora sono ravvisabili i quattro corpi: corpo eterico, corpo astrale, corpo fisico e Io. Volevo sapere se fosse possibile un approfondimento o sapere in quale altro testo ne parli in modo piú approfondito.
Rosalba
Rudolf Steiner parla in altre conferenze delle quattro statue di Michelangelo, in particolare nella N° 140 e nella N° 141 dell’Opera Omnia dell’Editrice Antroposofica. Da quest’ultima traiamo la parte che illustra le figure allegoriche, approfondendone il significato: «Quello che ora dico è uno studio relativo alla Cappella Medicea a Firenze. Si tratta di una cappella che Michelangelo costruí e sistemò. Due dei Medici, dei quali non vogliamo parlare ora, dovevano venire là eternati con due statue. Michelangelo aggiunse però quattro cosiddette figure allegoriche che vennero chiamate “L’Aurora”, “Il Crepuscolo”, “Il Giorno” e “La Notte”, secondo quello che allora si stimò e in base a quello che anche Michelangelo lasciò intendere.
Ai piedi di una delle due statue vi sono:
Anche senza disporre di riproduzioni specialmente buone, guardando queste figure è possibile avere facilmente una conferma di ciò che ora dirò delle quattro figure allegoriche della Cappella Medicea. Cominciamo dalla piú nota, “La Notte”.
Nelle descrizioni, comunemente copiate, delle guide turistiche si può leggere che la caratteristica posizione delle membra, scelta da Michelangelo per la figura giacente della Notte non sarebbe naturale, perché nessuno potrebbe dormire in una simile posizione; questa figura non sarebbe quindi un’espressione simbolica specialmente buona per la notte. Io voglio invece dire qualcosa d’altro. Immaginiamo di studiare la figura allegorica della Notte con l’occhio dell’occultista, e dire che quando l’uomo dorme il suo Io e il suo corpo astrale sono fuori dal corpo fisico e da quello eterico. Allora è pensabile che qualcuno escogiti un gesto, una determinata posizione delle membra, che sia la piú adatta alla posizione del corpo eterico, quando non sono presenti il corpo astrale e l’Io. Quando ci muoviamo durante il giorno, noi facciamo quei determinati gesti per il fatto che nei corpi fisico ed eterico vi sono il corpo astrale e l’Io. Di notte però il corpo astrale e l’Io sono fuori, e quindi il corpo eterico è da solo nel corpo fisico. Esso sviluppa il suo modo di essere attivo e in movimento, e ne risultano determinati gesti. Si può avere l’impressione che per la libera manifestazione del corpo eterico non vi sia gesto piú adatto di quello cui Michelangelo ha dato forma nella Notte: un gesto cosí preciso che non potrebbe corrispondere meglio e piú esattamente che mediante la posizione della figura che qui rappresenta la posizione del corpo eterico.
Passiamo ora all’altra figura, quella de “Il Giorno”. Qui possiamo dirci quanto segue: immaginiamo di poter fare in modo che in un uomo, per quanto possibile, tacciano la vita eterica e quella animica, e che sia principalmente attivo l’Io; questo susciterà un gesto, e noi cerchiamo il gesto adatto all’Io. Non potremmo allora trovare gesto migliore di quello portato ad espressione da Michelangelo nel Giorno. Qui i gesti non sono piú allegorici ma immediati, creati molto realisticamente dalla vita. E per un’eternità, per cosí dire temporanea, essi sono scolpiti nell’evoluzione dell’umanità, grazie all’artista. Uno è il gesto che meglio manifesta l’attività dell’Io! L’altro è il gesto che meglio manifesta l’attività del corpo eterico!
Ed ora le altre figure, cominciando da “Il Crepuscolo”. Se pensiamo all’uscita del corpo eterico in un uomo specialmente ben conformato, vale a dire al rilassamento che interviene nel corpo fisico anche quando ci raggiunge la morte, se però non pensiamo alla morte ma all’uscita delle tre parti: corpo eterico, corpo astrale e Io, e cerchiamo il gesto che allora fa il corpo fisico, abbiamo cosí appunto il gesto della figura allegorica del Crepuscolo.
Se vogliamo infine esprimere in un gesto l’interiore vivacità del corpo astrale in un momento di scarsa attività di quello eterico e dell’Io, allora il gesto piú preciso è quello dato da Michelangelo ne “L’Aurora”. Da un lato abbiamo cosí le espressioni per l’attività del corpo eterico e dell’Io, e dall’altro le espressioni per l’attività del corpo fisico e del corpo astrale.
Come dicevo, mi ero ribellato contro questa interpretazione, ma quanto piú mi occupavo di queste cose, tanto piú esse mi risultavano con sempre maggiore necessità.
Da questo studio non desidero far rilevare altro che mostrare appunto come l’artista produca attingendo dal Mondo spirituale. Ammetto che Michelangelo abbia agito piú o meno inconsciamente; ma ugualmente, che significa ciò di diverso se non l’irraggiare del Mondo spirituale in quello fisico? L’occultismo contribuisce non alla distruzione, ma all’approfondimento delle opere d’arte. Potrà peraltro verificarsi che molte delle cose che oggi vengono stimate “arte” non vengano piú ritenute tali. Alcuni rimarranno di conseguenza sorpresi, ma la verità ne guadagnerà.
Potei benissimo comprendere l’intima ragione della leggenda sorta appunto proprio in relazione alla figura piú elaborata, e cioè che Michelangelo, quando era solo con “La Notte” nella Cappella Medicea era in grado di farla levare e di farla camminare! Non voglio parlarne piú oltre, ma quando si sappia che qui è portata ad espressione l’attività del corpo vitale, allora salta senz’altro agli occhi l’efficacia della leggenda, allora essa è già presente».