Alla ricerca della pietra bianca

Socialità

Alla ricerca della pietra bianca

La protostoria è piena di miti che descrivono, con immagini piú o meno drammatiche, spesso fantasiose, a volte persino infiorate di lirismo e poesia, un’ipotizzabile distruzione universale del mondo e dell’umanità, resasi responsabile questa di misfatti tali da meritarsi ogni genere di castigo per mano di una divinità, variabile a seconda delle diverse teogonie, stanca di sopportare le nefandezze dell’uomo.

Ecco una profezia degli Hopi, una tribú indiana discendente diretta degli Aztechi: «Il primo mondo fu distrutto, per punire la cattiva condotta degli uomini, da un fuoco vorace che venne dal­l’alto e dal basso. Il secondo mondo finí quando il globo terrestre si inclinò dal proprio asse e tutto si coprí di ghiaccio. Il terzo mondo finí in un diluvio universale. Il mondo attuale è il quarto. La sua sorte dipenderà dal fatto che i suoi abitanti si comportino o meno secondo i disegni del Creatore».

E quella del dio lunare egizio Thot: «Hanno combattuto battaglie, hanno incoraggiato conflitti, hanno commesso malvagità, hanno creato ostilità, hanno compiuto carneficine, hanno causato sofferenze e oppressione. …Perciò cancellerò tutto quello che ho creato. Questa Terra entrerà nell’abisso acqueo per mezzo di un diluvio furioso, e diverrà tranquilla com’era ai primi tempi».

Francis Danby - Il Diluvio

Francis Danby «Il Diluvio»

E il racconto della Genesi: «Dio guardò la Terra e vide che era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta. Allora Dio disse a Noè: “È venuta per me la fine degli uomini, perché la Terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la Terra”». Il seguito è nella Bibbia.

Dalle Lettere di Pietro (3:3-10) apprendiamo che alla prima epoca dell’acqua, con il diluvio universale, seguirà l’epoca del fuoco, che segnerà la fine dell’attuale creazione, con la punizione degli empi e il trionfo dei figli di Dio in Cristo: «Questo dovete sapere, che verranno negli ultimi tempi uomini beffardi che diranno che tutto è come all’inizio dei tempi, quando la Terra, uscita dall’acqua, acquisí la sua forma tramite la parola di Dio, e che per causa dei suoi errori venne sommersa dall’acqua. …Ora per la stessa parola sarà il fuoco nel giorno del Giudizio a causare la rovina degli empi. …Il giorno del Signore verrà come un ladro. …I cieli con grande fragore collasseranno e gli elementi, divorati dal calore, si dissolveranno insieme alla Terra e a tutto ciò che essa ospita».

Da Manu dell’India vedica, a Bochica dei popoli mesoamericani, a Deucalione del mito greco, tutte le tradizioni mitologiche parlano di eroi scampati a un immane diluvio universale che avrebbe riportato il mondo all’armonia del primo giorno. Le epoche, i soli, i cicli, i baktun dei Maya, i kis dei Cinesi, sono gli avvicendamenti dei periodi storici, in cui bene e male lottano per il dominio finale dell’umanità uscita dalle nebbie dei primordi e incamminata, senza alcuna garanzia di riuscirvi, a imboccare la strada della sublimazione materica e la divinizzazione dell’Io.

In tutta la millenaria vicenda del rapporto, fatto di estasi e tormenti, tra divino e umano, l’acqua predomina, ma in altre occasioni a farsi cursore della collera divina è il fuoco, altrimenti sono le epidemie, totali e devastanti, le pesti, a far capire all’uomo quando il vaso della tolleranza divina trabocca. L’uomo, perverso ma furbo, sa di avere esagerato, e svelto corre ai ripari.

A Roma, nel corso della Seconda Guerra Punica, scoppiò una tremenda pestilenza, preceduta da piogge di pietre che flagellarono la città per giorni. Vennero consultati i Libri Sibillini, il cui responso fu però assai diverso da quanto i Romani si aspettassero. Non si trattava di chiedere l’aiuto delle divinità locali come Flora, Bona Dea, Cerere, o Pale. Le guerre combattute contro Annibale avevano portato offesa con le loro stragi e distruzioni alla Madre Terra, ne avevano dissacrato l’anima, ed era quindi a lei, alla Grande Madre che i Romani dovevano ricorrere per avere aiuto e vincere cosí il morbo. Occorreva, questo il responso, far venire a Roma una reliquia di Cibele, da Pessinunte, in Frigia. Il dettato dei Libri venne esaudito. Il 4 aprile dell’anno 204 a.C., la nave che trasportava il simulacro di Cibele, la Grande Madre, giunse alla foce del Tevere per risalirlo fino al porto della città, ricavato sulla riva del fiume, a ridosso del Velabro, Ripa Grande, come venne poi designato nella toponomastica dell’Urbe. La nave si incagliò e ci volle l’intervento della vergine Claudia, novizia vestale, che, afferrato il canapo di prua del vascello, lo disincagliò, rimettendolo libero nella corrente.

Cosí, la Magna Mater, nel segno di una statua e di una pietra nera, raggiunse Roma e la pestilenza cessò. La Dea ebbe da allora culto ufficiale di Stato a Roma, con uno splendido tempio sul Palatino, il colle nobile, quello su cui era sorta la città quadrata. La Pietra Nera venne incastonata in un blocco di marmo frigio, un parallelepipedo candido come la neve che fungeva da ganga alla sacra reliquia, scura gemma carica di mistero, con un potente carisma salvifico. Vennero istituiti i Ludi Megalenses, cerimonie di culto pubblico in onore della dea, che si svolgevano dal 4 al 10 aprile di ogni anno, precedute dal 15 al 28 marzo dalla celebrazione dei Misteri frigi, riti cruenti basati sull’effusione del sangue, che ricordavano il mito di Cibele e Attis, figlio da lei avuto per partenogenesi e poi suo sposo, martirizzato, poi riportato in vita. Con la sua ‘resurrezione’, rifioriva la vita. Sotto Augusto, il tempio subí un incendio, ma venne subito ricostruito. La Pietra e il suo supporto vennero alloggiati nella cripta del nuovo santuario.

Con l’occasione Virgilio, nell’Eneide, compose un inno alla Grande Madre:

Magna Mater Cibele in trono

Magna Mater Cibele in trono

Madre degli Dei immortali,

Lei prepara un Carro veloce, tirato da Leoni uccisori di Tori:

Lei che maneggia lo Scettro sul rinomato bastone,

Lei dai tanti Nomi, l’Onorata!

Tu occupasti il Trono Centrale del Cosmo,

e cosí della Terra, mentre Tu provvedevi a cibi delicati!

Attraverso Te ci è stata portata

la razza degli Esseri Immortali e Mortali!

Grazie a Te, i Fiumi e l’intero Mare sono governati!

Vai al banchetto, o Altissima!

Deliziante con tamburi, Tamer di tutti,

Savia dei Frigi, Compagna di Kronos, Figlia d’Urano,

l’Antica, Genitrice di Vita,

Amante Instancabile, Gioconda …

gratificata con atti di Pietas!

Dea generosa dell’Ida, Tu, Madre di Dei,

Che porta la delizia a Dindyma …

e nelle città turrite …

e nei leoni aggiogati in coppie…

Ora guidami negli anni a venire!

Dea, rendi questo segno benigno!

Cammina accanto a me con il tuo passo grazioso!

 

Passarono i secoli e la gloria sontuosa si trasformò in rovina negletta, ma sempre utile per animare altre glorie, magari meno nobili e generose. I Farnese divennero padroni del Palatino e ne trasformarono la sommità in giardini di delizie, con fontane, alberature, labirinti, gazebo di frescura. Scavando per le opere di sistemazione del parco, ecco venir fuori il grosso blocco di marmo con dentro quella strana inclusione nera. Che venne subito rimossa e utilizzata come semplice elemento decorativo spurio.

Michelangelo - La Pietà

Michelangelo «La Pietà»

A Roma era appena arrivato da Firenze un giovane scultore che prometteva bene, Michelangelo Buonarroti. E visto che il cardinale de Bilheres, amico di casa Farnese, stava progettando un gruppo marmoreo della Pietà, gli venne offerto il parallelepipedo della Grande Madre Cibele a un prezzo molto inferiore a quello che sarebbe costato l’equi­valente in marmo di Carrara, senza contare le spese di trasporto e la qualità del marmo. Quella del castone della Pietra Nera era di una qualità rarissima e poi correvano voci che avesse proprietà magiche. Si trattava di leggende, ovviamente, ma l’occasione era ghiotta e il cardinale de Bilheres la colse al volo.

Ed ecco nascere la Pietà che è in San Pietro, opera gio­vanile del genio fiorentino: una giovane Madre non afflitta ma serena, che regge in grembo il divino Figliolo morto in croce.

Dopo anni, chi si ricorda piú della vera origine del marmo con il quale Michelangelo aveva scolpito la Vergine? E la Pietra Nera, che fine avrà fatto? Gli elementi cosiddetti di spoglio ricavati dai monumenti e gli edifici della Roma antica, soprattutto di quella imperiale, hanno fornito per centinaia di anni materiale da costruzione per i fortini e i palazzi delle famiglie aristocratiche, per le chiese e le basiliche cristiane. Molti marmi del Colosseo e del circo di Caligola sono serviti alla fabbrica di San Pietro e alla costruzione dei palazzi vaticani. La miracolosa reliquia, la Pietra Nera dei Frigi, potrebbe essere finita in un qualunque opus incertum, tra blocchi di travertino e schegge di laterizio, anonima, perduta per sempre. E sí che mai come oggi Roma avrebbe bisogno dell’aiuto della Grande Madre per vincere una peste ben piú subdola e letale di quella che infestò l’Urbe intorno all’anno 204 a.C.

The Revenant

Leonardo di Caprio in “The Revenant”

Ha molto colpito, alla recente cerimonia de­gli Oscar, a Los Angeles, il discorso ecologista di Leonardo Di Caprio, vincitore della statuetta dorata che lo ha qualificato come migliore attore protagonista, nel film “The Revenant”, una storia assai forte del ritorno di un uomo creduto morto e ricomparso vivo e vegeto dopo la sepoltura per consumare una vendetta: una specie di Conte di Montecristo aggiornato, con Winchester e pugni al posto di sciabola e bon ton.

È stato, il suo, un accorato appello, un monito per la salvaguardia del nostro pianeta, soffocato dai fumi e dai veleni che ammorbano il suolo, l’aria e l’acqua a un livello tale che, tempo pochi anni, potremmo essere al punto di non ritorno. L’intervento dell’attore è apparso verace, essendo egli impegnato da anni come testimonial, sullo schermo e sul campo, mettendoci del suo, in progetti e interventi per la tutela della natura e delle minoranze etniche. Un bel guastafeste, avranno pensato gli organizzatori dell’evento, ormai una topica della mondanità globale, e ancor piú avranno trovato inopportuno l’in­tervento del bel Leonardo le signore che per la soirée avevano investito fortune in toilette firmate, inarrivabili parure, acconciature ad personam, trucchi e filling dei maghi della cosmesi e del bisturi.

Evelyn De Morgan  «Cassandra»

Evelyn De Morgan «Cassandra»

Insomma, non piace a nessuno che in piena kermesse in onore della Decima Musa una Cassandra ci dica che il Cavallo di Troia è una trappola e che accettarlo in dono prelude allo svuotamento delle nostre invariabili aspettative di una futura società basata sui rapporti tra soggetti resi maturi e responsabili. Che la rifiutasse, allora, la bella statuina, avranno ruminato i parte in causa, ovvero gli esclusivi invitati alla serata degli Oscar, e ci risparmiasse, avranno aggiunto, le jatture! Insomma, hanno masticato amaro sia i tanti intervenuti alla cerimonia a Los Angeles, sia i milioni di telespettatori nel mondo, che dalla bocca di Leonardo Di Caprio tutto si aspettavano fuorché l’evocazione dell’apocalisse.

Se mai un appunto si potrebbe fare al superpremiato Di Caprio, è che dei mali del mondo, ieri come oggi, negli USA come altrove, nessuno si ritiene in qualche misura responsabile. Nel caso specifico, una replica alla sua uscita ecologista potrebbe chiamare in causa tutto l’apparato cinematografico, una grande fabbrica di orrori e crudeltà, anche quando le mattanze e le perversioni vengono fatte passare per strumenti di deterrenza, con il famigerato criterio che anni fa giustificava persino, dalla bocca di illustri clinici, l’uso indiscriminato delle droghe allucinogene, vedi mescalina e LSD, con il pretesto che, per combatterne l’abuso, prima si dovesse conoscerne gli effetti. Il criterio venne poi esteso alle pratiche erotiche estreme, alla promiscuità, alle perversioni di ogni genere.

Onde gravitazionali

Onde gravitazionali

Si è parlato ultimamente delle onde gravitazionali, dalle quali dipenderebbe gran parte dei mec­canismi cosmici. Secondo Einstein, un invisibile campo di forze governerebbe i sincronismi dei corpi celesti e ne permetterebbe l’interazione, fatta di attrazione e repulsione, un gioco che consentirebbe ai pianeti, ad esempio, di fluttuare nel vuoto intanto che ruoterebbero su se stessi, e ruotando percorrere orbite intorno ad altri pianeti, e tutti insieme, ruotando e rivoluzionando, orbitare intorno a un astro di riferimento e coordinamento, il Sole, nel caso del nostro sistema planetario, di un’altra stella madre, per un sistema planetario posto in una diversa galassia. Le reciproche influenze e varie interazioni avvengono a livelli galattici, stellari e planetari, e muovono quindi forze a noi ancora del tutto sconosciute.

L’influenza può anche avvenire però in ambiti assai piú ristretti e coinvolgere non corpi celesti ma corpi umani, in realtà sociali estese e complesse, come tra ridotte unità di persone, persino tra pochi soggetti, magari soltanto tra due o tre individui. C’è tuttavia una differenza sostanziale tra la conoscenza scientifica materialistica, che at­tribuisce ai fenomeni una valenza fisica e un’origine meccanicistica, e la Scienza dello Spirito, che ricerca in ogni evento una causa di ordine spirituale, ossia l’influenza del corpo astrale delle creature guastato da una volontà deviata al solo esercizio della malvagità, scelta questa lasciata all’uomo quando fu gratificato della libertà di azione. Una libertà che, come può volgersi al sublime, altrettanto è in grado di condurre l’uomo all’autodistruzione.

Il meccanismo all’origine della corruzione dell’astrale viene chiaramente indicato da Massimo Scaligero nel suo libro Yoga, Meditazione, Magia: «L’uomo trasmette al corpo eterico la corruzione del corpo astrale, poiché mediante la responsabilità del pensiero ha la possibilità di un’azione in profondità, anche se indiretta, sulle forze eteriche, secondo una magia inferiore, o secondo un patto dal quale viene inconsciamente dominato. Si prepara in tal modo un guasto della razza umana, onde un tipo, per cosí dire, “animalizzato”, in quanto destituito dell’Io, seppur dotato d’intelligenza, di “anima”, e del raffinato dialettismo necessario alla sua etica, va eliminando in tutti i campi, anche in quello spiritualistico, l’“uomo spirituale”. Ogni giorno appaiono piú evidenti i segni di un simile fenomeno: il pericolo è che persino nei cultori di Scienze Spirituali si attutisca la percezione di ciò che simili segni vogliono dire: che vi sia un’assuefazione al livello dell’uomo animalizzato come al normale livello umano».

Quali onde, se non propriamente gravitazionali, quanto piú verosimilmente astrali, di un astrale però non piú dominato dall’Io cosciente e padrone di sé ma preda di entità asuriche, hanno pervaso l’anima e armato la mano dei due giovani che a Roma, ai primi di marzo scorso, hanno torturato e ucciso un comune amico non per moventi di rivalità o interesse ma per “sapere cosa si prova a uccidere”? E sí, perché dopo essersi cibati per anni delle scene di sadica crudeltà ammannite da cinema e Tv, da una letteratura da trivio e follia, atti però commessi da altri, hanno voluto sperimentare l’ebbrezza del sangue agendo di persona. Gli antichi, nel ‘taurobolio’, uccidevano il toro e si facevano irrorare del suo sangue per ricevere l’initium, l’iniziazione ai culti delle deità infere. Oggi, mutatis mutandi, i trader si votano all’adorazione del toro di Wall Street, e i fanatici del culto del brokeraggio si bagnano, se sono bravi e usano il software aggiornato, del sangue degli azionisti.

Il Palatino

Il Palatino

I turisti che visitano l’area archeologica di Roma difficilmente si allontanano dalla zona dei Fori, per inerpicarsi su al Palatino e vedere i nobili ruderi dell’Urbe Quadrata, dove sorgeva la Capanna di Romolo, la Domus Tiberiana, la Casa di Livia e la Domus Augustea con il tempio di Apollo. E per stare in argomento, quanto resta del podio di quello che era il tempio della Magna Mater. Troppa fatica, e poi, a dirla tutta, lassú aleggia ancora una cer­ta aura di mistero: le pietre rivestite qua e là di erbe spontanee parlano di quando l’uomo dialogava con gli dèi e poteva varcare la soglia dell’Oltre senza paura. Se si resta soli in quei venerabili luoghi sospesi in una dimensione senza tempo la vertigine è assicurata.

Piú rassicurante è la calca vociante che assedia il Colosseo, il Grande Mattatoio. Quando Vespasiano ne ideò la costruzione nel 72 d.C., al suo posto c’era un laghetto, che Nerone aveva inglobato nella sua Domus Aurea. Morto l’imperatore aedo e matricida, la damnatio memoriae operata dal successore si affrettò a seppellirlo, insieme alla Meta Sudans che ne alimentava il bacino, sotto migliaia di tonnellate di travertino di quello che doveva sinistramente diventare la macchina piú efficiente di decimazione di massa. Tito lo inaugurò nel giugno dell’80 d.C. facendo uccidere, nel giro di pochi giorni, quanto durarono le feste imperiali, cinquemila belve e migliaia di gladiatori. La Roma di Numa era finita da tempo, e quell’anfiteatro voluto non da un re ma da un imperatore senza la pietas degli antichi, ne suggellava la realtà storica. Le sue pietre grondano sangue. E non è un’immagine retorica. Il 2 marzo scorso, dal soffitto di una delle biglietterie, ha cominciato a colare sangue. L’addetta allo sportello ha subíto un involontario taurobolio, solo che non si trattava di un toro ma di un topo, rimasto schiacciato da un’intercapedine di legno sovrastante la biglietteria. Orrore, stupore, chiusura temporanea del locale, riaperto subito dopo. Ormai non ci si fa piú caso. I topi dividono con i romani lo spazio urbano nella misura di cinque roditori per ogni abitante dell’Urbe. Stime ipotetiche, speculative, come sono le onde gravitazionali dell’onnisciente Einstein.

Un tempo la massiccia e incontrollata presenza di topi annunciava la peste. Oggi, la morte nera è debellata, grazie agli antidoti chimici escogitati dall’uomo che, benché trasgressivo, è per fortuna anche inventivo. Si salva dalla peste epidemica ma non riesce a sottrarsi a quella piú subdola che aggredisce le molecole piú intime del suo apparato animico, con gli asura, pertinaci roditori dell’Io. Come salvarsi? Trovando la Pietra Nera della Grande Madre e mutandola nella Pietra Bianca della Grande Opera.

Saliamo allora al Colle dell’antica sacralità, consapevoli che vicino è il tempo in cui, come dice Édouard Schuré in Evoluzione divina: «Al di sopra del Verbo, del Figlio e delle sue piú alte manifestazioni, si venererà lo Spirito universale, il grande Creatore, l’Insondabile, l’Invisibile e l’Eterno, il Padre e la sua forza di manifestazione, la Natura invisibile, la Vergine Madre di Ermete, l’Alma Mater, la Luce increata, la Rea-Demetra, madre di Zeus della religione orfica, lo Spirito Santo della religione cristiana, simboleggiato dalla colomba Jona, la Facoltà femminile di Dio».

L’epoca dei sacrifici cruenti, con l’effusione di sangue per saziare divinità demoniche, deve avere fine. L’umanità non sarà piú costretta a erigere altari e teocalli su cui immolare la propria dignità. Non piú olocausti, guerre, esecuzioni capitali, delitti passionali, vendette. Non piú l’uomo assassino. Lo Spirito che dà la vita batte da millenni alle porte dell’umanità. Apriamogli, prima che sia tardi!

 

Ovidio Tufelli