Non passa giorno
in cui in silenzio non dico:
o Cristo, ti amo da sempre.
Da allora.
Da quando sulla croce ti vidi.
E dolce era il tuo volto
nel bacio di Dio.
Fra immagini di sogno
questa notte
mi sei apparsa tu,
amata
radiosa Sophia.
Calde parole
mi hai sussurrato:
«Al mio volto,
solo al mio volto
guarda,
innamorato mio».
Gabriele Burrini
Come un passero di città
Il Sole all’alba raddrizza le spighe
nelle infiorescenze delle campagne
mentre la ruggente città è già sveglia
e fabbrica rumori a suon di tromba.
La gente corre fra le strade ancor buie.
La quiete si spezza, dissolvendosi
fra gli increduli e pallidi raggi
che finiscono per dorare il suolo.
Come un fiore quando giunge l’antesi
offre i suoi petali a chi li calpesta,
cosí un umile passero di città
dona il suo canto al chiasso circostante.
È una meraviglia udire quel suono
che scavalca le frequenze rumorose
e giunge limpido all’orecchio attento
di colui che scruta spesso fra i rami.
L’annuncio chiaro, fermo e risuonante
di una pace che sorge dalle ceneri,
batte in un singolo colpo d’ali
animando il vento con lievi turbini.
Sospiri gonfi di ansie si dissolvono
tra le nubi torbide e i cipressi.
Quando il Sole ritorna nella Terra
anche dietro il cemento c’è vita!
Pietro Sculco
Due fiori
nel campo
si amano:
tocco leggero
di foglia
nell’aria
cristallina.
Letizia Mancino
Gli uccelli parlano
lievi,
il vento mi ricorda
che il tempo
scorrerà.
È proprio
giorno di festa,
e gli uomini,
nelle loro case,
possono dimenticare
il silenzio.
Ma oggi io
in un istante
ho saputo
di essere vivo
e ho nostalgia
felice
di me.
Stelvio
Colpi di Stato
Il principato di Seborga, entroterra di Bordighera, è in subbuglio. Il trono di Marcello I, il sovrano in carica, eletto dal popolo con un plebiscito quattro anni fa, è insidiato da un pretendente straniero, il savoiardo francese Nicolas Mutte. Questi, se riuscisse nella sua azione usurpatoria scalzando il principe Marcello, assumerebbe il titolo di Nicola I.
Nel finto principato,
un finto usurpatore
con un colpo di Stato
ha creato scalpore.
Il principe Marcello,
in tanto bailamme,
benché re travicello,
minaccia fuoco e fiamme.
Godendo del consenso
del popolo sovrano,
mette in luce il nonsenso
del modello italiano,
dove governa un re
che si è eletto da sé
e dove il Parlamento
è solo un paravento
di vuota autorità
senza sovranità.
E a lungo l’anomia
conduce all’anarchia.
Ecco allora il pattume,
la frode e il malcostume
e gli inchini dei Santi
a onore dei furfanti.
Egidio Salimbeni