L’essere umano è indubbiamente un ecosistema complesso. Innanzitutto dal punto di vista anatomico-funzionale, costituiti come siamo da almeno 7 corpi principali, come ci insegna l’Antroposofia, in una sorta di matrioška fisico-spirituale (e non a caso la tradizione delle famose bamboline russe nasce probabilmente proprio da una consapevolezza di popolo sulla natura umana).
Da notare che l’origine delle matrioške, nate in epoca abbastanza recente, ovvero alla fine del XIX secolo, sembrerebbe collegata a sua volta ad elementi piú antichi del folklore giapponese dell’isola di Honsu, raffiguranti un personaggio del buddhismo, il vecchio saggio Fukurokuju, la cui figura conteneva al suo interno altre quattro figurine.
I giapponesi sostenevano che la prima di quelle figure fosse stata creata da un monaco russo. Fu questo fatto, pare, a suggerire l’idea della realizzazione della prima matrioška. Il prototipo giapponese della matrioška potrebbe poi a sua volta derivare dalla tradizione delle scatole cinesi, ovvero a credenze ancora più antiche ma dove sempre l’uomo appare come una complessa creatura fatta di tanti corpi uno dentro l’altro.
Poi vi è la complessità delle relazioni, con il nostro habitat (esogeno ma anche endogeno) e con le altre creature che lo popolano. L’Homo cosiddetto sapiens è infatti l’unica specie terrestre in grado di relazionarsi consapevolmente non solo con tutti gli individui della propria specie, ma anche con tutte le altre specie del pianeta. L’innata biofilía dei bambini, che poi si trasforma in molti adulti nelle varie passioni ecologiche, dal giardinaggio all’amore per gli animali, ne è una semplice testimonianza, cosí come la tendenza della nostra specie a prendersi cura degli altri, non solo uomini. Peraltro questi aspetti della natura umana ed il suo ruolo sicuramente peculiare nel panorama del Creato (evitiamo volutamente di usare il termine “antropocentrico”, in quante tutte le specie si ritengono ovviamente “speciecentriche”) ne fanno anche un’ambita preda da parte di entità che nel proprio cammino evolutivo non hanno ancora raggiunto alcune qualità proprie invece dell’Umanità.
In estrema sintesi, le caratteristiche animico-spirituali peculiari della nostra specie sono: l’autocoscienza, il libero arbitrio, l’amore, la creatività e la capacità di confrontarsi con il dolore e con la morte. Come già scritto in un altro precedente lavoro (vedi l’Archetipo di Aprile 2016 Spiritualità), l’Uomo ha accettato consapevolmente di immergersi nella materia, con tutti i suoi limiti e problemi, divenendo cosí una sorta di “eroe” agli occhi del Mondo spirituale. In questo percorso la nostra specie, per scelta o per “Caduta”, ha comunque colonizzato il piano materiale di un mondo abitato anche da altre creature, che non sono solo quelle della Natura. Anzi, sul piano sottile e multidimensionale questo pianeta non solo “appartiene” ad altri (e dal Vangelo ben sappiamo chi è “il principe” di questo mondo), ma sembrerebbe essere anche particolarmente “visitato”, a testimonianza del fatto che ciò che sta succedendo qui svolgerebbe un ruolo fondamentale per molti altri àmbiti e livelli che in senso lato possiamo definire “extraterrestri”.
Tutte le tradizioni spirituali e religiose del mondo, cosí come tutte le scuole esoteriche, ci descrivono con dovizia di particolari le innumerevoli entità che interagiscono con l’essere umano. Che appunto si presenta come un ecosistema complesso anche nella sua interiorità, che se sul piano fisico ha la compagnia di miliardi di batteri e qualche etto di acari e nematodi, sul piano sottile è densamente popolata da doppi, egregore, angeli e diavoli custodi e da molte altre “creature”, tra cui spicca l’ampia famiglia degli “Ostacolatori”.
Il prezioso lavoro di Rudolf Steiner e di altri Maestri spirituali ha gettato molta luce sulla natura e l’azione della Trinità del Male, che se da una parte sembra essere funzionale ad ostacolare in tutti i modi l’evoluzione dell’Uomo, dall’altra sembra interessata ad impossessarsi di lui o almeno di alcune sue parti costitutive. Per esempio sempre dall’Antroposofia sappiamo dell’interesse di Arimane per la nostra anima, o corpo astrale. Un interesse che coincide con quello di altre entità presenti nell’uomo e attorno ad esso, e che, alla luce di un approccio piú modernista e che potremmo definire “fantascientifico”, coinvolgono l’eterogeno, e per certi aspetti pittoresco, mondo “degli alieni” o extraterrestri. Peraltro notiamo che il mondo ipertecnologico degli alieni presenta molti elementi di affinità “costituzionale” con quello di Arimane, “signore delle macchine”, che lo stesso Steiner ci dice proveniente da un altro sistema evolutivo, e che in tal senso è anch’esso definibile come un “extraterrestre”. Per non parlare di tutti gli aspetti connessi al mondo virtuale, agli universi olografici alla “Matrix”, che richiamano invece molto gli àmbiti di azione di Lucifero.
Comunque in questo relativamente nuovo ambito immaginifico-conoscitivo, indubbiamente contaminato da parecchia paccottiglia e da cialtronerie varie, emergono tuttavia alcuni filoni di ricerca piú credibili e seri che possono mostrare alcuni elementi di interesse anche per il ricercatore spirituale, che prima o poi è chiamato oggigiorno a confrontarsi anche con questi temi.
Tra questi settori spicca l’inquietante filone delle abduction, ovvero dei rapimenti alieni e della presenza di queste creature anche all’interno dell’Uomo stesso, per svolgere alcune funzioni riproduttive, ma soprattutto per impossessarsi appunto della sua anima. Ovvero lo stesso obiettivo del vecchio Avversario, in un percorso che dalla notte dei tempi ai moderni dischi volanti sembrerebbe riproporre il medesimo scopo, attraverso una sorta di parassitismo nei confronti dell’Uomo stesso. Allora viene da chiedersi quali sono gli elementi comuni tra queste entità cosí interessate all’anima umana. E perché vogliono impossessarsi proprio di quest’ultima e non, per esempio, della capacità di amare dell’Uomo, che noi sappiamo essere invece l’elemento che piú lo avvicina al Creatore e a Suo Figlio.
È evidente innanzitutto che sono interessati a qualcosa di cui essi sono privi. Inoltre l’anima è il substrato nel quale si imprimono le esperienze della vita umana, compresi i sentimenti e le emozioni, tra cui appunto l’amore o il dolore. L’anima poi, per quanto non eterna come lo Spirito, è comunque in grado di attraversare le soglie della morte. Ecco allora che emerge il fatto di come tutte queste creature, pur giocando un ruolo importante nel cammino evolutivo umano e nello sviluppo della sua coscienza, per certi aspetti si pongano come veri e propri predatori, o meglio come cleptoparassiti nei confronti della nostra specie. Una parassitosi che ovviamente non è percepita come tale dai soggetti attuatori, per i quali al contrario il rapporto con la nostra specie è, come in tutti i casi analoghi, funzionale al reperimento di risorse mancanti ed in ultima analisi alla propria evoluzione. Nella quale però emerge la volontà di acquisire alcune facoltà non attraverso l’esperienza diretta bensí con un tramite, che si sobbarchi eventualmente gli aspetti piú sgradevoli o problematici della vicenda. E cosa c’è di piú traumatico, per un essere immortale o quanto meno dalla vita lunghissima, magari costituito di pura energia, del faticoso rapporto con la densa materia? E soprattutto dell’esperienza con il dolore e con la morte?
Ovvero acquisire i preziosi elementi conoscitivi ed evolutivi che nascono proprio dal confronto consapevole con il dolore e con la morte, ma senza provarli sulla loro pelle. Questo è anche il motivo, probabilmente, per cui tali entità non sono interessate all’Amore, che oltre che indebolire in un certo senso l’essere che lo prova (anche se in realtà sappiamo non essere cosí), lo porta a confrontarsi con la sofferenza, che appunto è parte integrante di ogni vero amore. Amare è (anche) soffrire, lo sappiamo.
In fin dei conti si tratta di scelte evolutive figlie della paura. Il timore di un “povero Diavolo”, non tanto diverso da quello di un “povero Alieno”, da cui però bisogna imparare a proteggersi e a difendersi proprio per evitare di continuare ad essere il loro fiero pasto. E la strada è sempre quella: sviluppare la Forza che viene da una sempre maggiore consapevolezza di Sé, delle proprie origini e del proprio cammino evolutivo.
Armando Gariboldi