L’evoluzione
Il tema di questa terza parte è l’evoluzione dell’uomo e il nesso tra l’evoluzione dell’essere umano e l’evoluzione del Cosmo.
Quando si accede con la propria anima a contenuti profondi sull’essere umano e sull’universo, è necessario trovare una connessione con la propria interiorità partendo da una corretta posizione interiore, quella che Steiner chiama “calma interiore”.
L’argomento è trattato in modo dettagliato nella terza parte del testo “Scienza occulta” e l’invito è quello di leggere meditativamente e nella posizione della calma interiore, questo testo che costituisce una delle opere fondamentali di Steiner sulla Scienza dello Spirito.
Una brevissima rivisitazione degli argomenti trattati in precedenza: abbiamo nel primo articolo parlato della struttura dell’uomo (testo di riferimento Teosofia) e nel secondo dell’evoluzione interiore (testo di riferimento Iniziazione)
Abbiamo distinto le tre parti costitutive dell’umano. Con l’esempio di una persona che cammina in un prato fiorito e si trova immersa in un mondo di sensazioni (visive, uditive, tattili..) Steiner ci fa notare che abbiamo la possibilità di entrare in contatto con il mondo sensibile grazie al corpo fisico. Ogni essere umano vive le proprie sensazioni nella sua interiorità che è l’anima; pur non essendo visibili all’esterno, ognuno le riconosce all’interno di se stesso. La piú semplice delle sensazioni fa parte dell’anima e, accanto alle sensazioni, sorgono immediatamente le emozioni, siano esse positive o negative. Contemporaneamente, la parte centrale della nostra anima, il nostro Io, ci consente, con l’attivazione di una precisa volontà, di indagare sulle leggi che governano la Natura.
Cosí, nella nostra anima fluisce non soltanto ciò che ci proviene dal mondo dei sensi, ma anche ciò che proviene da un’intima connessione con le leggi profonde che regolano la Natura e il Cosmo.
Quindi l’anima dell’uomo è contemporaneamente cittadina di due mondi: attraverso il corpo fisico è cittadina del mondo sensibile e attraverso la parte spirituale è cittadina dello Spirito, da cui provengono le leggi eterne che governano il mondo. Queste sono le definizioni di Steiner di “corpo”, “anima” e “Spirito”.
Distingue poi le tre parti dell’anima: l’anima senziente, profondamente connessa al mondo sensibile, in cui vivono sensazioni, emozioni e sentimenti legati alle sensazioni, che può avere diversi livelli di sviluppo: può essere rozza o evoluta al punto di maturare una piú spiccata sensibilità, tuttavia se resta nel semplice ambito del godimento estetico siamo sempre a livello di anima senziente, seppure molto evoluta.
Accanto all’anima senziente abbiamo l’anima razionale, che ci consente di ricercare le leggi che governano il mondo, ma si tratta di una ricerca con fini personali, strumentali.
C’è poi l’anima cosciente, la parte piú alta della struttura dell’anima, quella parte che può essere illuminata dalle leggi eterne dello Spirito. Con un atto volitivo e in virtú del nostro “Io” possiamo entrare in contatto con una realtà spirituale, e ciò è possibile perché l’Io è spirituale.
Quindi la struttura umana, composta da Corpo, Anima e Spirito, ci dà la possibilità di connetterci con le leggi cosmiche.
In seguito abbiamo visto quali strade indichi Steiner per connettersi con la realtà spirituale del mondo e sviluppare la nostra anima cosciente. Nell’evoluzione personale di ogni individuo c’è la possibilità di evolvere in tal senso; l’artista può andare oltre il semplice godimento e può cogliere una realtà eterna che sta al di là dell’opera (una musica, una poesia, un quadro, un fenomeno naturale…) quindi anche l’evoluzione dell’anima senziente può essere una porta per entrare nel mondo dello Spirito.
Steiner indica un percorso per coltivare l’anima cosciente; il presupposto è la capacità di concentrazione: concentrarsi su un pensiero, che non sia condizionato dal proprio mondo emotivo e dalle proprie sensazioni ed emozioni contingenti, sviluppa un’attitudine che consente di far evolvere l’anima.
L’altra colonna portante dello sviluppo interiore è il sentimento della devozione, cioè quel sentire profondo che ti fa percepire con l’anima l’esistenza di qualcosa di molto piú grande, l’apertura dell’anima che consente di intuire, con un sentire particolare, che esiste una realtà piú grande di cui facciamo parte e a cui, nella nostra profondità, desideriamo aprirci.
Il movimento evolutivo esclude la ricerca della potenza personale (che provoca una chiusura di se stessi) ma si protende verso un’apertura nei confronti del mondo con un atto volitivo del proprio Io. Steiner dice che soprattutto tra i giovani è particolarmente diffuso il sentimento di devozione, e che spesso i giovani, una volta divenuti adulti, ritengono di aver mal riposto quell’antico sentimento. Egli sostiene però che la devozione non è mai mal riposta perché, indipendentemente dall’oggetto della devozione, è proprio quel tipo di atteggiamento interiore che assume un valore prezioso, al punto da indicarlo come uno dei presupposti per lo sviluppo dell’anima cosciente.
Steiner suggerisce poi una serie di esercizi che possono essere sintetizzati in una grande presenza e attenzione al mondo sensibile, quindi non ritirarsi dal mondo sensibile ma aumentarne la presenza, e contemporaneamente in una grande presenza a quello che accade nel mondo interiore, ad esempio l’osservazione in Natura del fiorire e del deperire apre le porte ad una visione sovrasensibile del mondo che è resa possibile proprio dall’intensificazione della presenza del sensibile e non da un allontanamento dal sensibile.
Evoluzione dell’uomo e del Cosmo
Osservando lo sviluppo di una pianta, possiamo distinguere diverse fasi: il seme, la radice, il germoglio, l’apertura delle foglie, i sepali, i petali, sono tutti momenti connessi tra loro, e nello svolgersi dello sviluppo c’è una realtà sottesa che tende a manifestarsi.
Nel concetto di sviluppo si possono distinguere due diverse azioni:
► la realtà della pianta che, dalla dimensione sovrasensibile al di fuori dello spazio tempo, tende a manifestarsi nel tempo e nello spazio. Il tempo rappresenta l’occasione per manifestarsi in maniera completa;
► contemporaneamente agisce un’altra forza: l’ambiente. Infatti la pianta cambierà il modo di manifestarsi a seconda dell’ambiente in cui si trova. Esiste quindi una realtà che tende a svilupparsi, ad evolversi e a manifestarsi compiutamente nel tempo e nello spazio.
Quindi il concetto di “sviluppo” va inteso come “evoluzione” nel senso proprio del termine.
Quello che noi abbiamo appreso con il concetto di evoluzione (evoluzione darwiniana) ci ha fatto fare un grande salto logico in una visione antica secondo la quale il mondo è sempre stabile, un universo sempre uguale ed immutato dal momento della creazione, e ci è stato insegnato che si è verificata un’evoluzione che ha provocato dei cambiamenti.
In realtà, Darwin ci porta ad affermare che la storia della vita sulla terra dipende da mutazioni assolutamente casuali e, a seconda dell’ambiente, riesce a sopravvivere e quindi viene ad essere selezionato un organismo al posto di un altro organismo meno adatto (lotta per la vita e selezione del migliore). Questa non è un’evoluzione ma un cambiamento: non c’è alcun tipo di progetto. La visione di Darwin, cosí come quella di Haeckel, è del tutto meccanicistica. Ed è singolare che ad un processo di trasformazione, in cui gioca la mutazione casuale e la selezione naturale, sia stato dato il nome di “evoluzione”, visto che non si verifica alcuna evoluzione. Inoltre, risulta anche assolutamente incomprensibile la trasformazione da una specie ad un’altra piú evoluta: il passaggio da forme di vita primitive (batteri, protozoi, invertebrati, vertebrati, primati, uomo) ad esseri sempre piú complessi.
La maggior parte della comunità scientifica è rimasta tuttora ancorata all’interno di questa visione meccanicistica. Tutt’al piú esiste una contrapposizione tra questa visione evolutiva-meccanicistica e la visione creazionista. Infatti, mentre i primi pensano all’evoluzione come evento casuale (il caso è la necessità: mutazione causale e selezione necessaria) i secondi credono al dono di Dio, creatore del mondo, mondo che, una volta creato, è rimasto stabile ed immutabile.
Nella scienza degli ultimi vent’anni sono comparsi due concetti completamente nuovi ed importanti, che avrebbero potuto portare a rielaborare il concetto di evoluzione.
Innanzitutto l’epigenetica, che riconosce la regolazione dell’espressione genetica da parte degli organismi.
L’organismo, tramite la regolazione dell’espressione dei geni, ottimizza il suo rapporto con l’ambiente anche favorendo le mutazioni.
L’epigenetica permette di considerare l’attività propria dell’organismo.
L’altra prospettiva innovativa del mondo scientifico alla base di un nuovo paradigma è la fisica quantistica: una rivoluzione mancata che avrebbe aperto ad una visione del mondo completamente nuova rispetto a quella meccanicistica ancora predominante.
Nel ’900 alcuni fisici e chimici (Max Planck, Walther Nerst, Niels Bohr, Werner Carl Heisenberg e altri) hanno dimostrato che da una zona che possiamo definire “vuoto”, cioè priva di materia ed energia, vengono continuamente prodotte materia ed energia nello spazio e nel tempo. È stato dimostrato che il nostro mondo non è chiuso, viviamo in una realtà che riceve continuamente materia ed energia da un mondo vicino al nostro. Il nostro mondo, che riceve materia ed energia da una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo, invia materia ed energia verso questa dimensione al di fuori dello spazio-tempo: si tratta di due realtà vicine ed in perfetta interazione. La creazione è quindi continua.
L’esistenza di questo mondo è stata definita dal grande fisico David Bohm con il termine di “realtà implicita”.
Questa scoperta ha un’altra ricaduta importantissima: la connessione tra tutto il sensibile.
La fisica newtoniana ci ha portato a considerare tutti i fenomeni indipendenti tra loro: ogni fenomeno è assolutamente indipendente da ogni altro fenomeno; ciò che succede da una parte non ha alcuna influenza su ciò che accade da un’altra parte e questo perché nella visione della fisica classica il mondo è un insieme di eventi completamente scollegati gli uni dagli altri.
Nella visione della fisica quantistica esiste un mare ricco di significati (questa aggiunta è di Bohm, essendo la realtà implicita quella che dirige quella esplicita) che avvolge tutto l’universo visibile: un mare che si manifesta continuamente nel sensibile cedendo nuova materia ed energia e ricevendo, dal mondo fisico-sensibile, materia ed energia. Essendo tutto il nostro mondo immerso in questo mare, qualsiasi cosa venga fatta da una entità (anche quindi una persona, volontariamente o meno), si trasmette a questo mare e tutto l’universo ne risente. Ogni cosa è profondamente collegata.
Il paragone con il mare può rendere l’idea, basta pensare ad una nave in movimento, l’onda provocata viene trasmessa, piú o meno intensamente, a tutto il mare. Noi siamo tutti correlati.
Bohm ha tentato invano di costruire un algoritmo in grado di spiegare la realtà implicita. Sarà invece Steiner a spiegarci che i significati presenti in questo mare sono il prodotto dell’attività di esseri che operano continuativamente, ed è proprio la loro azione che imprime un movimento a tutta l’evoluzione dell’uomo e del Cosmo. Se la rivoluzione quantistica fosse stata condotta fino in fondo, anche con la fisica si sarebbe arrivati fino al limite della conoscenza sensibile, avendo un pensare ed un percepire pronti per superarlo. Per accedere oltre la conoscenza sensibile, è necessario accostarsi a nuovi percorsi conoscitivi: quelli indicati da Steiner in Iniziazione.
Steiner indica la possibilità di conoscere gli Esseri attivi nell’evoluzione del Cosmo: quindi non solo Forze o Archetipi, ma Esseri che esplicano la loro azione nell’evoluzione del Cosmo, e in questa azione pure loro si evolvono.
Anche se non possiamo avere la visione diretta di questi esseri che agiscono continuamente con fini evolutivi, possiamo tuttavia “intuirli”: partendo dalla posizione di calma interiore, e con un atteggiamento di ascolto e meditazione, possiamo entrare in contatto con l’esistenza di questi esseri che continuamente creano il mondo. Parliamo di una realtà spirituale attiva, ma non piú come una realtà aspecifica (Steiner non parla di uno spirito indefinito) bensí di precise entità spirituali diversificate, che operano per portare avanti l’evoluzione umana e del cosmo e in questo operare si evolvono anch’esse: esattamente.
Come noi, esseri umani, nel nostro operare realizziamo la nostra evoluzione, cosí questi esseri piú evoluti di noi (che in epoche antiche hanno effettuato un’evoluzione simile alla nostra) continuano il loro percorso evolutivo.
Steiner descrive tutto il processo evolutivo del mondo, dando indicazioni precise sulle entità spirituali che hanno operato nel passato, che operano nel presente e che continueranno ad operare nel futuro per l’evoluzione umana, ma qui parleremo soltanto dei tre aspetti dell’evoluzione della nostra anima: l’anima senziente, l’anima razionale e l’anima cosciente.
In un periodo antichissimo, l’umanità era completamente immersa nel Divino. Non esisteva ancora la volontà umana cosciente e non esistevano i singoli individui: l’umano era effuso nel Divino. Si può pensare ad un bambino piccolo che non sa muoversi autonomamente e che dipende in tutto e per tutto dai genitori, ricevendo il nutrimento per il proprio corpo e la propria anima.
Ad un certo punto è iniziato il distacco dal Divino, cioè la caduta nel mondo dei sensi: un passo indispensabile perché potesse nascere l’individualità umana. Il momento doloroso della separazione dal Divino, dalla dimensione spirituale, ha reso l’uomo completamente offuscato, lo spirituale non esiste piú, esiste soltanto il mondo dei sensi. Questo distacco è avvenuto durante la civiltà egizio-caldaica. In quel momento nasce l’anima senziente, e l’uomo comincia a relazionarsi con il mondo sensibile che prima non aveva alcuna importanza.
Ricorrendo nuovamente all’esempio della vita del bambino, da piccolo i suoi riferimenti sono i genitori e il suo ambiente, ma ad un certo punto si rende conto che esiste un mondo esterno, ne è attratto, e inizia cosí l’allontanamento dalla sua famiglia d’origine.
È interessante notare come si ritrovino le stesse leggi su diversi livelli: esiste un archetipo presente su tutti gli stadi dell’essere, e questo è l’archetipo della separazione. Quando l’uomo cade nel mondo dei sensi, comincia ad esserne fortemente attratto, tanto da fargli perdere il ricordo del mondo divino.
Le religioni hanno un senso proprio in quell’epoca, in quanto ricordano all’uomo l’esistenza di un mondo divino, una connessione che era stata completamente persa. Ma l’uomo non aveva la possibilità di indagare lo spirituale per forza propria, le conoscenze erano inevitabilmente dogmatiche e la sfera religiosa aveva lo scopo di ricreare una connessione che l’uomo, per motivi evolutivi, aveva perso. L’aspetto divino, in questa fase, è comunque completamente esterno, sta al di fuori dell’umano e il percorso sarà un percorso di individualizzazione dell’uomo per trovare l’aspetto divino all’interno di sé, non piú come una legge esterna ma in una dimensione che parla dall’interno, essendo la parte piú profonda del nostro Io strutturata di spiritualità.
La seconda fase coincide con la nascita in Grecia del “concetto” (Socrate), e in India con il passaggio dall’Induismo al Buddismo. In questa fase c’è la possibilità di ritrovare, attraverso un’attività interiore, la parte spirituale all’interno dell’uomo, ma non nell’intimo, non c’è ancora la possibilità di entrare in connessione con il Mondo spirituale. È attraverso il pensare che si può accedere alla conoscenza. Siamo nella civiltà greco-latina, è il momento della nascita della filosofia e siamo entrati nell’anima razionale.
L’azione delle entità spirituali che agiscono a livello evolutivo continua e incide nella vita dell’umanità con nuove possibilità. Dal momento della caduta nel mondo sensibile in poi comincia ad assumere sempre maggiore rilevanza l’attività umana. In precedenza tutto il gioco era fatto dagli Dei, l’umanità era connessa con il Mondo spirituale ma era ancora bambina, poi il gioco passa nelle mani dell’umanità. E questo diventa fondamentale nell’epoca dell’anima cosciente.
L’individualità è nata completamente, e l’uomo sente l’esigenza di ritrovare la spiritualità nella profondità del proprio essere, non ricercandola fuori di sé ma ritrovandola nella sua interiorità.
Lo Spirituale diventa qualcosa di completamente astratto, le religioni con i loro dogmi riescono sempre meno a parlare al cuore degli uomini. Il materialismo diviene l’unico valore esistente e le religioni che ci vogliono riportare allo Spirito lo fanno attraverso rituali assolutamente formali, in cui non riconosciamo piú la dimensione spirituale.
A tratti però, sprofondando nel sensibile, sentiamo che lo Spirito è rimasto racchiuso nelle profondità della nostra anima, e che abbiamo la possibilità di trovarlo solo attraverso un’attività volitiva cosciente.
Ad un certo punto di questa discesa ci sarà un Evento che renderà possibile la risalita, ma di questo tratterò in seguito.
In tutto questo percorso noi siamo nati come individui, abbiamo superato la nostra adolescenza, e in questo momento storico dell’umanità abbiamo l’esigenza di ritrovare la spiritualità dentro noi stessi. La chiave di questo processo è il “pensiero”. Dobbiamo mettere in atto un “pensare”, e questo pensare non appartiene al mondo della materia.
Va considerata la stessa evoluzione della scienza, l’attenzione non è piú limitata solo ai risultati dell’osservazione fisico-sensibile del mondo di cui ritrovare le leggi, ma va alla forza che si mette in atto per ritrovare quelle leggi. Ed è proprio quella forza che costituisce il filo di Arianna che ci riconnette al Cosmo e alla spiritualità, in maniera individuale e libera, cioè senza l’intervento di alcuna autorità esterna e con un atto assolutamente individuale.
Ci sono poi due forze che operano contro l’evoluzione spirituale dell’umanità e che, nell’opporvisi, giocano un ruolo importante per la crescita della stessa spiritualità.
La prima è la forza luciferica, quella che ci vuole trascinare indietro, verso una spiritualità indefinita. La forza che opera per farci perdere il contatto con il mondo sensibile, per farci tornare verso una presunta spiritualità indeterminata in cui annulliamo la nostra individualità. L’azione luciferica è presente in tutte quelle vie che ci spingono alla rinuncia della nostra individualità e della nostra capacità di giudizio. Sono le stesse forze che operano alla base di ogni fanatismo religioso e che portano alla rinuncia dell’individualità per far parte di un gruppo, di una religione: tutti credono a una stessa cosa e in questo credere si sentono piú forti. È una forza che agisce come attrattore del passato dell’umanità, portandoci a rinunciare alla nascita dell’Io.
C’è poi una forza che, per allontanarci dal mondo dello Spirito, agisce in senso opposto, vuole trascinarci nella materia: è la forza arimanica per cui l’unica realtà è il mondo della materia e l’unico scopo della vita è la potenza. Ci porta a considerare il mondo come un campo di battaglia in cui vince chi è piú predatore.
Noi viviamo in un’epoca storica in cui possiamo distinguere con grande chiarezza sia le forze luciferiche ‒ che vogliono portarci verso questo “divino trascendente” offrendoci dei dogmi, verità da cui possiamo avere una pseudo-illuminazione, entità portatrici di luce, ma di una luce falsa perché non è individuale ‒ sia, dall’altro lato, le forze arimaniche, quelle che ci fanno rimanere completamente attaccati alla terra, senza alcuna possibilità di vedere oltre, e questo “vedere oltre” è una presenza interiore che dobbiamo coltivare nel rapporto con il mondo sensibile.
L’anima cosciente si deve sviluppare nel trovare una posizione di equilibrio tra le forze luciferiche (forze del passato) e le forze arimaniche (forze della distruzione e della separazione), cioè tra le forze fusionali, che ci portano all’annullamento della nostra individualità e le forze distruttive che ci portano ad annientare l’altro e a perdere completamente l’intuizione della connessione tra tutti gli enti e tra tutti gli esseri.
Con il nascere della fisica quantistica (siamo agli inizi del ’900) con Bohm, Hertz, Heisenberg, si è avuta l’occasione di ritrovare questa connessione, ma queste stesse forze sono state utilizzate per costruire la bomba atomica. Le intuizioni che avevano portato l’uomo ad individuare la connessione presente nel Cosmo, e attraverso la connessione percepire l’esistenza degli esseri che operano intorno a noi, sono state deviate, portando l’uomo a costruire la piú terribile delle armi di distruzione.
I primi fisici quantistici fino al 1930-1940 erano tutti filosofi, e si erano resi conto di essere arrivati ad una concezione del mondo profondamente innovatrice. In quel momento questi fisici sono stati indotti a lavorare per un progetto specifico e aggregati in modo tale che chi aveva ancora mantenuto degli afflati filosofici veniva ridicolizzato e allontanato. Si doveva operare per finalità di potenza.
È stato un momento chiave nella storia dell’umanità, tuttavia oggi esiste la possibilità di riagganciarci a pensieri di questo tipo e comprendere che l’evoluzione dell’uomo e del Cosmo sta nelle mani dei singoli individui e non piú nelle mani degli Dei. Questo è il percorso indicato da Rudolf Steiner fino all’evoluzione finale dell’essere umano come divinità del futuro.
In sintesi, se nascerà l’essere umano (e un modello di riferimento dell’essere umano già esiste, come esiste il modello di riferimento del fiore, e questo Modello è connesso all’Evento prima citato), questo essere umano sarà una potenza del tutto nuova nel Cosmo.
Il senso di questo passaggio nella sfera sensibile, di questa caduta nel mondo sensibile è proprio quella di ritrovare la connessione con il Cosmo attraverso la propria individualità e attraverso la libertà.
In tal modo si può attivare una forza completamente nuova nel Cosmo.
Fabio Burigana (3. continua)
Testo tratto da una conferenza tenuta a Trieste il 5 aprile 2016. La trascrizione della conferenza, rivista dall’Autore, è stata fatta da Marella, alla quale vanno i nostri ringraziamenti.