Ora, ci si dovrà occupare di come si sia raggiunto un rapporto con il Fantoma del Cristo nel passato, e di come sia attuabile ora. Si leggeranno, perciò, dei brani da un’altra conferenza di Rudolf Steiner (conferenza del 14 ottobre 1911, O.O. N° 131).
«Che cosa viene raggiunto da chi cerca di sperimentare in se stesso prima i quattro gradini e, se il karma gli è favorevole, anche i rimanenti, e quindi i sette gradini dell’Iniziazione cristiana? Dalle precedenti descrizioni si può rilevare che l’intera gamma di sentimenti che cosí si attraversa, da un canto deve rafforzare e rinvigorire, e quindi completamente trasformare la nostra natura umana, in modo da sentire che ci si trova nel mondo forti, vigorosi e liberi, e dall’altro deve rendere anche capaci di qualsiasi atto di sacrificio e di amore. Nell’Iniziazione cristiana questo deve trasformare in senso profondo la natura umana. Che cosa deve infatti verificarsi? Forse non a tutti coloro che hanno letto i primi cicli elementari di conferenze sull’Iniziazione cristiana con i suoi sette gradini, è riuscito chiaro che, attraverso l’intensità delle sensazioni che in quel modo si devono sperimentare, viene ad essere esercitata veramente un’azione fin nel corpo fisico. Grazie alla forza e all’intensità con cui si sperimentano queste sensazioni, si sente infatti come se dell’acqua lambisse i piedi, come se venissero inflitte delle ferite, si sente veramente come se delle spine venissero conficcate nella fronte, si sentono realmente tutte le pene e i dolori della crocifissione. E si devono sentire, prima di poter avere le esperienze della morte mistica, della sepoltura e della Resurrezione, come appunto sono state descritte.
Se non si sperimentano queste sensazioni con sufficiente intensità, esse esercitano certo un’azione, per virtú della quale si diventa forti e amorevoli nel giusto senso della parola, ma ciò che in tal modo si incorpora può arrivare soltanto fino al corpo eterico. Se invece si comincia a percepirle fin nel corpo fisico, se si sentono i piedi come lambiti dall’acqua, il corpo come coperto di ferite, allora si saranno fatte penetrare quelle sensazioni piú profondamente nella natura umana e si sarà riusciti a spingerle fin nel corpo fisico. Esse penetrano realmente fino nel corpo fisico, perché si manifestano le stigmate, i segni sanguinanti delle ferite del Cristo Gesú; si sente dunque di aver spinto quelle sensazioni fino al corpo fisico e si sa che esse esplicano la loro forza fin nel corpo fisico; sappiamo dunque che della nostra entità viene afferrato qualcosa di piú del solo corpo astrale e del solo corpo eterico o vitale.
Possiamo dunque caratterizzare essenzialmente questo processo dicendo che, mediante quelle sensazioni mistiche, si agisce fin nel corpo fisico. Se si fa questo, ci si prepara ad accogliere gradatamente nel corpo fisico il Fantoma che emana dal sepolcro del Golgotha. Si lavora perciò sul corpo fisico per vivificarlo, in modo che esso possa sentire un’affinità, una forza di attrazione verso il Fantoma che si è sollevato dal sepolcro sul Golgotha».
Questo, dunque, nel passato era necessario attraversare, come esperienze reali, per poter generare in sé la forza di attrazione verso il Fantoma del Cristo. Ma oggi, qual è il processo che, cercando l’incontro col Cristo eterico, l’uomo ha da seguire per ottenere questo effetto, partendo dalla situazione della coscienza dell’Io attuale? La risposta si potrà trovare ancora nella stessa conferenza.
«Per mezzo di ciò che è stato caratterizzato nell’Iniziazione rosicruciana, e per mezzo di ciò che in genere un uomo può avere oggi come Iniziazione, in un certo senso si raggiunge lo stesso risultato, ma con mezzi alquanto diversi: si crea cioè un legame di attrazione fra l’uomo, in quanto incarnato in un corpo fisico, e il vero prototipo del corpo fisico, e ciò che come vero prototipo del corpo fisico è risorto dal sepolcro del Golgotha. …Nei prossimi tre millenni a un numero sufficientemente grande di uomini apparirà come una verità quel che possiamo esprimere cosí: …gli uomini sperimenteranno il Cristo stesso come figura eterica, e lo sperimenteranno in modo che poi, come Paolo a Damasco, essi sapranno esattamente che il Cristo vive ed è la sorgente per il risveglio di quel prototipo fisico [il Fantoma originario] che ricevemmo al principio della nostra evoluzione terrestre e che ci occorre, perché l’Io possa raggiungere il suo completo sviluppo».
Ma si sa, che nei prossimi tre millenni avrà continuato a prepararsi, incorporandosi in ogni secolo, il Bodhisattva Maitreya, onde raggiungere la mèta e le forze spirituali già descritte.
Forti delle ultime nozioni acquisite, si seguiterà con la conferenza di Steiner, ove egli descrive i nessi che legano l’agire del Cristo, e il Suo impulso spirituale, con la missione del Bodhisattva Maitreya. Tutto questo dovrebbe essere considerato come fondamentale conoscenza da acquisire, in particolare da coloro che, seguendo l’Antroposofia, vogliano collegarsi con la venuta del Cristo in eterico e con le mete future del Bodhisattva Maitreya.
«La vista dell’avvento del Cristo non dipende dall’essere o non essere incarnati in un corpo fisico, ma da un’adeguata preparazione. Come fu necessario che il primo evento del Cristo si svolgesse sul piano fisico, perché esso potesse servire alla salvezza degli uomini, cosí pure la preparazione per vedere luminosamente e con comprensione l’avvento del Cristo del ventesimo secolo deve essere fatta nel mondo fisico. Infatti l’uomo che lo veda quando le sue forze sono destate, ma senza essere preparato, non lo potrà comprendere. Il Signore del karma gli apparirà allora come un tremendo castigo. Per comprendere questo evento chiaramente, l’uomo deve essere preparato. La diffusione della concezione antroposofica del mondo ai nostri tempi avviene appunto perché l’uomo possa essere preparato sul piano fisico a percepire l’avvento del Cristo, o sul piano fisico o su un piano superiore. Gli uomini che non sono sufficientemente preparati sul piano fisico, e che attraverseranno poi, impreparati, la vita fra la morte e una nuova nascita, dovranno aspettare fino a una prossima incarnazione per potersi preparare alla comprensione del Cristo per mezzo della concezione antroposofica del mondo. I prossimi tre millenni offriranno però occasione agli uomini di fare tale preparazione. Ogni sviluppo antroposofico tenderà a rendere gli uomini sempre piú capaci di familiarizzarsi con quello che deve avvenire. Cosí comprendiamo come il passato trapassi nell’avvenire. Se poi ricordiamo come il Buddha abbia agito nel corpo astrale del Gesú Bambino nathanico, dato che egli stesso non si poteva piú reincarnare sulla Terra, vediamo in questo modo che anche le forze del Buddha continuano ad esercitare la loro azione. E se ricordiamo come proprio in Occidente abbia agito ciò che non è direttamente connesso con il Buddha, vediamo l’azione del Mondo spirituale entro il mondo fisico. In ogni caso tutto ciò che deve verificarsi per la preparazione è, a sua volta, in certo modo collegato con il fatto che gli uomini si avvicinino sempre piú a un ideale che, in ultima analisi, già albeggiava nell’antica Grecia, quell’ideale che Socrate ci ha indicato; e che cioè l’uomo, quando comprende l’idea della bontà, della moralità, dell’etica, la sente come un impulso talmente magico da renderlo capace anche di vivere secondo quell’idea. Oggi non siamo ancora progrediti al punto che questo ideale possa avverarsi; oggi siamo arrivati soltanto al punto in cui l’uomo, in date circostanze, può benissimo pensare il bene, può essere intelligente e saggio, e tuttavia non essere moralmente buono. Il significato dell’evoluzione interiore sarà però che le idee che noi ci facciamo del bene diventino immediatamente anche stimoli morali. Questo farà parte dello sviluppo che sperimenteremo nel prossimo avvenire. Gli insegnamenti si evolveranno sulla Terra sempre piú in modo che, nei prossimi secoli e millenni, il linguaggio umano acquisterà anche una inimmaginabile maggiore efficacia, un’efficacia superiore all’attuale e a quella avuta nel passato. Oggi si potrebbe vedere chiaramente nei mondi superiori quale sia il nesso fra l’intelletto e la morale; ma non vi è oggi nessun linguaggio umano di efficacia cosí magica da far sí che, quando si enuncia un principio morale, esso penetri in un altro uomo in modo che questi lo senta immediatamente come morale e non possa far altro che attuarlo come impulso morale. Dopo trascorsi i tre prossimi millenni sarà possibile parlare agli uomini in un linguaggio tale che ora non può affatto essere ancora affidato alle nostre menti di oggi; tutto ciò che è intellettuale diventerà cosí immediatamente morale, e ciò che è morale penetrerà nei cuori degli uomini. Il genere umano dovrà venire come impregnato di magica moralità nei prossimi tre millenni; altrimenti esso non potrebbe sopportare tale suo sviluppo e ne farebbe soltanto cattivo uso. Per la speciale preparazione di una simile evoluzione, circa un secolo prima della nostra èra, venne quella individualità molto calunniata che, indubbiamente in una forma alterata, appare nella letteratura ebraica come Jeshu ben Pandira, come Gesú, figlio di Pandira. In conferenze tenute tempo fa a Berna, dissi come Jeshu ben Pandira avesse operato per la preparazione dell’evento del Cristo adunando attorno a sé dei discepoli; fra di essi vi era per esempio anche il Maestro dello scrittore del Vangelo di Matteo. Jeshu ben Pandira precedette di un secolo Gesú di Nazareth e fu una nobile figura di esseno; mentre Gesú di Nazareth stesso fu soltanto vicino agli esseni, in Jeshu ben Pandira abbiamo dinanzi a noi una figura di esseno.
Chi fu Jeshu ben Pandira? Nel corpo fisico di Jeshu ben Pandira era incarnato [si intenda, piú esattamente rispetto alla traduzione, “incorporato”: ciò vale per tutte le descrizioni dei Bodhisattva dateci da Steiner] il successore di quel Bodhisattva che, nella sua ultima incarnazione terrestre, al ventinovesimo anno della sua vita era divenuto Gautama Buddha. Ogni Bodhisattva che sale al grado di Buddha ha un successore. Questa tradizione orientale corrisponde completamente alla ricerca occulta. Anche il Bodhisattva che allora agí per la preparazione dell’evento del Cristo è sempre tornato a incarnarsi; una di queste incarnazioni spetta anche al secolo ventesimo. Non è possibile ora, in questo momento, dare maggiori particolari sulla reincarnazione di quel Bodhisattva; si può dire però qualcosa sul modo di riconoscerlo nella sua reincarnazione. Per una Legge che verrà analizzata anche in future conferenze, una peculiarità di questo Bodhisattva è che quando si presenta nuovamente reincarnato (e sempre ricompare incarnato nel corso dei secoli), l’azione che egli esercita da adulto è assai dissimile da quella esercitata nella sua gioventú, che sempre, cioè, a un momento ben determinato della sua vita, si verifica un grande cambiamento, una grande trasformazione. Detto piú in concreto, gli uomini sperimenteranno che in un posto qualsiasi vive un bambino piú o meno dotato, nel quale comunque non si osserva che egli abbia qualcosa di speciale da offrire alla preparazione della futura evoluzione dell’umanità. Nessuno mostra tanto poco nella sua gioventú, nei primi suoi anni, chi esso sia realmente, cosí dice la ricerca occulta, quanto appunto chi deve incarnarsi come Bodhisattva. Per un Bodhisattva che si reincarna si verifica infatti una grande trasformazione a un determinato momento della sua vita. Quando s’incarna un’individualità dei tempi piú remoti, ad esempio Mosè, non avviene quel che avvenne per l’individualità del Cristo, che cioè l’individualità di Gesú di Nazareth abbandonò gli involucri corporei. Anche per il Bodhisattva si verifica come uno scambio, ma in certo modo l’individualità rimane, mentre vi si immerge l’individualità, un patriarca per esempio, che ora si presenta dai tempi passati e che deve portare nuove forze per l’umanità; un tale uomo sperimenta per questo fatto una potente trasformazione. Questa trasformazione si verifica specialmente fra il trentesimo e il trentatreesimo anno di vita. Ed è sempre cosí che non si può mai sapere, prima che si verifichi la trasformazione, se proprio quel dato corpo verrà afferrato dal Bodhisattva. Mai essa si mostra negli anni giovanili, costituisce un segno caratteristico il fatto che gli anni successivi della vita siano cosí dissimili da quelli della gioventú. Colui che era incarnato in Jeshu ben Pandira, e che sempre di nuovo si era incarnato, il Bodhisattva successore di Gautama Buddha, nelle sue incarnazioni da Bodhisattva si prepara per poter ascendere alla dignità di Buddha esattamente cinquemila anni dopo l’Illuminazione di Gautama Buddha sotto l’albero del bodhi (e veramente la ricerca occulta concorda anche qui con la tradizione orientale).
Allora, tremila anni dopo il nostro tempo, guardando indietro a tutto ciò che è avvenuto nella nuova epoca, all’impulso del Cristo e a tutto ciò che vi si riconnette, quel Bodhisattva parlerà in modo che uscirà dalle sue labbra un linguaggio capace di realizzare quel che appunto è stato caratterizzato: che l’intellettualità sia immediatamente un fatto morale. Il prossimo Bodhisattva sarà un portatore del bene per mezzo della parola, del Logos. Egli porrà tutto quello che ha al servizio dell’impulso del Cristo e parlerà un linguaggio che oggi nessun uomo possiede, un sacro linguaggio che farà chiamare il Bodhisattva un portatore del bene. Questo però non si paleserà in lui nella sua giovinezza; press’a poco attorno al suo trentatreesimo anno egli si rivelerà come un uomo nuovo, come un uomo che si può riempire di una individualità superiore. Il fatto del presentarsi di un’unica incarnazione corporea si applica soltanto al Cristo Gesú. Tutti i Bodhisattva attraversano diverse successive incarnazioni sul piano fisico. Tremila anni dopo il nostro tempo, questo Bodhisattva sarà dunque talmente progredito da essere un portatore del bene, un Maitreya-Buddha, che dedicherà le sue parole di bene al servizio dell’impulso del Cristo, al quale allora sarà pervenuto un sufficiente numero di uomini. Questa è oggi la prospettiva per la futura evoluzione dell’umanità».
In virtú delle acquisite facoltà perfettamente operanti in lui, il futuro Buddha Maitreya potrà assumere nell’eterno il corpo incorruttibile di Kashyapa, avvolgendolo e compenetrandolo con il puro fuoco spirituale ‒ non piú corrotto ‒ della sua potente parola cristificata: quel corpo ove si era incorporato un tempo. Ora, alla luce di quanto conosciuto e considerato sinora, si può con motivo ipotizzare che il corpo incorrotto di Kashyapa, sia uno di quelli in cui, nel passato, si sia incorporato il Bodhisattva Maitreya, in particolare quello nel quale ricevette lo scettro di successore del Buddha Gautama. Perché, infatti, divenuto Buddha, dovrebbe occuparsi dell’antico corpo di Kashyapa, se non fosse profondamente collegato ad esso, per quanto gli consentí di raggiungere spiritualmente allora? Ognuno, se vuole, si dia la sua risposta.
Riassumendo ora nella memoria quanto si è raccolto sinora, si rivolga lo sguardo alla potenza di quelle Parole che, pronunciate dal futuro Buddha con una laringe plasmata in forme senza precedenti, non solo potranno ridare alla materia dei viventi corpi fisici umani impulsi morali, ma saranno capaci di riassumere nelle sfere celesti quanto era caduto nell’abisso della materialità: anche quella “strana” condizione del corpo incorrotto lasciato da Kashyapa. Ecco la precisa spiegazione di Steiner (conferenza del 19 aprile 1924 – O.O. N° 233):
«…Quello che l’iniziando sperimentava a un certo livello in seno ai Misteri, cioè la morte e la resurrezione dell’anima, si compí nel Cristo Gesú fino a livello del corpo. …Ciò che ogni iniziando aveva sperimentato nell’anima, il Cristo Gesú lo sperimentò fino nel corpo, cioè semplicemente a un diverso livello. Non essendo il Cristo Gesú un uomo terreno, ma un essere solare entro il corpo di Gesú di Nazareth, egli fu in grado di sperimentare sul Golgotha con tutta la sua struttura umana quanto l’antico iniziando dei Misteri poteva sperimentare solo con l’anima. …Ciò che era stato in tal modo sperimentato da alcuni uomini eletti [e Kashyapa lo era], fu sperimentato fin entro il corpo da un essere che, durante il battesimo compiuto da Giovanni nel Giordano, era disceso dal Sole e aveva preso possesso del corpo di Gesú di Nazareth. …Malgrado la morte del corpo, malgrado l’annientamento in terra del corpo di Gesú di Nazareth, poté compiersi nel Cristo una Resurrezione, in quanto il Cristo ascende piú in alto di quanto poteva ascendere l’anima del comune iniziando. Quest’ultimo non era in grado di portare il corpo in regioni tanto profonde del subsensibile, quanto poteva farlo il Cristo Gesú. Proprio per questo l’iniziando non poteva poi salire con la propria resurrezione altrettanto in alto quanto il Cristo…».
E qui, giunti alla fine di questo lavoro, si può tentare di dare le risposte ai vari quesiti posti, riproponendo prima le parole che sono state poste all’inizio, come commento al titolo:
«Quando gli esseri umani arriveranno a dominare la sostanza dell’etere di fuoco, potranno dominare tutta la materia fisica. Quando domineranno la materia fisica umana, potranno dominare anche la rimanente materia fisica. Si indica questa forza come la forza del Padre, come “il Padre”, vale a dire tutto ciò grazie a cui un’entità è in relazione con la nostra Terra e può dominare la materia fisica».
Questo è il segreto che sta dietro alle parole del Cristo alla Maddalena, quando, sentendosi chiamare presso il sepolcro, ella si volse e Lo riconobbe: «Non mi toccare, perché io non sono ancora salito al Padre». Il Cristo, dopo la morte, era già disceso nella subnatura, dove aveva vinto la potenza di Arimane nella sua sfera piú infera, ma doveva ancora riportare la sostanza di fuoco del nuovo Fantoma nella sfera del Padre. Toccandolo, Maria Maddalena, ne avrebbe fatalmente alterata la purezza originaria, prima che fosse portato nella sfera dell’eternità. Solo dopo essere salito al Padre, il Cristo poté iniziare a rendere partecipi gli uomini di quella nuova forza:
«Si indica questa forza come la forza del Padre, come “il Padre”, vale a dire tutto ciò grazie a cui un’entità è in relazione con la nostra Terra e può dominare la materia fisica».
Cosí la ricerca della “Vita eterna”, della Pietra filosofale dei veri alchimisti rosicruciani, divenne la via per la conquista del Fantoma cristico, poiché solo con quello si ritorna al Padre: all’origine. Essere, grazie a Christian Rosenkreutz, i portatori della ritrovata misteriosissima “Via del calore”, permetteva loro, esercitando il “Ricordare in Spirito”, di entrare in relazione con quegli Spiriti che ci crearono e ci conferirono il Fantoma sull’antico Saturno. Si può dire che i Maestri rosicruciani, per mezzo dell’agire del perfetto corpo eterico di Christian Rosenkreutz in loro, potevano percepire la cosiddetta “Quintessenza” di aristotelica memoria, però rinnovata dall’essersi il Cristo fatto Spirito della Terra, avviandola a divenire il nuovo Sole del nostro cosmo. Cosí essi poterono stabilire un nuovo rapporto con la prima Gerarchia, iniziando a collaborare per la redenzione di tutta la sostanza terrestre. Per corroborare quanto detto, si riportano di seguito i prossimi versi tratti dalla prima parte della Meditazione della Pietra di Fondazione:
«Poiché il Padre-Spirito delle altezze
domina nelle profondità del mondo
generando essere:
Serafini, Cherubini, Troni,
fate risuonare dalle altezze
ciò che trova eco nelle profondità.
Questo dice:
Ex Deo nascimur».
Si aggiungono anche dei brevi passi di una conferenza di Steiner (conferenza serale del 31 dicembre 1923 – O.O. N° 260), ove descrive gli insegnamenti che i Maestri rosicruciani rivolgevano ai loro discepoli, inerenti particolarmente all’organismo di calore del corpo fisico umano.
«Se la tua anima lo abbandona, la Terra lo distrugge, lo dissolve in polvere. La Terra non ha alcun potere sul tuo corpo fisico. Essa ha il potere di formare e di mantenere le montagne di cristallo trasparenti, meravigliosamente configurate; essa non ha il potere di mantenere la forma del tuo corpo fisico, essa lo deve dissolvere in polvere. Non è della Terra il tuo corpo fisico: il tuo corpo fisico è di elevata spiritualità. Ai Serafini, Cherubini, Troni, a loro appartiene ciò che è forma e figura del tuo corpo fisico. Non alla Terra appartiene questo corpo fisico; alle piú alte fra le prime forze spirituali a te accessibili appartiene questo corpo fisico. La Terra lo può distruggere, mai essa lo può costruire. E nell’ambito di questo tuo corpo fisico abita il tuo corpo eterico. Verrà il giorno in cui il tuo corpo verrà accolto dalla Terra per esserne distrutto. Allora il tuo corpo eterico si dissolverà nelle ampiezze del cosmo. Le ampiezze del cosmo possono dissolvere questo corpo eterico, ma non costruirlo. Costruirlo possono soltanto le entità divino-spirituali che appartengono alle Gerarchie delle Dynamis, Exusiai, Kyriotetes. A loro tu sei debitore del tuo corpo eterico. Ma tu congiungi con il tuo corpo fisico le sostanze fisiche della Terra. Ma ciò che è in te trasforma le sostanze fisiche in maniera tale da divenire diverso da tutto ciò che è nell’ambiente che circonda il corpo fisico. Il tuo corpo eterico muove in te tutto ciò che in te è liquido, ciò che in te è acqua. I succhi che vi circolano stanno sotto l’influenza del tuo corpo eterico. Ma guarda il tuo sangue: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes, sono loro che fanno circolare questo sangue quale liquido nelle tue vene. Tu sei uomo solo quale corpo fisico. Nel tuo corpo eterico sei ancora animale, ma un animale che è compenetrato di Spirito ad opera della seconda Gerarchia. Ciò che io ora riassumo veramente in poche parole, era l’oggetto di un lungo insegnamento di quel Maestro nel cui mite sguardo degli occhi il discepolo percepiva il linguaggio del cielo. Poi al discepolo veniva indicato il terzo membro dell’entità umana che noi chiamiamo corpo astrale. Al discepolo veniva spiegato che questo corpo astrale contiene gli impulsi a respirare, gli impulsi verso tutto ciò che è aria nell’organismo umano, verso tutto ciò che quale aria pulsa nell’organismo umano. Ma sebbene il terrestre si sforzi per un lungo tempo, dopo che l’uomo è passato attraverso le porte della morte, a rumoreggiare, per cosí dire, in quanto è aeriforme, e sebbene per lo sguardo chiaroveggente per anni sia percepibile nelle manifestazioni atmosferiche della Terra il rumoreggiare del corpo astrale dei morti, tuttavia anche la Terra non può fare altro, nell’ambiente che la circonda, nei riguardi degli impulsi del corpo astrale, che dissolverli. Infatti formarli possono soltanto le entità della terza Gerarchia: Archai, Arcangeli, Angeli. E il Maestro cosí diceva, toccando profondamente il cuore del discepolo: “Tu appartieni, quanto al tuo corpo fisico, in quanto accogli in te il regno umano e lo elabori, tu appartieni ai Serafini, Cherubini, Troni. In quanto sei un corpo eterico, sei nell’eterico simile all’animale, ma appartieni agli Spiriti che vengono definiti come la seconda Gerarchia: Kyriotetes, Dynamis, Exusiai; ed in quanto agisci nell’elemento liquido non appartieni alla Terra, bensí a questa Gerarchia. Ed in quanto agisci nell’elemento aeriforme tu non appartieni alla Terra, bensí alla Gerarchia degli Angeli, Arcangeli, Archai”. E dopo che il discepolo aveva ricevuto questo insegnamento in maniera sufficiente, egli non si sentiva piú come appartenente alla Terra. Egli sentiva in certo qual modo emanare dal suo corpo fisico, dall’eterico e dall’astrale le forze che attraverso il mondo minerale lo collegano con la prima Gerarchia, attraverso la terra acquea lo collegano con la seconda Gerarchia, attraverso la sfera dell’aria lo collegano con la terza Gerarchia. Per lui era chiaro: egli viveva sulla Terra unicamente attraverso ciò che portava in sé quale elemento di calore. Ma cosí il discepolo Rosacroce sentiva il calore che portava in sé, il calore fisico che egli portava in sé, come ciò che realmente è terrestre-umano vero e proprio.
E sempre piú egli imparava a sentire imparentato con questo calore fisico il calore dell’anima e il calore dello Spirito. E mentre in seguito l’uomo ha sempre e sempre piú misconosciuto come con il Divino siano collegati il suo contenuto fisico, il suo contenuto eterico e il suo contenuto astrale, attraverso quanto è solido, liquido, aeriforme, invece il discepolo Rosacroce sapeva bene che ciò che veramente è terrestre-umano è l’elemento-calore. Nell’istante in cui al discepolo del Maestro Rosacroce si era svelato questo mistero del rapporto dell’elemento-calore con il terrestre umano, in quel momento egli era in grado di collegare ciò che in lui era umano allo spirituale».
Si può ora definire la differenza radicale tra il corpo incorruttibile di Kashyapa (che comunque restò solo un cadavere, avendo un Fantoma decaduto), e i corpi dei futuri uomini che, attraversando la morte, lo faranno essendo rivestiti del Fantoma del Cristo, perciò capaci di vera Resurrezione con la Forma del nuovo Adamo.
Il Buddha Maitreya, rivestito del Fantoma del Cristo, attraverso le forze creanti del suo pensare e del suo Verbo, potrà assumere nell’eterno vivente, avvolto da un vortice di Fuoco, l’antico corpo di Kashyapa. Si rileggano queste parole di Steiner:
«È detto: il Maitreya Buddha apparirà e lo toccherà con la sua mano destra, e il cadavere sarà trasportato via in un fuoco. Nel medesimo fuoco che Paolo vide sulla via di Damasco, dobbiamo riconoscere il prodigioso fuoco spiritualizzato nelle cui fiamme il corpo di Kashyapa sarà salvato. In questo fuoco saranno salvate per l’avvenire tutte le cose grandi e nobili del passato. Nel fuoco spiritualizzato in cui Paolo vide il Cristo, sarà salvato dal Maitreya Buddha il corpo incorruttibile di Kashyapa. Cosí noi vedremo fluire tutte le cose grandi, nobili, sagge del passato in quello che l’umanità è diventata mercé l’evento del Golgotha».
Si può, cosí, tentare di concludere: il Bodhisattva Maitreya, ripieno del fuoco della compassione cristificata, compenetrato dal Fantoma cristico del corpo in cui si sarà incarnato e con cui avrà plasmato la sua straordinaria laringe, divenuto Buddha, potrà trasferire la potenza creatrice del suo pensare nella Parola resa di nuovo originaria. Quella Parola riavrà la potenza creatrice del Fuoco-Logos e, per chi può ascoltarla, dalla settimana 40 del Calendario dell’anima, che conclude le 13 Notti Sante,
«La potenza di Fuoco della Parola universale»
già risuona verso gli uomini.
Il Logos originario parlerà di nuovo agli uomini di “Buona volontà”. Essi avranno avuto la libera buona volontà di prepararsi a comprendere quelle Parole, quel linguaggio mai udito prima da Io umani pienamente coscienti nella carne, e tale preparazione sarà durata per il tempo necessario: essa è iniziata già da circa un secolo, e durerà per i prossimi 2500 anni. La preparazione è già iniziata per coloro che hanno sentito l’annunzio della Scienza dello Spirito, e ne hanno seguito le parole:
«…Essa è il nuovo linguaggio del Cristo. …Cosí è per oggigiorno, e dobbiamo, per quanto sta a noi, avere il coraggio di testimoniare piú ampiamente possibile questa Scienza dello Spirito, davanti a noi stessi e davanti agli altri».
Se si vuole mantenere un giusto rapporto con il Cristo, ma anche con Rudolf Steiner, non si dovranno dimenticare queste parole. Vivere, cercando modestamente di testimoniarle con la nostra vita a noi stessi e agli altri, ci renderà gradualmente capaci di divenire attrattivi verso il dono piú grande scaturito dal Golgotha: il Fantoma del Cristo, quel prototipo capace di moltiplicarsi in ogni uomo per sostituirne gradualmente l’attuale, impossibilitato a superare la morte. L’alternativa sta nel fallire questo ideale, con la conseguente, inevitabile degenerazione del corpo fisico, quindi anche dell’Io rispecchiantesi in esso per acquisire ed eternizzare, nel ciclo minerale della Terra, la sua autocoscienza.
Il Cristo, oggi come sempre, continua a pronunciare la Sua Parola, molti esseri già l’ascoltano:
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«Possano udirla anche gli uomini».
Mario Iannarelli (11. Fine)
L’Autore è contattabile all’e-mail marioiannarelli.iannarelli@gmail.com