È un bianco fiocco
questa nube gloriosa
di luce intrisa
che il cielo azzurro
di bellezza riempie
verso il tramonto
di un lungo giorno estivo.
E quanto piú il sole si ritira
di maggior splendore
la nuvola intride.
A poco a poco dal basso
la luce verso l’alto si ritrae,
fino a che lentamente
la gloria chiarosplendente
si spegne nel grigio tenue
di un’ombra delicata
che preannuncia la sera.
Alda Gallerano
L’arrivo del giorno di Dio
Dopo la lunga veglia,
la Luce, improvvisa,
sorge e risplende sul Mondo.
È l’alba.
L’arrivo del giorno di Dio.
Il giorno che non finisce
e che non conosce ombra:
il giorno che ha vinto la tenebra.
Il popolo di Dio,
intona canti di festa,
perché festa è l’aurora
di questo giorno eterno.
Luce del Mondo,
nuova Luce aggiungi
alla Luce dello Spirito!
Dormono ancora i fanciulli,
avvolti nella quiete perfetta
di questo santo giorno;
loro che sanno tutto,
loro che non hanno dimenticato,
guardano forse dalle braccia
del Padre Celeste
l’avverarsi
dell’antica promessa?
È la stagione del Sole,
la stagione che nasce
e non muore.
Torneranno i bambini
ad essere annunciati
dalla luce delle stelle;
e sarà giorno
in ogni angolo del Mondo,
e dal Gange al Giordano
tutti conosceranno
il nome segreto
del Padre Celeste.
Solo allora
i cavalieri,
certi di aver realizzato
il loro destino,
si addormenteranno
sotto l’Albero delle Madri.
Oleg Nalcoij
Ho raccolto per te
la bellezza dell’alba,
il tramonto di luna
e la pallida freschezza
del mattino.
Ho raccolto per te
la felicità della terra
e la fugace tristezza
della sera.
Ho raccolto per te
il mio cuore nel petto
e reso d’oro
il mio sangue.
Lirica e dipinto di
Letizia Mancino
Torneremo
Torneremo
nella nostra vecchia casa
vedremo
i vecchi amici
che ci hanno aspettato,
ci racconteranno
le novità.
Dalle finestre
il paesaggio di sempre
un po’ mutato
ci potrà commuovere
un po’.
E daremo aria
alle vecchie stanze
e puliremo
la nostra camera,
la nostra
vecchia camera,
dalla polvere
antica.
Stelvio
Mattanze
.
L’11 giugno scorso gli animalisti spagnoli hanno indetto il “no corrida day”, per chiedere ‒ cosa che fanno da anni ‒ l’abolizione di uno spettacolo degradante fatto passare per inamovibile tradizione. Occhieggia tuttavia in tanto ardore vegetista l’ipocrisia della paella, piatto classico iberico in cui vengono sacrificate diverse specie animali. Per coerenza, si dovrebbe allora indire un “no paella day”…
Vietare la corrida
è nobile progetto,
perché il toro sorrida
e si senta protetto.
Ma che dire dei polli,
di anatre e conigli,
di pesci duri e molli
con pinne o con barbigli,
che finiscono in teglia,
in padella o tegame,
ricetta che risveglia
le carnivore brame
di chi nella pietanza
non cerca la sostanza
vitale, ma lo sfizio
d’impartire un supplizio
e camuffa il predare
dietro il suo buon gustare.
Allora l’equità
vorrebbe che pietà
accomuni i cornuti
a crostacei e pennuti,
ché friggere in paella
non è una morte bella!
Egidio Salimbeni