La cicala

Poesia

La cicala

 

Cicala

La vita stride quando nasce, vibra

in un fermento di pulsioni e sangue,

l’anima esulta, finalmente libera

dall’esuvia ninfale, si divincola

fuori dal vischio che l’opprime, e vola

di ramo in ramo, tocca i suoi registri

elaborando partiture armoniche

arpeggiate su antenne, rostri e tendini,

messaggio d’aria, espresso in un singulto

sincopato, preghiera a dèi minori.

La vuota cartilagine si assimila

al tronco dove dimorò, diventa

essa stessa corteccia, scoria muta.

Il canto è aspro, cadenzato, insiste

nel suo mantra ossessivo, vaniloquio

fatto di un solo tono, un solo verso,

vagito della nuda creatura

che reclama di esistere tessendo

con effimere note il suo destino.

Quanto dura l’estate. Poi si estingue,

l’armonia di cui visse, raro incenso

che brucia e si dissolve. Ma rimane

la sua cadenza ritmica, l’assolo

del suo essere mito transeunte,

fragile e tuttavia rito sonoro,

rispondenza di astrali scaturigini.

La vita coi suoi palpiti ci è ignota,

nasce da un seme, si concreta, tende

a farsi eternità, diventa sillaba,

canto disteso o atono mistero,

aurea magía, forma che asseconda

sintonie dei precordi col pensiero. 

 

                                  Fulvio Di Lieto