Cosa dobbiamo pensare di quello che sta accadendo con sempre maggiore violenza, di attentati, stragi o tentativi di golpe? Che può fare uno spiritualista? Ha la possibilità di aiutare il karma della società?
Elena T.
L’opera umana è tale che ogni giorno aderisce a un mondo di inerzia e di dimenticanza dello Spirito, per cui questi avvenimenti drammatici scuotono le coscienze, destandole. Sembra che l’uomo non riesca ancora a compiere un serio lavoro spirituale vivendo in una pacifica quotidianità, senza rischiare di cadere in una disciplina meccanica, ripetitiva, abituale. Anche di fronte a quanto sta accadendo nel mondo, di movimenti insurrezionali, eversivi, indipendentisti, rivoluzionari, non esiste la possibilità di una rivoluzione nel senso vero del termine. Solo il ricercatore dello Spirito può compiere una vera rivoluzione, se riesce a lottare ogni giorno contro le abitudini, e risolvere in senso spirituale le difficoltà personali che gli si presentano. Per cui ognuno di noi, di fronte alle continue inquietanti notizie che arrivano da ogni angolo di questa nostra tormentata terra, non potendo né volendo partecipare attivamente alle forme sovvertitrici in atto, deve intensificare il proprio lavoro spirituale fino ad arrivare a un punto in cui sente che il passare all’azione è non soltanto il realizzare finalmente quello che finora ha semplicemente letto e studiato, ma è l’urgenza di questo tempo. È un dovere di chi segue la Scienza dello Spirito non sfuggire alla realtà che lo circonda, e non fidarsi delle interpretazioni date dai media, ma cercare di intuire la realtà, penetrandola. Possiamo dire che siamo in una fase molto grave: le cose sono arrivate a uno stato di confusione tale che per un cultore della Scienza dello Spirito è difficile comprendere realmente cosa stia avvenendo sia sul piano esteriore che su quello interiore, e intuire cosa il Mondo spirituale chiede a ognuno di noi. Solo lavorando con decisione al nostro miglioramento individuale possiamo essere sicuri di aiutare realmente il karma della società in cui viviamo. Arrivando a decifrare la complessità degli eventi esteriori e le loro cause, potremo aiutare anche altri a comprendere a loro volta, e forse, unendo le forze, insieme ritrovare i valori fondanti per una sana società del futuro.
Il problema legato all’esistenza di esseri privi di Io credo sia di notevole importanza e piuttosto angosciante. Volendo essere breve: come è possibile distinguere questi esseri (piú di un terzo dell’umanità?) e come possono loro influire sul karma degli uomini e condizionarlo? Possiamo ad esempio noi legarci con vincoli di profondo amore (un familiare, un compagno/a di vita, senza accorgerci della “differenza”) ad un essere che poi “scomparirà nel nulla”? E che quindi non ritroveremo piú sul nostro cammino? È molto triste pensare che magari un essere da noi amato possa in realtà non essere eterno ma transitorio. E se vogliamo dirla tutta, come posso “io” essere sicuro di non essere privo di Io? (I miei tanti limiti mi porterebbero proprio a dire di appartenere alla categoria dei subumani…).
Carmelo N. T.
È vero che nel tempo attuale, e ancor piú accadrà in futuro, molte persone iniziano a perdere parte del proprio Io, o addirittura lo perdono del tutto. Sono in genere esseri che si dedicano in maniera totale all’affermazione del proprio “ego”, per il cui ottenimento stringono, in modo piú o meno cosciente, il famigerato “patto” con Mefistofele, firmandolo con quel “succo peculiare” che è il sangue, ovvero il portatore dell’Io. Si possono riconoscere molti di questi personaggi nella politica, nello spettacolo e nella finanza. La possessione viene a volte facilitata dall’assunzione di sostanze stupefacenti, non tanto a scopo voluttuario quanto per reggere il ritmo frenetico imposto dal successo ottenuto. Piú si ottiene piú si desidera ottenere. È il tema faustiano dell’incontentabilità ben illustrato da Goethe. È vero che tali persone possono influenzare il karma, ad esempio, di una famiglia, di un ambiente lavorativo o di un’intera società. Dipenderà dalla forza di reazione sana dei componenti della famiglia, dei colleghi o della società in cui questi esseri vivono, superare il peso e il vincolo imposto dalla personalità magneticamente potente ma spiritualmente del tutto carente. Tra le persone che ci contattano, o che ci sono vicine, possiamo riconoscere chi ha abdicato al proprio Io, osservando il loro comportamento sfuggente e freddo, che dimostra l’assoluta assenza di quel calore umano che caratterizza l’individuo integro. Chi segue correttamente una vera Via spirituale, normalmente non fa parte di questa schiera di infelici, spesso considerati invece dei “vincenti”. Come ha scritto il grande Metastasio: «Se a ciascun l’interno affanno / si leggesse in fronte scritto, / quanti mai, che invidia fanno, / ci farebbero pietà! / Si vedría che i lor nemici / hanno in seno; e si riduce / nel parere a noi felici / ogni lor felicità». Proprio in seno, nell’anima, hanno i loro nemici: gli Ostacolatori.
A me disordine, sporcizia, disarmonia danno fastidio, ma come fare astrazione? Come staccarsi e osservare obiettivamente il disordine, accogliendolo senza combatterlo? Sporcizia e disordine sono in me e non li riconosco? Se li accetto in me, mi daranno meno fastidio all’esterno?
Angiola L.
Grande sarebbe l’armonia tutt’intorno a noi se in molti la desiderassero e agissero per realizzarla. Ma non è facile che accada, perché per riarmonizzare l’esterno occorre avere tale armonia dentro di sé. E non sono in molti ad averla. Riordinare, ripulire, risistemare, far diventare ogni cosa intorno linda e gradevole costa fatica, e si scontra con la pigrizia che inevitabilmente c’è in ognuno di noi. Vincere quella pigrizia è il compito, non certo l’accettazione del disordine, o l’adeguamento a quanto di negativo ci circonda. È vero che non si può fare molto, però possiamo cominciare a rendere piacevole e armonioso non soltanto il nostro spazio, la dimora in cui viviamo, ma anche l’esterno, visibile agli altri, pure per una parte che non è di nostra competenza. Nulla funziona piú dell’esempio. L’esempio silenzioso parla agli occhi e all’anima, suggerendo di fare altrettanto per vivere meglio.
La creatività dell’artista mi sembra in molti casi una vanità, un’esibizione, un volersi porre al centro dell’interesse degli altri per mostrare la propria diversità, che deve essere considerata superiorità. Perché l’autore di un libro vuole farlo leggere, il pittore vuole far conoscere i suoi quadri, lo scultore le sue statue ecc.? Non pensano questi signori che le loro opere potrebbero non interessare nessuno?
Andrea d. B.
La divinità è perpetua creazione, espansione, in una continua donazione di sé. Il demoniaco è l’opposto di tale espansione: è il riportare tutto a sé in una continua necessità di egoistico possesso. La nostra società è fortemente orientata in questa seconda direzione. Sin dalla prima infanzia si insegna al bambino la salvaguardia delle cose già acquisite come patrimonio familiare, o da acquisire con il proprio ingegno personale. E l’istinto del possesso è già insito nella primissima infanzia, quando il concetto di “mio” viene assimilato prima ancora del pronome “io”, sostituito per lungo tempo dal nome proprio. Ma nonostante l’uomo si muova comunemente secondo la regola demoniaco-terrestre del possesso, quando diventa a sua volta creatore, nell’opera d’arte ‒ cosí come nei grandi raggiungimenti scientifici ‒ accade che si espanda, doni se stesso agli altri, alla società. Ogni parto artistico, come ogni invenzione, appartiene al mondo, e l’autore sente una inevitabile spinta a far conoscere la propria opera, a rendere pubblico quel raggiungimento. Si può riscontrare in alcuni artisti, e anche in alcuni scienziati, o nei cosiddetti “creativi”, un certo compiacimento per il lavoro realizzato. È segno che l’autore non ha ancora compreso che tutto ciò che ha tratto dal mondo delle idee, dal mondo degli archetipi, non gli appartiene: è un dono ricevuto, di cui deve essere grato. È vero, lui ha messo a disposizione la sua volontà, l’energia fattiva, la giusta disposizione animica, oltre al proprio talento artistico o intellettuale, ma è al Mondo spirituale che ha attinto per la riuscita della sua opera o del suo lavoro. E dunque, quando si arriva a riconoscere la compartecipazione umano-divina a ogni realizzazione, si sente la gratitudine per quanto ricevuto, e forse quel lavoro, o quell’opera, interesserà e gioverà a molti.
Rudolf Steiner ha parlato in molte sue conferenze della missione dell’Arcangelo Michele. Quello che lui ha detto a suo tempo, in un’epoca molto diversa e distante dalla nostra, è sempre valido? O è intervenuto qualcosa che ha fatto cambiare tutto il panorama, sociale e interiore della civiltà?
Lorenzo D.
Il tempo che sembra tanto lungo da quando Steiner ha parlato di questo importante argomento, in realtà è appena un battito di ciglia rispetto ai tempi dello sviluppo della civiltà umana sulla Terra. Quanto detto e ribadito dal Dottore in piú occasioni resta valido oggi piú che mai. Egli ha parlato della missione dell’Arcangelo del nostro tempo in rapporto all’intelligenza umana. L’intelligenza del nostro tempo è molto raffinata, è un’intelligenza che crede non si possa andare oltre quello che ha raggiunto dal punto di vista della sua speculazione intellettuale e del suo linguaggio. Ma il limite dialettico, come ha chiaramente espresso Massimo Scaligero in ogni sua opera, non è stato superato né per via filosofica né per via mistica. La scienza, la filosofia e anche la mistica, non hanno ancora intravisto una via d’uscita. La via d’uscita è un’esperienza che si compie all’interno di sé. È un’esperienza che ognuno deve trovare e decidere di compiere, con decisione, con volontà. Ci è stato donato il metodo per poterla eseguire nella forma piú semplice e piú sicura. Quello che Rudolf Steiner ci dice sulla missione di Michele, riguarda la nostra preparazione mediante gli esercizi. Uno dei motivi essenziali dell’insegnamento della Scienza dello Spirito è la distinzione tra l’intelligenza umana e l’intelligenza cosmica. L’intelligenza umana, cosí egli ci spiega, è nata in un momento in cui l’uomo stava perdendo la possibilità di concepire il pensiero come rivelazione. Prima di quell’epoca, la mente dell’uomo partecipava direttamente alla realtà dello Spirito, con un pensiero che era in comunione con il Mondo spirituale. Era il pensiero cosmico dal quale l’uomo traeva la sua saggezza. Una saggezza che però era indotta, non un prodotto della sua libera scelta. La fase successiva fu la perdita della saggezza. Una fase che, sappiamo, era necessaria. Il pensiero si doveva individualizzare e doveva essere sentito come un’esperienza personale. Da quel tempo in poi, cominciò ad essere un’esperienza dell’Io dell’uomo, per cui l’Io cominciò a sentire che pensava i suoi pensieri e a sentire di essere se stesso proprio perché aveva il suo autonomo pensare. Lo sviluppo di questo pensare doveva poi ritrovare i contenuti dello Spirito in maniera personale, ma l’uomo si è arenato in una sterile dialettica che ancora lo imprigiona e gli rende difficile innalzarsi al di sopra dei concetti materialistici che oggi imperano. Dobbiamo ritrovare il rapporto con le forze di Michele, quelle che all’inizio impregnavano l’uomo e lo guidavano mediante l’intelligenza cosmica, e che oggi attendono di essere riscoperte dal pensiero autonomo che trascende la materia: il pensiero libero dai sensi.
Sono stata sempre molto colpita da un concetto che ricorre nelle varie apparizioni della Vergine, riguardante il dolore “in espiazione dei peccati del mondo”. Perché uno dovrebbe soffrire per espiare i peccati degli altri? Non lo trovo giusto.
Roberta S.
Le parole della Vergine appaiono eccessive, soprattutto se rivolte a bambini semplici e innocenti, pieni di fede e di devozione. Ma possono essere spiegate dalla necessità per la Terra ‒ affinché riesca a conservare il suo giusto equilibrio – di contrapporre al male che viene compiuto (ogni singolo atto malvagio fatto dall’uomo contro il suo simile) un dolore fisico, o un versamento di sangue, che lava dal “peccato”. Il dolore fisico pone su un lato della bilancia il peso necessario per risollevare l’altro, quello del male. Molto sangue sarà versato, molti mali si attaccheranno alla carne dell’uomo, finché non si sarà compresa la fraternità. Quando arriveremo a sentirci veramente fratelli di ogni altro uomo, quando non riusciremo più a compiere alcun atto malevolo contro i nostri fratelli, umani o animali, allora accadrà che non sarà piú necessaria la caduta nel dolore e nella malattia. È per questo che il vero cristiano, colui che penetra realmente i misteri del Vangelo e li segue alla lettera, potrà guarire gli altri dalle sofferenze. Ed è proprio per questo che, seguendo l’esempio del Cristo, gli asceti e i santi hanno offerto il proprio corpo in sacrificio, ricevendo dall’alto pene simili al grande “Agnello sacrificale”: le stigmate, la corona di spine o la ferita al costato. Se arriveremo alla grande fratellanza universale – non quella recitata o sbandierata come tanto politica attuale – la Terra sarà nuovamente l’Eden sempre sognato e al quale l’uomo deve tornare.
Quale sarà, secondo l’antroposofia, l’evoluzione delle tre religioni – cattolicesimo, islam ed ebraismo ‒ che da sempre si battono l’una contro l’altra?
Carmine B.
Non sarà unendo i tre lati del triangolo e arrivando al suo perimetro, o trovando la sua area, che otterremo la Verità. La Verità non è contenuta in una figura piatta ma nel suo volume. È il volume della Piramide sacra, che otterrà il superamento delle religiosità esteriori. Al vertice della Piramide è posta la Chiesa di Giovanni, quella per cui l’esoterismo rosicruciano ha lavorato nei secoli. Quando si giungerà a comprenderne i dettami, si arriverà al vero cristianesimo, quello giovanneo, che riassume in sé tutte le Vie: esoteriche, religiose, ascetiche, mistiche e anche scientifiche. È la Scienza dello Spirito.
Uno dei segreti piú complessi dell’antroposofia è quello della trasformazione del respiro. Pur essendo tanto importante per il futuro dell’uomo, non mi sembra che sia trattato diffusamente, e non ho le idee molto chiare in proposito. Potrei averne un accenno?
Patrizia N.
Come la pianta, aprendosi ai raggi del sole, attua nella fotosintesi una salita di livello, assorbendo dall’aria circostante la negatività, rappresentata dall’acido carbonico, e trasformandola in positività, l’ossigeno utile all’ambiente, cosí l’uomo, aprendosi al Sole interiore, rappresentato dal Cristo, può divenire capace di trasmutare l’ambiente esteriore, inspirando anidride carbonica ed espirando ossigeno. Non altrimenti i grandi yogi o i santi della cristianità emanano da sé un’aria inebriante, un profumo, di cui ci si è sempre domandati l’origine e la ragione. E anche le apparizioni delle divinità sono spesso accompagnate da profumo e visioni di fiori. È una simbologia che sta a indicare l’avvenuto processo di reintegrazione del corpo fisico operata dall’Io, dopo la trasformazione dei corpi interiori, astrale ed eterico. Il processo di eterizzazione del corpo fisico e la sua conseguente ‘cristallizzazione’, o cristificazione, inizia dalla struttura ossea sino a giungere alle cellule piú periferiche. È la “resurrezione della carne”, il mistero della pietra filosofale.