S’inizierà con il ripresentare quanto sperimentato, dalla Terra e dall’umanità, durante l’epoca della grande crisi: quella Lemurica. La maggior parte delle conferenze utilizzate piú avanti fa parte di un ciclo, quello dell’Opera Omnia N° 93. L’elemento che vi fa da sfondo è quello già evidenziato: una scissione che poi dovrà essere ricomposta e superata, sia nell’uomo singolo che nell’umanità intera. La “Leggenda del Tempio”, motivata proprio da questa scissione, nasce per contrapporsi ad un’altra storia, quella biblica. Si dovrà capire quando tutto questo, storicamente, ha avuto inizio, e come sia da inserirsi nella grande evoluzione terrestre dell’umanità. Si partirà da quanto Steiner disse nella conferenza del 23 ottobre 1905 (che fu tenuta per un pubblico di sole donne).
«Tutto quanto si svolge sul piano fisico deve all’inizio ripetere in un certo senso realtà precedenti. Di continuo sulla Terra avviene una ripetizione degli eventi di periodi antecedenti. …Cosí quando una realtà nuova deve entrare nel mondo, si ripetono, sempre in una nuova forma, gli stadi precedenti. Lo Spirito umano quindi attraversò nella Quinta Razza radicale una ripetizione della Razza Lemurica [è intesa la Quinta Epoca, la Postatlantica, come ripetizione della Terza, la Lemurica], quando l’umanità era ancora di un unico sesso; si differenziò poi nei due sessi, evento che ebbe un influsso tanto grande sulla sua evoluzione spirituale. …Nel Periodo Egizio-Caldaico-Assiro-Babilonese si ebbe una ripetizione graduale, nell’ambito della vita spirituale, di ciò che si era prodotto nell’uomo fisico all’Epoca Lemurica. Il manifestarsi di tale separazione ci viene presentato dall’Antico Testamento in una stupenda immagine.
È detto nel Genesi in modo molto chiaro e bello: prima che Dio creasse l’uomo, creò nella Terra i frutti, gli animali e cosí via e alla fine creò l’uomo, Adamo, separandolo poi nei due sessi. Questo racconto poggia su conoscenze occulte dei fatti fisici. Naturalmente tutta la saggezza occulta presenta un legame tra i fatti fisici e la successiva sapienza spirituale. Infatti le realtà fisiche provengono dalla saggezza divina, e a sua volta la sapienza nasce piú tardi dalla vita fisica».
Nel Periodo Egizio-Caldaico-Assiro-Babilonese si ripresentò, come eco, sul piano spirituale, il corrispettivo della divisione nei due sessi avvenuta, sul piano fisico, nell’Epoca Lemurica. Come conseguenza, nella saggezza spirituale umana si determinò una contrapposizione che, evolutivamente, aveva le sue radici nei remoti fatti della divisione dei sessi. Ora si hanno elementi conoscitivi, capaci di far capire che l’incidenza della saggezza sull’uomo proviene dalle azioni svolte dagli Elohim sull’antica Luna. Sorge la domanda: quali sono i nessi fra saggezza divina, sapienza umana e vita fisica?
«All’inizio dell’Epoca Lemurica tutta la forza fecondante e fruttifera che porta a un nuovo essere umano era prima riunita in un unico sesso. In seguito l’essere umano venne separato in maschile e femminile. A quale sesso si avvicina maggiormente quella facoltà procreatrice?
A quello femminile. … Il sesso femminile era dunque il primo, il piú antico, e aveva allora in sé la forza di procreare l’individuo umano. Questa forza procreatrice era presente nell’essere umano unisessuato, che nella sua forma fisica esteriore si avvicinava a quella femminile. In questo essere unisessuato l’elemento fecondante era la saggezza, lo Spirito stesso. …L’essere umano del periodo in cui vi era un unico sesso era il frutto di una sostanza con caratteristiche femminili e di una fecondazione operata dallo Spirito divino. …Sul piano fisico abbiamo anzitutto l’elemento femminile che viene fecondato dall’alto. Il fattore fecondante era lo Spirito divino nell’elemento femminile».
Si cerchi di formare queste rappresentazioni nel modo piú preciso: c’era un essere umano in cui, unitariamente, agivano i due sessi non ancora divisi; si può chiamarlo androgino, ma le sue caratteristiche somatiche, fisiologiche e organiche, erano simili a quelle femminili. In lui, nella sua materia, era agente la forza procreatrice, l’elemento fecondante, lo Spirito come saggezza. Lo Spirito agiva sulla materia dal suo interno, perché quest’ultima era ancora la Madre, la Mater (da cui deriva il concetto di mater-ia), che da se stessa si rigenerava. L’uomo era davvero nel grembo divino, la Parola divina lo traeva a nuova esistenza dalla sua stessa sostanza, e quest’azione era pura potenza della saggezza divina. Questo era l’agire degli Elohim, delle potenze solari genitrici dell’uomo all’inizio dell’Epoca Lemurica. Che fossero gli Elohim è detto già all’inizio del Vecchio Testamento, ma è detto pure nella Leggenda del Tempio, dove queste entità, come abbiamo saputo, si differenziano nella loro azione sull’uomo. Si leggerà ancora la narrazione e la spiegazione di Rudolf Steiner.
«Ci troviamo di fronte a una sorta di Genesi, di teoria sull’origine dell’uomo. …Uno degli Elohim si uní a Eva; dall’unione fra uno dei divini creatori ed Eva nacque Caino. In seguito un altro Elohim – Jéhova o Adonai – creò Adamo, che va dunque considerato il capostipite della nostra Terza Razza radicale [l’Epoca Lemurica]. Adamo si uní ad Eva, e da tale unione nacque Abele. Cosí alle origini del genere umano abbiamo due punti di partenza: Caino discendente diretto di uno degli Elohim e di Eva, e Abele che, grazie all’aiuto di un essere umano creato da Dio, è l’autentico uomo di Jéhova».
Come questo inizio della Leggenda sia da interpretare lo spiega lo stesso Steiner nella conferenza del 23 ottobre 1905 (che fu tenuta per un pubblico di soli uomini):
«La Leggenda contrappone quindi la saggezza di Caino a quella biblica, cosí che all’inizio della Quarta Sottorazza [il Periodo Greco-Latino, nel quale si incarnò il Christo] abbiamo due correnti contrapposte: la Bibbia come sapienza femminile e la sapienza del Tempio come l’opposto maschile».
In queste parole, la “saggezza di Caino”, di tipo maschile, e la “saggezza della Bibbia o di Abele”, di tipo femminile, devono essere considerate ricordando quanto già detto: nell’uomo originario, unisessuato, androgino, la saggezza una era l’elemento fecondante. Se si seguiranno attentamente, data la loro complessità, le ulteriori notizie che Steiner riferí in proposito nella conferenza del 23 ottobre 1905, si potrà comprendere meglio la divisione della primigenia saggezza divina nelle due forme maschile e femminile, e la diversificazione che ne derivò nell’azione di queste.
«L’essere umano del periodo in cui vi era un unico sesso era il frutto di una sostanza con caratteristiche femminili e di una fecondazione operata dallo Spirito divino. …Sul piano fisico abbiamo anzitutto l’elemento femminile che viene fecondato dall’alto. Il fattore fecondante era lo Spirito nell’elemento femminile [deve essere chiaro che, per “elemento femminile” è inteso l’essere androgino originario, il quale si presentava con una figura che lo avvicinava maggiormente a quella del vero e proprio essere femminile, formatosi solo dopo la divisione dei sessi]. Quando avvenne la separazione dei sessi, ebbe inizio la differenziazione che nel sesso femminile trasformò gli organi spirituali fecondanti in organi di saggezza. La forza maschile [vale a dire la saggezza divina fecondante], che l’essere femminile aveva in sé [quando era ancora portatore dei due sessi riuniti] trasformò la facoltà creatrice nell’organo della saggezza. Cosí alla donna [dopo la divisione dei sessi] rimase la metà della forza riproduttiva; all’uomo [sempre dopo la divisione dei sessi] rimase la forza creatrice fisica».
Si ripercorrerà questo cammino umano, per maggior chiarezza, attraverso le parole con cui Steiner lo descrisse, nello stesso giorno, in due conferenze, di cui la prima per soli uomini.
«Prima della separazione dunque abbiamo entrambi i sessi nel singolo individuo, che esteriormente nell’apparenza fisica ma anche nella sua natura e nel modo di sentire era femminile. All’origine del genere umano troviamo quindi un individuo bisessuato con caratteristiche femminili. Il sesso maschile ha avuto origine solo piú tardi. Dobbiamo aver chiaro come in un tale individuo, che ha in sé entrambi i sessi, vi fosse anche un elemento fecondatore, un seme maschile. La femmina aveva in sé il maschio [è già chiaro che in questo caso, per “maschio” è da intendersi l’elemento della saggezza divina, capace di autofecondare la sostanza femminile in cui viveva]. Se per noi è chiaro che la femmina [ossia, l’essere androgino con caratteristiche femminili] portava in sé il maschio, riusciamo a comprendere come fosse assicurata la riproduzione anche secondo gli attuali criteri scientifici.
Prendiamo dunque atto che allora questo avveniva tramite la femmina. …Il seme che agiva sull’elemento femminile era l’elemento maschile; ed era l’aspetto spirituale, la saggezza. La donna [la parte femminile dell’essere androginico] dava la materia, lo Spirito [la parte maschile dell’essere androginico] la forma. Dar forma sul piano fisico è saggezza attuata. …Ma quando i due aspetti, che prima operavano uniti, si differenziarono tra loro, apparvero come due poli separati. Quel che prima era riunito in un unico organo si divise, dando luogo a una duplicità nella conformazione umana. La duplicità nacque innanzitutto perché nel singolo individuo andò perduta la fecondità, la possibilità cioè che l’uovo femminile procreasse da sé. L’uovo femminile perse la facoltà di essere fecondato dal proprio corpo. Abbiamo cosí un elemento femminile divenuto incapace di fecondare, e uno spirituale che lo sovrasta. Attraverso la separazione degli organi fisici ebbe luogo la separazione dei sessi, e la fecondazione divenne possibile solo grazie all’altro sesso.
Nascono due tipi di individui: l’uno fisicamente femminile, l’altro fisicamente maschile; la saggezza ha nell’uomo [cioè, nell’essere che inizia a nascere con caratteristiche fisiche maschili] carattere femminile, nella donna [ossia, nell’essere che nasce con caratteristiche ancora femminili ma senza la possibilità di autofecondarsi] carattere maschile. Abbiamo dunque una saggezza che ha una coloritura maschile nella donna e femminile nell’uomo. La saggezza che ha sfumatura femminile [nell’uomo] tende ad accogliere, ad ascoltare, a guardare, a ricevere quel che la circonda. La saggezza con coloritura maschile [nella donna] è attiva, produce. …Abbiamo l’intuizione attiva, proveniente dalla donna e una conoscenza passiva tipicamente maschile».
Si ripartirà ancora con la ricerca di nessi che appariranno sempre piú pertinenti, proponendo la conferenza del 22 maggio 1905.
«Al centro degli insegnamenti dei Templari veniva onorato un elemento femminile. Lo si chiamava la divina Sophia, la saggezza divina. Manas è la quinta parte costitutiva, il sé spirituale umano che deve sorgere e al quale va eretto un Tempio. Come il pentagono del portale del Tempio di Salomone caratterizzava l’uomo con le sue cinque parti costitutive, cosí l’elemento femminile caratterizzava la saggezza del Medio Evo. In Beatrice, Dante intendeva appunto portare a espressione quella saggezza. Comprende la Divina Commedia soltanto chi la considera in questo senso. Di conseguenza anche in Dante troviamo gli stessi simboli che si presentano nei Templari e nei cavalieri cristiani, nei cavalieri del Graal. Tutto quanto deve accadere viene preparato, molto tempo prima, dai grandi Iniziati, che dicono quel che in futuro dovrà succedere nel modo in cui ad esempio è raccontato nell’Apocalisse, affinché le anime siano preparate a questi accadimenti».
Ci si faccia una rappresentazione quanto piú possibile determinata: l’uomo deve far sorgere il nostro Manas, il sé superiore, come astrale completamente purificato, ma il sé spirituale, cosí realizzato, è conosciuto dal cristianesimo esoterico anche come Sophia del Christo, custodita dal tempo del sacrificio del Golgotha da Giovanni-Lazzaro, rinato poi come Christian Rosenkreutz. Egli, come nuovo e piú potente Hiram, ha costruito il Tempio interiore con e per la Sophia, e vuole aiutarci a seguirlo su questa via.
«I Rosacroce altro non sono che i continuatori dei Templari e null’altro vogliono se non quanto vollero i cavalieri del Tempio e quanto vuole anche la Scienza dello Spirito: lavorare tutti al grande Tempio dell’umanità». E ancora: «Ciò che i figli di Caino costruirono esteriormente nel mondo e che i figli di Dio [gli abeliti] vi portarono, va ora costruito nell’interiorità».
In altre parole l’uomo, nel quale l’antica saggezza divina procreatrice fu divisa, deve ricostituirla in sé, però non secondo l’antica forma ereditata, ma ricreando la nuova Sophia in se stesso, secondo un riorganamento interiore riunente la passiva saggezza maschile e l’attiva saggezza femminile, ovvero Caino e Abele, secondo la simbologia che si è imparato a conoscere. Tutto ciò è in strettissima relazione con il piú profondo mistero dell’Antroposofia: il sesso del corpo eterico umano, e i misteriosissimi avvenimenti che, ad opera del Christo, si inverarono sotto la Croce del Golgotha. Piú avanti, in questo lavoro si vedrà come tutto ciò legherà, indissolubilmente, gli esseri umani che parteciparono fisicamente a quell’irripetibile evento e che, da allora, li fece divenire partecipi dell’ineffabile Mistero del Graal, tanto da farli divenire la prima e piú vera “Confraternita del Graal”.
Molti concetti dovranno essere considerati e compresi approfonditamente, soprattutto in relazione a quanto avviato dal Christo nei corpi fisici ed eterici umani. Per questo, ci si addentrerà nell’esame delle metamorfosi avvenute nei corpi del grande fondatore del movimento Rosicruciano: Christian Rosenkreutz. Poi, forti di queste nozioni e in collegamento con esse, si tenterà di ricostruire, con la necessaria umiltà, i profondi segreti del Mistero del Golgotha. Rudolf Steiner ha costellato la sua opera di infinite rivelazioni e spiegazioni, ma le piú sacre le ha, spesso, appena accennate. Compito dei discepoli è ricordarle, collegarle e cosí riscoprirle, grazie a una tenace volontà di Verità che, se vera, meriterà sempre un’Intuizione dal Mondo dello Spirito.
Ma il cammino verso questo traguardo deve essere considerato in tutta la sua realtà, senza gli impedimenti delle paure e dei dubbi nutriti dall’avversione, troppo spesso inconscia, verso la conoscenza spirituale. Questa tragica e grandiosa avventura dell’uomo, che ha sperimentato in sé la scissione dello Spirito Divino dalla Vita (simbolizzata dalla separazione dell’Albero della Conoscenza da quello della Vita), in fondo la si deve: da una parte alla Volontà Creatrice Divina, dall’altra all’azione di Lucifero, apportatrice di libertà in quanto ostacolante il principio Jahvetico della continua ripetizione della stessa forma. Si conosce che, in questo misterioso e affascinante divenire umano, intervenne poi anche Ahrimane, agendo potentemente nel corpo eterico, per poi arrivare sino a quello fisico. I corpi umani, dall’astrale al fisico, portano il marchio di queste azioni, ed essi non possono essere, cosí come sono andati degenerandosi, il Tempio, il Sancta Sanctorum per il sé spirituale che dovrà sorgere. Si dovrà lavorare su questi elementi corporei per purificarli. Per questo lavoro il Christo ha dato tutte le forze necessarie, ma per poterle utilizzare si dovrà prima conoscerle, altrimenti non si potrà che degenerarle. Si sa da Rudolf Steiner che agli uomini non manca il Christo ma solo la conoscenza, la Sophia del Christo. Affinché questa saggezza possa agire, gli uomini si dovranno avviare a ricomporla nella sua unità, poiché la frazione di essa, che dalla sua antica divisione possiedono, non può bastare. Ne avranno la volontà, la capacità e, soprattutto, il coraggio? In fondo, proprio di questo c’è assoluto bisogno.
Sembra importante, per tentare di inquadrare meglio questi fatti, rifarsi a un ulteriore passo di Steiner, tratto dal suo commento al Vangelo di Luca (conferenza del 26 settembre 1909 – O.O. N° 114).
«Col germe umano viene a configurarsi un quid che non viene suscitato dal germe, ma che nasce per cosí dire virginalmente, e si riversa nel germe da tutt’altre sfere. Col germe umano viene a configurarsi un quid che non proviene da padre e madre e che nondimeno gli appartiene, che è destinato a lui, che si riversa nel suo Io, e che può essere nobilitato se accoglie il principio del Christo. Nasce virginalmente nell’uomo ciò che nel corso del suo divenire si collega col Christo; ciò è connesso, come la scienza naturale riconoscerà un giorno, con l’importante svolta avvenuta al tempo del Christo Gesú [qui si fa riferimento a quell’elemento, donatoci dal Christo, di cui parlava Scaligero verso la fine del brano sopra citato]. …L’umanità si è trasformata ed essa ora a poco a poco deve sviluppare e nobilitare, accogliendo il principio del Christo, l’elemento virginale che si va aggiungendo agli altri elementi provenienti dal solo germe. …Dopo il Christo, venne ad aggiungersi ciò che nasce virginalmente, ciò che non è affatto suscitato se un uomo è dedito soltanto alla coscienza materialistica. Ma se egli invece si abbandona al calore emanante dal principio del Christo, il nuovo elemento potrà svilupparsi, e l’uomo lo porterà poi con sé nelle incarnazioni successive, innalzandolo a livelli sempre piú elevati. …Solo la sfera incosciente è quella che – ultimo retaggio dell’incarnazione di Saturno, Sole e Luna, nelle quali non esistevano le forze luciferiche – penetra oggi come fonte virginale nell’uomo; ma collegandosi con l’uomo, essa deve unirsi con quella che quest’ultimo può sviluppare in sé, mercé il principio del Christo. …Solo quanto nell’uomo d’oggi è ancora infantile, possiede un ultimo resto della natura che l’uomo aveva prima di soggiacere all’influsso delle entità luciferiche. …Le forze luciferiche compenetrano già anche il bambino, cosicché nella vita ordinaria non può palesarsi ciò che fu immesso nell’uomo prima dell’influsso luciferico. Spetta alla forza del Christo risvegliarlo. La forza del Christo deve collegarsi con quelle che sono le forze migliori della natura infantile dell’uomo. …Qui ci viene mostrata tutta la grande importanza di ciò che è rimasto infantile nell’uomo, e deve venire curato e coltivato nella natura umana.
…Dobbiamo rendere saggia la parte infantile dell’uomo, affinché anche le altre facoltà riacquistino saggezza. Ogni uomo, sotto questo riguardo, porta in sé la natura infantile; e, quando sia attiva, essa sarà anche suscettibile di collegarsi con il principio del Christo».
Si è in grado, ora, grazie soprattutto alle ultime parole di Steiner, di comprendere meglio i nessi spirituali che furono alla base dell’Iniziazione del fanciullo che poi diverrà Christian Rosenkreutz.
Mario Iannarelli (2. segue)
L’Autore è contattabile all’e-mail marioiannarelli.iannarelli@gmail.com