Ho sentito parlare di realizzazione imminente della Tripartizione. È vero che ci sono dei segnali, nel senso che quanto piú la situazione è caotica, piú si vedono delle luci brillare nel buio e la mentalità della gente sta cambiando. Tuttavia, c’è da dire che l’Italia dovrà attraversare prove pesanti, ancora maggiori di quelle a cui siamo sottoposti ora. E dunque? Non è che dobbiamo attendere la fine delle prove, perché la Tripartizione si realizzi davvero? E noi ci saremo?
Alda G.
Le prove ci sono e ce ne saranno ancora. Esse sono utili per la comprensione di quanto non va nel modo giusto riguardo all’attuale conduzione della cosa pubblica, cosí come negli atteggiamenti individuali, sia dal punto di vista culturale e spirituale che da quello giuridico, e ancor piú da quello economico. Capire attraverso le prove non è come farlo per volontà propria, ma è quello che ci siamo meritati per l’egoismo che impera. La mancanza di moralità ha invaso ogni campo e ha reso l’uomo rapace, disonesto e vizioso. È anche vero che i segnali ci sono e qualcosa inizia a cambiare, ma lo fa contrastando, ostacolando, denunciando. La via che dovrà essere percorsa inizierà dai singoli, che per affinità elettive si uniranno in piccole comunità autosufficienti e in cui regnerà armonia, volontà di lavorare in accordo e insieme di crescere in virtú e conoscenza… Se tante di queste comunità si formeranno in vari punti del territorio nazionale, rette da giusti princípi tripartiti, anche l’insieme della collettività ne potrà trarre l’esempio riformatore. Ci saremo? Noi ci saremo comunque, anche se non in veste fisica. Se avremo varcato la soglia dell’altra vita continueremo a lavorare perché ciò che è saggio e giusto si realizzi per coloro che abbiamo amato, per la nostra nazione, per l’Europa, per la Terra intera.
Al compiere dei miei 28 anni, ho avuto una esperienza. La sera, sul tardi, mi sono fatto estremamente triste. Ho lasciato in altra stanza i pochi invitati rimasti e mi sono appartato. La tristezza è diventata dolore, non sapendo per cosa. Sentivo come se fossi estremamente solo, abbandonato. Percepivo la forza di Arimane all’apice e quella della luce oscurata. Poi ho iniziato ad avere paura. Percepivo demoni nella stanza, senza vederli. Tuttavia, per la poca luce nel salotto, la vista eterica si è accesa da sola. I quadri alle pareti si deformavano in volti demoniaci, che mi guardavano con occhi sgranati. …Poi una grande serenità mi ha pervaso, con la convinzione che “Michele ha già vinto il Drago”. Di fatto, però, il dolore continuava. Durante la notte, molto lunga, ho scritto queste righe: «Sono tutti posseduti. Divengono come animali, avendo smorzata la luce dell’Io; sono prede dell’Ingannatore. Sono fuori di sé. Tutti lo sono. Non esserlo è un isolamento, tra i piú dolorosi. Nessun pensiero di luce sorge in loro spontaneo, sempre il riso cieco hanno come marchio. Possiedono la parvenza della veglia, ma un dormiveglia li possiede, annegati nel futile, non intuiscono la luce, né il calore dell’amore. Si attraggono con brama e si respingono con brama. Nulla operano per scelta che sia mossa dall’Io. La misura della loro possessione è il non volere pesi. La misura dell’amore è caricarsi del peso, che è sacrificio. L’anima sola vede una luce nelle tenebre. Sono posseduti da Ahrimane; che li salvi il Christo!».
Emanuele T.
La visione corrisponde in effetti a una realtà che può apparire sconvolgente. Sembra proprio che il Drago stia festeggiando la sua vittoria. È anche vero che Michele lo ha vinto, ma avrebbe dovuto fare la stessa cosa ogni individuo con le proprie capacità e con l’aiuto che gli è stato donato dal Mondo spirituale attraverso i suoi messaggeri: Iniziati, Maestri, sacerdoti delle varie religioni e ‘buoni uomini’. Ma questi sono stati ascoltati solo da pochi, pochissimi, a loro volta isolati nella società. La conseguenza sarà quella che abbiamo avuto davanti agli occhi nei tragici giorni del terremoto di Amatrice e dintorni: sconvolgimenti tellurici che obbligheranno l’uomo a gesti di abnegazione e fraternità che in tempi di pace non saprebbe e non vorrebbe mai compiere. E poi maremoti, tempeste, cicloni, epidemie… Insomma la Natura che si fa maestra di vita per costringere l’uomo a tornare al centro di sé. “Che li salvi il Christo” è una giusta invocazione, ma il Christo li ha già salvati, mettendoli sul cammino della redenzione. Però l’uomo deve fare lui il cammino, con le proprie forze e una salda volontà. E se non lo fa con decisione autonoma, sarà sospinto dal karma. La preghiera, gli esercizi spirituali aiutano a procedere nella giusta direzione, ma a questo si deve aggiungere il lavoro offerto alla società perché migliori, fornendo ad altri l’esempio virtuoso da seguire.
Sono passata di recente all’alimentazione vegetariana, per motivi etici piuttosto che per motivi dietetici, e dopo circa sei mesi dal cambiamento mi sono accorta di essere meno aggressiva e piú tranquilla, soprattutto nell’ambiente di lavoro. È solo una mia impressione o questo può essere in qualche modo spiegato dall’antroposofia?
Adriana C.
Una valida e precisa risposta può essere trovata in una articolo da noi pubblicato nei mesi di febbraio e marzo 2007. Si tratta di una conferenza (https://www.larchetipo.com/2007/mar07/ sull’alimentazione tenuta da Rudolf Steiner il 17 dicembre 1908 (O.O. N° 57). Non crediamo ci sia nulla da aggiungere a una spiegazione tanto specifica, che risponde perfettamente alla domanda posta: «Supponiamo ora che l’uomo, attraverso l’alimentazione, entri in rapporto con il mondo animale. …L’animale elabora le sostanze imperfettamente. Ciò che viene accolto dall’uomo, continua ad agire attraverso quello che già è accaduto nel corpo astrale dell’animale, e l’uomo lo deve superare. Ma siccome un corpo astrale ha agito in maniera tale che un processo si è già svolto in un essere cosciente, l’uomo introduce nel suo organismo qualcosa che agisce nel suo sistema nervoso. Questa è la differenza principale fra alimentazione dal mondo vegetale e animale. L’alimentazione tratta dal mondo animale agisce sul sistema nervoso, e con ciò sul corpo astrale. Contrariamente, nell’alimentazione vegetale il sistema nervoso rimane indipendente da un agente esterno. L’uomo deve quindi essere debitore solo a se stesso, e in tutto, per ciò che riguarda il suo sistema nervoso. E dunque non prodotti estranei, bensí solo ciò che origina da se stesso, attraversa le impressioni dei nervi. Chi conosce quanto nell’organismo umano dipenda dal sistema nervoso, capirà cosa significa. Quando l’uomo edifica da solo il suo sistema nervoso, è pienamente ricettivo a ciò che da esso deve recepire riguardo al Mondo Spirituale. L’uomo deve alla sua alimentazione tratta dal mondo vegetale, ciò che lo rende capace di gettare uno sguardo dentro le grandi connessioni delle cose che lo elevano al di sopra dei giudizi che sgorgano dai ristretti confini del sé personale. In particolar modo, laddove l’uomo regola vita e pensiero partendo da un’ampia visione libera e senza pregiudizi, è debitore di questo sveglio sguardo panoramico alla relazione alimentare con il mondo vegetale. Il fatto invece di divenire preda di rabbia, antipatia e pregiudizi, l’uomo lo deve alla sua alimentazione tratta dal mondo animale».