L'impulso del Cristo nell'economia moderna

Economia

L'impulso del Cristo nell'economia moderna

e il confronto dei discepoli di Michele con la prossima incarnazione di Arimane

L’impulso del Cristo opera nell’umanità nella direzione dello sviluppo dell’individualità, del­l’Io Sono in ogni essere umano. A questo impulso si oppongono le Entità ostacolatrici luciferiche e arimaniche. In quanto oppositrici, esse svolgono un compito fondamentale, collegato necessariamente all’impulso del Cristo. All’uomo, infatti, è stato donato dalle potenze spirituali solo il germe dell’Io. Il frutto di tale germe potrà però essere conquistato solo dall’attività cosciente di ogni singolo uomo che lavori liberamente e strenuamente per plasmare se stesso. Ogni uomo che voglia divenire un Io deve trovare la via mediana dell’equilibrio tra le azioni che premono su di lui da due direzioni diverse e che cercano di deviarlo dalla strada che lo conduce alla sua meta.

Arild Rosenkrantz «Arimane e Lucifero»

Arild Rosenkrantz «Arimane e Lucifero»

Le azioni dei due Ostacolatori vorrebbero dare all’uomo una parvenza del­l’Io, vorrebbero addormentarlo e ingannarlo in due modi diversi. Se l’uomo sa riconoscere e distinguere chiaramente queste due potenze ostacolatrici, le loro azioni minacciose si trasformano per lui in una guida sicura per trovare la via del centro. Questa via veniva chiamata anticamente la Via Regale. Alla fine dell’evo­luzione terrestre, chi nell’infuriare delle tempeste avrà tenuto il timone saldo al centro riceverà la Corona della Gloria, l’Io Regale che manifesterà la vera essenza dell’Uomo.  

Per caratterizzare le azioni delle

Entità ostacolatrici, considereremo la condizione dell’umanità nel presente, con particolare riferimento alla vita sociale e all’economia. La crisi mondiale è infatti l’espressione della lotta che si sta svolgendo nelle anime umane e che vede in palio la conquista della coscienza dell’Io. Questa lotta potrà essere vinta solo se l’umanità sarà in grado di rispondere affermativamente alla seguente domanda: è possibile che gli uomini divengano individui pienamente liberi e autonomi, essendo al contempo massimamente sociali?

 

Economia moderna, altruismo e valore economico 

 

La vita economica moderna si fonda sulla divisione del lavoro. Questo fatto la rende per sua natura altruistica, poiché tutti producono merci e prestazioni per gli altri. Lo scambio, quindi la circolazione e il commercio, sono il fulcro di questa economia collaborativa. E il denaro è il mezzo di scambio, che può consentire di realizzare pienamente questa vocazione altruistica dell’economia.

Nell’economia di scambio i valori economici delle merci si manifestano nei prezzi. In essi dovrebbero esprimersi unicamente i valori di consumo, dati dai bisogni dei consumatori. Nelle sue conferenze dal titolo “Avvenire sociale”, tenute a Zurigo nell’ottobre 1919 (O.O. N° 332), Rudolf Steiner afferma: «Nella vita economica si ha a che fare solo col valore reciproco delle merci».

 

 

I falsi valori economici 

 

Ma nell’economia moderna agiscono tre fattori che falsano gravemente i prezzi: il costo del lavoro, le tasse e il costo dei mezzi di produzione, in particolare i terreni e gli immobili.

 

L’inganno arimanico: il mercato del lavoro e il potere del denaro nell’economia 

 

Arimane preme sull’uomo con la fame e la paura. Il Cristo tentato nel desertoLa sua azione tentatrice nei confronti del­l’Io si manifesta nell’invito a trasformare le pietre in pane. Rudolf Steiner spiega questa tentazione alla quale Satana-Arimane sottopone il Cristo Gesú nel deserto, dicendo che la condizione dell’uomo nella vita economica è segnata dalla necessità di dover lavorare per guadagnare il denaro (fatto di metallo, le pietre della terra) che gli occorre per comprare il pane, necessario a saziare la propria fame. Arimane agisce nell’intelletto umano, nel pensare utilitaristico volto a soddisfare i propri bisogni. Questo pensare domina nell’anima razionale ed è al servizio dell’anima senziente. Cosí Steiner descrive l’anima razionale nel suo libro Teosofia: «L’uomo non segue alla cieca nemmeno i propri impulsi, gli istinti e le passioni; il suo riflettere crea le condizioni grazie alle quali egli può soddisfarli. Ciò che si chiama civiltà materiale va assolutamente in questa direzione. Essa consiste nei servizi che il pensare rende all’anima senziente. Incommensurabili quantità di forze di pensiero vengono impiegate a questo scopo. È forza di pensiero quella che ha costruito navi, ferrovie, telegrafi, telefoni e tutto ciò che serve in massima parte a soddisfare i bisogni delle anime senzienti. …Quest’anima servita dal pensare la indichiamo come anima razionale».

Risulta quindi chiaro che la vita economica è il campo d’azione principale dell’anima razionale, nel quale l’intelletto arimanico può dispiegare il suo maggior potere. E il denaro è la sua arma principale. Gli uomini osservano che hanno bisogno del denaro per acquistare il pane quotidiano. Il denaro dovrebbe rappresentare unicamente il valore delle merci. Quindi per guadagnarlo si dovrebbe cedere a qualcun altro delle merci. Ma per produrle bisognerebbe disporre di mezzi di produzione, i piú elementari dei quali sono i terreni coltivabili. In caso contrario non si avrà nulla da scambiare e non si potrà quindi ottenere denaro. Ci si trova cosí emarginati dal processo e si rischia di morire di fame. Si è costretti allora a vendere se stessi come schiavi. Oggi questa schiavitú si manifesta nel vendere il proprio lavoro per denaro, dovendo subire condizioni contrattuali imposte dal proprio bisogno di sussistenza.

Dall’osservazione di quanto appena esposto si vede che nella vita sociale è sorto il lavoro dipendente, pagato come una merce, per il fatto che innumerevoli uomini non dispongono di mezzi di produzione. Si introduce quindi nella vita economica un falso valore. Il valore economico risiede unicamente nelle merci. Sono queste che soddisfano i bisogni. Il lavoro non è una merce, ma può esserlo solo il frutto del lavoro. Il lavoro pagato è l’arma di Arimane per dominare gli uomini.

 

La reazione luciferica: diritti ed etica che discendono dalla sfera spirituale 

 

Come conseguenza di questa azione di Arimane nasce nell’anima umana la reazione di Lucifero. Egli è l’entità che instilla nell’uomo gli ideali di giustizia. Ma questi ideali inizialmente non sono radicati in una vera conoscenza della realtà della vita. Lucifero vorrebbe proteggere l’uomo dalla minacciosa azione arimanica, che si manifesta nel denaro come mezzo di potere. Non è che a Lucifero importi della libertà dell’uomo. Vorrebbe che l’umanità, dipendente dalla sua guida, vivesse nel suo regno, una sorta di regno spirituale del bene da raggiungere evitando il confronto con il male. In esso l’uomo vivrebbe come un eterno bambino, da lui dipendente.

Lucifero è l’essere che suscita nella vita sociale la coscienza dei diritti e la legge etica, che vuole impedire il male, prevenirlo prima che si manifesti. Egli opera nell’emanazione di leggi che vorrebbero prevedere per ogni situazione il modo giusto ed etico di comportarsi verso il prossimo e la natura. Ma l’inganno arimanico, il pensiero che il lavoro serva al lavoratore per la propria sussistenza, genera in queste leggi l’illusorio principio del diritto al lavoro. Sorge il pensiero che lo scopo dell’economia sia creare posti di lavoro e sorge anche il principio etico che il lavoro venga giustamente pagato. In tal modo, nel tentativo di sfuggirgli, l’uomo viene spinto proprio nelle braccia di Arimane. Il principio che il lavoro venga giustamente pagato gli conferisce giuridicamente il carattere di merce. Cosí anche il lavoratore, apparentemente tutelato dalla legge, viene in realtà mercificato, schiavo di un mercato falsificato nei suoi fondamenti.

Ma l’azione luciferica non si ferma qui. Essa si esprime anche nella configurazione dello stato sociale. Lucifero vorrebbe proteggere e tutelare tutti gli uomini, soprattutto i piú deboli. Suscita nelle anime l’indignazione per l’ingiustizia. Coloro che sentono fortemente il senso della giustizia sono inclini a pensare che se uno è povero è perché è stato sfruttato da chi è ricco. Da questo pensiero è nata la lotta tra imprenditore capitalista e operaio proletario. Le lotte sociali del ventesimo secolo e le stragi di due guerre mondiali hanno portato, tra l’altro, alla piena realizzazione di un’istituzione che è stata sentita come una conquista di civiltà in tutte le democrazie moderne. Si tratta del sistema fiscale. Dato che si vede l’imprenditore come colui che sfrutta il lavoratore, si ritiene il suo guadagno ingiusto.

Si dice allora: se tu hai guadagnato tanti soldi con la tua attività imprenditoriale, lo hai fatto grazie al lavoro di tutti gli operai che sono alle tue dipendenze e che si trovano in condizione di svantaggio. E ci sono inoltre molti esseri umani che non possono lavorare, che non hanno un reddito e che devono essere tutelati. Quindi chi ha guadagnato di piú deve contribuire maggiormente al sostentamento degli altri. Nasce cosí il principio della tassazione progressiva sui redditi. L’aliquota fiscale aumenta con l’aumentare del reddito personale o d’impresa, arrivando ad esempio a tassare gli utili d’impresa fino al 70%. san michele arcangeloPoi, dato che queste tasse non sono sufficienti per garantire lo stato sociale, si tassano anche i consumi con le imposte indirette, si tassano le case, le proprietà immobiliari, le eredità ecc., tutto con la buona intenzione di ridistribuire la ricchezza.

Lucifero agisce negli ideali e nelle buone intenzioni. Michele, volto del Cristo, agisce invece suscitando la responsabilità, cioè la coscienza delle conseguenze delle nostre azioni. Quali sono dunque le conseguenze di tutte queste misure legislative? L’effetto è l’inflazione, cioè il continuo aumento dei prezzi e la conseguente perdita del potere d’acquisto del denaro. Il lavoro e le tasse divengono costi di produzione che si scaricano sui prezzi e fanno rincarare tutto. Il denaro perde di valore e si deve allora emetterne di nuovo. Quindi le leggi che vorrebbero limitare il potere del denaro sull’uomo, in realtà lo potenziano.

Il potere di Arimane viene rinvigorito dall’opposizione di Lucifero. Le banche centrali, controllate da potenti banche private, emettono denaro che prestano ad interesse alle banche commerciali, le quali poi acquistano i titoli del debito pubblico. Lo Stato riceve i soldi che gli occorrono per finanziare i servizi pubblici, ma dovrà poi restituirlo con gli interessi. Dovrà quindi, per reperire il denaro necessario, aumentare ancora le tasse, aggravando ulteriormente l’inflazione e il debito.

Coloro che contrastano il potere della finanza, sostengono giustamente che l’emissione monetaria non può andare a vantaggio delle banche private. Chiedono che sia lo Stato ad emettere moneta, data la sua funzione di garante dell’interesse di tutti. tasseMa non considerano che è stata proprio l’ingerenza statale nell’economia, con la tutela dei salari e con la tassazione, a creare quei costi di produzione fittizi che hanno minato il benessere economico e causato il debito.

Cosí si esprime Steiner sugli effetti delle tasse: «Oggi, tra quelli che credono di capire qualcosa della vita reale, non c’è ancora quasi nessuno che pensi che non rappresenta affatto un progresso aggiungere a tutte le attuali tasse indirette o agli altri introiti dello Stato la cosiddetta imposta sul reddito, in particolare l’imposta sul reddito crescente. …Ma in questo modo, gravando di imposte, ci si rende corresponsabili dell’economia monetaria» (op.cit. O.O. N° 332).

 

L’economia immobiliare 

 

E qual è l’effetto ulteriore dell’economia monetaria, del proliferare dei capitali finanziari? È il fatto che i capitali si fissano nei terreni, nelle proprietà immobiliari e nei mezzi di produzione. Quando l’economia delle merci è fortemente compromessa dall’ingerenza dello Stato, chi ha capitali da investire sceglie l’investimento immobiliare. Gli immobili vengono definiti giustamente beni rifugio. Infatti l’economia immobiliare si sviluppa quando c’è la paura della crisi e non ci si fida a finanziare imprese produttrici di merci a causa dell’incertezza del mercato. Basta osservare ciò che è accaduto in Italia per comprendere questo processo. Con una pressione fiscale fra le piú alte al mondo e la conseguente difficoltà per le imprese, si è sviluppata fortemente l’economia finanziaria. Questo anche per la forte tendenza al risparmio. Risparmiare significa temere il futuro. Si spende poco perché non si sa se domani si avrà ancora un lavoro e un reddito. L’Italia è il paese europeo con il piú alto risparmio e con la piú sviluppata economia immobiliare. Per gli economisti questo fatto costituiva una garanzia di ricchezza e stabilità. Ma con la richiesta di immobili come investimento finanziario i loro prezzi continuano a salire e causano ulteriore inflazione. Anche gli enormi costi dei terreni e degli immobili si scaricano sulle attività produttive e sui prezzi al pari del costo del lavoro e delle tasse.

 

La concorrenza 

 

Questi costi di produzione esorbitanti sono quindi diretta conseguenza della regolamentazione giuridica dell’economia. Dove questa regolamentazione è minore, come ad esempio in Cina, si produce a costi molto inferiori. E poiché il mercato economico è mondiale, arrivano da noi prodotti a prezzi molto inferiori dei nostri. È vero che si tratta di prodotti di pessima qualità, spesso dannosi per la salute. Ma la mancata disponibilità di denaro da parte di moltissimi consumatori impedisce loro di comprare prodotti piú costosi. Quindi le imprese italiane perdono clienti e vanno ulteriormente in crisi. Licenziano lavoratori e diminuisce ulteriormente il potere d’acquisto degli italiani. Di fronte a questa situazione si fa sentire ancora piú forte la protesta dell’entità luciferica nell’uomo. Nella sua opera di difesa del diritto, chiede che si ponga fine alla concorrenza sleale da parte delle economie in cui i diritti dei lavoratori non sono tutelati. Inoltre chiede ferrei controlli sulla salubrità delle merci e leggi che impediscano la vendita di quelle dannose per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Ma questa battaglia è destinata a fallire. Contro la potenza arimanica della legge di mercato, le istituzioni giuridiche democratiche, sull’orlo del fallimento proprio per motivi economici, sotto il ricatto del debito pubblico da loro stesse causato, non possiedono alcuna reale forza da mettere in campo.

 

La sola via d’uscita 

 

È necessario riconoscere l’errore fondamentale di pensiero che è all’origine della nostra crisi economica: l’economia non ha il compito di creare posti di lavoro per sostenere i produttori. La divisione del lavoro rende l’economia altruistica. Scopo dell’attività economica è soddisfare i bisogni dei consumatori. I prezzi delle merci possono solo esprimere l’apprezzamento, il valore che i consumatori assegnano ad esse in relazione al proprio bisogno di acquistarle. Se si comprende ciò, si smetterà di chiedere che nelle altre economie si paghino giustamente i lavoratori e si rispettino i diritti umani, ma si farà in modo che il lavoro non possa piú essere pagato come una merce e che il peso dei diritti, perseguiti oggi attraverso la politica fiscale, non gravi piú sull’economia compromettendone la prosperità.

 

L’azione del Cristo: l’uguaglianza degli uomini nella sfera giuridica 

 

Call CenterCome abbiamo osservato sopra, la schiavitú del lavoro pagato come una merce nasce dal fatto che il lavoratore non possiede altro da portare al mercato che la propria energia di lavoro. Perché questo cessi, egli deve disporre di mezzi di produzione, per produrre qualcosa da scambiare con denaro. Allora egli al mercato porterebbe solo merci e il lavoro cesserebbe di essere venduto. Rudolf Steiner indica come si possa realizzare questa giusta base di diritto: «Poniamo che in un dato momento un territorio economico abbia 35 milioni di abitanti, e che questi abitanti debbano essere portati a una condizione per quanto possibile economicamente equa. Che cosa si dovrebbe fare affinché fra quei 35 milioni di abitanti si stabilissero condizioni atte a determinare prezzi equi? Quando ci si accingesse a portare la vita economica a uno stato sano, bisognerebbe dare a ogni singolo individuo una quota della superficie del suolo (calcolata sulla media della fertilità e della possibilità di coltivazione) che corrisponda alla totalità del suolo produttivo divisa per 35 milioni. Se ogni bambino, venendo al mondo, ricevesse semplicemente quel dato appezzamento di terra da coltivare, allora si formerebbero i prezzi che sono possibili in quel territorio e ogni cosa avrebbe il suo vero e naturale valore di scambio» (I capisaldi dell’economia, O.O. N° 340).

Questa, e non il diritto al lavoro, è la base di diritto della vita economica, le pari opportunità di partenza per tutti. Immaginiamo dunque che ognuno, sul pezzo di terra che gli spetta di diritto, produca inizialmente il necessario per soddisfare i propri bisogni. Tutti dovrebbero coltivare la terra, allevare il bestiame, produrre tessuti per confezionarsi i vestiti, costruirsi la casa, i mobili, gli attrezzi per il lavoro e i mezzi di produzione in genere. Tutto ciò sarebbe molto dispendioso in termini di lavoro. Ciò che si produce per sé costa molto caro. Constatando ciò, risulterebbe presto evidente che è meglio collaborare con gli altri valorizzando le capacità individuali e i mezzi di produzione. La terra è suddivisa tra tutti perché tutti hanno lo stesso bisogno di sussistenza, ma i talenti, le capacità, non sono distribuiti in modo uniforme tra gli uomini. E anche le materie prime sono localizzate in particolari luoghi della terra, cosí come è diversificata in base al clima e al terreno la vocazione produttiva dei terreni agricoli. Supponiamo che uno si dimostri particolarmente dotato nel costruirsi la casa. Gli altri potrebbero chiedergli di costruire anche le loro. Per poter compiere questa attività egli verrebbe esonerato dalla necessità di lavorare per sé. Cederebbe quindi l’uso della sua terra ad uno che si dimostri abile nel coltivare.Grano e grana Questo contratto di collaborazione sarebbe sancito da un foglio rilasciato al costruttore che contenga all’incirca queste parole: Questo assegno dà il diritto al possessore di ricevere la quantità di grano prodotta dal suo pezzo di terra. Supponiamo che vi sia scritto: Vale 100 misure di grano. Questo assegno non è altro che il denaro. Il denaro viene reso concreto nel momento in cui è collegato al rapporto che lega gli uomini con la terra, con la produzione agricola che è la base dell’economia. Questo tipo di contratto si ripeterebbe per ogni altro tipo di scambio di collaborazione. Tutti coloro che si dedicano ad attività diverse dal coltivare e dall’allevare, consegnano il proprio pezzo di terra coltivabile ai contadini, emettendo a se stessi l’asse­gno corrispondente. Ma anche i contadini lo emettono, poiché ciò che viene prodotto sul loro personale pezzo di terra deve avere il suo corrispondente controvalore monetario di scambio. Chiamiamo questo assegno reddito agrario, in quanto deriva dal proprio pezzo di terra. Il costruttore lo riceve a priori, prima ancora di iniziare la sua attività professionale, proprio per essere messo in condizione di svolgere questa attività per gli altri. E ne ha diritto sulla base della terra coltivabile, del mezzo di produzione di sua proprietà, che ha dato in uso all’agricoltore. Possiamo dunque chiamare questo reddito: reddito base. Esso è uguale per tutti e viene erogato ogni anno in relazione al ripetersi dei raccolti. Da ciò si vede che il reddito base è indipendente dallo svolgere un’attività lavorativa, è incondizionato, fondandosi sul diritto al frutto del proprio pezzo di terra dalla nascita alla morte.

Il processo che abbiamo appena descritto non è altro che l’emissione monetaria. Essa avviene dal lato della natura, ha come base la produttività dei terreni coltivabili. Da questa giusta condizione di partenza nasceranno quindi i giusti prezzi. La parola prezzo è collegata al verbo apprezzare. Il valore di una merce lo dà il consumatore, colui che ne ha bisogno. Il produttore produce ciò che viene apprezzato dai consumatori, e lo può vendere perché tutti dispongono di denaro in forma di reddito base. Attraverso il lavoro, producendo ciò che occorre agli altri, ogni produttore può incrementare il proprio reddito in misura corrispondente alla sua capacità. Grazie alla divisione del lavoro e alla specializzazione che ne deriva, i processi produttivi vengono perfezionati. Si produce a costi inferiori e per una vasta cerchia di consumatori, poiché tutti dispongono di denaro. Quindi i prezzi diminuiscono. Una legge economica fondamentale è dunque la seguente: tutto ciò che si acquista dagli altri viene a costare meno caro che non se lo si producesse per sé.

Ma ora, in rapporto ai giusti prezzi, dobbiamo considerare il fatto seguente. I prodotti della terra hanno valore in quanto vengono consumati, vengono prodotti per essere poi distrutti attraverso il nutrirsi. Il denaro che il contadino riceve in cambio dei prodotti della terra che cede, non è invece soggetto al deperimento, l’assegno ricevuto può essere conservato e riutilizzato.

inflazioneDato che ogni anno viene erogato a tutti il reddito base, aumentano i valori monetari in circolazione, mentre i prodotti della terra del­l’anno precedente vengono consumati. Questo determina l’alterarsi del rapporto tra prodotti scambiati e valori monetari corrispondenti. Chiamiamo questa alterazione inflazione.

Coloro che per la loro maggiore iniziativa e capacità produttiva guadagnano molto denaro, lo possono tesaurizzare, accumulare. Quando acquisteranno dei prodotti sul mercato potran­no pagare un prezzo maggiore e ciò determinerà il continuo aumento dei prezzi, l’inflazione appunto.

Chi invece dispone di poco denaro si troverà in difficoltà per questo aumento dei prezzi. Sarà costretto a chiedere un prestito ai possessori di denaro, dietro pagamento di un interesse. L’aumento dei prezzi, causa del debito, è il fenomeno che è all’origine dell’economia finanziaria, che consente ad alcuni di vivere di rendita accumulando interessi su interessi, sfruttando le condizioni di bisogno degli altri. Il denaro diviene cosí un mezzo di potere, e chi non riesce piú a pagare i propri debiti dovrà vendere il proprio lavoro, porsi alle dipendenze degli altri che vivono di sola rendita finanziaria.

Per ovviare a questo inconveniente è sufficiente che il denaro venga obbligato a deperire, a consumarsi come le merci. Cosí non potrà piú essere ingiustamente accumulato. Essendo il corrispettivo del valore delle merci, deve possedere la loro stessa caratteristica, quella di consumarsi, altrimenti nello scambio economico diviene un concorrente sleale. Se la produzione economica si limitasse ai prodotti alimentari freschi, che vengono prodotti e consumati rapidamente, al massimo entro un anno, passato questo tempo anche il denaro corrispondente dovrebbe deperire interamente, per mantenere il suo giusto rapporto con la produzione agricola a cui è collegata la sua emissione e conservare integro il suo potere d’acquisto.

BelliaMa gli altri prodotti che vengono scambiati con denaro deperiscono piú lentamente nel tempo. Un vestito può durare cinque anni o piú, un mobile può durare fin oltre un secolo, e cosí via. Poniamo per ipotesi che la media del deperimento di tutti i prodotti scambiati nel giro economico sia di 12,5 anni. Da questo valore deriva un tasso medio di deperimento annuo dell’8% (8% x 12,5 anni = 100%).

Questo valore costituisce il tasso annuo di deperimento monetario. Al denaro deve essere applicata una tassa monetaria annua dell’8% per mantenere la corrispondenza col tasso di deperimento medio dei prodotti scambiati con esso. Questa è la seconda misura che completa la base di diritto per una sana vita economica. Il reddito base pone una condizione di pari opportunità di partenza tra tutti gli individui. La tassa monetaria realizza l’uguaglianza tra il denaro e le merci, evitando che il possessore di denaro sia avvantaggiato rispetto al produttore di merci. Questa è l’Antropocrazia proposta da Nicolò Giuseppe Bellia.

In tal modo il potere di Arimane sull’uomo verrebbe annullato e il libero scambio porterebbe alla formazione dei giusti prezzi.

 

Stefano Freddo (1. continua)