Proseguo nel mettere a disposizione dei lettori la corrispondenza via e-mail, procurata illegalmente, che il giovane diavolo Giunior W. Berlicche, inviato speciale per il «Daily Horror Chronicle» nel paludoso fronte terrestre, ha confidenzialmente indirizzato alla sua demoniaca collega Vermilingua, attualmente segretaria di redazione del prestigioso media deviato, all’indirizzo elettronico Vermilingua@dailyhorrorchronicle.inf.
Andrea di Furia
Vedi “Premessa” www.larchetipo.com/2007/set07/premessa.pdf
Carissima Vermilingua,
pur sapendo che la concorrenza che devi affrontare in redazione al DailyHorrorChronicle.inf impegna tutte le tue letali risorse, è un peccato che proprio tu non sia potuta intervenire al rituale incontro degli ex-membri del nostro venèfico Black Team, al bar della vulcanica palestra di Ringhiotenebroso.
E il via, questa volta l’ha dato Farfarello. Quell’imboscato, da quando non frequenta piú i Sanguinari Anonimi di Freddiodi e Conbinelli passa tutto il tempo a navigare su Fàucibook e, guai mai, su tutti gl’infernali asocial network.
Dovevi esserci Vermilingua! Sentire le sue colorite imprecazioni. Ma soprattutto quel povero diavolo voleva convincerci ad aprire su Sqwitter, dopo il successo al master in damnatio administration di #veleno, un suo penosissimo hastag: #siamofregati!
Pensa quant’era sconvolto! Quel minus habens stava sventolando, pericolosamente vicino a Ringhiotenebroso, la sintesi di un rivoltante chiarimento da parte di un Agente del Nemico sulla necessaria priorità della strutturazione sociale tridimensionale del sociale su qualsiasi altra iniziativa ritenuta opportuna, urgente e basilare nel sociale. Senza minimamente rammentare che di solito basta molto meno perché il nostro ciclopico oste vada in furente modalità berserker.
Già si profilava il fuggi fuggi generale, Vermilingua, quando è risuonata l’agghiacciante risata del palestratissimo Ringhio che ci ha inchiodati tutti al proprio posto. Si è messo a leggere ad alta voce il frammento con le lacrime agli occhi, ritmando affettuosi colpetti d’incoraggiamento sull’iguanesca zucca di un Farfarello che, poveretto lui, a fine corsa era la copia letteralmente sputata dell’hamburger vegetale alle cipolline palustri illustrato sul menú della casa.
La faccio breve e ti copincollo quel testo e la nostalgica chiacchierata, sull’orlo delle rimembranze, che si è dipanata tra noi. Traendola, al solito, dal mio insostituibile moleskine astrale.
Agente del Nemico: «Il problema sociale è un problema risolvibile solo dal punto di vista culturale, mai da quello politico né da quello economico. È quindi un problema di mera consapevolezza. Di consapevolezza sociale, però: quindi non individuale. Consapevolezza che non dev’essere pertanto idealistica astratta, bensí “sociale concreta”. Consapevolezza quindi “della struttura concreta” del sociale. Consapevolezza della concretezza strutturale “tridimensionale”. Adatta al sociale moderno dei nuovi tempi: quelli scaturiti dall’emancipazione definitiva della dimensione economica dal millenario tutoraggio della dimensione culturale e da quello secolare della dimensione politica. Consapevolezza dell’urgenza di una concreta strutturazione a 3D del sistema sociale: l’unica “armonica”, l’unica “sana” possibile a inizio terzo millennio».
Ruttartiglio: «Ringhio, ridi per quello che leggi? O per com’è rimasto male “testa d’hamburger”?».
Ringhiotenebroso: «Rido perché Farfarello si era imboscato durante il compito in classe di gruppo proprio su questo tema. Mi fa piacere che chi non stima il megalitico Frantumasquame e le sue geniali indicazioni di macello-marketing, finisca per apprezzarne il valore proprio quando sembra che il mondo gli caschi addosso. Come succederà adesso a lui, se gli portiamo incontro i nostri ricordi».
Ruttartiglio: «Rammento perfettamente. Si dovevano valutare varie ipotesi riguardo a come intervenire sulle nostre vittimucce aulenti per ottenere che la Tripartizione sociale, proditoriamente impulsata dagli Agenti del Nemico, perdesse la sua efficacia rivoluzionaria “strutturale concreta”. La scelta era tra eliminarla come informazione disponibile per le nostre golosità emotive, oppure renderla inoffensiva».
Giunior Dabliu: «Pensa, Farfarello: tutti quelli del gruppo che scelsero di eliminarla presero una dolorosa sufficienza. Tante furono infatti le nerbate contropelo di Frantumasquame sui loro gropponi per far capire che nel quinto piccolo eòne post-diluviano – in cui le nostre caramellate caviucce sviluppano la loro anima cosciente ‒ negarla con la sola violenza bruta dell’ostracismo culturale non è piú un’opzione sufficiente a impedirne l’inopportuno ritorno di fiamma nei nostri antipastini emotivi».
Sbranatutto: «Sí. Furono risparmiati solo quelli tra noi che preferirono esplorare la strada del rendere inoffensiva questa deleteria, depravata conoscenza strutturale “tridimensionale” del sociale. La mia scelta fu di inserire nella tesina di gruppo un paragrafo in cui raccomandavo di stimolare in loro la mera percezione “teorica” di un possibile sistema sociale strutturato a tre dimensioni equilibrate e autonome tra loro. In modo da chiudere il discorso arrestandosi all’etichetta superficialmente imposta di “teoria come tante altre”. Farfarello, probabilmente, se fossi stato presente, l’avresti etichettata anche su Sqwitter con #teoricatripartizione».
Ringhiotenebroso: «La mia scelta fu invece quella di inserire un fortissimo pregiudizio che dava, a chi se ne fosse interessato, l’idea della concretezza ma solo sul piano emotivo: avulso dalla realtà quanto basta per non incidervi “strutturalmente” in modo concreto. Un’allucinazione estremamente affascinante e persuasiva del tipo: “Serve uno fuori dal sistema, per modificare il sistema”… e fui premiato tre volte dal mio idolatrato tutor. La prima perché quasi tutti si ritengono fuori del sistema, senza afferrare che quel fuori è realmente possibile solo modificando il suo contenitore “strutturale concreto”, e non arrestandosi alla mera dichiarazione idealistica e alle correlative azioni: nelle quali al 99% si smarriscono tutti autoannientandosi con i compromessi a ciò occorrenti. La seconda perché chi è fuori dal sistema per quest’ultimo diventa un virus, e come tale suscita automaticamente i corrispondenti globuli bianchi sociali (tanto piú organizzati di lui e del suo eventuale gruppo) per stroncarlo: stroncature economiche, politiche e culturali. La terza volta perché un ingranaggio nuovo in un motore usurato può anche distruggerlo senza modificare nulla, rendendo cosí vano e velleitario il tentativo stesso».
Giunior Dabliu: «Nella mia antítesi di laurea, Fr-égali-té, ho approfondito molto il tuo spunto immunitario sociale nella sua triplice risposta culturale (ostracismo e cacciata dei non allineati); politica (impantanamento nei bizantinismi burocratici); economica (annichilimento nella bramosia finanziaria)».
Ringhiotenebroso: «Nella tesina di gruppo, però, ti sei soffermato solo sul primo di quegli aspetti».
Giunior Dabliu: «Sí. All’epoca m’intrigava verificare come rendere inoffensivi quegli eventuali conoscitori della Tridimensione sociale che, oltrepassando l’allucinazione intellettuale pensante, giungessero a sentirne illusoriamente la concretezza emotiva. Volevo dare questa risposta: concedere a queste colazioncine animiche la falsa certezza di averla cosí logicamente ben capita (la Tripartizione sociale), ma senza che questa loro sognante comprensione potesse mai destarsi in una volitiva azione “strutturale” concreta: come ad esempio rendere immediatamente autonoma tutta la dimensione culturale – ossia la Scuola nei suoi vari gradi, l’educazione nelle sue varie forme, la formazione giuridica privata e penale oltre che tecnica ‒ dal tutoraggio illecito della dimensione politica e da quello antieconomico della dimensione economica. Tiè!».
Farfarello: «E se qualcun altro li avesse riportati indietro dalla teoria alla concretezza? ribadendo l’obbligatoria precedenza della strutturazione del sistema a 3D su di ogni altra iniziativa nel sociale?».
Giunior Dabliu: «Sta proprio qui il successo di questa sottile operazione persuasiva verso le nostre patatine animiche. L’illusione di aver capito benissimo la teoria della tridimensionalità sociale, fa sí che se mai qualcun altro proponesse loro di anticipare l’equilibrata strutturazione tripartita del sociale come soluzione concreta della bruciante questione sociale moderna verrebbe da costoro guardato con sufficienza. E dall’alto di una sognante superiorità solo emotiva, non realisticamente pensante, verrebbero soltanto rassicurazioni utili a troncare il discorso. Tiè!».
Farfarello: «Del tipo?».
Giunior Dabliu: «Ad esempio, ma ce ne sarebbero mille: “Tranquillo, conosciamo bene queste teorie sociali, ma non è il momento: ci sono altre urgenze piú pressanti prima di questa. Vai sereno!”. Oppure “Tranquilla, sappiamo benissimo tutto quello che c’è da sapere su questa teoria ‒ e qui già si afferra che non ne hanno capito una beata fava ‒ ma adesso è il momento di arrivare al potere. Vedi, siamo a un pelo dal prendercelo! Dopo ‒ e anche in questo semplice avverbio temporale si afferra nuovamente che quei sapientini, come Pinocchio e Lucignolo, in realtà soffrono di asinite sociale acuta ‒ solo dopo, una volta conquistato questo obiettivo prioritario, faremo tutto quello che vuoi tu e anche tanto altro. Vai serena, è tutto sotto controllo!”».
Ruttartiglio: «Incredibile come vengano confuse le cose. Il Potere non è una struttura del sociale, ma un suo dinamico “contenuto”: per certi versi anche un diretto risultato della struttura sociale. Cosí come lo sono, ad esempio, il Capitale e il Salario. Se si modifica il contenitore strutturale, se da un sistema sociale strutturato a 1D – l’attuale malato a una dimensione sociale (che oggi può essere indifferentemente quella politica o quella economica) prevalente sulle altre due – si passa ad un sistema sociale strutturato a 3D, automaticamente si riposizionano e si modificano sia il Potere che il Capitale che il Salario. Come avverrebbe nella Società tridimensionale dei tempi nuovi, sponsorizzata dagli odiatissimi Agenti del Nemico, in cui ognuna delle tre dimensioni sociali ha il suo contenitore strutturale funzionalmente specifico per essa».
Farfarello: «Capisco. Se viceversa si coltiva l’illusione di poter modificare Potere, Capitale e Salario – ossia i “contenuti” dinamici della struttura sociale del sistema, oggi a 1D – prima di aver portato a 3D la strutturazione concreta del sociale… si scopre poi che nella realtà nulla cambia, anzi peggiora».
Ringhiotenebroso: «Se l’illusione emotiva tiene, Farfarello, sull’infernale Sqwitter andrebbe un hashtag (#) assai diverso da quello che volevi proporre tu. Andrebbe #sonofregati».
E qui, Vermilingua ti risparmio le triviali battutacce da caserma astrale verso il nostro Sanguinario Anonimo… e tutti gli aperitivi che gli abbiamo fatto pagare.
La nostra fortuna, Vermilingua, è che per risolvere i problemi del sistema sociale umano occorre consapevolezza sociale strutturale concreta: non quella sognante emotiva degli Asini sapientini… ripieni di ideali sociali astratti e illusoria o allucinata praticità.
Tuttavia, ancora una volta, il palestratissimo Ringhio ha messo l’artiglio nella piaga: “se l’illusione emotiva tiene”. È soltanto quando questa scompare, ahinoi, che dobbiamo fare gli scongiuri!
Hai visto, in quel mondo di indifferenza materialistica e autoreferenzialità sfegatate, che fastidiose gare di solidarietà ci sono state nel dopo-terremoto che ha appena colpito quel Paese del Continente centrale?
Hai visto che improvviso vomitevole risveglio di consapevolezza civica? Dopo un cataclisma che li colpisce duramente hai visto come fiorisce quella fraternità nella dimensione economica che tanto sbeffeggiamo? quando tutte le false certezze e le credenze indistruttibili dei moderni Tecnocrati al potere svaniscono in un vortice di polvere, legno e sassi?
Qui ci vedo lo sgambetto deciso delle Coorti del Nemico, Vermilingua. Lassú dev’essere risaputo che la consapevolezza dell’Asino sociale si desta solo… a suon di legnate.
Il tuo consapevolissimo Giunior Dabliu