Il cammino spirituale rosicruciano

Il Sentiero

Il cammino spirituale rosicruciano

Il Sentiero della conoscenzaOggi deve essere data un’immagine del Sentiero della conoscenza e deve anche essere mostrato quali sono i frutti di questo Sentiero. Conoscete alcuni dei punti principali che entrano qui in considerazione. Ma anche per coloro che hanno già sentito delle conferenze inerenti al Sentiero della conoscenza, oppure hanno letto la rivista «Luzifer», particolarmente il N° 32, ci sarà qualcosa di nuovo se parliamo del Sentiero della conoscenza come si fa nel circolo ristretto dei discepoli della Scienza dello Spirito. E qui si tratterà principalmente di parlare di questo Sentiero della conoscenza nel modo indicato dalla corrente spirituale rosicruciana dell’Occidente, che conduce e dirige spiritualmente, attraverso fili sconosciuti, la cultura europea a partire dal XIV secolo.

Il movimento rosicruciano ha agito completamente in segreto fino all’ultimo terzo del XIX secolo. Quanto apparteneva alla vera corrente rosicruciana non poteva venir letto in alcun libro, non si aveva neppure il diritto di parlarne in pubblico. È soltanto da circa trent’anni che il movimento scientifico spirituale ha fatto conoscere al mondo esteriore alcuni degli insegnamenti rosicruciani, mentre erano stati divulgati una volta solo in circoli strettamente chiusi. I piú elementari insegnamenti sono per la maggior parte contenuti in quella che oggi si chiama Scienza dello Spirito, ma soltanto i piú elementari. Solo gradualmente è possibile consentire agli uomini di gettare uno sguardo piú profondo nella saggezza che, dalla fine del XIV secolo, è stata coltivata in Europa in queste scuole dei Rosacroce.

Vogliamo prima di tutto chiarire il fatto che non esiste soltanto una specie di Sentiero della conoscenza, ma che sono da considerare tre specie di sentieri. Tuttavia, non bisogna concepire questo come se ci fossero tre verità. La verità è unica, nello stesso modo in cui la vista si apre a tutti coloro che sono in piedi sulla cima di una montagna. Ma esistono differenti sentieri per arrivare in cima alla montagna. Durante la salita, da ogni posto si ha un punto di vista differente. E soltanto quando si è in alto – e si può scalare la cima da diverse parti – che si ha il punto di vista libero ed intero secondo la propria prospettiva. È la stessa cosa per i tre sentieri della conoscenza. Il primo è il cammino orientale dello yoga, il secondo il cammino cristiano-gnostico, il terzo il cammino cristiano-rosicruciano. Questi tre cammini conducono alla verità unica.

Esistono tre sentieri differenti, perché sulla nostra Terra le nature umane sono differenti. Bisogna distinguere tre tipi di natura umana. Come non sarebbe giusto che qualcuno, per arrivare in cima alla montagna, non scegliesse il sentiero pedestre piú vicino, ma uno molto lontano, nello stesso modo non sarebbe giusto che un uomo volesse impegnarsi in un cammino spirituale diverso da quello che è adatto per lui. Anche in seno al movimento scientifico spirituale, che deve ancora evolvere al di là del suo stadio iniziale, su questo soggetto regnano spesso delle rappresentazioni ben confuse. Si pensa spesso che ci sia un solo sentiero della conoscenza e si stima che si tratti di quello dello yoga. Ora, il cammino orientale dello yoga non è certo l’unico cammino della conoscenza, e neppure quello favorevole per gli uomini che vivono nell’ambito della cultura europea. È vero che colui che considera la cosa solo dall’esterno non può affatto avere la comprensione di quello di cui qui si tratta, perché la natura umana non appare in fondo cosí differente nelle diverse razze. Ma quando attraverso le forze occulte si considera la grande diversità dei tipi umani, ci si accorge che qualcosa che può essere adatto per gli orientali, forse anche per uomini del tutto particolari della nostra cultura, non è assolutamente adatto per tutti. Ci sono anche uomini ‒ non ce ne sono però molti nell’ambito delle condizioni europee ‒ che possono seguire il cammino orientale dello yoga. Ma per la maggior parte degli europei, esso non può essere seguito: porta con sé delle illusioni ed anche una distruzione dell’anima. Anche se esteriormente, agli occhi dello studioso attuale, esse non appaiono cosí differenti, le culture orientale e occidentale sono totalmente differenti. Un cervello orientale, un’immaginazione creatrice orientale ed un cuore orientale agiscono del tutto diversamente rispetto agli organi dell’occidentale. Quello che si può domandare di fare ad un uomo che è cresciuto in un ambiente orientale, non si deve mai chiedere ad un occidentale. Soltanto colui che crede che il clima, la religione e la vita sociale non abbiano alcuna influenza sullo Spirito umano, potrebbe stimare indifferenti le condizioni esteriori nelle quali qualcuno segue un cammino di sviluppo occulto. Ma conoscendo quale profonda influenza spirituale tutte queste circostanze esteriori hanno sullo Spirito umano, si capisce che il sentiero dello yoga è adatto solo per un piccolo numero di europei, in realtà solo per coloro che si distaccano fondamentalmente e radicalmente dalle condizioni europee, ma che è impossibile per gli uomini che rimangono nell’ambito della cultura europea.

Gli uomini che oggi sono ancora dei cristiani interiormente sinceri e onesti, che sono ancora impregnati da certi princípi del cristianesimo, possono scegliere il cammino cristiano-gnostico, che non è molto differente da quello della cabala. Ma per gli europei il cammino rosicruciano è in generale l’unico sentiero giusto. Oggi tratteremo di questo cammino rosicruciano europeo, e in particolare delle diverse disposizioni che questo cammino prescrive agli uomini, ma anche del giovamento che si profila per l’uomo quando imbocca questo cammino della conoscenza. Nessuno deve credere che sia un cammino solo per le persone che hanno una cultura scientifica, oppure per degli eruditi. L’uomo piú semplice può seguirlo. Colui che cammina su questo sentiero sarà ben presto in grado di rispondere a tutte le obiezioni all’occultismo da parte della scienza europea. Questo è uno dei compiti principali dei Maestri della Rosacroce: armare coloro che seguono il sentiero della conoscenza in modo che possano difendere il sapere occulto e portare a termine questo cammino anche alla vista del mondo. Guru e discepoloL’uomo semplice, che possiede solo alcune rappresentazioni popolari tratte dalla scienza moderna, oppure anche niente di tutto ciò, ma che ha in sé un onesto bisogno di verità, potrà percorrere il cammino rosicruciano proprio come l’uomo piú colto e piú erudito.

Fra i tre cammini della conoscenza ci sono delle grandi differenze. La prima concerne la relazione fra il discepolo e il Maestro occulto, che diventa poco a poco il guru, o che è l’intermediario nella relazione con il guru. La particolarità del cammino dello yoga orientale vuole che questa relazione sia la piú stretta che si possa immaginare. Il guru è per l’allievo l’autorità assoluta. In assenza di ciò, questa formazione occulta non potrebbe avere il giusto successo. Una formazione occulta dello yoga orientale non è assolutamente possibile senza una stretta sottomissione all’autorità del guru.

Nel cammino cristiano-gnostico e in quello della cabala si presuppone già sul piano fisico una relazione meno stretta con il guru. Il guru conduce il discepolo al Cristo Gesú: è il mediatore.
E nel cammino rosicruciano, il guru diventa sempre di piú l’amico, la cui autorità è fondata su un’accettazione interiore. Un’altra relazione, che non sia una relazione di fiducia strettamente personale, non è in questo caso possibile. Se nascesse, se ci fosse una minima sfiducia fra il Maestro e l’allievo, il legame esistente fra i due sarebbe rotto e le forze che agiscono fra Maestro e discepolo non agirebbero piú.

Il Maestro e il discepoloSul ruolo del suo Maestro, il discepolo si farà qualche volta delle false idee. Gli sembrerà facilmente di dover assolutamente parlare una volta o l’altra al Maestro, di dover essere spesso fisicamente con lui. Certo, qualche volta è una pressante necessità che il Maestro si avvicini fisicamente al discepolo, ma non tanto spesso quanto l’allievo può credere. L’influenza che il Maestro esercita sul discepolo, non può da quest’ultimo all’inizio essere giudicata nella giusta maniera. Il Maestro ha dei mezzi che si rivelano solo poco a poco al discepolo. Piú di una parola, che il discepolo crede pronunciata per caso, ha una grande importanza. Essa agisce incoscientemente sull’anima del discepolo come una forza direttrice che lo conduce e lo dirige. Se il Maestro esercita in modo giusto le influenze occulte, allora è anche operante il legame reale fra lui e il discepolo. A questo si aggiungono le azioni fatte da lontano che riposano su una simpatia amorevole che il Maestro ha a sua disposizione e che si sveleranno progressivamente al discepolo solo piú tardi, quando avrà trovato l’accesso ai mondi superiori. Ma la piú totale fiducia è assolutamente necessaria, altrimenti è preferibile rompere il legame fra Maestro e discepolo.

Ora saranno brevemente menzionate le regole che giocano un certo ruolo in seno alla formazione occulta rosicruciana. Le cose non appaiono necessariamente in modo cosí preciso come vengono enumerate qui. A seconda dell’individualità, la professione e l’età del discepolo, il Maestro prenderà una cosa o l’altra nei piú vari campi e le ordinerà in un modo o nell’altro. Per averne un’idea, qui sarà data solo una visione d’insieme.

Quello che è maggiormente necessario nella formazione occulta rosicruciana, non è generalmente preso in sufficiente considerazione in ogni formazione occulta. Si tratta di un pensare chiaro e logico, o perlomeno dello sforzo per arrivarci. Prima di tutto bisogna eliminare ogni pensiero confuso o pieno di pregiudizi. L’uomo deve abituarsi a pensare i legami fra le cose del mondo da molti punti di vista disinteressati. Il cammino migliore in tal senso, quando si vuole percorrere questo sentiero rosicruciano da uomo semplice, è lo studio degli insegnamenti elementari della Scienza dello Spirito. Non è una giustificazione ammissibile dire: «A cosa mi serve studiare le teorie sui mondi superiori, sulle razze umane e le culture, sul karma e la reincarnazione, visto che non posso tuttavia né vedere né percepire tutto questo da me stesso?». Questa non è un’obiezione ammissibile, perché il fatto di occuparsi di queste verità purifica il pensare e lo disciplina, cosicché l’uomo diviene maturo per gli altri valori che conducono al sentiero occulto. Nella vita abituale, la maggior parte del tempo, l’uomo pensa in modo molto disordinato. Le linee d’orientamento e le tappe dell’evoluzione umana, nonché dell’evoluzione planetaria, i grandi punti di vista aperti dagli uomini che sanno, mettono il pensare in forme ordinate. Tutto questo fa parte della formazione rosicruciana. Ciò è chiamato lo studio. Il Maestro lascerà dunque al discepolo d’immergersi con il pensiero negli insegnamenti elementari sulla rincarnazione e il karma, sui tre mondi, la cronaca dell’Akasha, l’evoluzione della Terra e le razze umane. Tutta la vastità degli elementi della Scienza dello Spirito come è oggi diffusa è la migliore preparazione per l’uomo semplice.

Verità e Scienza e Filosofia della LibertàMa a coloro che vogliono penetrare nel pensare con piú acutezza, per considerare con maggiore intensità la struttura fondamentale dell’anima umana, si può consigliare lo studio dei libri che sono stati scritti per disciplinare il pensare nel modo corretto. I libri che sono stati scritti a tale scopo – anche se non vi si trova il termine Scienza dello Spirito – sono i miei due libri Verità e Scienza (O.O. N° 3) e La Filosofia della libertà (O.O. N° 4). Generalmente si scrive questo genere di libri perché essi rispondono ad uno scopo. Coloro che vogliono affrontare il seguito dello studio sulla base di una formazione energica del pensare logico, faranno bene a sottomettere una volta il loro Spirito alla “ginnastica dell’anima e dello Spirito” che esigono quei libri. Ciò darà loro la base sulla quale è edificato lo studio rosicruciano.

Quando si osserva il piano fisico, si percepiscono certe impressioni dei sensi, i colori e la luce, il calore e il freddo, l’odore e il gusto, le sensazioni di pressione e del tatto e l’impressione dell’udito. Si collega tutto questo all’attività di pensiero e dell’intelletto. L’intelletto, il pensiero, fanno ancora parte del piano fisico. Potete percepire tutto questo sul piano fisico. Le percezioni sul piano astrale sono diverse, si presentano in tutt’altro modo. E le percezioni sul piano del Devachan sono ancora differenti, per non parlare delle percezioni nei regni dello Spirito ancora superiori. L’uomo che non è ancora arrivato a immergere lo sguardo nei mondi superiori, può tuttavia farsene una rappresentazione immaginaria. Nel modo di presentare le cose che mi è abituale, tento anche di dare una visione di questi mondi tramite delle immagini. Colui poi che si eleva nei regni superiori, vede da sé come agiscono su di lui. Ad ogni livello, l’uomo fa delle nuove esperienze. Ma c’è una cosa che resta la stessa attraverso tutti i mondi fino al Devachan, che non si modifica: si tratta del pensare conformato alla logica. È soltanto nel piano della buddhi che il pensare non ha lo stesso valore che nel piano fisico. Lí occorre che abbia un altro pensare. Ma per i tre mondi al di sotto della buddhi, per i piani fisico, astrale e devachanico, lo stesso pensare è valido ovunque. Dunque, colui che con lo studio nel mondo fisico forma correttamente il suo pensare, nei mondi superiori grazie a questo pensare avrà una buona guida e non inciamperà cosí facilmente quanto colui che vuole elevarsi al regno dello Spirito con un pensare confuso. Per questa ragione la formazione della Rosacroce insegna agli uomini a muoversi liberamente nei mondi superiori, incitandoli a disciplinare il loro pensare. Colui che arriva ad elevarsi a questi mondi, impara certo a conoscere dei modi di percezione che non esistono sul piano fisico, ma potrà padroneggiarli con il suo pensare.

La seconda cosa che l’allievo impara sul cammino rosicruciano è l’immaginazione. Questa è preparata dal fatto che il discepolo stesso apprende a poco a poco a penetrare in rappresentazioni immaginarie che rappresentano i mondi superiori nel senso delle parole di Goethe «tutto l’effimero non è che simbolo». Nel modo con cui l’uomo attraversa abitualmente il mondo fisico, egli accoglie le cose come si presentano ai suoi sensi, ma non ciò che c’è dietro. Nel mondo fisico, è tirato verso il basso come da un peso di piombo. L’uomo si libera da questo mondo fisico solo quando impara a considerare le cose attorno a lui come dei simboli. ColchicoEcco perché egli deve cercare di stabilire un rapporto morale con esse. Il Maestro gli darà per questo molte indicazioni per considerare i fenomeni esteriori come dei simboli dello spirituale, ma anche il discepolo stesso può fare molte cose in questo senso. Può, per esempio, osservare un colchico e una violetta. Se vedo nel colchico il simbolo di uno spirito melanconico, non l’ho considerato soltanto come mi appare esteriormente, Violettama co­me il simbolo di una qualità. Nella violetta si può al contrario scorgere il simbolo di uno spirito calmo, pio. Andate cosí da un oggetto al­l’altro, da una pianta all’altra, da un animale ad un altro animale, e li considerate come dei simboli di realtà spirituali. Cosí facendo, rendete la vostra facoltà di rappresentazione fluida, e la staccate dai contorni sottili della percezione sensibile. Per esempio, si arriva a scorgere in ogni specie animale il simbolo di una qualità. Si prende quel tale animale come simbolo della forza, un altro come simbolo dell’astuzia. Dobbiamo cercare di seguire questo tipo di cose non in maniera fugace, ma seriamente e ad ogni passo. In fondo, il linguaggio umano non è altro che un parlare per simboli. Ogni parola è un simbolo. Perfino la scienza che crede designare obiettivamente ogni oggetto, deve servirsi del linguaggio e le sue parole agiscono simbolicamente. Quando parlate delle ali del polmone, sapete che non si tratta di ali, ma avete tuttavia l’abitudine di chiamarle cosí. Per colui che vuole restare sul piano fisico, sarà bene non perdersi troppo in questo simbolismo, ma non ci si perderà neppure il discepolo piú esperto. Quando si fanno delle ricerche, si percepisce quale profondità stia all’origine del linguaggio umano. Nature profonde quali Paracelso e Jakob Böhme devono la loro evoluzione anche al fatto che quando parlavano con dei contadini e dei vagabondi, non temevano di studiare il significato immaginativo del linguaggio. E allora, le parole natura, Spirito, anima, avevano ancora una tutt’altra azione. Agivano piú fortemente. Quando fuori in campagna la contadina strappava una piuma all’oca, chiamava la parte interna “l’anima della piuma”. Il discepolo deve trovare da sé un tale genere di simboli nel linguaggio. Con ciò, egli si stacca dal mondo fisico e impara ad elevarsi all’immaginazione. Questo ha un forte effetto, e per l’uomo il mondo diventa cosí un simbolo. Se il discepolo si esercita abbastanza a lungo, noterà degli effetti corrispondenti. Quando, per esempio, guarderà un fiore, qualcosa si staccherà a poco a poco dal fiore. Il colore che dapprima era attaccato solo alla superficie del fiore, si eleva come una piccola fiamma e plana liberamente nello spazio. È cosí che si forma la conoscenza immaginativa. Per tutte le cose, è come se la loro superficie si distaccasse. Tutto lo spazio si riempie del colore, che si disperde galleggiando nello spazio come una fiamma. In tal modo, tutto questo mondo di luce sembra distaccarsi dalla realtà fisica. Quando una simile immagine colorata si separa e galleggia liberamente nello spazio, si mette ben presto ad attaccarsi a qualcosa. Si affretta verso qualcosa, non resta immobile in un qualunque posto; essa rinchiude un’entità che appare adesso nel colore in quanto entità spirituale. Quanto il discepolo ha estratto dalle cose del mondo fisico come colore, riveste ora le entità spirituali dello spazio astrale.

A questo punto deve intervenire il consiglio del Maestro occulto, altrimenti il discepolo può facilmente perdersi. Questo potrebbe prodursi per due ragioni. La prima è la seguente: ogni discepolo deve passare attraverso una certa esperienza. Le rappresentazioni che si staccano come delle scorze dalle cose fisiche – non si tratta solo di colori, ma anche di rappresentazioni dell’odorato e dell’udito – si mostrano sotto curiose immagini ributtanti, ma forse anche belle, dei volti degli animali, delle forme delle piante, anche di orribili visi umani. Questa prima esperienza presenta una immagine riflessa della propria anima. Le sue passioni e pulsioni, il male che sta ancora nell’anima appaiono davanti al discepolo progredito come uno specchio nello spazio astrale. Allora, ha bisogno del consiglio del Maestro occulto, che gli dice che non si tratta di nulla di obiettivo, ma di una immagine riflessa della  propria entità interiore.

Come questo dipenda dal consiglio del Maestro, lo capirete se si dice ancora qualcosa circa il modo in cui tali immagini appaiono. È stato spesso sottolineato che nello spazio astrale tutto è invertito, tutto appare in immagini riflesse. Per questa ragione il discepolo può facilmente essere indotto in errore da immagini ingannevoli, particolarmente quando si tratta di riflessi della propria anima. L’immagine riflessa di una passione non si presenta soltanto in una forma che assomiglia ad un animale che viene verso di lui – sarebbe ancora il male minore – ma qui bisogna ancora considerare dell’altro. Supponiamo che in quest’uomo ci sia una passione nascosta del tutto malvagia. Nel riflesso, un tale istinto o desiderio appare spesso in una forma attraente, mentre le buone qualità hanno al contrario spesso un’apparenza ripugnante. Ecco qui nuovamente qualcosa che la leggenda ha presentato in modo ammirevole. Ne trovate un’immagine nel mito di Ercole. Quando Ercole inizia il suo cammino, le buone e le cattive qualità si mostrano davanti a lui. Il vizio assume la forma seducente della bellezza mentre la virtú l’abito della banalità.

Ora qualcos’altro vi si aggiunge ancora. Anche quando il discepolo è già in grado di vedere le cose obiettivamente, è sempre presente l’altra possibilità che la propria volontà arbitraria interiore si esprima come una forza che dirige e conduce i fenomeni. Egli deve arrivare a svelare tutto questo e a capirlo, perché il desiderio ha una forte influenza sul piano astrale. Tutto quello che agisce come una forza direttiva qui, nel mondo fisico, non è presente quando si giunge al mondo immaginativo. Se sul piano fisico immaginate di aver fatto qualcosa che in realtà non avete fatto, vi convincerete presto che non è cosí, in quanto i fatti sono davanti a voi sul piano fisico. Ma è diverso sul piano astrale. Lí i vostri desideri vi fanno balenare davanti agli occhi delle immagini, e allora dovete avere l’insegnamento di qualcuno che sa come riunire questi quadri dell’immaginazione per conoscere il loro vero significato.

Fig. 1La terza cosa, nella formazione occulta rosicruciana, è di imparare la scrittura occulta. Cos’è questa scrittura occulta? Esistono certe immagini, certi simboli che sono costituiti da linee semplici o sono uniti a dei colori accostati. Tali simboli costituiscono un linguaggio occulto di segni del tutto preciso. Per citare un esempio, diremo quanto segue: esiste nel mondo superiore un processo che esercita anche un’azione fino nel mondo fisico: il movimento rotatorio del vortice. Potete osservare il movimento rotatorio del vortice quando guardate una nebulosa di astri, per esempio la nebulosa di Orione. Vedete allora una spirale. Solo che avviene sul piano fisico. Ma potete osservare ciò anche su tutti gli altri piani. Questo si presenta sotto la forma di un vortice che si inserisce in un altro. È una figura che appare nel piano astrale in tutte le forme possibili. Se comprendete questa figura, attraverso essa capite anche come una razza umana si trasformi in un’altra.

fig-2All’occasione della nascita della prima sottorazza della nostra attuale razza radicale, il Sole si trovava proprio nel segno del Cancro. Dunque, a quell’epoca, una razza si inserí in un’altra; per questo abbiamo tale segno occulto per il Cancro.

Allo stesso modo, tutti i segni dello Zodiaco sono dei segni occulti. Bisogna soltanto imparare a conoscere e a comprendere il loro significato.
Un segno di questo genere è anche il pentagramma. Il discepolo impara a collegare a questo segno certe impressioni e sentimenti. Sono l’immagine riflessa di processi astrali. Questo linguaggio dei segni, che è imparato in quanto scrittura occulta, non è altro che la riproduzione delle leggi dei mondi superiori. Il pentagramma è cosí un segno che esprime diverse cose. Cosí come la lettera “B” è utilizzata nelle parole piú diverse, allo stesso modo i segni della scrittura occulta possono avere molti significati.

Fig. 3Il pentagramma, l’esagramma, l’angolo ed altre figure possono comporsi in una scrittura occulta, e questa è a sua volta un paletto segnaletico nei mondi superiori. Il pentagramma è il segno dell’uomo composto da cinque parti costitutive, è inoltre il segno della discrezione, ma pure quello che costituisce il fondamento dell’anima di specie della rosa. Quando collegate i petali della rosa in immagine, ottenete il pentagramma.


Allo stesso modo in cui la lettera “B” dice ogni volta qualcos’altro nelle parole banda e bucare, cosí nella scrittura occulta i segni hanno significati diversi. S’impara a metterli in ordine in modo giusto. Sono i paletti di segnalazione che portano al piano astrale. Il rapporto sul piano fisico tra un analfabeta e una persona che sa leggere è lo stesso di quello tra una persona che vede le immagini solo in quanto tali e quella che ha imparato la scrittura occulta.

eeSul piano fisico i segni grafici sono spesso arbitrari, all’origine erano tuttavia delle copie del linguaggio astrale dei segni. Prendete per esempio un antico simbolo astrale, il caduceo con il serpente. Nella nostra scrittura è diventato la nostra lettera E.


Fig. 6Oppure prendete il segno W che designa il movimento d’onda dell’acqua. 
È il segno dell’anima dell’uomo, e insieme il segno per “Wort”, il Verbo [in tedesco]. 

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La lettera M non è altro che l’imitazione del labbro superiore. Nel corso dell’evoluzione, tuFig. 7tto è diventato piú arbitrario. Sui piani occulti regna al contrario la necessità. Là si possono vivere queste cose.

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La quarta cosa è ciò che si chiama il ritmo di vita. Nella vita profana, gli uomini conoscono molto poco un ritmo di questo genere. Vivono egoisticamente andando diritti davanti a sé. È tutt’al piú per gli scolari che l’impiego del tempo costituisce ancora un certo ritmo di vita, perché per loro lo svolgimento delle lezioni quotidiane si ripete di settimana in settimana. Ma chi lo fa durante la vita di ogni giorno? E pertanto, non ci si eleva a uno sviluppo superiore che introducendo nella propria vita un ritmo, una ripetizione. Il ritmo regna in tutta la natura. Nel cammino dei pianeti e del Sole, nell’apparire e l’appassire delle piante nel corso dell’anno, fino agli animali, alla vita sessuale degli animali, tutto è regolato ritmicamente. All’uomo soltanto è permesso di vivere anche senza ritmo, affinché possa agire liberamente. Ma deve introdurre di nuovo e di sua propria volontà il ritmo nel caos. Un buon ritmo consiste nel dedicarsi ogni giorno in precisi momenti a pratiche occulte. È per questo che il discepolo deve compiere i suoi esercizi di meditazione e di concentrazione nello stesso momento, come in primavera allo stesso momento il Sole invia le sue forze verso la Terra. È un modo di ritmare la vita. Un altro è quello che può essere fatto per ritmare il processo di respirazione secondo l’indicazione del Maestro occulto. L’inspirazione, il trattenere il respiro e l’espirazione devono, in un certo periodo della giornata, seguire un ritmo determinato dalle esperienze dei Maestri occulti. In questo modo un nuovo ritmo è stabilito dall’uomo al posto del vecchio. Un tale modo di ritmare la vita fa parte delle condizioni preliminari per elevarsiai mondi superiori. Ma nessuno può farlo senza la guida di un Maestro. Nello specifico si tratta di portare a conoscenza ciò di cui stiamo trattando.

La quinta cosa è quello che si dice imparare la corrispondenza fra il microcosmo e il macrocosmo. Ciò consiste nel fatto che il Maestro dà al discepolo l’istruzione di concentrare i suoi pensieri su certe parti del corpo. Coloro che hanno ascoltato la conferenza sulla relazione dei sensi con i mondi superiori si ricorderanno che il mondo intero partecipa alla nascita del corpo fisico. L’occhio è creato dalla luce, dagli spiriti che agiscono nella luce. Ogni punto del corpo fisico ha un legame di appartenenza con certe forze del cosmo. L'uomo di AtlantideConsideriamo il punto alla radice del naso. Ci fu un tempo in cui la testa eterica andava oltre i limiti del corpo fisico. Ancora al tempo degli Atlantidi, c’era sulla fronte un punto in cui la testa eterica oltrepassava la testa fisica, come adesso è ancora il caso per il cavallo ed altri animali. Nel cavallo, la testa eterica è ancor oggi molto piú grande. Nell’uomo attuale, i punti indicati nella testa eterica e in quella fisica coincidono e questo gli dona la facoltà di sviluppare le parti del cervello fisico che gli permettono di dire “io” a se stesso. L’organo che rende l’uomo capace di dirsi “io” è legato ad un processo molto preciso avvenuto durante l’evoluzione di Atlantide.

Il Maestro occulto dà adesso al suo allievo la seguente istruzione: «Dirigi i tuoi pensieri e concentrali su questo punto!». Poi gli dà un mantra. Con questo, in questa parte della testa, è risvegliata una forza che corrisponde ad un certo processo nel macrocosmo. In questo modo è suscitato un collegamento tra il microcosmo e il macrocosmo. Con una concentrazione corrispondente sull’occhio si arriva alla conoscenza del Sole. Si ritrova dunque spiritualmente tutta l’organizzazione del macrocosmo nei propri organi.

Quando il discepolo ha esercitato tutto ciò sufficientemente a lungo, è autorizzato a passare ad un’altra attività: immergersi nelle cose che ha trovato. Può, per esempio, ricercare nella cronaca dell’Akasha quel momento dell’epoca di Atlantide nel quale si è formato, alla radice del naso, il punto sul quale si è concentrato. Oppure trova il Sole concentrandosi sull’occhio. Questo sesto grado, l’immergersi nel macrocosmo, è chiamato contemplazione. Tutto ciò dà al discepolo la conoscenza del mondo e da lí egli allarga la sua conoscenza di se stesso oltre la personalità. Si tratta di tutt’altra cosa da quel chiacchierare sulla conoscenza di sé che piace tanto. Non si trova l’Io guardando in se stessi, ma guardando da sé verso l’esterno. È stato lo stesso Io che ha creato l’occhio a produrre il Sole. Se volete cercare la parte dell’Io che corrisponde al­l’occhio, dovete cercarla nel Sole. Ciò che è all’esterno, al di fuori di voi, dovete imparare a percepirlo come vostro Io. Guardare unicamente in se stesso conduce all’indurimento di sé, ad un maggiore egoismo. Quando gli uomini dicono: «Non devo far altro che lasciar parlare il mio Io», non hanno la minima idea del pericolo che vi è nascosto. La conoscenza di sé ha il diritto di essere esercitata solo quando il discepolo del sentiero bianco si spoglia al contempo del suo ego. Quando impara a dire ad ogni cosa: «Io sono questo», allora è pronto per la conoscenza di sé, cosí come Goethe l’esprime in queste parole di Faust [I parte – Selva e caverna]:

 

Lasci sfilare, innanzi a me, lo stuolo

dei viventi, infinito: e i miei fratelli

a ravvisar m’insegni

nel cespuglio silente, in aria e in acqua.

 

Al di fuori, ovunque, si trovano le parti del nostro Io. Questo è per esempio spiegato nel mito di Dioniso. Ed è anche per questo che la formazione occulta rosicruciana accorda tanto valore a un’osservazione oggettiva e quieta del mondo esterno. Se vuoi conoscere te stesso, guardati nello specchio del mondo e degli esseri esteriori. Ciò che è nella tua anima ti parlerà ben piú chiaramente nell’occhio del tuo contemporaneo che se ti indurisci in te stesso e t’immergi nella tua stessa anima!

Questa è una verità importante ed essenziale che nessuno può trascurare se vuole percorrere il sentiero bianco. Al giorno d’oggi vi sono molte persone che hanno trasformato il loro abituale egoismo in un egoismo raffinato. Chiamano questo “sviluppo spirituale” quando intensificano al massimo possibile il loro abituale ego di tutti i giorni. Vorrebbero, come si sa, esaltare al massimo ciò che è personale. La vera conoscenza occulta mostra al contrario all’uomo quanto si apra il suo essere interiore se impara a conoscere il suo Io superiore nel mondo.

Il fioreQuando l’uomo si è formato questo stato d’animo nella contemplazione, quando il suo Io si espande su ogni cosa, quando sente il fiore che spunta come il suo dito che muove lui stesso nella sua direzione, quando egli sa che la terra intera e il mondo intero sono il suo corpo, allora egli impara a conoscere il suo Io superiore. Allora dice al fiore come a un membro del suo proprio corpo: «Tu fai parte di me, sei una parte del mio Io».

A poco a poco, egli sente ciò che è chiamato il settimo grado della formazione rosicruciana: la felicità in Dio. Essa s’instaura come l’elemento necessario di sentimento che conduce l’uomo verso i mondi superiori, dove non è soltanto autorizzato a pensare ai mondi superiori, ma dove impara a sentire in questi mondi. I frutti allora gli si mostrano: quando si sforza cosí d’imparare sotto la costante direzione del suo Maestro, non ha bisogno di temere che il suo cammino occulto possa condurre all’abisso. Nessuna delle cose che sono descritte come pericoli dello sviluppo occulto entra in gioco quando è condotto per i giusti sentieri. Quando questo si avvera, il ricercatore della via occulta è un vero aiuto per l’umanità.Per mezzo dell’immaginazione si presenta la possibilità per l’uomo di passare una certa parte della notte in stato cosciente. Il suo corpo fisico dorme come al solito, ma una parte del suo sonno è animata da sogni pieni di senso, di contenuto. È il primo annuncio della sua entrata nei mondi superiori; egli fa passare le sue esperienze nella coscienza abituale. Vede allora le entità astrali in tutto il mondo che lo circonda, anche qui nella sala, fra le sedie o fuori nel bosco e nella campagna.

Durante la conoscenza immaginativa, l’uomo raggiunge tre gradi:

– al primo, conosce le entità che stanno dietro le impressioni fisiche sensibili. Dietro il color rosso o blu sta un’entità; dietro ogni rosa, dietro ogni animale sta l’anima della specie o anima-gruppo. Di giorno diventa chiaroveggente;

– se si ferma ancora un momento ed esercita tranquillamente la sua immaginazione, se s’immerge nella scrittura occulta, diventa di giorno anche chiaroudente;

– in terzo luogo, conosce allora tutte le cose che si trovano nel mondo astrale e che tirano l’uomo verso il basso, lo trascinano al male, ma che in realtà sono adesso destinate a trascinarlo verso l’alto. Impara a conoscere il Kamaloca.

Per ciò che concerne la quarta, quinta e sesta parte della formazione rosicruciana, il ritmo di vita, la relazione del microcosmo con il macrocosmo, la contemplazione del macrocosmo, l’uomo raggiunge i seguenti tre gradi:

– nel primo grado arriva alla conoscenza delle condizioni della vita fra la morte e una nuova nascita. Questo gli succede nel Devachan;

– il seguito consiste nella possibilità di vedere come le forme si trasformino l’una nell’altra, la trasmutazione, la metamorfosi delle forme. Per esempio, l’uomo non ha sempre avuto i suoi polmoni attuali: li possiede solo dopo il periodo della Lemuria. Nel precedente periodo iperboreo aveva un’altra forma, prima ancora aveva un’altra forma, perché si trovava allo stato astrale, e in un’epoca ancora precedente era diverso perché egli era nel Devachan. Si dice anche che, a questo grado, l’uomo impara a conoscere i rapporti fra i differenti globi, vale a dire che impara come un globo o uno stato di forma passi nell’altro;

– in ultimo, prima di passare nei mondi ancora superiori, vede la metamorfosi degli stati di vita. Conosce come le differenti entità attraversino i differenti regni, o ronde, e come un regno passi in un altro.

Poi deve elevarsi a gradi ancora superiori, ma oggi non se ne può ancora parlare.

Quanto qui esposto vi darà per un certo tempo abbastanza materiale da elaborare. Queste cose devono veramente essere elaborate. Oggi è il primo passo per elevarsi verso le altezze. Per questo è bene ricevere una volta il sentiero descritto nell’ordine.

È possibile che si possa viaggiare nel piano fisico anche senza avere una carta geografica del paese. Ma sul piano astrale è necessario farsi dare una carta geografica di questo tipo. Considerate queste comunicazioni come una specie di carta geografica ed essa vi sarà utile, non soltanto in questa vita, ma anche quando passerete la porta dei mondi superiori.

A colui che assimila queste cose grazie alla Scienza dello Spirito, questa carta geografica renderà dei buoni servigi dopo la morte. L’occultista sa fino a che punto gli uomini si sentano spesso infelici quando arrivano dall’altra parte e non hanno la minima idea del posto dove vivono esattamente, né di quello di cui vivono l’esperienza. Coloro che sono passati per l’insegnamento della Scienza dello Spirito sanno ritrovarsi e sanno loro stessi caratterizzare le cose. Se l’uomo non avesse paura d’intraprendere il cammino della conoscenza, questo gli sarebbe di grande vantaggio nell’altro mondo.

Rudolf Steiner


Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner

Berlino, 20 ottobre 1906 ‒ O.O. N° 96   Traduzione di Angiola Lagarde