Il colloquio di Gesù con Maria

Misteri

Il colloquio di Gesù con Maria

Era un’esperienza lacerante quella che patí Gesú quando dovette dirsi che un tempo era stato capito dal popolo ebraico quello che insegnavano i profeti, era stata compresa la parola di Dio, mentre ora non vi era piú nessuno che la comprendeva; si predicherebbe ai sordi. Non vi è piú posto per tali parole, perché non vi sono orecchie che le comprendano! Sarebbe privo di valore e inutile tutto quanto si potrebbe dire in quella maniera. Come riassumendo il suo pensiero in merito, Gesú di Nazareth disse a sua madre: non è piú possibile per questa terra la rivelazione dell’antico ebraismo, perché non vi sono piú gli antichi Ebrei per accoglierla. La si deve quindi ritenere priva di valore per la nostra terra.

Era strano come la madre ascoltasse con calma il suo parlare dell’assenza di valore di quanto vi era per lei di piú sacro, ma essa lo amava intimamente, e sentiva solo il suo amore infinito per lui. Perciò si lasciò compenetrare da una profonda adesione di sentimento per quel che aveva da dirle. Poi egli continuò il suo discorso e passò a riferirle dei suoi viaggi presso i luoghi pagani di culto e a raccontare le esperienze che vi aveva avuto. Ricordò in Spirito la sua caduta presso l’altare pagano e la voce trasformata del Bath-Kol che aveva udito. Allora folgorò in lui una specie di memoria dell’antica dottrina zarathustrica; non che sapesse con precisione di portare in sé l’anima di Zarathustra, ma la dottrina, la saggezza, l’antico impulso di Zarathustra affiorarono in lui durante quel dialogo. In comunione con sua madre egli sperimentò il grande impulso di Zarathustra; emerse nella sua anima la bellezza e la grandezza dell’antica dottrina solare, e ricordò: «Quando giacevo presso l’altare pagano, ebbi come una rivelazione!». Rammentò cosí le parole del Bath-Kol trasformato, quelle che ho dette ieri, e le ripeté a sua madre:

 

Gesù e la MadreAmen.

Dominano i mali

testimoni d’egoità che si libera,

per colpa altrui d’egoismo,

vissuta nel pane quotidiano,

in cui non domina la volontà del cielo

da quando l’uomo si separò dal vostro regno

e obliò il Vostro nome,

o Voi, Padri nei cieli.

 

Con esse rivisse nella sua anima anche la grandezza del culto di Mithra che gli si presentò come per genialità interiore. Parlò a lungo con sua madre della grandezza e della gloria dell’antico paganesimo, di quanto viveva negli antichi Misteri dei popoli, e di come i singoli culti misteriosofici dell’Asia Minore e dell’Europa meridionale fossero confluiti nel culto di Mithra. Ma nello stesso tempo provò nella sua anima la terribile sensazione che a poco a poco quel culto si era mutato ed era caduto in balia di potenze demoniache che egli stesso aveva percepito, circa a ventiquattro anni. Tutto gli tornò alla mente di quel che allora aveva sperimentato, e gli apparve anche l’antica dottrina di Zarathustra come qualcosa per la quale gli uomini del tempo presente non erano piú ricettivi. Sotto tale impressione disse a sua madre la seconda grande parola: se anche si rinnovassero tutti gli antichi misteri e gli antichi culti, e vi confluisse tutta la grandezza dei misteri del paganesimo, non vi sono piú gli uomini capaci di capirli! Tutto sarebbe inutile. «Se io mi presentassi e annunciassi agli uomini quel che udii dalla voce trasformata del Bath-Kol, se svelassi il segreto del perché gli uomini non possono piú vivere, nella loro vita terrena, in comunione con i Misteri, o se annunciassi l’antica saggezza solare di Zarathustra, non troverei oggi uomini capaci di comprendere tutto ciò. Oggi tutto si trasformerebbe negli uomini in esseri demoniaci, perché risuonerebbe nelle anime umane senza che vi siano in esse orecchie per capirlo! Negli uomini è cessata l’attitudine ad ascoltare che cosa un tempo fu annunciato e ascoltato».

Infatti Gesú di Nazareth sapeva ora che la voce trasformata del Bath-Kol che aveva udito quella volta rivolgergli le parole: «Amen, dominano i mali» era quella di un’antichissima sacra dottrina, una preghiera onnioperante recitata un tempo in tutti i misteri e oggi dimenticata. Sapeva ora che gli era stata data come indicazione dell’antica sapienza dei misteri, ricevuta mentre si trovava in stato di rapimento presso l’altare pagano. Ma vedeva in pari tempo, e in tal senso si espresse nel dialogo con la madre, che non vi era piú alcuna possibilità di farla di nuovo comprendere.

Proseguí quindi nel discorso con la madre e parlò di quel che aveva assorbito nella cerchia degli Esseni; della bellezza, della grandezza e della gloria della loro dottrina, ricordando la loro mitezza e mansuetudine.

Disse poi la terza importante parola che gli era venuta incontro nella visione che aveva avuto nel dialogo col Buddha, e cioè che non tutti gli uomini possono divenire Esseni. Quanta ragione aveva Hillel quando diceva: «Non ti isolare dalla comunità, ma lavora e opera nella comunità, porta il tuo amore al tuo prossimo, perché cosa sei mai, quando sei solo?». Eppure questo è il comportamento degli Esseni: si isolano, si ritirano nella loro santa condotta di vita e portano con ciò l’infelicità agli altri, dato che gli uomini devono essere infelici perché gli Esseni si separano da loro.

Poi espose alla madre con gravi parole l’esperienza che ieri ho ricordato. «Una volta, dopo aver avuto con gli Esseni un’importante e intima conversazione, me ne stavo andando e, uscendo dalla porta principale, scorsi Lucifero e Arimane che fuggivano. Da quel momento io so, cara madre, che con la loro condotta e la loro dottrina segreta gli Esseni si proteggono da Lucifero e da Arimane, costringendoli a fuggire dalle loro porte; ma cosí facendo li mandano lontano da loro, verso gli altri uomini. Gli Esseni ottengono la felicità per le loro anime, a spese degli altri, e sono felici poiché si salvano da Lucifero e da Arimane!».

Egli sapeva ora, dopo aver vissuto presso gli Esseni: vi è ancora una possibilità di ascendere là dove ci si unisce all’elemento spirituale-divino, ma possono realizzarla solo alcuni singoli, a spese della massa degli altri. Sapeva ora che né alla maniera degli ebrei, né dei pagani, e neppure degli Esseni, era possibile mettere l’umanità in genere in relazione col mondo spirituale-divino.

Queste parole ebbero un terribile effetto sull’anima piena di amore della madre. Durante tutto il dialogo egli era rimasto unito a lei, quasi uno con lei. L’anima intera, tutto l’Io di Gesú di Nazareth era in quelle parole. Qui devo riferirmi a un segreto che si ebbe durante il dialogo con la madre, prima del battesimo di Giovanni: qualcosa si mosse da Gesú e passò nella madre. Non furono solo parole che si liberarono dalla sua anima, ma poiché egli era stato cosí intimamente legato con lei fin dal suo dodicesimo anno, tutto il suo essere passò con le sue parole in lei, ed egli divenne ora come se fosse uscito da sé, come se il suo Io si fosse allontanato. La madre però aveva conseguito un nuovo Io che si era immerso in lei: era divenuta una personalità nuova. Indagando, cercando di scoprire che cosa fosse avvenuto, si trova qualcosa di straordinario.

La terribile sofferenza e l’indicibile dolore di Gesú che si strapparono dalla sua anima, si riversarono nell’anima della madre, ed ella si sentí una cosa sola con lui. Ma Gesú sentí come se tutto quel che era vissuto in lui dai dodici anni in poi, fosse uscito durante quel dialogo. Piú lui parlava, piú la madre dive­niva piena di tutta la saggezza che viveva in lui, e tutte le esperienze che erano vissute in lui dopo i dodici anni vivevano adesso nell’anima della madre amorosa! Da lui erano come svanite; egli aveva come riposto nell’anima, nel cuore della madre tutta la sua esperienza dai dodici anni in poi: perciò l’anima della madre si trasformò.

Anche lui era cambiato dopo quel dialogo, tanto che i suoi fratelli e gli altri parenti intorno a lui pensarono che fosse uscito di senno. Che peccato, dicevano, sapeva tante cose, era sempre molto taciturno, ma ora è proprio fuori di testa, ha perso il ben dell’intelletto! Lo si considerava perduto. In effetti si muoveva per giorni e giorni per la casa, come in stato di sogno. L’Io di Zarathustra stava per abbandonare il corpo di Gesú di Nazareth per passare nel mondo spirituale. Prese ancora un’ultima decisione: per uno stimolo interiore, come spinto da una necessità interiore, si mosse per cosí dire meccanicamente qualche giorno dopo da casa, dirigendosi verso Giovanni Battista, a lui già noto, per avere da lui il battesimo.

Allora si ebbe l’evento che ho spesso descritto come il battesimo di Giovanni nel Giordano: l’essere del Cristo discese nel suo corpo.

Cosí si svolsero gli eventi. Gesú era ora compenetrato dall’essere del Cristo. Dopo il dialogo con sua madre l’io di Zarathustra si era ritirato e rimaneva quello che Gesú era stato prima dei dodici anni, quello era di nuovo presente, ma accresciuto, divenuto piú grande. Cosí dentro a quel corpo, che ora conteneva in sé solo un’immensa profondità d’anima e un sentimento di apertura per gli spazi infiniti, si calò il Cristo. Gesú era ora compenetrato dal Cristo. Ma anche la madre aveva ora acquisito un nuovo Io che si era inserito in lei: era divenuta una nuova personalità. Il ricercatore spirituale vede ora che, nell’attimo stesso in cui avvenne il battesimo nel Giordano, anche la madre sentí come terminare la propria trasformazione. Essa aveva allora quarantacinque, quarantasei anni, e si sentí a un tratto come compenetrata dall’anima della madre naturale del bambino Gesú che aveva accolto l’Io di Zarathustra a dodici anni e che poi era morta. Come lo Spirito del Cristo era disceso in Gesú di Nazareth, cosí lo Spirito di quell’altra madre, che nel frattempo era stata nel mondo spirituale, discese nella matrigna con la quale Gesú aveva avuto quel dialogo. Ella si sentí d’allora in poi come la giovane madre che un tempo aveva generato il Bambino Gesú secondo Luca.

Rudolf Steiner


Da: Il Quinto Vangelo, O.O. N° 148.